il programma passo per passo – 3) ciclo dei rifiuti

il programma passo per passo – parte 3) ciclo dei rifiuti

 

abbiamo articolato la nostra proposta di programma sul ciclo dei rifiuti sia in un vero e proprio documento che qui diamo in versione sintetica, non potendo offrirlo in versione documentale intera, vista sia la corposità che i dettagli tecnici, sia nella forma di una Proposta di Legge Regionale a cura di consiglieri esterni al nostro partito ed a data attuale giacente presso la III commissione regionale in attesa di discussione, avvertendo che nella trattazione del tema la parte sui rifiuti speciali verrà considerata a parte, vista la legislazione nazionale prevalente sul tema stesso:

I. Piano Regionale dei Rifiuti e Ciclo dei rifiuti solidi urbani (rsu) organizzato su base regionale con formazione di un ambito territoriale fondato su 4 zone interdipendenti.

crediamo che ogni forma di organizzazione di un ciclo dei rifiuti efficiente debba superare nella nostra regione la logica della ripartizione per province ed addivenire a soluzioni territorialmente più omogenee e rispondenti ai criteri di economicità e razionalità, quindi alla ripartizione in 4 zone tra loro simili sia per numero di abitanti, e quindi utenza e produzione, che insistenti su una rete viaria comune che impedisca grandi movimentazioni della massa dei rifiuti, evitando l’aggravio dei costi e razionalizzando le fasi di raccolta, recupero, riciclaggio e smaltimento in impianti comuni…queste zone nel nostro piano sono suddivise secondo la cartina acclusa

n.b. la cartina è al momento non leggibile per un problema al file e verrà pubblicata al più presto

II. Formazione di un Consorzio Pubblico tra comuni, province e regione per la gestione dell’intero ciclo che ne garantisca l’assoluta competenza pubblica nel divieto di ingresso dei privati in ogni fase di trasporto, trasformazione, smaltimento, recupero.

la nostra proposta mira ad affidare ad un consorzio pubblico tra soggetti istituzionali (regione, province e comuni in forma singola od associata) l’interezza del ciclo, fatta salva la raccolta, allo scopo di evitare ingressi del privato in un ciclo delicato quale quello dei rifiuti, consorzio che a tutti gli effetti diviene il soggetto gestore del ciclo per le 4 zone individuate e per l’impiantistica

III. Assoluto divieto ad ogni forma di termovalorizzazione, anche attraverso impianti succedanei (centrali a bio-massa) sull’intero territorio regionale e divieto di utilizzo di combustibile da rifiuti per i cementifici od impianti industriali che anche alla data attuale ne facciano già uso.

Riproponiamo per questo punto la cui ratio crediamo chiara la formulazione dell’art. 1 della nostra proposta di legge: “Art. 1 (Principi) I) La Regione Basilicata esclude tassativamente ogni ricorso all’incenerimento dei rifiuti, siano essi non differenziati e definiti “tal quale” o in qualunque modo differenziati, dal proprio sistema di smaltimento dei rifiuti, facendo divieto di termo-valorizzazione attraverso l’uso di combustibili derivati da rifiuti sia liquidi sia solidi per affermare invece quale unico principio, la raccolta differenziata nella modalità porta a porta effettuata per tutte le frazioni merceologiche di cui al piano regionale allegato, ivi compresa la frazione organica, con l’osservanza della normativa, sia europea, sia italiana, volta prioritariamente alle azioni di Prevenzione, Riduzione, Riuso, Riciclaggio e Recupero a freddo dei materiali costituenti i rifiuti;”

IV. Indicazione della raccolta differenziata come volta al solo recupero delle frazioni merceologiche e delle materie seconde, con esclusione di ogni forma di trasformazione in combustibile da rifiuti (cdr o assimilabili).

Anche in questo caso crediamo opportuno rimandare alla nostra proposta di legge, come per ognuno dei punti la cui lettura sia chiara

V. Riduzione a monte della massa del rifiuto attraverso operazioni di incentivo/disincentivo volte ai settori produttivi e distributivi ed attraverso campagne mirate di sensibilizzazione alla raccolta differenziata spinta di tipo domestico.

VI. Trasformazione della tariffa per i rifiuti solidi urbani (tarsu) da tassa basata sulla consistenza immobiliare ed altri parametri a tariffa pagata per il conferimento effettivo di rifiuti.

ciò ovviamente presuppone l’adozione di quei criteri di pesatura e tracciabilità del rifiuto che sono a base di una raccolta domiciliare spinta in grado di far contribuire cittadini ed imprese per il reale peso del rifiuto prodotto, criteri per i quali le soluzioni tecniche esistono e sono già in uso presso amministrazioni pubbliche nazionali ed internazionali

VII. Organizzazione sul territorio regionale di una raccolta domiciliare spinta con tariffazione puntuale e premiale/sanzionatoria del conferito, atta alla separazione delle cinque componenti merceologiche principali, dell’umido da compost e dell’indifferenziato con obiettivo 60%-70% di differenziazione in un anno

chiariamo, ove ciò si rendesse necessario per la miglior comprensione del dettato che tariffazione puntuale significa provvedere ad una precisa ed identificativa bollettazione solo del rifiuto prodotto effettivamente, nello stabilimento di quote di premialità per coloro che ottemperano a criteri di selezione domestica efficiente e di sanzionalità per chi non ottempera, nel principio di base secondo cui il contribuente che ben seleziona le categorie merceologiche del rifiuto fornisce alla gestione del ciclo materiali in grado di essere re-immessi sul mercato e quindi per i quali la tassazione dovrà essere minima e limitata ad una quota costo per l’indifferenziato, mentre il contribuente che non seleziona e quindi fornisce alti quantitativi di rifiuto indifferenziato deve assumersi un costo maggiore, comprensivo appunto di sanzioni

VIII. Processi di recupero e selezione del materiale riciclato volto all’ottenimento di materie prime seconde (in n. 4 impianti) da conferire ai consorzi di recupero o al settore della riverginazione della materia eventualmente allocabile nel territorio regionale e solo in aree industriali alla data attuale esistente.

in questo punto tocchiamo il tema dell’impiantistica che deve essere allocata nei centri direzionali di ciascuna delle 4 zone già individuate e che deve rispondere al criterio di selezionare ulteriormente materie seconde da conferirsi ai consorzi nazionali o da utilizzarsi localmente in un comparto della riverginazione della materia da allocarsi in una zona industriale già in essere

IX. Processi di compostaggio dell’umido (in numero 4 impianti associati ai succitati ed attraverso il compostaggio domestico) areobici e di bio-metanazione.

sempre sull’impiantistica da allocarsi nei centri direzionali delle 4 zone indichiamo il numero di impianti di compostaggio della sostanza umida secondo tipologie sia di tipo aerobico (compost a più alto valore carbonico, quindi miglior ammendante), che anaerobico (compost a minor valore carbonico, quindi peggiore ammendante, ma con produzione e recupero di bio-gas a valenza energetica)

X. Processi di trattamento dissociativo bio-molecolare per le residue frazioni secche indifferenziate ed i residui di selezione e compostaggio (n. 1 impianti) o processi industriali conformi alle migliori tecnologie disponibili e di cui la Regione si farà carico dell’ottenimento delle licenze quando queste siano proprietà privativa industriale di soggetti terzi.

in questo punto e solo per le frazioni residue (presumibilmente a ciclo il 10-15% del totale del rifiuto) dalle lavorazioni per l’ottenimento di materie seconde, proponiamo l’adozione di questa tipologia di recupero energetico dalle basse temperature di esercizio e nulle produzioni di diossine, fermo restando la reale dimostrazione dell’efficienza del processo rispetto all’impatto che comunque ogni trattamento termico comporta, e nella possibilità di utilizzo dei volumi liberi nelle discariche regionali per allocare tale quota di rifiuto, fino alla migliore soluzione di smaltimento dello stesso

XI. Finanziamento iniziale del sistema del ciclo integrato dei rifiuti attraverso la legge regionale sulla re-industrializzazione ed altri fondi regionali, nazionali e comunitari e gestione corrente alimentata dalla tariffa premiale, dai corrispettivi per le vendite di materie seconde e compost, dai risparmi dell’utilizzo diretto per le necessità del ciclo di bio-carburanti e bio-gas ottenuti dalla vendita degli stessi esclusivamente a consorzi e municipalità dei trasporti, dai risparmi sui conferimenti in discarica.

punto che appare chiaro, dovendosi comunque provvedere alla copertura finanziaria del ciclo e dell’organizzazione impiantistica e logistica in sede preventiva, investimento da realizzarsi attraverso partite finanziarie inutilizzate o al cui differente utilizzo si possa provvedere nell’ottica di un ripensamento degli obiettivi prioritari regionali, attraverso specifiche contribuzioni nazionali e comunitarie ed attraverso il ritorno economico delle vendite di materie riselezionate ed i notevoli risparmi derivanti dal non conferimento in discarica dei materiali

XII. Blocco alla costruzione di nuove discariche od all’ampliamento delle esistenti, ove ciò non fosse necessario per le temporanee esigenze di messa in opera del nuovo piano regionale dei rifiuti, messa in sicurezza degli impianti da chiudere, revisione delle gestioni ed impianti di video-sorveglianza delle discariche organizzati su un sito web indipendente ed atto al controllo casuale della popolazione.

Appare chiaro che nella realizzazione del ciclo proposto, nuove discariche od ampliamenti delle stesse non giustificati dalle esigenze di applicazione del ciclo stesso andranno bloccate, gli impianti da chiudere messi in sicurezza secondo le normative vigenti e le gestioni amministrative attuali sottoposte a vaglio, gli impianti dotati di circuiti di sorveglianza pubblica attraverso l’adozione di tecnologie di controllo indipendente 24 ore su 24 allocate su sito web dedicato.