Comunicato stampa di Comunità Lucana

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La ciambotta, l’arte di “cuv’rnà” ed il cambiamento.

Da più parti si odono richiami alla costruzione di coacervi elettorali fondati sull’essere contro il sistema Basilicata, il sistema cioè fondato sul baronato PD, qui più che altrove figlio di un’unione carnale tra la vecchia DC ed il vecchio PCI, nelle rispettive metamorfosi popolari/margherita e pds, ds, consumatosi sul talamo del potere e della sua conservazione, nell’acquiescenza sostanziale di un PDL più pronto al baratto delle postazioni che ad una vera opposizione.

E se comprensibile è l’appello al superare divisioni che sarebbero ragioni d’appartenenza pregressa e personalismi mascherati in favore del riconoscimento di una istanza superiore, ciò che non ci convince è la ciambotta, questo nobile e gustoso alimento che però presuppone che in padella ci siano insieme ortaggi e tuberi, non anche frutta mista o magari gli avanzi del giorno prima.

Ora che alcuni credano che mettere ai fornelli simile pietanza possa scatenare i reali cambiamenti che tutti o quasi ci aspettiamo per il futuro di questa terra è legittimo, pur chiedendosi quale possa essere il fondo di cottura in cui amalgamare i troppi e differenti sapori, ma a pietanza cucinata siamo certi che quel piatto, fatte le debite considerazioni sull’antropologia del voto in regione, per sua natura stabile e conservativo poiché legato ad una attitudine moderato-continuista dei suoi abitanti, oltre che ai legami vari del “voto affidato alla clientela ed al bisogno”, basti ad essere riconosciuto come progetto e quindi offrirsi come alternativa reale?

Sarebbe poco avveduto non considerare che proprio quella cultura tanto difficile a superarsi tenderà, in mancanza di un reale mostrarsi di alternativa credibile e praticabile, a premiare ancora l’assetto di maggioranza che ha retto finora  la regione.

Ma se la ciambotta e l’eterogeneità di ingredienti non è appetibile, ciò non significa che tristemente ci si debba accontentare di quanto “offre il convento”, quindi dell’offerta di un centrosinistra che se non è costretto a cambiare, riproporrà tutte le sue logiche gattopardescamente, o di un centrodestra che non vuole e può riconoscersi altro che “intruppato” nell’esercito stolto di un condannato e del suo regime.

Piuttosto cercare di veicolare una volontà di cambiamento significa dialogare con le forze ed i rapporti politici e numerici reali per mettere in campo la costruzione di un movimento di cambiamento reale che vada oltre i volti, noti e meno noti, pur non potendo prescinderne, visto il sistema di voto regionale, ed arrivi alla sintesi di un percorso programmatico in grado di riconoscere le istanze, i bisogni, le visioni di un futuro possibile, i pericoli da cui allontanarsi, in una logica che svincoli definitivamente il governo di questa terra da ogni analogia con il dar da mangiare agli animali dell’aia secondo la definizione per cui lanciare becchime è inteso come “cuv’rnà” (trad. governare).

Per questo è stata lanciata la nostra candidatura ed è per questo che responsabilmente la rilanceremo nel contenitore che razionalmente e realisticamente dovrebbe selezionare il cambiamento auspicabile, le primarie del centrosinistra, nella possibilità che sia la candidatura di un indipendente e del percorso di programma che questi persegue, ad essere intravista dai cittadini come il punto nodale attraverso cui far passare la volontà di cambiare ed il progetto che ad essa deve necessariamente essere legato,  per dare corpo e voce a quell’altra Basilicata che si costruisce “per” e non “contro”.

Ciò annunciato, è tempo quindi che si proceda sia ad una rapidissima convocazione di un incontro di coalizione per la definizione delle regole di partecipazione, incontro che riteniamo indispensabile ed il segnale che non ci sono autoreferenze da parte del principale attore, il PD, nel fissarsi di regole che di fatto possano limitare la partecipazione più ampia (riteniamo quasi assurdo che servano 1500 firme di sostegno alla candidatura, quando ne occorrono poche di più per presentare una lista, senza indicare quali siano i cittadini abilitati a firmare, i moduli su cui raccogliere, le sedi dove si debbano raccogliere, se le sottoscrizioni debbano essere autenticate dai soggetti preposti dalla legge, e via discorrendo).

In quella sede indicheremo tutte le nostre idee a riguardo per fare in modo che quel momento diventi il momento democratico di una regione che sceglie il suo futuro, decisa e convinta a non ripetere i troppi errori del suo passato, e non soltanto il conclave più o meno ampio di una parte dei lucani chiamati ad una ratifica di scelte fatte altrove.

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana