il programma passo per passo – 1) agricoltura

 il programma passo per passo – 1) agricoltura

partiamo dal nostro programma per l’agricoltura e la zootecnia, per il momento sviluppato su dodici punti, premettendo che per questo settore dal forte peso sull’economia della regione e dalla forte valenza ambientale posta in essere da corrette metodologie di uso dei terreni, l’integrazione con il sistema di norme di protezione e salvaguardia ambientale deve essere perseguita con forza, fino al punto nodale di creare un inter-dipartimento regionale all’ambiente ed all’agricoltura che sostituisca gli attuali due dipartimenti separati, unificando amministrativamente procedure che vanno tenute insieme in un unico progetto coese ed avente come scopo sia la conservazione del patrimonio ambientale e paesaggistico, sia la messa a sistema di un circuito agricolo strettamente connesso alla incontaminatezza del nostro territorio:

 

I. Dichiarazione programmatica e statutaria dell’incontaminatezza del territorio come obiettivo prioritario dell’azione di governo e dell’agricoltura biologica-tradizionale come vocazione economica prevalente della regione Basilicata.

si tratta di un punto estremamente importante poichè si definisce a livello statutario (e quindi programmatico) che nel territorio della regione l’incontaminatezza dello stesso è il valore cardine sul quale innestare la vocazione agricola biologico-tradizionale (di fatto ciò che oggi definiamo biologico nelle sue varie branche e che sino a pochi decenni fa era la norma di coltivazione) come evento primario dell’economia lucana, quindi da tutelarsi in maniera prevalente

II. Indicazione del sistema biologico-tradizionale di coltivazione come unico sistema compatibile e permesso nel territorio regionale con divieto espresso all’uso di fitofarmaci, insetticidi e sostanze chimiche di sintesi, concimi di sintesi, farine animali e sementi ogm anche rivolte alla sola alimentazione animale.

e veniamo già ad una delle conseguenze dirette del punto 1), l’indicazione del metodo biologico-tradizionale come unico metodo compatibile e permesso di coltivazione (e di allevamento zootecnico) sul territorio regionale, quindi nell’espresso divieto di ogni ammendante, concime, farmaco, insetticida di sintesi, quindi da processo chimico-industriale, e dell’uso di sementi geneticamente modificate…punto sul quale certamente potrebbe aprirsi uno scontro a livello di normativa europea a riguardo della libertà di mercato, ma che diverrebbe secondario rispetto ai principi generali di precauzione sanitaria ed ai poteri di indirizzo e programmazione affidati alle giunte regionali…punto questo che consentirebbe l’acquisizione di una “patente” di salubrità dei prodotti certificata da un ente territoriale che ne garantisce legislativamente la purezza e che in sede di commercializzazione dei prodotti agri-zootecnici avrebbe una grande valenza a livello di marchio tipico territoriale, con gli evidenti vantaggi che ne deriverebbero sia in termini di maggiore conoscibilità del prodotto, sia in termini di garanzia verso un mercato sempre più attento alla qualità organolettica e naturale dei prodotti di consumo

III. Realizzazione del sistema della filiera corta e del chilometro zero organizzata in reti di negozi in collaborazione con le associazioni di categoria riservata ai soli agricoltori della regione, con fissazione per il restante comparto distributivo di un limite del 50% obbligatorio di prodotti agro-zootecnici da reperire in loco.

ci pare del tutto chiara la finalità di questo punto, costruire cioè un comparto locale che tenda in primis alla cosiddetta “sovranità alimentare”, quindi alla produzione, commercializzazione e consumo a filiera corta delle derrate alimentari, eliminando cioè ogni intermediazione esterna che influisce ovviamente sulla formazione del prezzo, in tal modo consentendo per l’acquirente locale dei risparmi sulla spesa alimentare (ed una salubrità del prodotto che pone vantaggi in termini di salute), ma al tempo stesso la corresponsione di un maggior prezzo corrisposto ai produttori, cosa questa che evidentemente sostiene ed incoraggia sia l’imprenditoria agraria diffusa, sia un maggior ricorso a manodopera, quindi maggiore occupazione…ovviamente per ogni merce che non sia reperibile in loco o la cui richiesta sia eccedente il valore di produzione locale deve essere stabilito libero accesso ai mercati, nella fissazione però di un limite del 50% che ci pare congruo rispetto alle potenzialità produttive della regione

IV. Realizzazione del mercato ortofrutticolo lucano a totale controllo pubblico.

punto questo che consegue direttamente al precedente, nella considerazione che per quanto corte le filiere è ovvio che è solo teoricamente che si parla di km 0 nell’orizzonte di poter ridurre certamente il trasporto di merci ed i consumi energetici necessari (e che hanno un peso non indifferente sulla formazione del prezzo finale), necessitandosi così non solo di un punto di accumulo, conservazione e vendita rivolto ai grossisti, sia locali che provenienti da altre regioni, ma di un punto di formazione di un prezzo verso l’esterno che sfugga al ricatto degli stessi grossisti, ad oggi lasciati liberi di contrattare azienda per azienda, il più delle volte nella corresponsione di un prezzo incontrollabile ed intrattabile visto il veloce deperimento delle merci e l’impossibilità concreta alla vendita dei prodotti se non attraverso queste figure “predanti”…il controllo pubblico del mercato sarebbe appunto la garanzia di non intromissione di logiche altre che non siano l’interesse pubblico

V. Incentivazione della micro-industria diffusa di trasformazione agricola con affidamento del prodotto ad un Consorzio Regionale del Prodotto Agri-Zootecnico Lucano che ne tuteli raccolta, conservazione, etichettatura, tracciabilità ed osservanza dei principi ai punti 1) e 2), nonché le operazioni a monte di vendita di sementi e concimi.

come conseguenza agli altri punti esposti appare chiara la funzione di un consorzio che sovraintenda alle fasi più “industriali” della produzione stessa, nell’ottica di creare un marchio lucano di tipicità garantita, ma avendo cura di organizzare le fasi di ciclo del prodotto agricolo

VI. Creazione di un ufficio regionale speciale per la promozione ed il marketing del prodotto agri-zootecnico lucano in accordo al punto 5).

crediamo che questo punto sia del tutto chiaro ed in diretta conseguenza del punto precedente…appare evidente che la creazione di un team di esperti che curi tutte le fasi di studio, pubblicità ed immissione nelle reti distributive di un prodotto sia un elemento chiave per la sua affermazione sui mercati

VII. Riforma dell’ALSIA in assunzione del compito di programmazione annuale della produzione agricola sostenibile e gestione della produzione di sementi presso le aziende agricole regionali, nonché allo sviluppo di tecniche ambientalmente compatibili in accordo ai punti 1) e 2).

eccoci ad un punto spinoso e sul quale tuttavia crediamo necessaria una radicale riforma del compito istituzionale di un ente che, commissariato da tempo immemore, pur dovrebbe curare gli aspetti dell’innovazione, della ricerca e della messa a rendimento produttivo delle nostre colture, e che , tuttavia, ciò non riesce a fare per via di una “occupazione coatta” da parte della politica che di fatto fa perdere la mission originaria dell’agenzia nei rivoli del clientelismo più spiccio…crediamo che l’alsia debba e possa, una volta riformata, assumersi il ruolo di programmazione della produzione e di sperimentazione di nuove tecniche ambientalmente compatibili

VIII. Liquidazione dell’ARBEA, le cui funzioni vengono trasferite al dipartimento agricoltura della regione.

ci pare doverosa la liquidazione di un ente di fatto inutile, primo perchè copia regionale di una agenzia di stato preposta ai pagamenti delle contibuzioni, l’agea, secondo perchè troppi sono stati i casi di malversazione operata sulle sue finalità istituzionali…crediamo che le attività di arbea possano essere assunte dal dipartimento regionale

IX. Creazione dell’Ufficio Scientifico Interdipartimentale del Patrimonio Agri-zootecnico Lucano come responsabile unico, in accordo con l’Università della Basilicata – Facoltà di Agraria, della conservazione delle varietà locali, con compiti di ricerca e miglioramento selettivo non genetico delle varietà coltivabili lucane, con specifica indicazione alle specie ammesse alla coltivazione sul territorio regionale.

appare evidente che simile ufficio è in parte una conseguenza della frettolosa liquidazione di metapontum agrobios, azienda efficiente se non le fossero stati finora attribuiti compiti impropri, quali i monitoraggi ambientali, ed una gestione alquanto bizzarra che ora viene ripartita tra alsia ed arpab, nell’evidenza della perdita della sua specificità scientifica acquisita…la collaborazione con l’università di basilicata volta alla selezione e riselezione del patrimonio delle varietà coltivabili e così la tabellazione delle specie ammesse alla coltivazione delle specie ammesse a coltivazione ci sembra ottimo recupero delle finalità di ricerca, del tutto demandate ad un ente pubblico

X. Introduzione del sistema di compensazione debiti-crediti tra aziende agricole, Consorzio Regionale ed il sistema creditizio con garanzia sussidiaria regionale.

punto importantissimo e che, nella doverosa spiegazione di cosa, come, dove e quando la garanzia sussidiaria regionale entra a beneficio del sistema dell’impresa agricola (come di altri settori), spiegazione che oltre faremo nei suoi punti specifici, ben introduce la nostra filosofia di limitare le partite finanziarie a rischio per le aziende stesse, portando a garanzia da parte della regione basilicata le partite finanziarie tra aziende impegnate nel consorzio regionale e sistema creditizio, al fine di impedire sovraesposizioni debitorie

XI. Borsino dei Terreni Agricoli atto a favorire, attraverso crediti agrari garantiti (vedi punto 10) la ricostituzione, previo riconoscimento dei requisiti zonali, della Unità Minima Agri-Zootecnica come criterio di riferimento per un sistema di compravendite, permute e perequazioni che porti alla ricostituzione di entità agri-reddituali atte a garantire condizioni di reddito non inferiori al limite di povertà relativa, in accordo con le normative europee sul settore.

lo scopo del borsino appare chiaro…ricostituire attraverso compravendite, permute e perequazioni unità agricole sufficienti alla costituzione di un reddito minimo per gli agricoltori garantito dalla produzione di prodotti agricoli su superfici compatbili, nella considerazione che i frazionamenti successori alle assegnazioni delle riforme agrarie hanno spezzattato i fondi agricoli in unità troppo spesso frammentate a tal punto da impedirne una razionale coltura e favorire il progressivo abbandono di terreni, con conseguenza gravi sia dal punto di vista della manutenzione degli stessi, che, come conseguenza dell’abbandono, di pericoli di “incetta di terreni” da parte di entità che di fatto tendono alla ricostituzione di nuovi latifondi per usi troppo spesso non prevalentemente agricoli

XII. Divieto assoluto alla coltivazione di varietà agri-energetiche oltre l’autoproduzione volta al soddisfacimento dei bisogni energetici delle singole aziende, anche organizzate in consorzi e/o cooperative locali, con esclusione di ogni processo di combustione diretta e sorveglianza pubblica delle coltivazioni di masse per bio-carburanti.

chiara appare la contrarietà ad ogni coltivazione “no-food”, se non in casi strettamente monitorati e volti esclusivamente alla autoproduzione consortile di carburanti a destinazione totalmente interna, e ciò nell’ottica di impedire che la nostra agricoltura diventi un campo di produzione di energia non direttamente afferente ai bisogni locali