agricoltura cessante

Agricoltura, Cia: cessate 1228 aziende nel 2012

31/01/2013 14:51

BAS  “E’ come se la Fiat di Melfi avesse sospeso per un anno intero la produzione: 1.228 aziende agricole lucane nel 2012 hanno cessato l’attività ( con un leggero miglioramento rispetto al 2011 quando sono state 21.334 …?) rappresentano tra occupazione diretta e indotta l’equivalente dei 5.500 posti dello stabilimento automobilistico lucano”. A sottolinearlo è la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori riferendo che “secondo i dati ufficiali di Unioncamere sono state 816 in provincia di Potenza e 412 in provincia di Matera le imprese della coltivazione dei campi che sono state cancellate dagli albi delle due Cciaa. L’agricoltura – evidenzia la Cia – paga dunque l’assenza di misure a sostegno del settore scontando pelle gli effetti della crisi economica, dell’introduzione dell’Imu e dei costi produttivi record.
Il modello di impresa agricola lucana continua a caratterizzarsi come “società di persona”: nel 2012 le società di capitale registrate risultano 275 (erano 292 nel 2011) e quelle attive 238 (erano 249 nel 2011).
A mettere sotto pressione il mondo agricolo è soprattutto il capitolo fiscale. Da una parte c’è l’Imu e dall’altra la macchina della burocrazia: non solo costa al settore più di 4 miliardi di euro l’anno (di cui un miliardo addebitabile a ritardi, disservizi e inefficienze della PA), ma fa perdere a ogni impresa quasi 90 giorni di lavoro l’anno solo per rispondere a tutti gli obblighi tributari e contributivi.
A tutto questo -continua la Cia- si aggiunge la stretta creditizia e l’aumento dei costi di produzione, trascinati in alto dai rincari di gasolio e mangimi, annullando quasi i margini di guadagno delle imprese, che chiudono il 2012 con redditi al palo (+0,3 per cento)”. Per la Cia serve “una riduzione dei costi, una semplificazione amministrativa e fiscale, un miglioramento dell’accesso al credito, contratti sicuri con i soggetti della filiera, soprattutto con la Grande distribuzione organizzata e di una spinta decisa verso l’aggregazione”.

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ora, a parte l’evidente errore di battitura (ma chi fanno scrivere a basilicatanet?) sulle aziende cessate nell’anno precedente, ma che nulla toglie al dato illustrato, ed a parte da alcuni “diverticoli ideologici” che sembrano suggerire che una soluzione sarebbe la trasformazione delle imprese agricole in società di capitali o forme simili (chissà che questa non sia la via scelta per il neo-latifondismo che pare volersi suggerire come soluzione a ciò che, visto come un male – le imprese individuali – altro non è che il modello naturale di impresa agricola che nel bene e nel male rappresenta la normalità in questa regione), è chiaro che le soluzioni vanno si cercate nell’aumento della redditività del lavoro agricolo, chiaro altrettanto che deve essere praticata minore burocratizzazione degli adempimenti, ma vorei fosse chiaro che senza intervento nella composizione del mercato agricolo poco si potrà fare e si finirà per praticare la solita “lamentanza” che la massimo porterà a qualche prebenda da distribuirsi in via del tutto di prossimità ai potentati locali…

noi crediamo che nella prima parte del nostro programma, dedicata all’agricoltura, vi sia l’unica risposta praticabile ad una crisi del settore che non è più ciclica, ma sistemica.