Comunicato stampa di Comunità Lucana

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

 

 

Su Fenice si rischia l’incomprensione popolare

 

Sul termo-distruttore Fenice si è detto e scritto di tutto in questi anni e così la relazione del presidente della Commissione, Pagliuca, letta martedì in Consiglio Regionale, avrebbe dovuto porre alcuni punti fermi ed inequivocabili su una vicenda che pare non attendere altro che la parola fine, decretandosi la necessità di un superamento della stessa “necessità” di ospitare ancora in questa regione un plesso di incenerimento dannoso all’evidenza dei fatti ed inutile alla previsione di un ciclo dei rifiuti normale.

 

Eppure ciò che sarebbe dovuto apparire una ovvia conseguenza di una lunga attività di indagine, cioè chiudere Fenice senza se e senza ma, come da anni si chiede insistentemente e come ci si sarebbe aspettati con le ragioni di una impossibilità di soluzione alcuna che non l’immediata calendarizzazione di un provvedimento legislativo regionale specifico, la discussione si è impantanata nella schermaglia di fondo tra una opposizione che ha tentato di strumentalizzare anni di innegabili pantani, vanificando anche l’ottimo ed analitico lavoro della commissione ed una maggioranza che ha preso il suo tempo per smorzare nel rinvio l’effetto di condanna di sistema che sarebbe emerso dalla relazione stessa se approvata così come richiesto dal consigliere Rosa.

 

Comprensibile richiesta quella di Rosa, mettere ai voti non solo la relazione, ma i sistemi di gestione che hanno operato in due decenni in una condanna politica tout court,  ma altrettanto comprensibile il rinvio richiesto dalla maggioranza, stando almeno a quelle logiche di tecnica consiliare aduse certo ai consiglieri regionali ed ai gruppi, ma ben poco comprensibili ad una opinione pubblica per la quale la domanda che con certa semplicità si poneva era – ma Fenice la chiudiamo o no? – e che di certo non si sarebbe aspettata ciò che gli appare come un annacquamento del tema nel trascorrere del tempo.

 

Urge allora una chiarezza che nella seduta consiliare e nel suo terminare burrascoso in una uscita dal consiglio del gruppo PDL che ha fatto mancare il numero legale, a detrimento così di altri argomenti di vitale importanza quali la rimodulazione del finanziamento della COPES per non incidere sugli assegni di cura, proprio non è emersa, trascinata in sterili polemiche di parte che anziché far emergere comuni intendimenti su come superare una faccenda, riportano la stessa in un mare magnum di rivendicazioni contrapposte che non aiuta la risoluzione dei problemi, ma la confina nel limbo ormai incomprensibile alle persone comuni di una politica che litiga sull’eziologia degli stessi, anziché cercarne vie d’uscita.

 

Vie d’uscita che, come pur emerso in qualche intervento, sono affidate alla redazione di un piano rifiuti regionale che superi quell’impianto nella realizzazione di una raccolta differenziata e di quel circuito di riverginazione della materia che tante esperienze nazionali ed internazionali dimostrano ormai come unica alternativa all’incenerimento o alla bufala mediatica della termo-valorizzazione all’italiana, piano e legge che di fatto esistono già alla discussione, la proposta di legge sul ciclo dei rifiuti elaborata dal sottoscritto e da Comunità Lucana e presentata dai consiglieri Mollica, Romaniello, Falotico e Navazio che ne hanno assunto l’onere di firma, ma impantanato nelle secche delle commissioni e nel vincolo di studio e realizzazione affidata da un documento della giunta agli stessi uffici che già si sono dimostrati poco capaci di operare perché il problema rifiuti in regione non si demandi più ai fuochi di Fenice.

 

Ecco, sarebbe occorso che martedì sera in Consiglio, proprio al termine della relazione del presidente della Commissione, Pagliuca, qualcuno avesse preso parola per il richiamo immediato della proposta di legge in aula come primo strumento per superare Fenice nella dettagliata e chiara dizione dell’art. 1 della stessa che recita un testuale divieto di incenerimento in qualsiasi forma di materiale proveniente dai rifiuti, siano essi tal quale o selezionati, e ciò per rendere subito chiaro che ai problemi occorre che si risponda prima con le soluzioni, poi con la ricerca di colpevoli.

 

Questo probabilmente sarebbe stato linguaggio fattivo comprensibile all’opinione pubblica ed a quella  sua sensibilità che, non compresa od elusa, è sin troppo facile immaginare cada preda di facilonerie e demagogismi che sarebbe facile evitare solo mettendo nel calendario della politica fattualità e volontà di ben operare e presto e non più tecnicismi e tatticismi che rinviano alle calende prossime venture ciò che da anni attende risposte non più rinviabili. Chiudere Fenice è ciò che vi chiede la gente.

 

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana