Comunicato stampa di Comunità Lucana

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

Il registro di chi?…di kipli…

Senza alcuna vena polemica, sia chiaro, e ancor più nel massimo rispetto per il lavoro svolto, occorre però precisare che l’enfasi posta nella presentazione del registro tumori ci pare fuori luogo, trattandosi di un atto dovuto ai cittadini e per di più arrivato in un ritardo estremo.

Ciò premesso, allora abbiamo dei dati, i primi, e a premere per averli non è certo stata la concessione di un presidente illuminato che governa dal 2005, quanto l’intenso lavoro dal basso di tanti che hanno fatto letteralmente “fuoco e fiamme” perché questo strumento importante ci fosse, in una regione dove i motivi di allarme erano e restano tanti, esattamente come le zone grigie in cui la tutela di popolazione ed ambiente rimangono dilemmi circa la maggior importanza a questi attribuita rispetto ad esigenze produttive che a più rimangono ignote nei benefici che porterebbero all’economia locale, cosa per cui inviteremmo alla cautela proprio il presidente che si è lanciato in un pontificale invito – quasi minaccia, per la verità –  a non usare i dati per tesi allarmistiche.

Bene, non lo faremo, come d’altronde non abbiamo mai fatto, ma vogliamo ricordare che l’enfasi del paragone usato con altre regioni meridionali, che non si sarebbero ancora dotate di questo strumento, è del tutto fuori luogo, visto che è usualmente proprio nel raffronto con le altre regioni meridionali che viene di continuo ribadita una sostanziale differenza in positivo tra la nostra gestione “virtuosa” della sanità e quella altrui. Ma stiamo a quei dati.

Si afferma molto ideologicamente che negli stessi, sia per numero che per localizzazione geografica per aree individuate dai pois (come se le aree di intervento finanziario avessero nessi con le possibili cause antropiche delle patologie rispetto alla localizzazione di determinate attività), i numeri sembrano dar ragione a chi dice che qui non ci sono più tumori che altrove, anzi meno, ma il dato certo e che se si riscontrano aumenti delle patologie è la velocità con cui questi accadono che pone delle domande a cui nessuno al momento fornisce ancora risposte(curve di incidenza), non il numero complessivo degli stessi che in una regione ancora abbastanza arretrata si suppone essere ancora poco basso in ormai nota equazione tra sviluppo industriale e patologie tumorali.

Si chiedeva che il registro potesse consegnare dati leggibili rispetto alle patologie da inquinamento in tutta la regione (patologie che la letteratura scientifica rende note rispetto al fattore industriale e ai suoi inquinanti principali), particolarmente in aree “delicate” quali val d’agri, zona nord, val basento ed i due capoluoghi ed occorre dire che questi dati sono poco leggibili se ributtati nel calderone di una media regionale (ed è quella che viene diffusa) che comprende anche aree dove di attività proprio non ce ne sono – figuriamoci quelle a rischio!!! – dovendosi prevedere una disaggregazione puntuale, per tipo di patologia, per esito e per localizzazione che non c’è affatto, anche perché in alcune zone la mancanza di strutture idonee alla diagnostica ed alla cura rende di fatto impossibile precisare se in quella zona ci si ammali di più o meno, per il semplice fatto che i ricoveri nelle strutture specializzate avvengono in soli 3 centri, Potenza S. Carlo, Matera Madonna delle Grazie, Rionero Crob.

In parole povere se ci si ammala in Val d’Agri o vicino Fenice o a Ferrandina, il medico e le strutture sanitarie locali riscontrano un disagio che poi saranno altre strutture ad ospitalizzare e curare. Ed ecco forse spiegato in parte il perché della maggiore incidenza nei due capoluoghi e la bassa percentuale, relativamente bassa, di zone in tutta evidenza maggiormente a rischio.

Ma oltre a questi particolari non secondari è il ritardo nell’osservazione, il breve periodo osservato e la mancanza di capacità di processo dei dati rilevati a rendere ancora troppo parziali quei dati, certo per chi afferma che vi siano nessi tra determinate attività ed i tumori, ma al contempo per chi afferma che di nessi non ve ne siano, in un ottimismo che appare ingiustificato almeno quanto l’allarmismo da altri predicato. Occorrerà attendere tre mesi prima di sapere se l’AIRTUM considera validi quei dati e non sappiamo quanto, perché e a che costo sarà la Cattolica a fornirci qualche parametro di riferimento sui dati scorporati, parametri a cui approssimare una lettura che appare sostanzialmente troppo in ritardo rispetto ai processi in corso, oltretutto nella mancanza di serie storiche in grado di farcele leggere.

E quando si parlava di punti zero mai registrati, mica si intendevano solo parametri ambientali, bensì anche parametri sanitari che non si è voluto per cialtroneria o calcolo determinare, nell’assurda realtà che ci viene consegnata di una regione dove teoricamente adesso sappiamo o potremmo sapere cosa accade dal 2006 e non prima, ma occorre che si dica anche che vi sono altri dati finora poco noti al pubblico, quelli della Relazione di Attività IRCCS-CROB, 1997-2006, che vorremmo fossero narrati ed ancora ad oggi alcuno ha fatto.

Registriamo comunque con piacere che qualcosa si sta facendo, preferiremmo però che molto di più si facesse perché questo registro dei tumori diventi il registro della gente e non il registro “di chi?…di Kipli”. La verità non deve far paura, ma stimolo a correggere gli errori, anche in tempo di elezioni.

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana