i cordoni della borsa…

Confcommercio, credito solo a 26 imprese su mille

Quarto trimestre 2013 finanziate 2,6%, livello più basso da 2009

Il credit crunch non ha smesso di mordere: sono sempre di meno le imprese che si vedono accogliere le richieste di fido portando nell’ultimo trimestre 2013 la percentuale effettiva di imprese finanziate ad appena il 2,6%, livello più basso dal 2009. In pratica su mille imprese ne vengono finanziate appena 26. Lo rileva Confcommercio. 

Complice la stretta creditizia, più della metà delle imprese italiane del terziario (51,5%) non riesce a far fronte al proprio fabbisogno finanziario. E’ quanto emerge da una ricerca su Confcommercio che evidenzia i danni del credit crunch sul settore. Il dato, riferito al quarto trimestre del 2013, mostra un’impennata rispetto all’anno precedente quando le imprese che non riuscivano rispettare i proprio impegni erano il 29,9%.

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ora possiamo bearci (si fa per dire) dei dati macroeconomici che indicano un miglioramento della situazione del debito pubblico di cui il vistoso calo delle spread con i titoli decennali tedeschi è chiaro segnale positivo (spinto tra le altre dalle insistenti voci di mosse della bce verso un sistema di acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi membri (una sorta di eurobond, ma mai pronunciare la parola o la merkel si inbufalisce), possiamo anche bearci della tenuta sostanziale dell’export e magari anche di quei famosi 80 euro che arriveranno il 27 maggio (il 25 si vota e senza malignità da parte mia, il collegamento viene facile anche ad un grillino), ma il fatto è che la nostra microeconomia, il sostegno finanziario alle imprese del terziario che molto spesso si risolve in una richiesta neppure enorme di liquidità a breve termine (i fidi, appunto) proprio non parte e così non sorregge neppure la tenuta di un settore in grave sofferenza, ma che, nonostante tutto, tiene con i denti di tanti piccoli imprenditori che non avrebbero altro da fare una volta chiuse quelle aziende…

lo vuol capire o no il governo che il problema della ripresa dei consumi va incoraggiato da entrambi i lati, da quello dei lavoratori che riceveranno i famosi 80 euro (io calcolo una media tra 45 e 50, mentre lo stesso governo comincia già a tirare verso il basso, parlando di una gradualità dell’emissione fino agli 80 euro) e naturalmente da quelli che un reddito proprio non lo hanno o lo hanno perso (valle a spiegare le difficoltà di far partire un sistema universalistico di work-fare a chi deve fare la spesa o pagare la pigione, senza avere neppure prospettive di poterlo trovare a breve un lavoro), a quelli che difficilmente rientreranno per età nel mondo del lavoro, agli esodati e via discorrendo, ma anche con lo stabilire obblighi concreti per le banche di riaprire i cordoni della borsa?