Comunicato stampa

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La programmazione energetica da rivedersi e gli impianti della discordia.

Intervengo a proposito del progetto di impianto solare termico da 50 mw di Banzi per sottolineare che all’ennesima prova dialettico-scientista tra i fautori più o meno acritici del no e quelli (a dire la verità pochi ed abbastanza teleguidati dalle solite ragioni occupazionali) del si, il confronto lascia basiti. Ed è da sottolineare che lascia basiti, oltre i nymbismi della sensibilità e quelli dell’opportunismo politico, un certo carattere localistico che la vicenda pare assumere, rispetto ad un argomento, quello energetico, la cui rilevanza ci pare tutta da inserirsi in un discorso di programmazione tutta regionale.

Il fatto se tale impianto faccia o meno parte della programmazione regionale che con il PIEAR e le sue successive modifiche introdotte dalla “burden share”, pare sfuggire ai protagonisti di un confronto che si dipana nelle vie dei social network, in ciò ricalcando probabilmente sia quella dislocazione di luoghi del confronto democratico, sia quella deriva del tutto auto-referenziale che lo stesso assume quando, incontrando le nostre piccole comunità e la loro necessità di comunicare il proprio disagio, spesso questi divengono sversatoio di quest’ultimo più che luogo alternativo di discussione matura.

Il vero problema di quell’impianto non è la tecnologia o il possibile impatto che questa provocherebbe, tra suggestioni wikipedia e comunicati di sedicenti ambientalisti, quanto l’effetto che una simile taglia impiantistica provocherebbe nel dispiegarsi in termini di occupazione del territorio e del paesaggio in aggiunta a quanto il PIEAR non abbia già disastrosamente prodotto con la sua programmazione che non ha tenuto conto dell’apporto che le estrazioni già forniscono al conto energetico del Paese.

E tuttavia quella rimane la programmazione adottata, sia pur da doversi rivedere visti alcuni effetti che non si era voluto vedere già all’epoca della sua adozione, nonostante la tante critiche di ieri che oggi appaiono vaticinio, e che si concretizzano nella forzata “energizzazione” di un territorio “occupato” da una foresta imbarazzante di enormi pale eoliche che spuntano come funghi, da una concentrazione di campi fotovoltaici autorizzati con semplici DIA su terreni agricoli che dopo soli pochi mesi vengono vietati in decretazione nazionale, e da un quantitativo di bio-masse di cui ancora poco si è compresa la natura definitiva.

Programmazione da rivedersi quindi e che nelle more dell’insediamento del nuovo consiglio regionale, unico attore della stessa, consiglierebbe da un verso la sospensione di ogni iter autorizzativo in attesa della piena operatività dell’organo legislativo nella ridefinizione di quote in aumento di circa il 50% rispetto alla originale programmazione, per via della citata Burden Share, e che autorizzavano impianti foto-voltaici per circa 650 mw, non certo il solare termico, che così risulterebbe fuori programmazione.

Che quindi funzionari regionali od amministratori locali si spendano per la realizzabilità o meno di un impianto che è solo il Consiglio Regionale nel caso specifico a poter di fatto autorizzare attraverso sia una ridefinizione in aumento delle quote relative del PIEAR che possano semmai aprire spazi al solare termico (in virtù di prevedibili mancanze di interesse per il fotovoltaico dopo il divieto di sovvenzioni ex decreto liberalizzazioni), sia per quell’assoluta mancanza di piani paesistici il cui rispetto pure sarebbe propedeutico alla sola ammissibilità di presentazione di istanze, appare del tutto fuori luogo e così sarebbe consigliabile che funzionari ed amministratori attendano l’insediamento del nuovo Consiglio Regionale prima di procedere a qualsivoglia atto formale di autorizzazione ed esame.

Anche perché un impianto che occupa oltre 230 ettari di terreno a breve irrigabile nel completamento dello schema irriguo Basento-Bradano che apre spazi di coltivazione che vanno ben oltre l’estensivo colturale praticato finora, impone ragionamenti ed atti organizzativi di scala molto maggiore di quelli praticabili in singole comunità, comunque sempre interessate ed interessabili in via sussidiaria, ma così costrette a discordie sconvenienti per qualsiasi logica di cooperazione di una comunità più vasta.

Miko Somma.