Comunicato stampa di Comunità Lucana

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

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I “tecnici” hanno deciso di svuotare la damigiana petrolifera d’Italia.

 

La legge di stabilità appena approvata in Consiglio dei Ministri contiene, oltre alle norme di cui i media stanno fornendo ogni dettaglio, una profonda modifica del Titolo V della Costituzione che, passando la modifica di ordine costituzionale, ne risulterebbe talmente e profondamente modificato da risultarne di fatto annullato, con buona pace per le autonomie locali, in settori strategici come i trasporti e l’energia.

 

Strano certo risulta una contemporaneità tra gli scandali che in qualche modo stanno spazzando quasi tutte le regioni d’Italia, come se ogni spreco fosse concentrato nelle pieghe amministrative della sole autonomie locali a potestà legislativa e il varo di un provvedimento che, sulla scorta dello spreconismo facilmente ravvisabile in attività di malversazione ed in una diffusa cialtroneria, riporta in quota statale non solo un controllo formale sui conti, ma anche – diremmo soprattutto – delle importanti materie di “devolution” dagli effetti subitamente riscontrabili proprio sui territori, reintroducendo così concetti di un centralismo istituzionale che pareva ormai superato, ma è nello specifico della nostra regione che la parte del provvedimento dedicata all’energia dovrebbe agitare i nostri sonni, poiché appare chiaro, sia nell’evidenza di quanto finora conclamato circa l’interesse nazionale alle estrazioni di idrocarburi in Basilicata, sia dalle recenti dichiarazioni del Ministro allo Sviluppo Economico Passera di volere presto provvedere al 20% del fabbisogno energetico del Paese attraverso le estrazioni sull’Appennino lucano – e parliamo quindi di circa 450.000 barili/giorno.

 

Chiariamo meglio il concetto. Il titolo V della Costituzione, all’art. 117 chiarisce una serie di materie di prerogativa legislativa statale ed indica una serie di materie a legislazione concorrente, ove cioè, fatta salva l’osservanza ai principi legislativi fondamentali stabiliti e di competenza statale, …“spetta alle Regioni la potestà legislativa”, con ciò introducendosi un principio di sussidiarietà tra azione legislativa nazionale e locale, dettato che proprio nella materia della produzione energetica dava spazio quindi ad una autonomia legislativa regionale che da noi certamente è stata malintesa e sottovalutata, in una acquiescenza alle compagnie che ha sfiorato il ridicolo e che ha trovato paradigma nel pozzo Alli 2 a Villa d’Agri, realizzato a poche centinaia di metri da un ospedale, ma comunque detta potestà era nei fatti esistente. Oggi, salva approvazione in percorso parlamentare di carattere costituzionale, quindi con doppia lettura a Camera e Senato, detta potestà viene annullata, ritornando ogni legislazione sulla materia in quota di competenza statale, quindi visto l’andazzo prono delle forze politiche a sostegno di questo governo di “tecnici”, nelle intenzioni descritte di innalzare i livelli produttivi in barba ad ogni altro limite, come del resto già ad altri recenti provvedimenti decretativi, primo tra tutti il diritto di questa Regione a programmare il proprio territorio.

 

In sintesi, i “tecnici” hanno deciso di svuotare l’unica damigiana petrolifera d’Italia, la Basilicata, certo marginalmente interessando anche altre zone del Paese a queste estrazioni, ma di fatto rivolgendo un lobbystico e morboso interesse alle riserve stipate nel sottosuolo lucano che già illo tempore spinse al decreto 625/96 che regolava la materia delle estrazioni di idrocarburi proprio in vista di quella stipula dell’accordo di programma tra regione e compagnie che subentrò nel 1998 dopo il forte “strappo” che sembrò bloccare l’accordo stesso e dopo l’intervento di alcuni tycoons politici tutt’ora attivi per quella ripresa della trattative che portò alla definitiva stesura dell’accordo stesso.

 

E quando utilizziamo il termine lobbystico lo utilizziamo proprio nel suo senso originale, la tendenza da parte di gruppi di persone influenti a fare pressione sui politici per condizionarne le decisioni e ricavare vantaggi economici, essendo la pervasività delle compagnie (eni in particolare) storicamente accertata nei corridoi di Palazzo ed in certi “salotti bene” da cui ha originato lo stesso Governo attuale e la sua gestione del Paese che ha travalicato il compito di messa in sicurezza dei conti per addivenire ad un “ordine perbenista” che lascia interdetti circa una continuazione della democrazia per come finora, nel bene e soprattutto nel male, abbiamo avuto modo di conoscere nella nostra giovane repubblica.

 

Chiaro che a questo punto la politica lucana è chiamata ad esprimersi circa la possibilità concreta che, nonostante la netta indicazione politica recentemente fornita dal governo regionale circa l’estendersi  dei permessi e delle possibili future estrazioni di idrocarburi che diamo per acquisita nelle priorità dell’azione di governo e non certo nelle ipocrisie di comodo, le stesse possano quindi surrettiziamente trasformare la regione in un unico campo petrolifero.

 

In altri termini cosa vogliono fare nello specifico sia i partiti lucani di governo che quelli di opposizione all’ormai imminente rumore di altre trivelle in questa regione, stante la rivoluzione negli iter procedurali ormai del tutto in quota regolamentare del Ministero dello Sviluppo Economico e che accelerano tempi e ritmi finora lenti? Avranno mai questi forza per opporsi al Governo, per determinare opinioni delle rispettive segreterie nazionali, per informare i media nazionali di un dramma da terzo mondo che si consuma in un paese civile, per fermare quelle “penetrazioni” delle compagnie nei tessuti connettivi di comunità locali sin troppo facili a determinarsi con qualche posto di lavoro, qualche club per anziani, qualche pc e qualche sponsorizzazione e che di fatto stanno operando colonizzazione degli stessi?

 

Come da anni avviso, questo tema è centrale per il futuro della regione e non può più essere eluso, essendo in gioco la sopravvivenza della regione stessa e dei suoi abitanti, nel grave pregiudizio che simile quantità di idrocarburi estratti arrecherebbe ad una società incapace fino ad ora di pretendere dalla sua politica persino l’avvio di quelle minime tutele ambientali, sanitarie e valutative che il corretto funzionamento sia di ARPAB che dell’Osservatorio Ambientale, che del Registro Tumori, che altrove sarebbero norma e dai noi sono stigmate di una cialtroneria senza fine che contraddistingue molti dei livelli decisionali, più impegnati evidentemente a fare clan ed interessi di clan che a rappresentare con dignità una regione che merita finalmente dignità e di cui il sottoscritto tenterà di farsi voce ed azione, con tutti o contro tutti.

 Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana