“avrebbe un costo”…

ansa – Pericolosi venti di guerra in Crimea. Kiev grida all’invasione affermando che Mosca ha già inviato 2.000 parà, mentre il presidente Usa Barack Obama, che sta valutando l’ipotesi di non partecipare al G8 di giugno a Sochi, lancia all’indirizzo di Mosca un monito: un intervento militare, dice, “avrebbe un costo”. Ed il presidente ucraino, Oleksandr Turcinov, accusa apertamente la Russia di voler provocare un conflitto.

l’aeroporto pattugliato da miliziani filo-russi

Gli Stati Uniti sono “profondamente preoccupati dalle informazioni di movimenti di militari della Federazione Russa in Ucraina”: con tono grave, Obama ha oggi ammonito Mosca che ogni intervento armato nella crisi ucraina “sarebbe profondamente destabilizzante per l’Ucraina e potenzialmente pericoloso” e, “sarebbe una chiara violazione dell’impegno russo al rispetto dell’indipendenza, della sovranità e delle frontiere dell’Ucraina, delle leggi internazionali”.

Soprattutto: avrebbe “un costo”.

miliziani russofoni controllano un checkpoint in crimea

09:22 (ANSA) – MOSCA, 1 MAR – Il neopremier filorusso della Crimea, Serghiei Aksionov, ha chiesto l’aiuto del presidente russo Vladimir Putin per riportare la “pace e la calma” nella regione in un discorso trasmesso dalla Tv di stato russa. “La Russia non ignorerà questa richiesta”, ha dichiarato un responsabile del Cremlino ai media. “Tenendo conto della mia responsabilità per la vita e la sicurezza dei cittadini, chiedo al presidente Putin di aiutare a garantire la pace e la calma”, ha detto Aksionov.

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dunque il “gioco si fa duro” e nonostante le parole di barack obama siano del tutto ovvie in un confronto strategico tra usa e russia che è rimasto profondamente muscolare, nonostante la scomparsa dell’urss, la situazione in crimea rischia di sfuggire di mano a tutti e trasformarsi in un bagno di sangue…

se non sfugge infatti ad alcuno che i cosiddetti miliziani filo-russi che stanno occupando il parlamento ucraino e gli aeroporti sono fin troppo bene organizzati per essere solo un qualsiasi gruppo di “insorgenti” pro-unificazione alla “madre russia” (la vecchia retorica zarista che è traslata da ivan il terribile a pietro il grande, da caterina a nicola II, da lenin a stalin, dalla trojika breznev-podgorny-gromiko a gorbaciov, infine da eltsin a putin ed al suo rinato nazionalismo imperiale) e naturalmente l’interesse maggiore della russia è certo mantenere l’assetto di controllo sostanziale della base navale di Sebastopoli in chiave di possibilità di accesso della sua flotta navale al mediterraneo (un accesso che in mancanza di porti disponibili e sicuri diventerebbe complesso), ma anche dare corpo a quel rinascente nazionalismo russo che necessita di prove continue di esercizio di imperio sui paesi confinanti, sfruttando magari le corpose minoranze russe che vi si sono installate nel corso dei decenni dell’urss per addivenire a stati di fatto neo-coloniali o che comunque le consentano di esercitare una sorta di patriarcato sugli stessi attraverso leader compiacenti…

e quando questi leader non ci sono più, come nel caso ucraino, le tensioni tenute sopite devono trovare uno spazio alternativo di sfogo, ma è altrettanto ovvio che alcune novelle “vocazioni” europeiste e filo-nato potrebbero trovare utile lo scontro per forzare la mano proprio ai nuovi, agognati partner europei ed americani per ottenere dai primi supporto economico (non dimentichiamo il buco multi-miliardario delle casse ucraine e la speranza di poter avere accesso ai sostanziosi aiuti comunitari allo sviluppo), dai secondi quell’ombrello militare che darebbe sostanza protettiva ad un paese i cui confini con la russia sono del tutto risibili come ostacoli ed aiuterebbe a trovare sistemazione alla faccenda delle testate nucleari dell’ex urss che ancora albergano sul territorio del paese…

in questo clima quindi preoccupa non poco quel poco diplomatico “avrebbe un costo” che obama pronuncia…