comunicato stampa

Comunicato stampa del comitato no oil Lucania

Una ispezione dei NAS, il sequestro di ben tre (3) panelle di pane, un verbale di multa ad alcuni organizzatori e ad un utente sorpreso con il corpo del reato tra le braccia, una pagnotta appunto, così si è conclusa l’operazione interforze contro la distribuzione di generi di prima necessità a prezzi da fiilera corta che il GAP, gruppo di acquisto popolare, a norma delle vigenti normative in materia stava effettuando nella mattinata dello scorso sabato 8 novembre a rione cocuzzo di Potenza (Serpentone), ed è stato difficile per la popolazione accorsa spiegarsi le ragioni di un simile atto di arroganza di un corpo di polizia a cui tutti teniamo particolarmente, impegnato in una incursione che una telefonata di una fornaia di Tito ha scatenato.

Ancor più paradossale appare il fatto che un funzionario della ASL, che pure nella settimana precedente aveva visitato il banchetto del GAP senza aver avuto nulla da ridire in merito alle condizioni igieniche, come da documentazione a suo tempo rilasciata, abbia però in questa occasione riscontrato pecche che si sono aggiunte alla contestazione che i NAS hanno elevato circa una distribuzione a soci confusa per una vendita che ha fatto scattare il controllo sanitario, come dire che ogni volta che compriamo il pane alla nonna e nessuno ha nulla da ridire, da oggi questa consegna potrebbe divenire uno scambio economico suscettibile di controlli sanitari.Ma al di là dell’increscioso inconveniente in cui potrebbero essere cadute le forze dell’ordine ed un funzionario di tanta tardiva solerzia, ben altre sono le nostre considerazioni circa la fondatezza di una iniziativa, quella del GAP a Potenza, a cui il Comitato No Oil Lucania ha aderito con profonda convinzione, visto il significato altamente simbolico di individuare l’evidenza ed indicare una strada di risoluzione di una grave problematica, il costo cioè per quelle fasce sociali già altamente penalizzate dalla “bizzarra” distribuzione del reddito di questi anni di mercato ideologicamente deregolamentato, di ciò che davvero occorre per vivere, pane e pasta in primis, ma non solo.Ovvio che se da un lato simili iniziative contribuiscono all’apertura di un caso che le fredde geometrie delle manovre anti-crisi non sembrano tener di conto, la reale sofferenza di fasce sociali svantaggiate sempre più ampie, a tutti noi appare scontato che attraverso una distribuzione non si risolve certo una questione sociale, ma di sicuro ne si svela la sua drammaticità fatta non solo di simbolismi, ma di necessità oggettive.Il prezzo dei generi di prima necessità è stato ed è infatti gonfiato e distorto da tante speculazioni finora colpevolmente tollerate in nome di una certa idea del mercato senza regole, che per i tanti che già oggi sono di fatto marginali rispetto ai processi economici ed ininfluenti rispetto alla composizione di domanda e offerta si pone un problema di diritto alla sopravvivenza.Se non calmierati i prezzi attraverso seri interventi sulle catene distributive, con il prosieguo della crisi in atto si arriverà  in breve a forme di disagio molto grave, un disagio che riguarderà anche quelle fasce di reddito che oggi paiono solo dover ridurre genericamente alcuni consumi, ma che in realtà è proprio al soddisfacimento dei bisogni essenziali che dovranno destinare quote sempre più crescenti di reddito.Ma nella nostra regione questa crisi recessiva globale, che si prevede lunga e dagli effetti devastanti, agisce anche su un cronico svantaggio economico e sociale, intersecandosi e sovrapponendosi drammaticamente proprio a questo, e necessitando così di urgenti e non ulteriormente procrastinabili interventi a sostegno proprio dei bisogni primari.A fronte di una espropriazione di ingenti risorse e di una destinazione coatta del territorio e delle sue vocazioni dai toni divenuti ormai intollerabili, ci pare che una risposta delle istituzioni al riguardo sia doverosa. Che i Nas abbiano effettuato una ispezione è comunque cosa che giudichiamo positiva, ma il vero dato è un altro, occorre trovare risposte sistemiche, occorrono regole certe da dare al mercato, occorrono politiche sociali e non solo  manovre salva-banche e salva-manager.L’iniziativa del GAP ha lo scopo di promuovere la costituzione di una filiera corta dei prodotti di prima necessità estesa all’intero territorio regionale ed all’intero sistema della distribuzione, cosa che ci pare la risposta più adeguata ai bisogni dei cittadini, per i suoi effetti benefici sui redditi generali, sui consumi energetici legati ai cicli di trasporto, sulla salvaguardia della salute, tutto il resto ci pare tardo-corporativismo o becera liturgia mercantil-liberista. 

Miko Somma, portavoce del comitato no oil Lucania, aderente al GAP.