fenice – 36 indagati e 25 reati ipotizzati

riporto l’articolo della nuova del sud…

POTENZA- Nuovo capitolo per l’inchiesta giudiziaria sul cosiddetto “scandalo Fenice”. Ieri il pm Salvatore Colella ha formalizzato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari: gli indagati sono in tutto trentasei per venticinque capi d’imputazione. L’inchiesta, avviata nel giugno del 2009, culminò il 12 ottobre scorso con l’arresto, ai domiciliari, dell’ex direttore generale dell’Arpab, Vincenzo Sigillito, ed il suo vice, Bruno Bove, accusati di disastro ambientale ed omissione in atti d’ufficio per non aver comunicato agli enti preposti l’inquinamento della falda acquifera provocato dall’attività di smaltimento rifiuti all’interno dell’inceneritore di San Nicola di Melfi. Con la stessa accusa risultano iscritti nel registro degli indagati anche i cinque responsabili del termovalorizzatore degli ultimi 10 anni. La mancata comunicazione della contaminazione in atto, arrivata soltanto con l’autodenuncia del marzo del 2009, avrebbe infatti permesso alla Edf, la multinazionale francese che gestisce l’impianto, di conseguire importanti vantaggi dal punto di vista economico. L’inchiesta della procura di Potenza è divisa in tre filoni: oltre ad indagare sull’inquinamento provocato da Fenice, il pm Colella ipotizza l’esistenza di una sorta di tangentopoli politica basata sulle assunzioni a tempo determinato all’Arpab in cambio del sostegno alla corrente politica dell’assessore regionale, Erminio Restaino, all’interno del Partito democratico. Con diverse delibere, Vincenzo Sigillito avrebbe dato il via libera per rinnovare diversi contratti ricorrendo in maniera illegittima all’attività di intermediazione nella fornitura della forza lavoro dell’agenzia Tempor, diretta da Luigi Montano. Il terzo filone d’inchiesta, invece, riguarda la discarica “Pallareta” alla periferia di Potenza: tra gli indagati, oltre al sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, ci sono anche i direttori generali dell’Acta che si sono succeduti nel periodo compreso tra il 2004 ed il 2009 e l’attuale presidente, Domenico Iacobuzio (nel 2010 l’Acta si è trasformata da azienda municipalizzata in società per azioni). Due i capi d’imputazione: il primo, come nel caso Fenice, riguarda la mancata comunicazione dell’inquinamento in atto nel sito. L’ipotesi sulla quale già nel 2009 il nucleo ecologico dei carabinieri stava indagando era una concentrazione di percolato superiore ai limiti previsti dalla legge. Il secondo riguarda il progetto per la realizzazione di una nuova vasca di sversamento rifiuti privo delle necessarie autorizzazioni. Chiuse le indagini preliminari, c’è attesa per le richieste di rinvio a giudizio che a breve il pubblico ministero potrebbe formulare.

di Fabrizio Di Vito

fenice-conclusione-indagini.jpg

indagini concluse…vedremo se sono teoremi o fatti…resto dell’idea che la battaglia contro fenice sia nel merito una battaglia per la chiusura di un inceneritore che ha inquinato e di cui possiamo fare a meno
ne riparleremo nell’audizione alla commissione consiliare per fenice a cui siamo stati convocati per martedì 24 e di cui vi darò ulteriori notizie