Comunicato stampa di Comunità Lucana

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

(invitiamo comunque il sito di basilicatanet, vista l’importanza delle questione che va ben oltre ogni altra faccenda, a riprendere l’argomento qui trattato…abbiamo perso il suo indirizzo mail)

 

 

Un referendum consultivo sulle estrazioni di idrocarburi, una forzatura a fin di bene.

Non c’era probabilmente da aspettarsi altro, ma la sentenza della Corte Costituzionale sulla cosiddetta “moratoria” se da un lato non modifica il quadro normativo esistente, che lascia alla regione, almeno fino a modifiche già in itinere dell’art. 117 della Costituzione, quell’ampia potestà tante volte invocata e inascoltata, di pronunciarsi con pareri negativi alle richieste delle compagnie petrolifere dall’altro apre però un discorso ampio sugli idrocarburi che non vorremmo veder “friggere” nell’aria elettorale in cui è già precipitata la regione come retorico cavallo di battaglia.

Occorre per essere chiari – lo dicemmo lo stesso giorno dell’approvazione di quell’articoletto di legge direttamente al presidente ed all’allora assessore all’ambiente – una scelta molto più coraggiosa e più incisiva di quanto invece non sia stato approvato quel giorno in cui scoprimmo di essere diventati una regione “quasi no oil”, una scelta di tipo programmatico che al di là di ogni gerarchia di fonti legislative, ponga in essere una condizione politica di fondo, rifiutare ogni ulteriore attività estrattiva, come base di un ragionamento sul futuro della regione stessa.

Ciò vale a dire che, riforme del titolo V o meno, sentenza della Corte o meno, deve essere ribadito che la Basilicata non vuole altre estrazioni o ricerche e che l’argomento è appunto politico, riguardando un preciso atteggiamento della popolazione lucana che trasversalmente deve permeare ogni decisione di una politica che non può più ritenersi avulsa o distante da ciò che la volontà popolare esprime.

E così tocchiamo un punto importante che provo a riassumere in una domanda – ma il popolo lucano, reso edotto con imparzialità sull’argomento, cosa mai avvenuta finora, non dovrebbe avere possibilità di esprimersi su una materia tanto pregiudicante la programmazione del proprio territorio per stabilire un “fatto politico” dello stesso segno che ebbe il “fatto politico” di Scanzano, quando pure fu la volontà popolare a dire no al deposito unico di scorie, quindi ben oltre le leggi?

A voler riassumere ulteriormente credo che i tempi siano ormai maturi per una consultazione popolare che appunto “ascolti” il popolo in materia di idrocarburi e territorio e dia così la sostanza politicamente attiva che serve per trasformare le opposizioni che pure un presidente dimissionario promette e che in virtù proprio di quelle dimissioni potrebbero essere di natura solo transitoria, non impegnando affatto il successore e la parte politica con cui sarà eletto.

Più volte, discorrendo con altri soggetti impegnati nell’opposizione agli idrocarburi, abbiamo convenuto sulla probabile dannosità di eventuali strumenti consultivi popolari che, senza un atteggiamento chiaro in materia da parte delle maggioranze/minoranze regionali – e non vorrei si dimenticasse mai ciò che solo fino a poco tempo fa si diceva in quegli ambiti sulla “risorsa” petrolio, vedi il caso memorandum – avrebbero quasi di certo portato a volontà espresse in senso favorevole da parte di una popolazione non informata correttamente e nutrita con razioni abbondanti di quel “becchime di regime” che narrava di lavoro, investimenti e bonus carburanti.

Ma crediamo che i tempi siano cambiati e molta consapevolezza sia stata acquisita da parte dei lucani da allora, stante contraddizioni irrisolte e sempre più visibili, e così se a questa consapevolezza a tratti strisciante, a tratti evidente, si aggiungesse anche una specifica e inequivocabile indicazione negativa da parte di una trasversalità di forze politiche regionali verso il perdurare di atti invasivi dell’industria petrolifera e di uno Stato che a tratti pare identificarvisi, quando non riconosce le ragioni ed i diritti di una comunità che pur della sua cittadinanza fa parte, forse una consultazione popolare riporterebbe il secco no dei cittadini lucani a che il proprio territorio si trasformi in una “damigiana petrolifera”.

Chiaro che un referendum consultivo regionale avrebbe forse uno scarso rilievo legislativo, trattandosi di una fonte secondaria rispetto alla legislazione nazionale e nelle more di modifiche surrettizie di una Carta Costituzionale sentita da parte di alcuna politica come ostacolo e non garanzia, del combinato di leggi conseguenti, della stessa sentenza della Corte, ma un valore politico enorme, se scaturisse dalle urne un risultato oppositivo all’estendersi delle attività legate agli idrocarburi, e tale da non potere non  essere ascoltato.

Così più che fare divenire l’argomento petrolio la materia da campagna elettorale che temiamo stia già per divenire, stando a scomposte dichiarazioni udite, quindi ciarpame retorico di bassa lega ad uso e consumo di pifferai, illusionisti e narratori di filastrocche, che la politica regionale tutta si impegni a fare in modo che siano i lucani ad essere ascoltati in una materia tanto pregiudicante il futuro della propria regione, cosa questa che consentirebbe di svelare ogni ipocrisia finora consumata in merito.

Che si proceda subito alla convocazione del referendum consultivo sulle estrazioni di idrocarburi che, pur non essendo previsto alla Statuto Regionale non novellato della nostra regione, può convocarsi o come forma di consultazione ex lege che nulla toglierebbe al suo valore politico, o con la più rapida approvazione di una Legge Regionale sul modello della L.R. del Molise n. 35/75 che, su questioni di particolare interesse per il territorio o parte di esso, affida la titolarità della richiesta alla maggioranza del Consiglio Regionale, e che pur in presenza dell’eventuale ricorso del Governo contro la legittimità dell’approvazione di una legge a valore statutario, quindi non ordinaria, da parte di un Consiglio ormai costretto agli affari correnti, avrebbe modo di potersi svolgere prima dell’esito a sentenza della Corte e costituirsi così a “fatto politico” prima delle elezioni regionali. Una forzatura, ma certo a fin di bene. 

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana