meno agricoltori…vediamoci chiaro però…

(ANSA) – POTENZA, 5 MAR – In Basilicata ”ogni giorno poco meno di due imprese agricole sono cancellate”: lo ha reso noto la Confederazione italiana agricoltori, spiegando che nel 2013 ”631 aziende sono scomparse”. Secondo l’organizzazione di categoria, ”dal 2009 al 2013 le aziende agricole che non sono più in attività sfiorano il dieci per cento”. Il presidente della Basilicata della Cia, Antonio Nisi, l’agricoltura, ”rischia di essere risucchiata fra i comparti in difficoltà e in regresso”.

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dato molto allarmante questo per il settore primario e che, come facilmente intuibile paga alla crisi un prezzo maggiore di altri settori sia per via di una debolezza intrinseca dello stesso, forse più legata ai settori distributivi che drenano margini operativi imponendo prezzi sempre più bassi e meno remunerativi agli agricoltori ed alla nota situazione del credito di fatto bloccato, sia per fattori di internalizzazione del mercato che pongono i prodotti italiani di fascia generalistica in una competizione impossibile con gli analoghi prodotti provenienti da altre zone del mondo ed in particolare dal bacino del mediterraneo (non dimentichiamo che dal 2011 è attivo il patto per l’ingresso senza vincoli nel mercato nazionale di derrate agricole soprattutto dal nord dell’africa) che per note motivazioni di minori costi sbaragliano letteralmente le merci nazionali…

ma nel contesto specifico della nostra regione (dato che però esiste anche in altre realtà meridionali) occorre mettere sul piatto della bilancia un’altra considerazione in merito, quella cioè che ancora in un passato recentissimo molti agricoltori lo erano in via fittizia, avendo cioè proprietà di terreni (cosa abbastanza diffusa in regioni prevalentemente agricole come le nostre) sui quali era possibile ricevere, con la semplice iscrizione agli albi degli agricoltori, contribuzioni europee legate alla messa a riposo dei terreni (ventennale in alcuni casi) o il cosiddetto premio per il grano e via discorrendo…una situazione tollerata fin troppo nell’evidenza del suo fattore di calmiere sociale oggi divenuta insostenibile e soggetta a maggiori controlli…

a questo deve aggiungersi l’aumento sostanzioso della contribuzione inps degli agricoltori che naturalmente scoraggia molti dal proseguire nel mantenimento di una posizione ormai sconveniente dal punto di vista economico…e così molti agricoltori che di fatto mai lo sono stati in via prevalente, scompaiono dagli elenchi ma non essendo mai stati tali l’operatività concreta nel settore non subirebbe molte variazioni, pur ovviamente essendo visibile nei numeri…

ma oltre questa situazione che doverosamente andava chiarita, vista anche la sua rilevanza percentuale sul totale degli agricoltori (qualcuno stima oltre un terzo), rimane la grande sofferenza del settore in una regione che ancora non riesce a comprendere come l’unica arma vincente che le rimane è caratterizzare la propria vocazione produttiva sia nel chiaro senso di una maggiore conoscenza sui mercati delle sue eccellenze, sia però dandosi una mission ambientale di incontaminatezza legata profondamente al territorio ed alla sua cultura specifica che la renderebbe molto appetita e sicuramente più in grado di affermarsi in contesti ormai troppo competitivi…