“la storia si ripete” di paolo baffari

L’attività estrattiva in Basilicata è stata preceduta da una fase di esplorazioni…
Le introspezioni geologiche (così chiamavano i signori dell’ENI le perforazioni con successivo uso di cariche esplosive) in Val d’Agri hanno interessato vastissime aree con perforazioni a maglia quadrata di circa 10 metri di diametro, non risparmiando vette, aree S.I.C. e Z.P.S. e trasformando il territorio in un colabrodo.
Da quelle introspezioni sono scaturite le attuali pesanti attività estrattive che potrebbero, in un imminente futuro, riguardare il 60% del territorio regionale.
Va ricordato che il monitoraggio sulle attività estrattive in Val d’Agri e sul rispetto delle norme di sicurezza, così come delle quantità estratte, è ancora affidato all’ENI…!
Oggi, questo nuovo evento, che certamente costituisce una minaccia non solo per un’area così sensibile come la Grancìa, ma per tutta l’area urbana di Potenza, a pochi km di distanza in linea d’aria, potrebbe trasformarsi nel “Cavallo di Troia” per le multinazionali del petrolio e riaprire il discorso su tutta l’attività estrattiva e le minacciose prospettive future di moltiplicazione incontrollata della produzione.
Dovunque le estrazioni petrolifere hanno imperversato non hanno mai creato ricchezza, solo distruzione del territorio e delle risorse naturali, ulteriore impoverimento delle comunità locali, problemi alla salute, corruzione…
Le multinazionali utilizzano il territorio solo come merce da consumare e da cui trarre il maggior profitto, e, allo stesso modo, considerano le persone… come “merci”:
I messaggi di tipo economico sono strategicamente utilizzati per ottenere consenso delle popolazioni locali: come la scelta di utilizzare le royalties per diminuire il costo delle bollette energetiche dei lucani, che incoraggerà solo maggior consumo e inquinamento.
Si può barattare la propria salute, il proprio territorio e il futuro per una misera somma di denaro che non cambia la vita?
Il problema dell’aggressione del nostro territorio, nelle varie forme in cui si manifesta, va posto da un punto di vista culturale, etico e politico.
Le premesse culturali a questi concetti sono quelle di educare e sensibilizzare le comunità a modelli di vita e di progresso di un territorio che non si fondino solo sul mero sviluppo economico e sul P.I.L. come metro di benessere ed obiettivo preponderante di ogni programmazione politica e territoriale.
Bisogna sollecitare con forza un diverso modello di “progresso” (meglio che “sviluppo”), fondato su quelle risorse ambientali e culturali e su quei beni naturali e paesaggistici, su quelle atmosfere magiche, che solo in seguito al sottosviluppo di decenni, sono rimaste preservate da aggressioni di vario tipo!
Questa “biodiversità” naturale, culturale, ambientale, umana, che contraddistingue la nostra regione va ora tutelata, preservata e valorizzata, perchè è su questa che dobbiamo pretendere di progettare il nostro futuro di sostenibilità: quella reale, non quella prostituita ad ogni uso e consumo.
Le multinazionali, che stanno prendendo possesso del nostro territorio, trovano in questa regione (e lo hanno compreso bene) una classe politica e dirigenziale “morbida”… In questa condizione, leggi e regolamenti al servizio della tecnica e non degli uomini e delle comunità locali, hanno consentito di manipolare, interpretare ed orientare progetti ed interventi non verso il “Bene Comune”, ma a favore di interessi altri…
Il concetto di “Bene Comune” va posto con forza e immediatezza perchè costituisce un principio imprescindibile per qualsiasi politica di tutela e di valorizzazione dei territori e delle comunità locali e per la costruzione di “cittadini attivi e responsabili”, non più “sudditi”!