Statuto Regione, più spazio alla partecipazione democratica04/02/2012 11:30  I rappresentanti del mondo della conoscenza, dell’associazionismo e del volontariato vogliono essere protagonisti della programmazione e delle scelte della Regione

ACR  Alle tradizionali forme di partecipazione dei cittadini (referendum, audizioni, ecc.) vanno affiancate forme nuove e più incisive di compartecipazione e condivisione delle scelte adottate dai governi e delle assemblee elettive. E’ quanto emerge dal “documento programmatico” approvato dalla prima Commissione del Consiglio regionale (Affari istituzionali) che è alla base della discussione sul nuovo Statuto della Regione. Ma è anche quanto auspicano con forza i rappresentanti del mondo della conoscenza, delle associazioni e del volontariato, che ieri sera, in un incontro pubblico durato più di tre ore, si sono confrontati con i vertici della massima istituzione regionale.

“La partecipazione come risorsa della democrazia regionale” era appunto il titolo del quarto incontro de “I giorni dello Statuto”, l’iniziativa voluta dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e dalla prima Commissione “perché – ha spiegato il presidente dell’Assemblea, Vincenzo Folino – oltre alle forme organizzate della democrazia, c’è un mondo composito, formato dagli operatori della conoscenza, dalle associazioni e dal volontariato, che è cresciuto e rappresenta la società moderna. Con questo mondo vogliamo ragionare in questo momento di crisi per ripensare anche i modelli di consumo ed i servizi”.

“Per accrescere le forme di partecipazione – gli ha fatto eco il presidente della prima Commissione Vincenzo Santochirico – occorre mettere i cittadini nelle condizioni di conoscere, controllare, partecipare e modificare le scelte dei poteri pubblici”. Per questo, a fianco dei tradizionali istituti di partecipazione si prevede l’albo della partecipazione, (“per operare una ricognizione della ricchezza del mondo associativo”), l’istruttoria pubblica, in cui “i soggetti vengono chiamati ed ascoltati e le decisioni pubbliche fanno i conti con loro arricchendo le decisioni”, il referendum approvativo (strumento per discutere le proposte di legge di iniziativa popolare che il Consiglio regionale non dovesse discutere nei tempi previsti) e il diritto di interrogazione, per garantire anche ai cittadini ed al mondo associativo di poter interloquire “su fatti di rilevanza pubblica con il diritto di ottenere una risposta”.

Questi nuovi strumenti vengono apprezzati dal mondo associativo, che però chiede innanzitutto alla politica di riformarsi. “I partiti devono smetterla di occupare la Regione”, ha detto Marino Trizio di “Città plurale” auspicando che il nuovo Statuto “promuova la cittadinanza attiva, cioè una dimensione civica della politica che permette di rendere presenti i cittadini nella vita pubblica”.

Giancarlo Grano, in rappresentanza del laicato cattolico, ha espresso “viva preoccupazione, perché la regione vive uno dei momenti più difficili della sua storia”, auspicando “che si riesca ad invertire la tendenza al declino che stiamo avvertendo”. Ha espresso inoltre l’unanime condivisione delle associazioni cattoliche sui principi fondanti illustrati nel documento programmatico, precisando che “la parola lavoro è diretta conseguenza del diritto della persona” ed esprimendo “dubbi sull’elezione diretta del presidente della regione”. “La nuova Carta dovrebbe sancire con chiarezza un limite ai mandati e vietare il cumulo degli incarichi, la regione non deve essere una struttura neo centralista e lo spoil system non aiuta. Sarebbe utile – ha concluso – un organismo tecnico scientifico di ricerca sociale come l’Ibres per favorire che la regione si doti del piano regionale di sviluppo che affermerebbe una visione globale”.

Per Angelo Bianchi (Diritti di cittadinanza) “il documento è una buona cornice di riferimento, e la discussione sullo Statuto è l’occasione per dare concrete risposte a domande inespresse dei cittadini e far recuperare loro un minimo di fiducia nelle istituzioni”. Diritti di cittadinanza, lotta agli sprechi, partecipazione democratica e cultura della sussidiarietà dovrebbero a suo avviso vincolare l’agire politico della Regione, perché “non si fanno scelte senza la partecipazione dei cittadini, i dirigenti devono essere nominati in base a criteri e procedure di evidenza pubblica e va sancita l’incompatibilità per i dipendenti regionali di accedere a cariche pubbliche in Regione. Occorre inoltre eliminare la duplicazione di funzioni fra enti pubblici, mentre i consorzi di rilevanza economica non devono essere aperti alla partecipazione di politici”.

Genesio De Stefano (presidente Csv e Avis), a nome dell’assemblea regionale del volontariato ha ribadito che “tutti gli Statuti valorizzano il volontariato sottolineando il concetto di sussidiarietà” e la Basilicata, attraverso la legge n. 1/2000 esprime concetti importanti che però non vengono attuati perché mancano gli strumenti. De Stefano ha inoltre espresso “l’esigenza che la Regione tuteli il fondamentale diritto del cittadino alla partecipazione singola e associata, specificando gli strumenti da mettere in campo, altrimenti la visione che ne deriva è quella di una strumentalizzazione e di una ghettizzazione del nostro mondo”.

Pio Abiusi ha sottolineato la necessità di affermare il concetto di “sostenibilità generazionale”, attraverso la quale si dovrebbe esprimere la forza della politica di lasciare alle future generazioni un mondo almeno non peggiore di quello attuale. Ha inoltre chiesto che nello Statuto venga affermato il valore dell’acqua come bene comune privo di rilevanza economica. Lo stesso concetto viene espresso in un documento del Coordinamento regionale acqua pubblica di Basilicata (pubblicato nella sezione “Parliamo del nuovo Statuto” del sito internet del Consiglio regionale – www.consiglio.basilicata.it) che chiede che “il servizio idrico integrato venga affidato ad un soggetto di diritto pubblico”.

Angelo Antonio Pellecchia dell’Università della terza età ha sottolineato l’importanza del volontariato e dell’associazionismo per l’aggregazione dei cittadini e per la realizzazione di una politica culturale. A suo parere con il nuovo Statuto occorre garantire il sostegno alle associazioni.

Anche il mondo della conoscenza guarda con attenzione al dibattuto sul nuovo Statuto della Regione, che per lo studente Giorgio Santoriello dovrebbe promuovere e sostenere una Università “uguale per tutti a prescindere dalla provincia di residenza”. Lo stesso Cristos Xiloyannis, delegato del rettore per la sede di Matera dell’Unibas, ha insistito sulla necessità di potenziare il polo materano dell’ateneo, riconoscendo che “lo Stato ma anche la Regione investono ingenti risorse per la formazione, e noi dobbiamo utilizzarle al meglio per il futuro dei ragazzi, investendo nella formazione di qualità e nel mondo della ricerca”, dove si registra a suo parere una mancanza di coordinamento fra i diversi enti.

Franco Lisanti, ex consigliere regionale, ha detto che la disaffezione alla politica in questo momento forse è l’occasione per partire dallo Statuto per interpretare i desideri e le aspettative dei cittadini, e “la politica deve offrire un esempio, abbandonando gli egoismi ed assicurando un nuovo Statuto quanto più rappresentativo della realtà”. Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Luca Braia ha insistito sulla necessità di “promuovere gli strumenti partecipativi in una società profondamente cambiata ma distante dalla politica, generando nuovi strumenti di partecipazione in grado di incidere sulla vita pubblica”.

Per Giuseppe Macellaro, del movimento “Sui generis”, “interpretare le esigenze che vengono dai cittadini e dal mondo del volontariato può essere fonte di arricchimento. Le norme del vecchio Statuto non sempre sono state attese ed occorre riguardare quello che non è stato fatto. Non si possono calare le decisioni dall’alto, occorre invece prevedere la partecipazione dei movimenti alle commissioni consiliari”. L’esponente del movimento “Sui generis” si è detto inoltre “contrario agli assessori esterni che servono soltanto agli equilibri dei partiti e non agli interessi dei cittadini”.

L’ex consigliere regionale Nicola Savino è invece intervenuto richiamando l’articolo 49 della Costituzione e la centralità dei partiti politici quale strumento fondamentale della democrazia, e non ha mancato di criticare “l’attuale deriva familistica” presente a suo avviso anche in Basilicata.

Il capogruppo di “Io amo la Lucania” in Consiglio regionale, Alfonso Ernesto Navazio, ha concluso l’incontro affermando invece che proprio l’esperienza del suo movimento dimostra “come ci si possa presentare sulla scena politica anche senza un partito”. A parere di Navazio “lo Statuto serve a disegnare una visione della società lucana che contenga alcuni principi”, e “prima della partecipazione viene il riferimento all’accesso agli atti, una cosa ovvia che oggi però non trova corrispondenza, perché se cittadini non vanno nelle istituzioni è anche perché non è possibile accedere alle informazioni. Bisogna poter accedere alle informazioni senza chiedere sempre il permesso”. “Lo Statuto – ha concluso l’esponente politico – è un occasione per tutti e la disponibilità all’ascolto verificata in questi incontri fa vedere lo scorcio di una società che vuole essere rappresentata diversamente”.

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vi riporto il lancio così com’è e non lo commento…noi non siamo andati perchè nonostante crediamo in questa partecipazione (e tale è il senso di molti nostri confronti con l’istituzione, dalle audizioni alle presentazioni e via discorrendo), ormai la situazione istituzionale lucana è completamente marcita ad opera di interessi di cordata che proliferano nei partiti…scriveremo qualcosa in merito!!!