Comunicato stampa di Comunità Lucana

questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

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Occorre ora unità da costruire a partire dai bisogno comune di cambiamento

 

Ciò che maggiormente emerge dal recente dato elettorale amministrativo lucano è la sostanziale, per molti versi attesa, tenuta del sistema partitico pur nella predominanza di liste civiche nelle quali questo si è diluito in attesa forse di tempi migliori e nella sperimentazione di inedite alleanze e non sorprende, in questo quadro conservazione, che le liste di cambiamento siano rimaste al palo testimoniale di una loro esistenza in vita.

 

 

Certo l’antropologia del voto amministrativo lucano, saldamente ancorata alle filiere di consenso locale che, ancorché legittimate da un voto sicuramente democratico, tali restano nella propensione ad uno scambio tra il diritto ed il favore fondato ancora in larga parte su ben noti elementi familistici e di ricatto reddituale/occupazionale, è l’antropologia di una regione dove è quella relazione corta, per molti versi largamente acritica e confusa tra l’economico ed il clan allargato, tra politica e cittadini a dominare la scelta dei secondi verso i primi, seppure in un quadro socio-economico mutato dalla scarsità di mezzi con i quali alimentare a più livelli le clientele solite che solo l’ipocrisia perbenista può ancora negare.

 

 

Diventa così evidente che ogni lista di cambiamento reale a quel dato antropologico, seppure nella più genuina simpatia popolare, prima ancora che dal voto realmente espresso sui loro programmi e sulle candidature, fosse condannata dal pessimismo di fondo sulla loro concreta possibilità di determinare sovvertimenti sul dato costruttivo del consenso lucano, la dazione puntuale di promesse personali nel quadro familistico dove i cittadini sono clientes o sudditi prima ancora che soggetti di diritto.

 

 

E se al dato tutto locale, che precipita nella migliore letteratura di Cervantes ogni soggetto proponente un diverso approccio valoriale al tema della polis e del suo governo, stante una differenza riconosciuta dalla cittadinanza come valore etico prima ancora che politico a questi soggetti, uniamo la sostanziale scollatura identitaria e personalistica che impedisce ad ognuno di questi di riconoscersi in movimenti di opinione più vasti dell’ambito locale, appare evidente che anche l’impegno più genuino di candidati oltre ogni dubbio e la ricerca di soluzioni programmatiche più rispondenti alle peculiarità dei bisogni ed alla necessità di praticare nuove forme economiche, è condannato ad un velleitarismo idealistico poco rispondente alla necessità di determinare cambiamenti reali.

 

 

In poche parole, non la forza e la novità dei programmi, non i volti puliti dei candidati, ma la splendida, quasi epica solitudine di ogni lista – ed aggiungeremmo di ogni movimento – mai sentita dai cittadini e dalle altre parti politiche nella misurazione del confronto possibile come parte di quel pensiero politico più vasto dell’ambito locale, e cogente così alla generalità delle problematiche territoriali, che forse era in qualche modo sentito come necessario per rispondere a sfide che pongono ogni locale nel globale.

 

 

Lontano così da noi di Comunità Lucana l’idea di suggerire preventivamente al momento elettorale la necessità di unirsi in un unico soggetto politico, pur avendo spesso parlato di tale necessità con alcuni dei soggetti protagonisti, in un’ottica di quale collaborazione possibile nel rispetto di differenze che pur esistono, ma è proprio il dato conservativo che emerge dalle urne che spinge in questa direzione che crediamo non possa più essere rimandata e che necessita di un momento di riflessione comune che è una scelta di responsabilità con la quale far di conto, se si intende rappresentare frazioni della società lucana e quindi di fatto “far politica”, e non una opzione personalistica od identitaria destinata a restare tale nell’isolamento dal dialogo a cui ci si costringe per mancanza di umiltà e spirito di condivisione.

 

 

Ci faremo così, prima dell’estate, portatori di un’ampia proposta politica comune e concreta che nasce dalla scelta di avere costituito un partito politico per far convivere nel dialogo democratico garantito da uno statuto la costruzione di un’alternativa a questo sistema politico regionale del tutto incapace ormai di risposte fuori dall’autoreferenza monocratica ed arrogante con cui ordinariamente affronta problemi di sistema non più elubili a riprogrammazione “altra” e però ridotti a questa continuità insostenibile.

 

 

Comunità Lucana vuol essere un punto di dialogo e condivisione per le migliori menti ed i migliori cuori della regione, perché occorre unità da costruire a partire dal bisogno comune di cambiamento. Ora.

 

 

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana