una doppia intervista su fenice

con il permesso dell’autore, vi posto questa doppia intervista sulla questione fenice a due amici, danilo carbone e ferdinando laghi…buona lettura…

Faccia a Faccia: Intervista a Danilo Carbone e Ferdinando Laghi

di Mauro Basso 

INTERVISTA A…Danilo Carbone (*)

Perché ha aderito al movimento di Lavello “Diritto alla Salute”?  “E’ stato un fortunato incontro. Il Comitato per il Diritto alla Salute ha saputo rivitalizzare l’opposizione alla presenza di Fenice che era man mano scemata a seguito dell’esito del referendum tenutosi a Melfi nel 1998. Ha saputo farlo con intelligenza, umiltà e competenza, studiando e approfondendo la questione senza pregiudizi di ordine politico o comunque strumentali. Nel Comitato ci sono persone con diverse esperienze personali che hanno trovato un terreno comune nella tutela della salute pubblica in un territorio, il nord di Basilicata, in cui il termodistruttore di San Nicola di Melfi é senza dubbio e di gran lunga il pericolo principale. L’avversità all’inceneritore non può e non deve essere una questione di campanile: Fenice é un problema che riguarda un intero territorio sia per l’effettiva ricaduta dell’inquinamento – ben oltre le distanze a suo tempo stimate nei documenti ufficiali – sia perché la sua presenza rappresenta una delle massime scelleratezze compiute dalle amministrazioni della nostra regione. Non credo che abbia senso creare ulteriori gruppi su base cittadina quando la questione riguarda un intero territorio e sono convinto che il Comitato, per il suo atteggiamento tutt’altro che settario, sia la sede associativa più idonea ad una battaglia civica unitaria di questa portata. Ciò senza nulla togliere ad altri soggetti che hanno pur rispettabilissime motivazioni aggiuntive.”

Avendo in questi mesi avuto la possibilità di parlare con la gente, ci può far capire qual è la percezione che i cittadini hanno di questa situazione?  “Tra i cittadini della zona non c’é una consapevolezza omogenea. Molti dei protagonisti della scena politica locale hanno preferito evitare di affrontare seriamente la questione del termodistruttore ed hanno speso la propria influenza sull’opinione pubblica lanciando ingiustificati, inopportuni e talvolta vergognosi messaggi tesi a tranquillizzare, soprattutto per sottrarsi ad un vero impegno a favore dei propri concittadini. Un impegno che avrebbe richiesto coraggio e competenza, elementi in cui la nostra classe dirigente non ha mai brillato, fatte salve sporadiche eccezioni che comunque non hanno riguardatola vicenda dell’inceneritore. Per fortuna la gente ancora considera autorevoli le istituzioni pubbliche ma purtroppo i soggetti che le guidano sono spesso molto meno capaci di quanto richiederebbe la funzione che occupano. Ci tocca lavorare molto per diffondere informazione corretta sulla questione perché i cittadini sono stati investiti davvero da una gran massa di informazioni scorrette se non palesemente fasulle”.

Quali sono secondo lei, le misure da adottare per ripristinare una condizione di normalità Legale – Ambientale? “La normalità, ovviamente, vuole che un’industria operi entro i limiti che sono imposti dalle norme vigenti e dalle prescrizioni. Trovo intollerabile che si consenta alla Fenice operare al di fuori di questi limiti e con misure di garanzia della pubblica incolumità risibili o nulle. Gli esiti delle indagini compiute, aldilà delle sanzioni che verranno assegnate, dimostrano la slealtà dell’impresa nei confronti della parte pubblica. Va respinta la richiesta della ditta di essere autorizzata ad aumentare i volumi di rifiuti trattati: il soggetto non da sufficienti garanzie già allo stato attuale. Va respinto il piano di bonifica presentato, a mio parere basato su informazioni insufficienti a garantirne l’idoneità. Va respinta la richiesta dell’Autorizzazione Integrata Ambientale: non é ammissibile che venga autorizzato un soggetto che già agisce non rispettando i limiti di inquinamento imposti dalle norme. Si rediga un piano regionale dei rifiuti che escluda una pratica come l’incenerimento – comunque nociva a prescindere dal rischio specifico del termodistruttore già presente ed evidentemente mal funzionante – per seguire pratiche più virtuose del riciclaggio e riuso della materia prima già abbondantemente in atto in molte zone d’Italia. In tal modo si garantirebbe maggior sicurezza per la salute dei cittadini, maggiori vantaggi economici per la collettività, maggiore occupazione. Si mettano in campo tutte le verifiche più scrupolose sul danno sinora procurato, si comminino le più alte sanzioni, si sollecitino tutte le autorità competenti alla massima vigilanza ed alla massima severità nel reprimere tutte le condotte scorrette dell’impresa e degli attori pubblici che hanno favorito l’aberrante situazione in cui ci troviamo: si tutela chi ha procurato il danno a scapito di chi il danno lo ha ricevuto e lo riceve”.

Secondo lei, è un’utopia pensare che il diritto alla salute venga prima di qualsiasi altra cosa, nella società di oggi? “Non lo é affatto. Non credo sia un’utopia pensare che le attività debbano svolgersi entro e non oltre le previsioni di legge in cui la salute é considerata oggetto della massima tutela. Non credo che lo sia attendersi una classe dirigente capace di tutelare l’interesse generale anche a scapito di interessi particolari, che non si lasci ne’ intimidire ne’ corrompere da interessi specifici. Non credo che la politica e le istituzioni siano inermi: quando lo sono é a causa dell’insipienza di alcuni esponenti ma ho fiducia e farò la mia parte, per quel che conto, perché questo non accada”. (*) Danilo Carbone – Membro attivo del comitato “Diritto alla Salute” di Lavello 

______________________________________________________________ INTERVISTA  A… Ferdinando Laghi (*)

I dati disponibili sull’inceneritore Fenice indicano una contaminazione delle falde acquifere da sostanze cancerogene? “I rilievi dal 2002 al 2011 mettono in evidenza un inquinamento delle acque da parte di metalli pesanti noti come cancerogeni certi. Ci sono diossine, sostanze di vario tipo al di sopra della norma nei pozzi per monitoraggio delle acque di falda. Nichel, cadmio, cromo e altri sono classificati come cancerogeni dalla Iarc  (agenzia internazionale di ricerca sul cancro)  di Lione che è quella di riferimento per l’Organizzazione mondiale della sanità. Per le sostanze tossiche il limite di legge è una mediazione, non c’è un limite al di sotto del quale una sostanza pericolosa è innocua e subito dopo diventa nociva”.

Che tipo di patologie possono provocare? “Tumori a tutti gli organi e apparati, il cancro del polmone, del fegato, malattie ematologiche come i linfomi, tumori gastrici, dell’apparato respiratorio.  Le patologie da metalli pesanti non sono limitate a un solo organo”.

Ma esiste una correlazione certa e dimostrabile? “Se il registro tumori non è aggiornato, si può fare una ricerca di cluster di certi tipi di patologie per vedere se c’è una concentrazione eccessiva in quel territorio rispetto alla media nazionale. E’ indiscutibile che i dati a nostra disposizione indicano che Fenice ha immesso in ambiente delle sostanze cancerogene certe per l’uomo. Si può analizzare quante persone si saranno ammalate in più rispetto alle medie nazionali, ma siccome le fonti di inquinamento sono molteplici, sarà impossibile sapere su 10 persone ammalate di un tumore polmonare qual è la quota su cui è intervenuta Fenice. Però l’inceneritore Fenice è una fonte certa di inquinamento, quindi la prima cosa da fare è bloccare questa fonte. Questi impianti sono molto costosi per la manutenzione. Non mi fiderei dell’autocertificazione dell’azienda, servirebbe una commissione apposita e indipendente che verifichi l’intero processo produttivo, in primis per quelli che lavorano nell’impianto”.

La società smentisce l’inquinamento della catena alimentare, si può esserne certi? “Le diossine che sono composti gassosi entrano nel nostro organismo soltanto al 10 per cento per via inalatoria, il 90% per via alimentare, sono liposolubili e si sciolgono nei grassi. Se le acque vengono inquinate, l’acqua ha dei percorsi imprevedibili, ecco come l’inquinamento in un sito può avere ricaduta negativa di salute in ambiti territoriali o di popolazione imprevedibili”.

La Regione è pronta a dare l’autorizzazione integrata ambientale all’impianto. I cittadini che ne chiedono la chiusura esagerano? “Bonificare le falde sotterranee non si fa dall’oggi al domani. La concessione dell’Aia forse dovrebbe essere subordinata all’arresto del funzionamento di Fenice alla bonifica e alla verifica. Il comportamento degli enti di controllo è stato deludente, confuso e sciatto ma anche contraddittorio. Come si fa a delegare la bonifica a chi ha inquinato fino a oggi, chiedendo poi controlli ex post? È del tutto evidente che questo tipo di approccio non possa bastare dopo 10 anni”.(*) Ferdinando Laghi  – Iscritto all’albo “Medici per l’Ambiente ISDE” ed esperto dell’impatto sulla salute dell’incenerimento dei rifiuti.

(Da “Rigenerazione”-  Numero Zero – Giugno 2012)

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