i saggi?…

procediamo ad una analisi del lavoro dei 10 “saggi”, premettendo che se oggi come allora rimango del tutto convinto che si sia trattato di una “presa di tempo” o di una “refrigerazione” della crisi politico istituzionale innescata dall’assurdo voto di febbraio e dal blocco nella formazione del governo, si aggiunge ora la constatazione di una sorta di “manuale delle istruzioni” che napolitano ha voluto lasciare al nuovo presidente della repubblica – quello che si dovrà ancora fare a partire da giovedì, ovviamente – in una inusuale ed a mio modo di vedere inopportuna ingerenza in quella libertà di giudizio che è presupposto del ruolo stesso del presidente della repubblica…

qualcuno così magari griderà al “piccolo golpe”, altri probabilmente all’inutilità di questo lavoro dei “saggi” (che a mio avviso, tranne la figura di onida, proprio saggi non sono), qualcun altro in perfetto stile “tg1” ravviserà magari il “grande senso di responsabilità” del presidente napolitano, forse qualcuno più attento (tra cui permettetemi di inserirmi) sottolineerà che questo atto di formare un “direttorio tecnico di commissariamento” dei futuri governi è in perfetta continuità con l’attività di un presidente che di fronte alla crisi politica e morale del paese, figlia certo di un errata impostazione che da tangentopoli in poi ha ingabbiato il paese in una cultura maggioritaria che non gli appartiene per storia, prassi quotidiana ed atteggiamento civico, ma anche e soprattutto dei guasti demo- necrofori berluskoniani e di una cultura arraffona di quella “sottospecie darwiniana” di sinistra di governo improponibile per progetti inconsistenti ed uomini pavidi che l’hanno rappresentata, piuttosto che usare il suo potere di richiamo etico al paese, ai suoi rappresentanti politici, ma anche e forse soprattutto ai suoi cittadini per invertire marcia, ha preferito ingessare tutto in un dannoso “europeismo di maniera” di cui il governo monti è stato dal novembre del 2011 ad oggi il totem al cui altare sacrificare ogni possibilità di rinnovamento e maturazione della politica…

napolitano sbagliò in quella data del 2011 a dare incarico a monti nell’aura di salvatore della patria con sugello senatoriale a vita perchè non osò, sia pavidamente che per mero calcolo, portare il paese all’unica prova che gli avrebbe consentito di tentare di salvarsi, ad elezioni nelle quali la vittoria del centro-sinistra sarebbe stata certa, la scomparsa di berluska e del suo carrozzone di comparse tragi-comiche altrettanto, impossibile la nascita di un centro montiano e l’ascesa di grillo di fatto bloccata sul nascere…e sbagliò per pavidità tipica dell’uomo politico e della sua storia politica (inutile ripercorrerne le tappe che presuppongo note a molti) e per il mero calcolo di chi voleva tenacemente imporre un “nuovo ordine” al paese a costo di sabotarne la crescita e la maturazione culturale che elezioni in quel momento tragico avrebbero ipse facto dovuto far sorgere negli italiani…il resto dell’attività del governo monti è storia di ieri (purtroppo anche di oggi), così come questa assurda gestione delle elezioni politiche anticipate di pochi mesi a fronte di una sfiducia non palesata proprio a quel governo e di una legge elettorale che si era ad un passo dall’approvare e che si è voluti così “evitare”…

perchè ciò che emerge dal lavoro dei saggi rispetto alla legge elettorale, perno intorno a cui necessariamente ruota la vita democratica dui un paese, è che la loro proposta è una convinta “limitazione dell’accesso alla politica” che quel sistema misto maggioritario/proporzionale con una alta (seppur non indicata) soglia di ingresso e una contestuale riduzione dei parlamentari a 480 per la camera dei deputati che diviene unica camera politica (il senato diventa una camera delle regioni a 120 rappresentanti eletti in base alla demografia delle stesse regioni) che di fatto permette una partecipazione alla vita istituzionale ad ancor meno soggetti di quanti non siano oggi per numero di rappresentanti (e quindi di rappresentatività degli elettori) e soggetti partitici…e neppure una parola sulle preferenze…nel piccolo, da parte nostra come un contributo lasciato alla buona volontà, si era proposto un sistema elettorale misto e una sola camera politica, ma con un segno opposto a quello venuto fuori da questo lavoro – aprire la politica alle idee – ma ovviamente che peso volete possa avere una proposta lanciata su un blog, se non la speranza che qualcuno senziente possa averne percepito il sentore di rinnovamento?…

ma la cosa più assurda è che si parla di aprire la politica attraverso la necessità che i partiti siano strutture meno opache (proposte istituzionali capitolo 1 punto 6), ma la si chiude nei fatti suggerendo sia di innalzare il numero di firme per i referendum e per le leggi di iniziativa popolare (punti 8-9) a motivo che la popolazione italiana non è più quella del 1946, sia di modificare attraverso appunto la riduzione dei parlamentari il rapporto tra elettori ed eletti che se oggi è di circa 95.000 elettori per parlamentare eletto alla camera, domani diverrebbe di 125.000 per ogni rappresentante eletto, nella ulteriore limitazione che un’alta soglia di ingresso già rappresenterebbe di fatto, escludendo il voto di opinione per le formazioni minori in virtù di un ancor più marcato “voto utile”…

e poco cambia se al punto 7 (referendum confermativo delle leggi di revisione costituzionale) si rafforza teoricamente la possibilità del cittadino di dire la sua sulle ormai troppe revisioni che hanno snaturato la carta costituzionale, se allo stesso punto 8 (referendum abrogativo che verrebbe ammesso dalla corte costituzionale già oltrepassate le 100.000 firme raccolte, con un quorum dinamico calcolato sulla base delle ultime votazioni alla camera senza però indicare se sui voti validi o su quello di coloro che sono andati ai seggi ed il divieto tutto teorico di ripristinare la norma abrogata o comunque di aggirare il risultato dello stesso referendum), al punto 9 (obbligo teorico di deliberazione della camera a fronte della presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare), al punto 10 si introduce un assai labile concetto di democrazia di prossimità rispetto ai dibattiti sui territori circa i grandi interventi infrastrutturali (ma a spese dei commitenti!!!), il risultato non conduce verso maggiore partecipazione, ma verso la teoria di una maggiore partecipazione assunta a postulato tutto da dimostrarsi nelle discrepanze tra democrazia formale e democrazia concreta, con l’enunciato al punto 11 principio di legalità che rimane a “pannicello caldo”…

continua…