Com. stampa Comunità Lucana-Movimento No Oil verso il partito della Comunità Lucana

questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

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La preoccupazione sociale crediamo non vada più sottovalutata.

  

Comunità Lucana, nella giornata di lunedì 16 aprile, termine fissato per presentare osservazioni a due dei troppi permessi per idrocarburi che interessano la nostra regione – e segnatamente ai permessi a titolarità Shell di Monte Cavallo e La Cerasa – ha presentato richiesta di invalidazione della procedura per vizio di forma per entrambi gli iter, motivandone richiesta con la mancata osservanza dei disposti di legge a riguardo della pubblicazione degli atti relativi sui siti istituzionali di competenza.

  

Nello specifico sul sito istituzionale (non quindi su Basilicatanet, che assume la forma di portale in una più che bizzarra duplicazione dello strumento informatico) nella parte relativa proprio agli iter di merito alle attività di richiesta depositate presso l’ufficio compatibilità ambientale, si nota la più che clamorosa mancanza di qualsiasi atto di riferimento alle due procedure, in palese violazione del dettato di legge ex D.L. 13 maggio 2011, n. 70, convertito il Legge 12 luglio 2011, n. 106, art. 6, che dispone non solo  l’obbligo di pubblicazione degli atti  relativi, in ciò rafforzando molti precedenti decretazioni e leggi, a partire dal 152/2006, ma stabilisce al 31 ottobre 2011 il termine ultimo per l’adeguamento delle attività istituzionali alla legge, cosa di cui non vi è traccia nella specifica materia per la Regione Basilicata.

  

Abbiamo a tal fine richiamato per conoscenza l’interesse sulla procedura da parte dell’Ufficio Legale della Regione, riservandoci trasmissione della opposizione che segnalava questa violazione di legge, sia al TAR, che alla Procura della Repubblica, trasmissione che non mancheremo di eseguire al fine di porre in essere ogni strategia per l’adeguamento delle attività degli uffici regionali ai dettati di legge.

  

Ma oltre allo specifico che abbiamo segnalato e la cui inottemperanza alla legge pure ci appare grave, è da notare come sia l’intera materia idrocarburi in questa regione a non essere localmente regolata in accordo alle normativa nazionale e nella rilevanza che la materia idrocarburi non sia certo residuale in una regione che, sulla scorta del precedente storico e di recenti decretazioni convertite in legge, come delle recenti parole del Presidente della Giunta Regionale, pare doversi ormai considerare piattaforma di produzione di idrocarburi.

  

Riteniamo infatti che la mancanza di una specifica legge regionale di regolamentazione della materia, seppur in subordine alla gerarchia delle fonti normative e fatto salvo il dettato costituzionale di cui alla modifica del Titolo V (e che pare preminente sia rispetto alla L. 99/2009, sia al decreto liberalizzazioni, che hanno innovato in materia, senza che tuttavia si sia mai prodotto ricorso della Regione Basilicata presso la Corte Costituzionale), sia uno degli elementi di spicco di quella “palude” normativa in cui agli occhi dei più si consuma una sorta di extralegalità de facto delle attività delle compagnie, sentite ormai dai cittadini come “padrone” del territorio nell’inanità – e qualcuno pur suggerisce la parola complicità – delle nostre istituzioni.

  

Istituzioni che certo, come la dottrina amministrativa prevalente pare confermare, se sono composte da una parte politica di natura elettiva ed in certo qual residuale modo rispondente al giudizio popolare – quale reale giudizio o volontà popolare sia tale in ciò che spesso abbiamo definito una “democrazia della coppola in mano” lo lasciamo ovviamente al libero giudizio di ciascuno – sono accompagnate nel loro compito da azioni amministrative poste in essere da uffici, quindi da funzionari responsabili che la legge situa fuori da ogni azione di gradimento popolare ed il cui ruolo appare così assai “delicato”, pur nel sostanziale rispetto delle leggi che regolano atti di pubblico interesse, in rapporto a provvedimenti di natura strategica a livello di programmazione territoriale, come sono appunto gli assensi a permessi di ricerca per idrocarburi, che riteniamo debbano ritornare nella sfera di competenza della politica.

  

E che debbano ritornare di competenza della politica sta a significare che è proprio questa che “deve” farsi carico di normare in una materia tanto strategica, ponendo vincoli cogenti di destinazione su parti del territorio le cui peculiarità e destinazioni sarebbero sconvolte dalla ricerca petrolifera, anche quella che viene erroneamente spesso definita “senza impatti”, ma la cui natura è senz’altro prodromica alla maggiore rilevanza dei più evidenti impatti della realizzazioni di trivellazioni di ricerca e coltivazione. E nel caso specifico dei permessi Monte Cavallo e La Cerasa il vincolo di destinazione appare quel 20% del totale delle acque lucane delle sorgenti ricadenti nei permessi che apparirebbe compromesso.

  

Chiediamo così che le due procedure per le quali abbiamo presentato opposizione vengano annullate, che venga al più presto calendarizzata una proposta di legge in materia petrolifera, previa audizione in Commissione di partiti non rappresentati in Consiglio Regionale, associazioni ambientaliste ed esperti in materia, comitati di cittadini, sindaci, e che si proceda alla più rapida sospensione dalle mansioni di ufficio di alcuni funzionari rinviati a giudizio per note vicende ed il cui permanere in uffici strategici in materia ambientale, fatta salva ogni presunzione di innocenza e buona fede, in tutti i gradi di giudizio, rappresenta una fonte di preoccupazione sociale che crediamo non vada più sottovalutata e definita in modo superficiale “sciacallaggio” (parole di un ex assessore all’ambiente ed attuale vice-presidente) o “barbarie” (parole di un attuale presidente).

  

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil