le raccomandazioni fideistiche dell’ocse

(ANSA) – ROMA, 21 FEB – L’Italia deve spostare la sua politica del lavoro “tutelando maggiormente il reddito dei lavoratori e meno il posto di lavoro in sè” e migliorando “la rete di supporto sociale”. Lo scrive l’Ocse nel rapporto ‘Going for growth’, in cui chiede anche di “abbassare il cuneo fiscale e il costo minimo del lavoro“. Il rallentamento della crescita, secondo l’Ocse, potrebbe essere diventato strutturale.

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la contraddizione suona squillante, anche se analizzata con la stessa ideologia di fondo (e con la quale non sono del tutto d’accordo) con cui vengono trattati i “numeri” economici dei paesi, una sua ratio questa richiesta pur la possiede, ma il punto non è capire quando e come si formino le idee in questi circoli di benpensanti dell’economia, piuttosto capire quanto queste raccomandazioni incidano poi su una gestione politica dei fenomeni locali che, partendo da questi presupposti, recitano chiaramente che per tutelare il reddito si devono abbassare gli standard di protezione del lavoro e del reddito derivante, quasi che magicamente a minori tutele reddituali (abbassare il reddito minimo percepito) corrisponda poi una maggiore mobilità (che deve scontare comunque la crisi e la sostanziale impossibilità alla creazione di nuovo lavoro) ed infine che a quella maggiore mobilità (che indurrebbe maggiori disponibilità all’investimento) corrisponda quindi maggiore reddito derivante dalla maggiore occupazione…

ed è chiaro che si tratta di equazioni troppo fideistiche nel mercato ed nella sua capacità di autoregolarsi, perché corrispondano ad una realtà positiva di lavoratori a cui nel frattempo vengono sottratte garanzie, quali appunto la certezza di percepire un minimo reddituale garantito dalla contrattazione nazionale ed un complesso di norme di tutela rispetto ai licenziamenti, rimandandoli ad un “futuro roseo” che davvero non so come possa collimare con buste paga, quando esistono, ormai inconsistenti rispetto alle necessità di vita…