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Nuove prescrizioni ambientali e la Regione dice sì a Geogastock

28/12/2011 15:00

La Giunta pone nuove condizioni (anche di compensazioni economiche) nel concedere l’intesa al procedimento autorizzativo che è esclusiva competenza statale

 

AGR  La Regione Basilicata ha imposto a Geogastock misure di tutela ambientali e di compensazione economica superiori a quelle previste dalla Valutazione di impatto ambientale rilasciata dal Ministero dell’Ambiente. Le prescrizioni aggiuntive sono contenute nella delibera con cui la Giunta Regionale ha dato “l’intesa” per la realizzazione del progetto, uno strumento finalizzato alla sola valutazione tecnico-industriale del progetto, ma in cui la Basilicata, dopo una negoziazione col progetto proponente l’investimento, è riuscita a inserire prescrizioni ambientali più stringenti accanto a compensazioni economiche che saranno utilizzate per lo sviluppo delle aree interessate dall’insediamento.
In materia energetica, va ricordato, la competenza è interamente di livello nazionale, con le Regioni e le amministrazioni locali che vengono coinvolte solamente per alcuni aspetti “ordinari”, ma senza potere di autorizzare o meno l’intervento, competenza, questa, riservata al Governo. Nel caso specifico, il progetto già da 2 anni aveva iniziato ad ottenere le diverse autorizzazioni ministeriali finalizzate all’ottenimento della Concessione di Stoccaggio del Ministero dello Sviluppo Economico. Il progetto prevede due concessioni, una nei territori di Grottole e Ferrandina (concessione Cugno delle Macine) con impianti in territorio di Salandra, l’altra in agro di Pisticci (Concessione Serra Pizzuta) ma la Regione Basilicata ha espresso l’intesa solamente sulla prima, rinviando l’assenso sull’ altra, nel rispetto delle sollecitazioni e osservazioni presentate dal Comune di Pisticci.
Sul versante ambientale, la Regione ha imposto a Geogastock uno stringente piano di monitoraggio e un programma di informazione alle popolazioni.
Il piano di monitoraggio, previste, in aggiunta alle prescrizioni della “Via” nazionale, che siano realizzati specifici programmi per il controllo delle vibrazioni al suolo, delle eventuali emissioni che possono esserci tanto dal sito di stoccaggio che dagli impianti realizzati, delle condizioni della falda acquifera e della qualità dell’aria, e che tanto avvenga già prima della realizzazione e della messa in esercizio dell’impianto di stoccaggio, in modo da individuare una linea di base ambientale con cui raffrontare i valori che saranno rilevati quando l’impianto sarà realizzato e in esercizio. Le attività di monitoraggio saranno realizzate a spese di Geogastock, ma a cura di Regione, Arpab e Comuni interessati dall’insediamento, con, in particolare, una marcata responsabilità posta in capo proprio alle amministrazioni municipali. Prescrizioni che si sommano a quelle già contenute nel decreto di Via, che impone, tra l’altro, di limitare gli scavi per la realizzazione del metanodotto alla fascia strettamente necessaria, di utilizzare le migliori tecnologie disponibili tanto per la realizzazione che per l’esercizio dell’impianto, di comunicare all’Arpab i luoghi dove saranno smaltiti i vari rifiuti prodotti compresi quelli derivanti dalla perforazione e le terre da scavo non riutilizzate nonché il volume per ciascuna tipologia di rifiuto prodotto, di non superare, nella fase di stoccaggio, i valori di pressione originari dello stabilimento. Prevista anche una “tutela archeologica” con obbligo di preventiva comunicazione degli scavi da fare alla relativa sovrintendenza affinché possa inviare un proprio rappresentante ad assistere ai lavori. Sempre la Regione Basilicata ha anche aggiunto alle prescrizioni già presenti nel decreto di Via l’obbligo di dover ricorrere ad una nuova intesa con Regione Basilicata e Ministero dello Sviluppo economico per eventuali variazioni del progetto di stoccaggio sebbene nelle aree oggetto delle concessioni.
Sempre con riguardo ai territori direttamente interessati all’attività, la Regione ha imposto a Geogastock di dare vita ad una puntuale campagna di informazione che dovrà riguardare tanto il progetto di realizzazione tanto le fasi di esercizio dell’attività, innescando un rapporto di trasparenza totale su tutto quanto verrà fatto nell’area.
Accanto alle misure di tutela e monitoraggio ambientale, l’intesa approvata dalla Giunta Regionale prevede anche compensazioni economiche. Nella fase di avvio del progetto, la società dovrà corrispondere un milione a ciascuno dei comuni interessati (Ferrandina, Grottole e Salandra) e 6 milioni alla Regione, a cui si aggiungeranno altri 250mila euro l’anno (a valore indicizzato) per tutta la durata della concessione. In totale si tratta di 14 milioni di euro, a cui si aggiungeranno altri 5-6 milioni di euro di compensazioni per il mancato utilizzo alternativo del territorio, e i proventi da quote aggiuntive di tassazione ordinaria, ossia Irap, Addizionale Irpef, Imu e oneri di urbanizzazione, a livello locale (per un valore stimato che si aggira sul milione annuo), Iva, Irpef e Ires a livello nazionale. Ma la sola parte di compensazioni alle comunità locali negoziata con la società (14 milioni di euro) rappresenta il massimo vantaggio mai ottenuto da un ente italiano per opere analoghe. L’incidenza della compensazione sull’investimento è pari al 3,5%, ben 4 volte la compensazione ambientale (di questo tipo) più alta in Italia accordata a Cornegliano nel 2010 (5 Milioni di euro su un totale di investimento pari a 600Milioni, ossia lo 0,83%). Tanto le compensazioni destinate ai Comuni che quelle per la Regione saranno utilizzate a totale vantaggio dei territori interessati dall’insediamento. La Giunta Regionale ha, infatti deciso di destinare le somme di propria competenza alla costituzione di un fondo di garanzia a vantaggio delle imprese dell’area della Val Basento destinato a favorire efficientamento energetico, autoproduzione in loco da fonti rinnovabili, cogenerazione, utilizzo di motori ad alta efficienza. In tal modo saranno realizzati interventi che consentiranno la riduzione del costo energetico per le imprese che si localizzano nell’area, innescando un meccanismo di forte attrattività per nuovi insediamenti produttivi.
Infatti, uno dei principali ostacoli alla diffusione a favore delle imprese industriali di impianti per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili è proprio la difficoltà di accesso al credito. Tale difficoltà incide anche sulla possibilità di ridurre i costi energetici da parte delle imprese con interventi di efficientamento energetico e infrastrutturale e autoproduzione energetica. Il fondo di garanzia rotativo a vantaggio delle imprese dell’area della Val Basento consentirà appunto il superamento di questa criticità.

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stiamo rasentando la corea del nord…

prima balla, la competenza energetica non è completamente in mano allo stato, ma sussidiariamente compete per la riforma del titolo V della costituzione ed in via concorrente alle regioni, nonostante alcuni “rientri” della normativa operati con la 99/09…si parla di aspetti “ordinari” di procedimenti che se fossero di totale competenza statale non avrebbero alcun bisogno di pareri delle regioni (vincolanti per gli aspetti ambientali!!!), ed in ogni caso quali sarebbero questi aspetti “ordinari”?…oltre alla ordinarietà della deviazione del senso delle comunicazioni (di cui almeno la deontologia professionale imporrebbe la corretta denominazione, ma abbiamo a che fare con pennivendoli, così…), non vediamo alcuna ordinarietà in procedure che sono di per se stesse straordinarie, comportando variazioni significative dell’assetto dei territori…

seconda balla…lo stringente piano di monitoraggio e di informazione alle popolazioni in cosa consiste?…non leggiamo alcuna informazione particolare che lasci presupporre “stringenti” attività in tal senso, essendo per normativa nazionale e prassi consolidata piuttosto normale ciò che la società dovrà comunicare (se poi lo farà, visti i precedenti della val d’agri e non solo di queste grandi compagnie che operano nel nostri deserto dei tartari boiardi) ad arpab (ci facciamo una risata?), alla regione (l’arpab è un’agenzia regionale quindi non capiamo a chi altri la compagnia dovrebbe comunicare i propri dati, poichè se li comunicasse al dipartimento ambiente sarebbe bypassata un’agenzia prevista dalle leggi come organo ricevente), ai comuni (e quali competenze maturate nei settori dei monitoraggi ci sono negli organigrammi comunali fosse anche di una cittadina come pisticci, figurarsi per comuni molto più piccoli?)…la tutela archeologica poi fa realmente sbellicare propagandata come novità…esiste già e da decenni, salvo poi verificarne la reale possibiltà di tutela di beni archeologici eventualmente ritrovati rispetto ad interessi che muovono simili colossi…

ci sono poi altre balle, compensazioni ambientali comprese, che dispiegheremo nei commenti ai lanci seguenti…