continua il massacro

Nuovi raid contro Gaza: almeno 400 i morti

Si aggrava di ora in ora il bilancio dell’incursione aerea dell’aviazione israeliana contro il sud della Striscia di Gaza. I morti, stando a quanto dichiarato da un portavoce di Hamas, sarebbero 400 mentre il numero dei feriti avrebbe ormai superato i mille. La tensione nell’area è altissima. Molti carri armati israeliani sono al momento schiarati al confine meridionale del paese con la Striscia di Gaza.

L’Egitto accusa Hamas: “Impediscono trasferimento dei feriti” – “Noi abbiamo aperto il valico di Rafah e aspettiamo che i feriti di Gaza lo attraversino – ha affermato il ministro degli esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit, nella conferenza stampa congiunta con il presidente palestinese, Abu Mazen – ma questo non è permesso loro” perché, ha aggiunto Mazen, il movimento integralista di “Hamas ha ormai assunto il potere nella Striscia”.

Diverse le zone interessate dai bombardamenti aerei – Stando a quanto fatto sapere dai giornalisti sul posto sarebbero state bombardati dall’aviazione israeliana anche diversi centri del sud di Israele, come Ashkelon, Sderot, Gan Yavne e Ashdod. In queste località comunque non vi sarebbero vittime.

Gli attacchi proseguiranno – Un portavoce militare israeliano a Tel Aviv ha dichiarato “noi proseguiamo i nostri attacchi contro le installazioni rilevanti di Hamas nella Striscia di Gaza”. Secondo il portavoce, l’aviazione israeliana nella notte fra sabato e domenica ha condotto “un certo numero di raid, in particolare contro una moschea del quartiere di Rimal, nella città di Gaza, che dava riparo a terroristi”. La radio pubblica israeliana ha parlato di una ventina di raid dell’aviazione.

Almeno due morti nella Moschea colpita – Almeno due palestinesi sono rimasti uccisi ieri sera nella città di Gaza quando un missile israeliano ha colpito una moschea. Lo hanno riferito fonti mediche palestinesi.

Soldati al confine con la Striscia di Gaza – Una operazione terrestre contro Hamas a Gaza è possibile. Lo ha detto stamani il ministri israeliano della Difesa, Ehud Barak, in una dichiarazione riferita da un portavoce del suo ministero. “Siamo preparati a ogni eventualità. Se è necessario dispiegare truppe per difendere i nostri cittadini, lo faremo”, ha dichiarato Barak secondo quanto ha riferito il suo portavoce. Secondo i media israeliani, l’esercito ha cominciato ad ammassare soldati al confine con la Striscia di Gaza. Un portavoce militare si è però rifiutato di commentare l’informazione.

L’Onu chiede la fine delle attività militari – Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha lanciato un appello alla fine di tutte le attività militari nella striscia di Gaza. Si tratta, secondo la prassi del massimo organo dell’Onu spesso seguita in simili casi, di una dichiarazione del presidente del Consiglio stesso, il rappresentante croato Neven Jurica. La richiesta non ha valore vincolante. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva iniziato sabato sera alle 22 ora locale (le quattro del mattino in Italia) una riunione d’urgenza per discutere di una richiesta libica di arresto immediato dei raid aerei israeliani sulla striscia di Gaza in rappresaglia ai tiri di razzi da parte di Hamas. I rappresentanti dei 15 membri del Consiglio di sicurezza avevano avviato le consultazioni a porte chiuse per decidere dell’eventuale convocazione di una riunione formale sui raid israeliani. “Il nostro principale obiettivo è un cessate il fuoco immediato” aveva dichiarato il vice-ambasciatore libico all’Onu, Ibrahim Habbashi, precisando di aver domandato questa riunione d’urgenza “in coordinamento con il gruppo arabo all’Onu”. “Abbiamo l’intento di ottenere una dichiarazione della presidenza” dei 15 membri del Consiglio. I rappresentanti delle 15 nazioni del Consiglio hanno discusso a porte chiuse un documento preparato dalla Russia che chiede un alt alle operazioni militari di Israele a Gaza e ai lanci di razzi su Israele.

Abu Mazen: “Massacro poteva essere evitato” – Se le fazioni palestinesi avessero continuato il dialogo, si sarebbe potuto evitare il massacro di Gaza. Lo ha affermato il presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen), in una conferenza stampa al Cairo con il ministro degli esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit. Il rais egiziano ha affermato che continueranno i contatti per riprendere la tregua scaduta il 19 dicembre, anche in vista della scadenza del mandato di Abu Mazen alla presidenza palestinese fissata per il 9 gennaio. Una riunione dei ministri degli esteri arabi che era stata convocata d’urgenza per stasera dalla Lega Araba al Cairo è stata rinviata a mercoledì, mentre per venerdì è stato confermato a Doha, Qatar, un vertice straordinario dei capi di stato arabi. Manifestazioni di protesta sono previsti oggi nelle università egiziane contro l’operazione militare israeliana.

continua dunque il massacro a gaza e sembra non importare a nessuno che dietro i miliziani di hamas ci sono comunque esseri umani che definire genericamente come “terroristi” non aiuta a comprendere la complessa geografia delle fazioni palestinesi

hamas è un movimento radicale che raccoglie molti consensi tra la diaspora palestinese in libano (tra le più antiche e risalente alla guerra del ’48), soprattutto tra i campi profughi del sud del paese dei cedri, per via di una sua vecchia “attitudine sociale” che forniva delle risposte di solidarietà e di organizzazione sociale a profughi abbandonati da tutti, mentre nella striscia di gaza l’attività del gruppo si è estesa e radicata anche per via di un esteso malcontento popolare riguardo della gestione dell’anp degli aiuti della comunità europea (principale sostenitore economico della zona), gestione contestata e contestabile anche per via dei numerosi casi di corruzione e “distrazione” degli aiuti fin qui registrati

il “colpo di stato” di hamas di qualche tempo fa nella striscia di gaza ha di fatto già esautorato il controllo e l’amministrazione dell’autorità nazionale palestinese e dei fedeli di abu mazen, ridotta così alla sola cisgiordania ed incapace ormai di rappresentare un momento politico unitario per il popolo palestinese residente, tanto che i raid attuali, più che rappresentare una risposta ai lanci di missili verso insediamenti israeliani e città del sud (ben poco concludenti militarmente), sembra andare nella logica di impedire qualsiasi seduta di hamas ad un tavolo della trattativa, dove per via di uno status quo evidente questa pur avrebbe dovuto sedere in rappresentanza della popolazione della striscia di gaza…piaccia o meno questa è la realtà dei fatti nella zona ed una prossima occupazione militare israeliana, come appare del tutto probabile, non farebbe che radicalizzare ulteriormente la situazione a danno di ogni accordo di pace…evenienza questa tutt’altro che sgradita al partito della guerra israeliano (militare ed industria bellica), ai falchi della politica di bush (che è ancora lì ad avvelenare il mondo con le sue strategie), agli iraniani (ben contenti che gaza tenga occupata israele), ai siriani in cerca di nuovi assi strategici che abbiano al centro damasco ed agli egiziani, a cui il contrabbando con gaza rende benissimo…e nel frattempo la gente crepa!!!