La notizia del giorno!

Si è appreso, quasi senza preavviso, dell’ordinanza di dissequestro, da parte della magistratura, della Chiesa della SS Trinità. La notizia, come al solito, ha innescato reazioni contrastanti. E tra favorevoli e contrari, i commenti non sono mancati. Ho guardato distrattamente il Tgr della Basilicata, attraverso il quale ho appreso la notizia. Ma non sono mancate riflessioni su tutta la vicenda. E non ho dimenticato la ridda di commenti (anche questi contrastanti) della cittadinanza potentina sul destino futuro del Luogo di Culto che, suo malgrado, è salito agli onori della cronaca nera per la nota vicenda della morte di Elisa Claps. Ho ascoltato attentamente le varie ipotesi che si mettevano sul tavolo: c’era chi proponeva la sconsacrazione del luogo (adducendo a motivazione il fatto che la Chiesa abbia sconsacrato, in passato, luoghi per motivi meno gravi di quello verificatosi nella Chiesa della SSTrinità); al suo posto si proponevano svariate soluzioni, tra centri studi o luoghi di accoglienza per donne vittime di violenza; c’è chi, invece, auspicava una riapertura al culto della Chiesa che, lo si voglia o no, ha un’importanza, nell’immaginario e anche nell’affettività dei potentini che non va sottovalutata. Tra le tante voci che si esprimono in merito, voglio dire la mia, assumendomene la responsabilità personale: L’eventuale sconsacrazione o recupero al culto è prerogativa solo e solamente dell’autorità Ecclesiastica. Che, a mio parere, potrebbe tenere conto dell’opinione della cittadinanza (opinione prevalente, sia chiaro), ma che, alla fine, dovrà decidere in perfetta autonomia. Dal mio punto di vista, di persona non propriamente credente, ritengo che un luogo di culto vada restituito alla cittadinanza e alle sue funzioni. Perché, al solito, certe colpe e responsabilità vanno ricercate tra gli uomini, e non tra “le pietre” di un edificio. Privare i credenti della città di un luogo dove poter esprimere la propria fede sarebbe un colpo di mano che, nonostante provocato da giusto risentimento per ciò che uomini hanno compiuto e uomini hanno provveduto a nascondere e depistare, alla città non darebbe quella giustizia che va cercata per altre vie e con altri protagonisti. Immagino che questo mio punto di vista possa essere discutibile ed opinabile: ma credo che, a conti fatti, un luogo di culto non abbia nessuna colpa per ciò che si è compiuto tra le sue mura. E mi auguro che, quanto prima, sia pronunciata una parola definitiva, chiara e circostanziata sul destino della Chiesa non dalla popolazione, ma dalle autorità Ecclesiastiche. La verità sulla vicenda che ha segnato una città e un’intera Regione, va ricercata e trovata, ma senza strumentalizzazioni. Insomma: se qualcuno ha delle colpe in tutta questa vicenda, che non paghi la cittadinanza credente (e non), ma solo i responsabili. Un fabbricato non è responsabile di ciò che vi accade dentro. Quello che io mi auguro ed auguro alla città… rimanendo fermamente convinto che la verità è ancora lontana, ribadendo la mia vicinanza (e quella di tutta Comunità Lucana – Movimento no oil) alla famiglia Claps, è che la cittadinanza e la famiglia Claps possano avere la verità su ciò che è accaduto in quella Chiesa e che, la cittadinanza intera possa riavere aperto al culto un edificio che, comunque, fa parte della storia della Città.

Antonio Bevilacqua: Responsabile di Comunità Lucana – Movimento no oil per la città di Potenza.