Comunicato stampa di Comunità Lucana

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

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Per una provincia la Lucania perse la cappa.

 

Ferve da qualche settimana, nelle pieghe di una calda estate, una forma confusa di dibattito regionale sulla cancellazione della provincia di Matera, evento choc per l’intera comunità regionale, impossibile a pensarsi prima del governo tecnico (basti ricordare superfetazioni di province bi-tri-cefale e province regionali che qualche governo fa aumentarono a dismisura la platea degli enti intermedi di governo del territorio), ma un evento choc che, se di certo “sconvolge” lo status quo di assetto del territorio a cui si era fatta pigra abitudine, e che, proprio a partire dalla scomparsa per decreto “di necessità” di alcune province, dovrebbe far emergere un ragionamento serio sul nuovo assetto dei territori “mutilati”.

 

Premesso che la cancellazione delle province sulla base di un mero calcolo per abitanti ed estensione non convince affatto, sia nella formulazione giurisprudenziale della norma stessa che forse avrebbe necessitato di forma costituzionale, abolendo essa per decreto enti previsti dalla Carta, sia nel criterio stesso che, tagliando in maniera oseremmo definire “verticale”, senza tener conto quindi di criteri di esistenza storica che pure avevano fatto considerare al legislatore una certa carta delle province d’Italia, questa cancellazione, oltre ad inconsistenti risparmi di bilancio che suonano retorica, apre una serie di domande rispetto alla democrazia elettiva sul territorio che non ci paiono risolte o risolvibili con le sterilità dialettiche di una ipotetica Provincia di Basilicata da trasferire a Matera.

 

Un ente infatti necessita di funzioni per non essere un contenitore vuoto, una mera postazione per gli esclusi dalla politica eletta, e così, fatti i debiti conti con le funzioni assegnate per delega dalle regioni alle province, alla neo-nascente Provincia di Basilicata con sede a Matera sarebbero assegnate delle funzioni completamente riassumibili e coincidenti alle stesse espletate dalla Regione e delegate per suddivisione alle province come ambiti più ristretti di esercizio delle stesse deleghe, senza tener poi di conto il fatto che simile operazione comporterebbe una modifica dei territori a cui forse occorrerebbe il suggello di un’attività referendaria prevista dall’art. 132 e legge statale istitutiva prevista all’art. 133 della Costituzione.

 

La Provincia di Basilicata diverrebbe così in queste passaggi obbligati un trastullo estivo, se non fosse che tale gioco, seppur pura dialettica, ricorda la creazione/conservazione di un “postificio di riserva” per “riparare” l’assurda situazione creatasi con la cancellazione della sola Provincia di Matera e che, se da un lato farebbe riassumere alla Regione ogni delega assegnata a quella stessa provincia (es. esercizio della gestione dei rifiuti, scuole superiori, strade provinciali, formazione professionale, etc.), dall’altro però consentirebbe alla superstite Provincia di Potenza di mantenere le proprie, con palese sperequazione tra i due territori, in rapporto alle funzioni assegnate.

 

Un pasticcio dunque il decreto che abolisce alcune province, in attesa degli ulteriori passi di definitiva cancellazione delle province italiane che intuiamo all’agenda “tecnica” di qui sino al maggio prossimo (e poi forse in inedite continuazioni di quei “tecnicismi”), un pasticcio la discussione avviata finora nella nostra regione, discussione che denota scarsa affinità con il vero tema della cancellazione degli storici enti provinciali e, nello specifico che ci riguarda, con la nostra provincia di Matera.

 

Ciò che emerge infatti con maggiore evidenza è che, ridotti gli enti di governo del territorio a Regioni e Comuni (nella variante dei piccoli comuni in scomparsa per accorpamento e di quella condivisioni dei servizi che se la logica del risparmio della macchina pubblica rende plausibili, la logica dell’architettura istituzionale inquadra come una traslazione coatta verso altri organi di quelle specifiche competenze degli enti di maggiore prossimità ai cittadini, i comuni, che risulterebbero così privati di funzioni che fanno “corpo”), il risultato è quel costante allontanamento de facto del governo dei territori da una democrazia elettiva esercitata dai cittadini, sentita forse come peso da parte di presunte o presumibili oligarchie che propongono accentramenti dei poteri nelle mani di manipoli sempre più ridotti di eletti o magari di “tecnici”.

 

In tendenza avremo così al governo dei territori piccoli comuni che scompaiono per decreto e con essi le relative unità politico-amministrative indipendenti dei rispettivi territori, comuni medio-grandi, ma incapaci di sostenersi nell’erogazione dei servizi senza interventi da parte delle regioni e dello stato, e quindi i primi non più obbligatoriamente consultabili, i secondi in qualche modo ricattabili, rispetto ad alcune scelte di utilizzo del territorio per fini non previsti da statuti e indicazioni programmatiche locali, e se a questa tendenza si aggiunge la scomparsa di quei presidi democratici più ampi che finora le province, nel bene e nel male, hanno rappresentato, nella terra del petrolio, dell’acqua e del territorio poco antropizzato che fa gola a molti è questo l’argomento che ci pare da doversi sollevare, se questa Regione cioè sia in ordine o meno di lenta cancellazione attraverso la costante erosione dei propri presidi democratici e di presenza delle funzioni statali e come opporsi a questa tendenza prima che sia troppo tardi.

 

Per quanto al nostro parere, riteniamo utile che nelle more confermative dell’attuazione del decreto, nell’interesse dell’identità della gente di Basilicata, la Provincia di Potenza sia solidale al destino della provincia di Matera e così restituisca le proprie deleghe all’ente Regione, sollecitando allo Stato, nelle more delle leggi correnti, richiesta di proprio scioglimento, se verrà confermata la scomparsa dell’unica entità che ne rende plausibile la sua esistenza, la provincia sorella.

 

Contemporaneamente si avvii da parte della Presidenza della Giunta Regionale una conferenza dei 131 sindaci di Basilicata atta a delineare quali strutture siano più utili alla definizione di un governo dei territori che, accentrato nelle mani della Regione nella sua attuale struttura diverrebbe una maggiore oligarchia del governo degli stessi e che, altrimenti, lasciato nelle mani delle Aree Programma e delle loro bizzarre funzioni, rischierebbe l’inanità rispetto a problematiche molto più ampie delle loro scarse possibilità di intervento in materie complesse e spesso coincidenti con quelle cessanti delle province.

 

Non vorremmo mai che per una assurda discussione su una provincia di Basilicata, a perder la cappa sia l’intera Lucania.

 Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana.