“con chi abbiamo a che fare”: la total

in un servizio odierno del tg regionale, a proposito delle migliaia di domande inviate dai disoccupati lucani alla total per soli settanta posti , viene riportata una frase delle a stessa total che avrebbe definito “provincia petrolifera” la basilicata… che dire… almeno la multinazionale d’oltralpe sembra parlare chiaro nel considerare la nostra regione quasi come se facesse parte dell’ impero coloniale francese, un pò come il ciad o la polinesia nel ‘800, stessa chiarezza non hanno i nostri politici e gli organi d’informazione quando fanno servizi giornalistici in cui osannano le multinazionali… comunque sempre per la serie “con chi abbiamo a che fare ” ricordiamo che la total è sotto accusa per crimini contro l’umanità e di seguito riportiamo un articolo a riguardo del Corriere della Sera del 3 ottobre 2007

  

Total, inchiesta per

crimini contro umanità

L’accusa: «Manodopera forzata in un gasdotto birmano». Il ruolo di Kouchner

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Complicità in crimini contro l’umanità: l’accusa di cui dovrebbe rispondere la Total per i servizi resi alla giunta militare birmana compromette l’immagine del gruppo petrolifero e mette nell’imbarazzo la Francia, chiamata a dar prova di coerenza dopo aver affermato a gran voce, per bocca del presidente Sarkozy, la necessità di sanzioni economiche e l’obbligo morale di tagliare presenze e congelare investimenti (non solo francesi) in Birmania.

L’imbarazzo coinvolge il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, che ieri, durante il dibattito all’Assemblea nazionale, ha dovuto assicurare che la Total «non sarà esonerata» da eventuali sanzioni contro il regime. Il gruppo petrolifero è stato messo sotto inchiesta dalla magistratura del Belgio, Paese che dispone di una legislazione pertinente (si pensi all’istruttoria per il genocidio in Ruanda) in relazione a crimini di questo genere, anche nel caso in cui le vittime non siano cittadini belgi. La causa è stata promossa da quattro rifugiati birmani e si riferisce ai lavori di costruzione, negli anni Novanta, del gigantesco gasdotto di Yadana, nel sud del Paese, che oggi alimenta le centrali elettriche della Thailandia con una produzione di 17 milioni di metri cubi al giorno. La costruzione del gasdotto birmano è stata spesso al centro di indagini internazionali che denunciavano il ricorso a lavori forzati sotto il controllo dell’esercito. Da parte sua, la Total ha sempre negato di aver favorito queste pratiche, per ammettendo, nel 2001, di aver indennizzato operai birmani, circa 400, nel periodo di apertura dei cantieri.

Per sgomberare il campo dai sospetti, nel 2003 la Total affidò una missione al socialista Bernard Kouchner, allora libero da incarichi di governo. Chi meglio del «french doctor» noto per il suo impegno umanitario e per la difesa dei diritti dell’uomo poteva accertare la verità? Kouchner venne contattato da Jean Veil, figlio di Simone Veil e avvocato della Total. L’attuale ministro degli Esteri si recò in Birmania con la moglie, Christine Ockrent, nota giornalista, che realizzò per Elle un’intervista con la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, la quale dichiarava: «E’ necessario rifiutare ogni forma di aiuto che possa avvantaggiare la giunta militare». Al termine della missione, retribuita 25 mila euro, il sito della Total pubblicò il rapporto di Kouchner che tracciava un’immagine positiva del gruppo petrolifero, escludendo che la Total potesse essersi prestata «ad attività contrarie ai diritti dell’uomo». «Non è più l’epoca di embarghi e sanzioni, la cui efficacia è limitata e provoca sofferenze fra i più poveri», scriveva nel rapporto il french doctor, il quale ha sempre respinto l’accusa di benevolenza retribuita nei confronti della Total, ricordando al contrario i benefici apportati alla popolazione locale sul piano sanitario.

Le polemiche sulla missione di Kouchner vennero archiviate, come la situazione politica e civile della Birmania. Intanto continuarono gli affari e i commerci. Non solo della Total, ma delle innumerevoli società americane, europee, cinesi e asiatiche. La questione si è riproposta in questi giorni, quando la strategia delle sanzioni economiche (non solo per la Birmania, ma anche nei confronti dell’Iran) è stata riproposta con forza proprio dalla Francia. «Facciamo appello alle società private, per esempio alla Total, a dar prova di grande prudenza per quanto riguarda gli investimenti in Birmania e chiedo che non ce ne siano di nuovi», ha detto Nicolas Sarkozy dopo aver ricevuto il leader dell’opposizione in esilio a Parigi, Sein Win.
Da parte sua, la Total non ha commentato l’iniziativa della magistratura belga. Il gruppo, ai tempi della tangentopoli francese o dei traffici sul petrolio di Saddam, ha dovuto affrontare accuse non meno gravi della schiavitù nei villaggi della Birmania. Sarkozy promette un cambio di atteggiamenti e mentalità anche in politica estera. Vedremo.

Massimo Nava
03 ottobre 2007

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Un pensiero su ““con chi abbiamo a che fare”: la total

  1. Abbiamo a che fare con la TOTAL! Andate a vedere cosa fa la TOTAL a Corleto. Apre cantieri senza autorizzazione e il Comune non vede non sente non parla

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