il programma 2019

 1. Agricoltura

partiamo dal nostro programma per l’agricoltura e la zootecnia, premettendo che per questo settore dal forte peso sull’economia della regione e dalla forte valenza ambientale posta in essere da corrette metodologie di uso dei terreni, l’integrazione con il sistema di norme di protezione e salvaguardia ambientale deve essere perseguita con forza, fino al punto nodale di creare un inter-dipartimento regionale all’ambiente ed all’agricoltura, unificando procedure che vanno tenute insieme amministrativamente

 

I. Dichiarazione programmatica e statutaria dell’incontaminatezza del territorio come obiettivo prioritario dell’azione di governo, dell’agricoltura biologica-tradizionale come vocazione economica prevalente della regione Basilicata, della salvaguardia del paesaggio come valore fondante dell’identità regionale.

si tratta di un punto estremamente importante poichè si definisce finalmente a livello statutario e programmatico che nel territorio della regione l’incontaminatezza dello stesso è il valore cardine sul quale innestare la vocazione agricola biologico-tradizionale come primaria dell’economia lucana e la salvaguardia del bene paesaggio come obiettivo altrettanto primario

II. Indicazione del sistema biologico-tradizionale di coltivazione come unico sistema compatibile e permesso nel territorio regionale con divieto espresso all’uso di fitofarmaci, insetticidi e sostanze chimiche di sintesi, concimi di sintesi, farine animali e sementi ogm anche rivolte alla sola alimentazione animale, e creazione di una azienda regionale di certificazione biologica accreditata.

punto questo che consentirebbe l’acquisizione di una “patente” di salubrità dei prodotti certificata da un ente legislativo territoriale che ne garantisce la purezza e che in sede di commercializzazione dei prodotti agri-zootecnici avrebbe una grande valenza a livello di marchio tipico territoriale, con gli evidenti vantaggi che ne deriverebbero sia in termini di maggiore conoscibilità del prodotto, sia in termini di garanzia verso un mercato sempre più attento alla qualità organolettica e naturale dei prodotti di consumo

III. Realizzazione del sistema della filiera corta e del chilometro zero organizzata in reti di negozi in collaborazione con le associazioni di categoria riservata ai soli agricoltori della regione, con fissazione per il restante comparto distributivo di un limite del 50% obbligatorio di prodotti agro-zootecnici da reperire in loco.

costruire cioè un comparto locale che tenda alla “sovranità alimentare”, quindi alla produzione, commercializzazione e consumo a filiera corta delle derrate alimentari, eliminando cioè intermediazioni esterne che influiscono sulla formazione del prezzo, in tal modo consentendo sia all’acquirente locale risparmi sulla spesa alimentare e maggiore salubrità del prodotto, sia la corresponsione di un maggior prezzo ai produttori, per sostenere ed incoraggiare l’imprenditoria agraria diffusa con un maggior auto-impiego e maggiore ricorso occupazionale…per merci non reperibili in loco o la cui richiesta sia eccedente la produzione locale deve essere stabilita, nel libero accesso ai mercati, la fissazione di un limite del 50%

IV. Realizzazione del mercato ortofrutticolo lucano a controllo pubblico.

punto questo che consegue al precedente, nella considerazione ovvia che è solo teoricamente che si parla di km 0 nell’orizzonte di poter ridurre certamente il trasporto di merci ed i consumi energetici necessari che hanno un peso non indifferente sulla formazione del prezzo finale, necessitandosi così non solo di un punto di accumulo, conservazione e vendita rivolto ai grossisti, sia locali che provenienti da altre regioni, ma di un punto di formazione di un prezzo verso l’esterno che sfugga al ricatto degli stessi grossisti, ad oggi lasciati liberi di contrattare azienda per azienda, il più delle volte nella corresponsione di un prezzo incontrollabile ed intrattabile visto il veloce deperimento delle merci e l’impossibilità concreta alla vendita alternativa dei prodotti…il controllo pubblico del mercato sarebbe garanzia di tutela dell’interesse pubblico alla produzione/consumo alimentare

V. Incentivazione della micro-industria diffusa di trasformazione agricola con affidamento puntuale del prodotto ad un Consorzio Regionale del Prodotto Agri-Zootecnico Lucano che ne tuteli raccolta, conservazione, etichettatura, tracciabilità ed osservanza dei principi ai punti 1) e 2), nonché le operazioni a monte di vendita di sementi e concimi, nonchè immissione nel circuito del mercato ortofrutticolo lucano di cui al punto precedente

appare chiara la funzione di consentire micro-produzioni attraverso un circuito che sovraintenda sia alle fasi produttive stesse, avendo cura di organizzare e controllare le fasi di trasformazione del prodotto agricolo da parte di piccoli produttori, sia alle fasi di accesso ai mercati di tali produzioni, nell’ottica di creare un marchio lucano di tipicità garantita il cui accesso sia consentito a chiunque decida di operare anche in piccoli appezzamenti

VI. Creazione di un ufficio regionale speciale per la promozione ed il marketing del prodotto agri-zootecnico lucano in accordo al punto 5).

appare evidente che la creazione di un team di esperti che curi tutte le fasi di promozione ed immissione nelle reti distributive di un prodotto sia un elemento chiave per la sua affermazione sui mercati

VII. Riforma dell’ALSIA in assunzione del compito di programmazione tecnica annuale della produzione agricola e gestione della produzione di sementi presso le aziende agricole regionali, nonché allo sviluppo di tecniche ambientalmente compatibili in accordo ai punti 1) e 2).

è necessaria una radicale riforma del compito istituzionale di un ente che, commissariato da tempo immemore, pur dovrebbe curare gli aspetti dell’innovazione, della ricerca e della messa a rendimento produttivo delle nostre colture

VIII. Liquidazione dell’ARBEA, le cui funzioni vengono trasferite ad ufficio dedicato del dipartimento agricoltura della regione.

doverosa la liquidazione di un ente di fatto inutile, quando tutte le attività di arbea possano essere assunte dal dipartimento regionale.

IX. Creazione dell’Ufficio Scientifico Interdipartimentale del Patrimonio Agri-zootecnico Lucano come responsabile unico, in accordo con l’Università della Basilicata – Facoltà di Agraria, della conservazione delle varietà locali, con compiti di ricerca e miglioramento selettivo non genetico delle varietà coltivabili lucane, con specifica indicazione alle specie ammesse alla coltivazione sul territorio regionale.

la frettolosa liquidazione di metapontum agrobios, azienda efficiente se non le fossero stati attribuiti compiti impropri, ed una gestione alquanto bizzarra delle competenze ora ripartite tra alsia ed arpab, pone l’evidenza del recupero di una funzione scientifica a ricaduta diretta attraverso un ufficio di indirizzo e coordinamento

X. Introduzione del sistema di compensazione debiti-crediti tra aziende agricole, Consorzio Regionale ed il sistema creditizio con garanzia sussidiaria regionale.

limitare le partite finanziarie a rischio per le aziende stesse, portando a garanzia da parte della regione basilicata le partite finanziarie tra aziende impegnate nel consorzio regionale e sistema creditizio, al fine di impedire sovraesposizioni debitorie

XI. Borsino dei Terreni Agricoli atto a favorire, attraverso crediti agrari garantiti (vedi punto 10) la ricostituzione, previo riconoscimento dei requisiti zonali, della Unità Minima Agri-Zootecnica come criterio di riferimento per un sistema di compravendite, permute e perequazioni che porti alla ricostituzione di entità agri-reddituali atte a garantire condizioni di reddito non inferiori al limite di povertà relativa, in accordo con le normative europee sul settore.

Incentivo a ricostituire unità agricole sufficienti a fornire un reddito minimo per gli agricoltori, nella considerazione che i frazionamenti successori alle assegnazioni delle riforme agrarie hanno spezzettato i fondi agricoli in unità tanto frammentate da impedirne o essere ostacolo ad una razionale coltura e così favorire l’abbandono di terreni con conseguenza gravi sia dal punto di vista della manutenzione degli stessi e del territorio che di pericoli di “incetta di terreni” da parte di entità di mercato che tendono alla ricostituzione di latifondi per usi non prevalentemente agricoli

XII. Divieto assoluto alla coltivazione di varietà agri-energetiche oltre l’autoproduzione volta al soddisfacimento dei bisogni energetici delle singole aziende, anche organizzate in consorzi e/o cooperative locali, con esclusione di ogni processo di combustione diretta e sorveglianza pubblica delle coltivazioni di masse per bio-carburanti.

impedire che la nostra agricoltura diventi un campo di produzione di energia non direttamente afferente ai bisogni locali

 

2). Ambiente

in questa sezione tratteremo di principi generali di conservazione, cura e tutela del patrimonio ambientale lucano, demandando a singole sezioni del programma l’applicazione pratica dei principi esposti:

I. Dichiarazione programmatica e statutaria dell’incontaminatezza del territorio come obiettivo prioritario della regione (vedi 1. agricoltura).

un principio attivo come guida ad ogni utilizzo del territorio

II. Istituzione della Consulta Regionale dell’Ambiente, composta da esperti del settore, funzionari delegati dalla Regione, docenti universitari ed aperta alla partecipazione popolare sulla base di ricognizioni ed avvisi pubblici alla disponibilità, con attribuzione di parere consultivo obbligatorio per le attività deliberative di giunta e consiglio regionale in tema di ambiente e materie connesse.

Pur essendo già presenti tavoli consultivi regionali, si vuol rimarcare il maggior ruolo che tale consulta deve assumere nella previsione che il parere della stessa diventi appunto obbligatorio per ogni attività di giunta e consiglio come elemento costruttivo, visto il carattere non solo tecnico, ma rappresentativo (partecipazione popolare di associazioni, anche non riconosciute in forma pubblica, ma impegnate nella tutela ambientale

III. Divieto espresso all’attraversamento su qualsiasi mezzo di trasporto, allo stoccaggio in qualsiasi forma, alla lavorazione a qualsiasi stadio ed all’utilizzo a qualsiasi titolo nel territorio regionale di sostanze ritenute tossico-nocive per l’uomo da rilevanze scientifiche certe e/o letteratura scientifica prevalente, ivi comprese materie prime e derivati atte alla produzione di energia nucleare a scopi civili e/o militari, nelle more di potestà statali in materia, previa redazione di un elenco aggiornato annualmente di sostanze proibite a cura della Consulta di cui al punto II, con statuizione legislativa del Consiglio Regionale.

nelle materie di competenza regionale o concorrenti vi deve essere un divieto espresso attraverso legge regionale a quanto indicato al punto, con obiettivo tenere lontane dal territorio della regione materie, fasi industriali e di stoccaggio, attraversamenti del territorio che possono nuocere ai principi di incontaminatezza già espressi, divieti aggiornati da redazione annuale di un elenco di sostanze e processi proibiti, nella collaborazione di enti specifici (di seguito indicati) per un supporto scientifico a sostegno tali divieti ed in osservanza del principio generale di precauzione, normati annualmente con legge regionale di aggiornamento

IV. Redazione a cura della Consulta e degli Uffici Regionali di un Piano di Sicurezza Industriale Regionale e di una Tabella Regionale dei Limiti delle Emissioni nella totalità del territorio regionale in accordo ai parametri legislativi nazionali e per zone specifiche in accordo alla potestà legislativa regionale.

intendiamo procedere alla redazione di un piano di sicurezza industriale regionale, a carattere di legge regionale in materia, che analizzi puntualmente le criticità evidenti ed eventuali, per distretto e con riferimento ai singoli stabilimenti ed alla logistica energetica ed infrastrutturale, e ponga in atto tutta l’attività informativa alle popolazioni, nonché la redazione, in accordo alle potestà regionali in materia, di una tabella delle emissioni ambientali consentite, compresi impatti emissivi gassosi, liquidi, solidi, fluidi, sonori, olfattivi, visuali e paesaggistici, con limiti conseguenti alla statuizione di incontaminatezza del territorio a cui deve attenersi qualsiasi attività industriale sul territorio regionale (vedi anche parte industria)

V. Chiusura di ogni impianto o plesso industriale in sub-ordine a quanto stabilito al punto III) che non si adegui al Piano di Sicurezza Industriale Regionale entro il termine di mesi 12 (dodici)

ogni intrapresa che violi l’osservanza di tali parametri sarà obbligata all’adeguamento in un tempo congruo quale riteniamo che sia un anno per ogni genere di stabilimento od attività

VI. Divieto espresso ai processi di combustione nei settori della produzione energetica e del trattamento dei rifiuti solidi urbani ed industriali (vedere la parte ciclo dei rifiuti ed energia)

chiariremo nella parte specifica del programma relativa al ciclo dei rifiuti

VII. Ristrutturazione amministrativa del dipartimento ambiente (vedi premessa al punto 1. agricoltura)

un nuovo indirizzo delle politiche ambientali deve passare da una ristrutturazione del dipartimento regionale all’ambiente, non solo per le necessità organizzative di quanto indicato in premessa al punto I) (accorpamento del dipartimento ambiente e del dipartimento agricoltura in un interdipartimento), ma nella previsione di una revisione per competenze e titoli dell’utilizzo del personale dirigenziale ed organizzativo, fatte salve le leggi dello stato

VIII. Ristrutturazione dell’ARPAB, ottenimento delle potestà certificanti in materia ambientale, controllo popolare della gestione attraverso un tavolo interno all’agenzia aperto alla partecipazione di comitati ed associazioni ambientaliste, trasparenza nella gestione dei dati di monitoraggio immediatamente resi noti sul sito web dell’agenzia, anche nelle more della validazione degli stessi.

l’agenzia questi anni ha dimostrato carenze e criticità evidenti e non risolvibili se non attraverso una profonda ristrutturazione che la renda “una agenzia dei cittadini”, con immediato ottenimento di ogni potestà in tema di validazione dei dati ad oggi non posseduta, l’apertura di un confronto coerente e continuo con le popolazioni, la massima trasparenza sulla pubblicità dei dati ambientali immediatamente disponibili, con un oculato controllo politico

IX. Avvio immediato delle bonifiche ambientali dei siti di interesse nazionale (SIN) sia attraverso interlocuzione apicale diretta e puntuale nelle sedi specifiche, sia attraverso autonome iniziative consiliari, sia attraverso l’istituzione di un ufficio ad hoc per l’avvio immediato di quanto già finanziato e/o da finanziarsi, con una specifica attività di bonifica a cura dell’ente regionale dei siti rinvenuti in seguito ad ispezioni, indagini, denunce e sentenze con facoltà di rivalsa totale e/o facoltà di richiesta di sequestro cautelare sui soggetti ritenuti responsabili.

è primario il ruolo di stimolo dell’ente regione rispetto a tematiche di risanamento ambientale già certificate (siti di interesse nazionale) e che potrà essere praticato solo nella responsabilizzazione delle cariche istituzionali regionali verso il ripristino ambientale dei siti in oggetto, nell’affiancamento di una più costante e pronta opera di messa in sicurezza dei territori oggetto di inquinamenti, nelle more di quanto già disposto dalle leggi vigenti, ma in nuovo ordine di priorità di intervento da parte dell’ente regione nella prevenzione e repressione (vedi punto XI), polizia ambientale regionale) di ogni forma di inquinamento ambientale, e nella più pronta attività in giudizio contro ogni responsabile

X. Apertura di un sito web regionale dedicato alla consultazione ex-ante di ogni progetto presentato presso le rispettive sedi di regione, province e comuni in tema di energia/ambiente/attività produttive allo scopo di rendere immediatamente pubblico, secondo convenzioni internazionali, ogni procedimento soggetto a valutazione dei competenti uffici, la cui documentazione in formato elettronico assuma carattere documentale e probatorio nella presentazione di osservazioni ed opposizioni da parte di enti, associazioni e cittadini.

è di vitale importanza la pubblicità delle attività di terzi presso le pubbliche amministrazioni nelle materie in questione e si richiede non solo la realizzazione dello strumento informatico in aggiornamento, ma che vengano resi disponibili le documentazioni relative in un formato documentale e probatorio, al fine di costituire esse stesse già nella forma di pubblicazione sul sito, documento atto a consentire le attività di presentazione di osservazioni ed opposizioni verso le istanze relative, nell’ottica di superare le difficoltà delle procedure di accesso agli atti

XI. Formazione della Polizia Ecologica Regionale, a partire dalla fusione delle Polizie Provinciali e nel concorso delle Polizie Locali, come entità di polizia giudiziaria indipendente dall’attività politica.

esistente in nuce nel raggruppamento delle polizie provinciali in un unico corpo regionale, tuttavia mai composto e reso effettivo, l’organo si intende come un corpo specializzato nella prevenzione, vigilanza e repressione dei reati ambientali con l’ausilio delle polizie locali, e tale comunque da rappresentare nella sua autonomia valido ausilio ai corrispondenti nuclei di sicurezza ad oggi presenti sul territorio della regione e previsti nella legislazione dello stato

XII. Automatica costituzione di parte civile della Regione Basilicata ed in sub-ordine di ogni ente territoriale interessato nelle procedure giudiziali su reati ambientali sulla scorta di apposita legge regionale.

presa in carico da parte degli uffici legali della regione, in proprio ed in rappresentanza sussidiaria per tutti gli enti territoriali della regione, della più immediata ed efficace attività di tutela degli interessi collettivi attraverso l’automatica costituzione in giudizio penale e civile contro gli autori di reati ambientali

 

3). Turismo

Occorre una premessa: il mondo occidentale ci ha ormai abituati ad una idea del turismo, villaggi vacanze, resort, alberghi, dove esiste una “omogeneità” dell’offerta che rientra in parametri e standard codificati, “occidentali”, e che riguardano certo qualità e quantità del soggiorno, ma anche la percezione di un tempo-vacanza che non appaia mai dissimile dalla percezione usuale del tempo nel resto dell’anno.

Concetto fondamentale è quello della percezione del tempo per la comprensione del “divertimentificio” e del veloce “consumo” di paesaggio, tradizioni locali, gastronomia e via discorrendo a cui il turismo di massa riduce la percezione del luogo fino a portarlo a divenire un non-luogo che perde così ogni connotazione di “differenza”, mentre risulta un optional la “scoperta” del luogo che si visita ed una “immersione” nel suo tempo (che è il tempo del connubio tra natura, tradizioni ed attività umane).

Tra consumare il luogo o viaggiare il luogo, crediamo che sia la seconda ipotesi, quella del viaggio nel luogo, che possa legarsi ad una terra come la nostra regione, puntando sull’inconsueto che riesce ancora ad offrire e sull’incontaminatezza, valori che vanno custoditi come il volano di una “differenza” di questa regione che la rende attrattiva. Quindi la valorizzazione del territorio e la conservazione del suo stato naturale sono un investimento, anche e soprattutto alla luce dell’evento-guida di Matera-Basilicata 2019 che deve essere il punto di partenza intorno al quale ricostruire l’offerta turistica regionale.

I. Dichiarazione programmatico-statutaria dell’incontaminatezza del territorio come obiettivo prioritario (vedi parte agricoltura e ambiente) per un turismo compatibile al territorio ed alla sua salvaguardia e valorizzazione nell’ottica di tramandarlo come unicum alle future generazioni.

II. Redazione immediata di un piano di programma regionale per il turismo sulla scorta di quanto alla premessa ed al punto I)

piano che deve recepire il criterio di base ed organizzare l’offerta turistica in stretta conseguenza a questo, valorizzando il patrimonio naturale, culturale, storico-architettonico e migliorandone la reale fruibilità attraverso interventi mirati a favorire la micro-accoglienza, la conservazione, tutela e valorizzazione dei gradi plessi e dei piccoli borghi, la percorribilità intermodale della regione attraverso una puntuale organizzazione dei mezzi di trasporto, l’offerta di circuiti in accordo al punto seguente e la migliore sinergia tra tutti gli uffici e gli operatori dell’offerta turistica.

III. Riforma dell’APT in Ufficio Interdipartimentale per il Turismo per l’attuazione del piano di cui al punto II), sottoposto al controllo del consiglio regionale, con compiti di individuazione dei circuiti turistici integrati (biblio-museale, storico-archeologico, del mare, della montagna, della tradizione, della eno-gastronomia, del paesaggio-oasi e parchi naturali), della gestione in sinergia delle inter-modalità e dei mezzi di trasporto tra i circuiti, della redazione e gestione di una guida integrata dei servizi e delle offerte, di un calendario regionale degli eventi in collaborazione con gli enti locali, del controllo sulla gestione dei servizi e delle infrastrutture, dell’organizzazione diretta di eventi, della stipula di convenzioni ed accordi con istituzioni, associazioni, categorie, imprese del settore turistico-ricreativo.

la riforma dell’apt in ufficio interdipartimentale per il turismo, più che essere un mero rientro nella potestà regionale diretta di competenze ad oggi delegate ad una struttura gestita esternamente secondo logiche non sempre condivisibili, deve intendersi come costruzione di una struttura di indirizzo, controllo e gestione che segua esatti criteri di organizzazione di una capillare struttura recettivo-culturale in grado di ottimizzare sia l’uso delle risorse che la messa in campo di strategie di comunicazione ed organizzazione…l’individuazione dei differenti circuiti, tra essi comunicanti, ciascuno con un responsabile operativo, serve a definire la migliore organizzazione degli stessi in rapporto alla fruizione, ottimizzando e tarando l’offerta non più verso un generico turismo, ma verso settori di interesse definiti e definibili proprio nei 7 circuiti che necessitano di una comunicazione specifica…circuiti che dovranno integrarsi tra loro, avvalendosi sia di attività diretta di marketing territoriale, sia della redazione di dettagliate guide agli stessi, sia di riunificazione degli stessi circuiti in punti aggreganti, quali eventi e luoghi di particolare valore…le guide dovranno contenere un dettagliato schema dei trasporti regionali, sia generali, sia peculiari, intendendosi tutti i mezzi di trasporto coinvolti nel settore turismo…compito dell’ufficio sarà anche quello di verificare la rispondenza delle strutture organizzative e recettive a precisi parametri di legge e di soddisfazione del turista

IV. Programmazione quinquennale degli interventi sul turismo e legge regionale sulle contribuzioni al turismo con riordino della normativa sugli agri-turismo, bed &breakfest, campeggi, alberghi ed in generale tutte le strutture a destinazione turistica e controllo sull’effettività degli stessi ed il rispetto dei parametri già fissati.

Si necessita di un testo unico regionale che rimetta ordine in materia di turismo

V. Realizzazione del Consorzio Regionale del Turismo tra operatori, enti locali e regione per l’aggregazione e la razionalizzazione dell’offerta, servizi comuni, tariffari, codice di disciplina e più in generale la gestione consortile dei circuiti al punto III)

la creazione dell’ufficio interdipartimentale per il turismo è prodromo alla creazione di un consorzio regionale del turismo dove far confluire ogni energia volta all’ottimizzazione delle linee guida ed alla loro applicazione pratica in termini di confluenza di interessi pubblici e privati alla migliore gestione di un comparto produttivo strategico per l’interesse regionale

VI. Divieto espresso alla costruzione di nuove strutture di accoglienza turistico-alberghiero a qualsiasi titolo superiori alle 250-300 presenze come non attinenti all’offerta turistica regionale.

lungi dall’apparire punitivo, il punto individua conseguenzialità attinenti alla linea programmatica, favorire il turismo attraverso piccole strutture in cui il turista si lega alla realtà locale e non, come conseguenza delle dimensioni delle strutture, alla standardizzazione di offerta e percezione

VII. Individuazione delle località di interfaccia per la penetrazione nei circuiti guidati del territorio regionale sulla base delle infrastrutture autostradali-ferroviarie-aereoportuali, esistenti o di programmazione, ove andranno allocate sedi operative dell’Ufficio Interdipartimentale con compiti di accoglienza, assistenza ed informazione, indirizzo dei circuiti, prenotazione dei servizi, controllo della qualità di sistema.

località di interfaccia che servano non solo da primo impatto tra  turista e offerta turistica, ma che siano in grado di assicurare l’organizzazione del viaggio attraverso professionalità e perfetta corrispondenza tra promosso e realmente offerto…riteniamo che tali località siano facilmente individuabili in potenza, matera, metaponto-policoro, maratea, melfi, luoghi dai quali, in virtù di una maggior accessibilità dall’ambito nazionale possa poi veicolarsi nell’intero territorio regionale il flusso turistico

VIII. Censimento e valutazione dello stato di conservazione e di recupero, studio di fattibilità, messa in sicurezza, pavimentazione con materiali naturali trattati in loco, infrastrutturazione leggera di accoglienza dell’intero percorso dei Regi Tratturi e delle Vie della Transumanza, nonché delle vie consolari e medioevali, in ordine alla creazione di un percorso storico-naturalistico integrato ai circuiti al punto III) ed atto alle percorrenze a piedi, con mezzi animali od a trazione animale, con bicicli, automezzi a trazione elettrica o bio-carburanti, motocicli a basso tenore di emissioni carboniche ed acustiche o qualsivoglia veicolo a basso o nullo impatto ambientale

si vuole permettere quell’immersione totale nel circuito naturale che offre la regione, previa un’opera di ripristino, attraverso la messa in sicurezza e l’uso di materiali locali (con ripercussioni positive a livello produttivo ed occupazionale) delle nostre antiche vie di comunicazione, con una connessione tra queste e luoghi di particolare interesse e la fornitura di mezzi animali ed a trazione meccanica a basso o nullo impatto ambientale organizzati secondo “stazioni di posta” che fungano anche da strutture recettive a bassa capienza, individuate ed organizzate con ricognizione preventiva sulle strutture esistenti e di proprietà od utilizzo di demani pubblici, da richiedersi in affidamento attraverso comodati e tipologie di contratti non onerosi

IX. Legge regionale degli arenili e delle zone di rispetto, in accordo alla normativa nazionale di settore, atta a fissare regole e parametri su destinazione ed uso, manutenzione e cura degli stessi da parte degli enti locali, dei concessionari e dei soggetti a qualsiasi titolo coinvolti in attività che insistano in via diretta od indiretta sugli arenili.

X. Studio e realizzazione di un programma di inserimento dei comuni in via di spopolamento in un circuito speciale turistico-residenziale volto a categorie di pensionati e/o soggetti svantaggiati con l’intermediazione al punto III) in tema di convenzioni ed accordi

un circuito speciale, “i borghi del sorriso”, borghi nei quali si possa dare avvio ad un processo turistico volto a categorie sociali (anziani o portatori di disagi) la cui domanda turistica è la serenità dell’atmosfera ambientale e sociale ad essere volano di interesse… indirizzare un settore specifico dell’offerta turistica verso soggetti sociali il cui arrivo in località altrimenti destinate a spopolamento è occasione di rilancio delle stesse attraverso l’organizzazione locale di un’accoglienza tarata proprio sul “piccolo e tranquillo”, caratteristiche dei nostri paesi interni…esiste la possibilità inoltre che tali arrivi possano tramutarsi in stanzialità dei soggetti ospitati per periodi anche più lunghi della stretta periodo di vacanza e per i quali si attiverebbe una maggiorazione delle presenza legate ai flussi parentali

XI. Presa in carico da parte della Regione Basilicata, con programma coordinato con gli enti locali, della ricostruzione o ristrutturazione di parti dei borghi abbandonati per la realizzazione di “villaggi dell’arte”, per l’ospitalità di giovani artisti ed alla tenuta di attività seminariali e di stages, nonché alla realizzazione di laboratori artistici permanenti o stagionali con inserimento nei circuiti della formazione professionale.

interventi ricostruttivi da allocare oltre che sulla finanza regionale, anche su precisi capitoli di finanziamento nazionale e comunitario

XII. Azioni volte al completamento dell’aeroporto lucano presso la pista Mattei di Pisticci ed all’ottenimento di assets di voli stabili e/o stagionali, nonché studio di fattibilità di una compagnia consortile pubblico-privata per attività di chartering a fini turistici, potenziamento dell’avio-superficie di Grumento ed allestimento di campi di volo per deltaplano e simili.

Punto che sarà trattato anche nella sezione trasporti

 

4). Industria e politiche industriali

in una regione che vede ovunque crisi industriali irrisolvibili, riteniamo che sia il momento di un discorso globale di destinazione di un comparto che è una voce importante dell’economia regionale, sia in termini strettamente produttivi, che per i suoi risvolti occupazionali.

questa regione ha necessità di una ri-programmazione di ampio respiro e vedute che possa guardare oltre l’attuale perifericità a cui il sistema economico costringe la nostra terra nella chiara equivalenza ricattatoria “posti di lavoro uguale industrie impattanti o volatili”, per addivenire a forme industriali autonome, “leggere”, legate strettamente al territorio ed alle sue potenzialità reali, vigendo quanto previsto dalla parte ambiente al punto III) come indirizzo

I. Dichiarazione programmatica di indirizzo industriale regionale verso

a) agri-industria diffusa e produzione di tecnologie, componenti ed infrastrutture per lo sviluppo del comparto primario tradizionale,  

b) produzioni manifatturiere e componentistiche ad alto contenuto tecnologico e basso impatto territoriale,

c) progettazione e produzione per il sistema delle energie rinnovabili e per il risparmio energetico,

d) produzione di elementi per le bio-architettura e le bio-edilizie,

e) il ciclo integrato regionale dei rifiuti e ri-verginazione della materia,

f) programmazione e realizzazione delle bonifiche ambientali e delle opere di protezione e ripristino ambientale,

g) produzione energetica nei limiti della programmazione (vedi anche parte ambiente e parte energia).

si indica una via allo sviluppo industriale che non può divergere dall’incontaminatezza del territorio fornendo chiare indicazioni sui settori di rilevanza su cui quali convergere, quindi il settore dell’agro-industria diffusa e la produzione diretta od indiretta di componenti ed infrastrutture per il settore, il settore dell’innovazione tecnologica nella produzione e nello sviluppo delle tecnologie a basso impatto territoriale, il settore della ricerca e della produzione di elementi per la produzione energetica da fonti rinnovabili e per il risparmio energetico, il settore della bio-edilizia a cui potrà essere dedicato una parte dell’investimento sulla forestazione produttiva, oltre ai settori di ciclo locale quali il ciclo dei rifiuti, nella parte di gestione del conferito e nella programmazione di un settore della ri-verginazione della materia (vedi la parte ciclo dei rifiuti), le bonifiche ambientali e di protezione del territorio dal dissesto idrogeologico, la produzione energetica nel limite di una programmazione volta al raggiungimento dell’autosufficienza regionale.

II. Rimodulazione della legge regionale sulla reindustrializzazione dei siti in dismissione e sulle relative poste finanziarie su quanto al punto I).

Tutti gli interventi già programmati e non ancora assegnati in via definitiva, devono essere riprogrammati sugli obiettivi di cui al punto precedente, allo scopo di fungere da volano per altre attività future

III. Censimento delle attività del settore industriale e dei siti produttivi, attivi, dismessi, in crisi produttiva, programmati o per i quali siano state accese procedure a qualsiasi titolo e qualsiasi settore presso tutti gli enti territoriali regionali.

un libro bianco delle attività industriali presenti in regione da redigersi a cura del dipartimento regionale alle attività produttive in collaborazione con il dipartimento alle infrastrutture per la parte di competenza, che costituisca una base cognitiva comune (se ne prevede la pubblicazione on-line) per la riorganizzazione dell’intervento pubblico e delle infrastrutture

IV. Istituzione di una commissione mista permanente sulla programmazione industriale e sulle politiche industriali, composta dalla presidenza e dalla giunta regionale, rappresentanti eletti del consiglio regionale, rappresentanti delle categorie produttive, sindacali e professionali, rappresentanti diretti dei lavoratori e rappresentanti della consulta dei sindaci e della consulta ambientale (vedi parte istituzione).

Superare i tavoli emergenziali con una commissione mista permanente può divenire non solo lo strumento di verifica dello stato del comparto e della programmazione regionale, ma una vera e propria “camera di rappresentanza” delle istanze del mondo produttivo ed occupazionale che si avvale della partecipazione ed integrazione di consulte territoriali ed ambientali per creare sinergie lineari tra tutti i soggetti interessati

V. Messa in liquidazione dei Consorzi Industriali con passaggio delle competenze, delle gestioni e delle proprietà ad un Consorzio Regionale Unico della Attività Industriali sottoposto a controllo politico di gestione ed indirizzo e la partecipazione al consiglio di amministrazione di rappresentanti della  commissione al punto IV).

VI. Creazione di un fondo speciale di solidarietà accessoria per i lavoratori in mobilità e precari finanziato di tagli al costo della politica (vedi parte istituzione), dei dirigenti di livelli superiore, amministratori e consiglieri di società, agenzie ed enti pubblici.

pur nella loro inadeguatezza a lenire la sofferenza sociale legata al contesto di crisi attuale, crediamo che sia un importante segnale di riavvicinamento tra “palazzo“ e cittadini

VII. Fissazione dei parametri temporali e delle procedure di dismissione delle attività industriali considerate incompatibili con quanto espresso al punti III) della parte ambiente.

per ogni attività industriale incompatibile agli obiettivi ed alle prescrizioni statutarie andranno fissati precisi limiti di tempo che possano consentire riconversioni produttive controllate ed ordinate, volte alla protezione dei livelli occupazionali, al ripristino ambientale in tempi non superiori ai 12 mesi con il supporto degli organismi tecnici regionali per l’individuazione di poste finanziarie nazionali e comunitarie a supporto della riconversione

VIII. Rimodulazione sulla base del censimento al punto III) delle aree industriali e loro recupero ad altre attività sulla scorta dei parametri di cui al punto I).

riorganizzazione funzionale di tutte le aree industriali ed artigianali ex 219 ed interventi similari presenti nel territorio regionale o verso ipotesi di nuovi investimenti produttivi di concerto al punto I) o verso altre attività, come la produzione di energia da fonti rinnovabili, esclusi tutti i processi di combustione da rifiuti e/o biomasse e/o biocarburanti o verso il recupero ad utilizzi civici, previa bonifica, delle aree e delle strutture edilizie o verso processi di ri-naturalizzazione dei siti

IX. Obbligo alle attività industriali di predisporre un piano puntuale per l’autosufficienza energetica, ove possibile, da fonti rinnovabili con il supporto di un fondo speciale misto di contribuzione.

il fondo misto di contribuzione, controllato dall’ente regione ed in grado di ottimizzare ogni contribuzione nazionale ed europea al fine di avviare e razionalizzare il processo di dotazione di strutture di auto-sufficienza energetica…è comunque da prevedersi una contribuzione regionale da ricavarsi da una quota parte delle royalties ricevute per gli idrocarburi (stima circa il 3% annuo) che tratteremo nella specifica sezione

X. Creazione di un Ufficio Regionale Speciale per il ricevimento delle proposte di allocazione di nuove intraprese industriali sul territorio della regione, secondo i parametri stabiliti al punto I), e di una Commissione di valutazione economico-ambientale per l’ammissione delle stesse ad ogni forma di contribuzione a carico dei fondi regionali.

riteniamo che tale ufficio speciale sia essenziale per riunificare tutti i processi di richiesta per l’allocazione di imprese industriali nel territorio regionale, così come la commissione specialistica di valutazione al fine di riunire procedure ad oggi disperse in ambito burocratico

XI. Fissazione di un limite minimo di quindici anni di garanzia di operatività e di mantenimento dei livelli occupazionali per le nuove aziende che si installino in regione con contribuzione pubblica.

XII. Legge regionale sul sequestro degli immobili, delle attrezzature, delle scorte e delle tecnologie per le aziende di cui al punto XI) e per le intraprese già operanti in regione e che abbiano avuto accesso a finanziamenti regionali.

 

5). Idrocarburi e risorse minerarie

gli idrocarburi, sia liquidi che gassosi, estratti, stoccati, trasportati e ad ogni titolo trasformati sul territorio lucano, ma trattare la materia implica una precisazione, ovvero che l’intrecciarsi di norme di carattere nazionale e le clausole di “interesse nazionale” sugli accordi del 1998 rendono di fatto impossibile ogni cancellazione degli accordi stessi, a meno di 1) gravi incidenti o anomalie 2) gravi inadempienze contrattuali 3) “fatti politici” determinanti costituiti da una forte volontà popolare di voler disporre altrimenti del proprio territorio, non potendo disporre della titolarità della risorsa che rimane di esclusiva proprietà dello Stato:

I. Legge Regionale di Regolazione delle Attività Minerarie che, oltre alla regolazione della materia nella generalità, nello specifico delle estrazioni di idrocarburi sull’intero territorio regionale ponga condizioni di diniego ad ogni attività di ricerca e sfruttamento della risorsa, in quanto confliggenti con i principi di cui ai punti della parte ambiente e nelle potestà e materie di competenza regionale, oltre gli accordi già in essere, e blocco alla valutazione di qualsivoglia procedura connessa, anche in rapporto ad attività ad oggi regolate da accordi, fino a quando non siano soddisfatte le condizioni ai punti seguenti.

legge regionale di regolazione delle attività minerarie che, nell’intrecciarsi di altre normazioni regionali determinanti quali l’approvazione di una legge sul paesaggio, sulla tutela delle acque sorgive, sotterranee e fluenti, sui patrimoni ambientali, sulla tutela della salute umana ed animale dagli impatti da attività antropiche, dovrà regolare l’intera materia mineraria, nelle more della legislazione prevalente nazionale, ed i cui principi di applicazione sono meglio chiariti ai punti seguenti, sottolineandosi che tale legge pur riguardando prevalentemente gli idrocarburi, regolerà ogni altra tipologia di attività mineraria

II. Adozione di sistemi di monitoraggio pubblico partecipato dalla collettività delle attività presso i singoli pozzi e punti di estrazione di attività minerarie e delle lavorazioni presso il centro olio di Viggiano, di Pisticci, Tempa Rossa e presso ogni stabilimento o plesso connesso ad attività minerarie, nel controllo di ogni attività da parte della consulta dell’ambiente, fino all’effettiva entrata in funzione dell’osservatorio ambientale a caratteristiche di controllo pubblico e partecipato.

un valido sistema di monitoraggio a rilevazioni continue, sia nei luoghi di estrazione, sia nei plessi industriali, con il controllo diretto dei soggetti di cui alla consulta regionale ambiente (vedi parte II) ambiente), fino alla partenza effettiva dell’osservatorio ambientale

III. Indagine regionale sui danni delle estrazioni e del trattamento del greggio e del gas, sulla salute delle popolazioni, ed indagine conoscitiva sui danni all’ambiente (flora e fauna), all’economia (agricola e non) ed alle vocazioni originarie dei territori.

IV. Richiesta di ri-contrattualizzazione in sede nazionale degli accordi in essere sulla base dei seguenti punti V,VI, VII, VIII, IX, X, XI

V. Sistema di conteggio pubblico delle quantità di estratto, con la creazione di un ufficio regionale presso i centri oli in cooperazione con l’Intendenza di Finanza regionale.

a legislazione attuale il sistema di controllo degli estratti non sembra essere mai stato direttamente controllato, ma affidato alle rilevazioni e successive comunicazioni delle società di estrazione, necessitandosi di un controllo diretto dell’ente regione attraverso specifico ufficio al fine di assicurare validazione degli stessi sia ai fini della quota royalties spettante a regione e comuni

VI. Concertazione dinamica dell’estraibile sulla base di parametri fissati di sostenibilità delle estrazioni e del trattamento, stoccaggio, trasporto degli idrocarburi, sia liquidi che gassosi e di ogni altra risorsa mineraria, ed al trattamento, trasporto, stoccaggio di ogni frazione di scarto di lavorazione e/o residuo.

concertazione sulle quantità di risorse estraibili che vada oltre le possibilità industriali e contrattuali fino ad arrivare ad una sostenibilità delle stesse e dei processi a queste legati ai parametri di salvaguardia, tutela continua e programmazione, ovvero fissare con basi scientifiche soglie interdipendenti di parametri emissivi in grado di influire sulle quantità di estratto giornaliero

VII. Aumento delle royalties al 25%, in quota parte del 20% a carico delle compagnie e del 5% sulla tassazione nazionale rispetto ai volumi estratti, con ripristini ambientali e bonifiche a totale carico delle compagnie sulla scorta di un fondo di accumulo finanziato dall’1% del valore lordo dell’estratto annuale, e trasformazione della quota parte di royalties (3%) ex art. 45 l. 99/09, in un fondo esclusivo per l’acquisto di derrate alimentari locali rivolto ad ogni cittadino lucano.

la Regione Basilicata nelle sedi di confronto tra stato e regione ed i suoi parlamentari nella sede legislativa devono rendersi portavoce della necessità di fissare le royalties al 25%, con il 20% a carico delle compagnie (che pur sostenendo oneri fiscali di varia natura, manterrebbero margini ragionevoli), ed il 5% a carico della tassazione specifica ed accise che lo stato riceve dalle compagnie, stornato direttamente sulla finanza regionale e sottratto alle limitazioni ex patto di stabilità

VIII. Blocco tecnico, adeguamento della struttura e, ove ciò fosse tecnicamente possibile, trasferimento del centro olii di Viggiano in posizione ritenuta più idonea sulla base del minor impatto possibile.

IX. Predisposizione immediata di un reale piano di sicurezza esterna degli impianti con messa a disposizione dei cittadini dello stesso e puntuale analisi del rischio nella definizione di uno specifico Piano di Emergenza gestito dalla Protezione Civile, dai Comuni ed Enti Territoriali interessati.

nelle more della conoscibilità del piano ad oggi esistente, ma che non risulta a conoscenza delle popolazioni (in ciò costituendosi inficio all’esistenza stessa del piano cui è fatto obbligo venga sia a conoscenza delle stesse), redazione immediata di un piano coordinato tra gli enti territoriali e la protezione civile nazionale e regionale, nell’intreccio tra questo ed i piani di protezione civile esistente per le catastrofi naturali

X. Azioni legali volte alla determinazione ed al risarcimento del danno storico biologico, sanitario, economico-vocazionale derivante da tutte le attività estrattive e di ricerca di idrocarburi ed altre risorse sul territorio regionale, con richiesta risarcimenti per la popolazione lucana da devolversi su un apposito fondo regionale per le bonifiche ambientali.

XI. Utilizzo del gas metano di quota regionale derivante da accordi (Tempa Rossa) o da ricontrattazione di accordi (Val d’Agri) per un sistema di distribuzione dello stesso in pompe carburanti predisposte nel territorio regionale che forniscano ai soli residenti lucani un prezzo del carburante gas metano calmierato.

un’attività di ritorno ciclico sul territorio, un’attività economica di comparto legata alla modifica dei motori degli autoveicoli ed alla distribuzione del carburante, ed una attività di tutela ambientale diretta nella bassa emissività dell’uso del metano per trazione moto-meccanica

 

6) energie e politiche energetiche

La Basilicata non può supportare ulteriori produzioni energetiche, siano esse connesse all’estrazione di fonti fossili che alla produzione da fonti rinnovabili e/o assimilabili, escluso quanto alla necessità di auto-sufficienza

I. Rimodulazione del PIEAR, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, ed in ogni caso in accordo al seguente punto II), sui principi dell’auto-sufficienza energetica tarata sulle reali necessità certificate sui consumi integrati degli ultimi due anni, sulla realizzazione di piccoli impianti in/off grid a gestione comunale od inter-comunale, sulla rete corta regionale, sulle reali capacità produttive nel rispetto del territorio secondo principi di sostenibilità, sull’intervento pubblico prevalente nel settore energetico.

un piano energetico regionale attinente alle necessità del territorio e non del mercato, organizzato sull’auto-produzione per il raggiungimento della auto-sufficienza energetica (la regione produrrà a breve circa il 9% del fabbisogno energetico globale del paese), con il sostanziale ribaltamento produttivo fondato sulla conoscenza dei consumi energetici aggregati e per settore, quindi disaggregati per aree omogenee, e la ragionevole corrispondenza tra questi e la stessa produzione con la costruzione di soli piccoli impianti ad energie tarati sui consumi accertabili e gestiti dalle comunità, anche non connessi in rete, individuando tipologie produttive coerenti sia alle reali possibilità del territorio di produrre secondo tipologie energetiche, sia ad ospitare gli stessi impianti per ragioni di ordine ambientale ed economico, in uno schema di compartecipazione dei cittadini alla produzione

II. Dichiarazione di intenti che stabilisca l’energia prodotta e producibile in loco come “bene comune regionale”, assoggettandola ai principi di gestione pubblica dell’acqua (vedi parte del programma acque) e legge regionale che sancisca la non realizzazione di impianti energetici fondati sui processi di combustione e/o cogenerazione

la produzione energetica locale, al pari dell’acqua, deve essere gestita secondo canoni di “bene comune”, stabilendosi legislativamente inoltre che le energie da processi di combustione secondaria non sono considerabili come energie rinnovabili

III. Liquidazione immediata della Società Energetica Lucana e sua trasformazione in ente pubblico a carattere non economico di produzione, gestione e distribuzione energetica od in alternativa in società ad azionariato di cittadinanza.

intendiamo inabilitare ogni tratto di gestione privatistica della società con la sua liquidazione e l’affidamento delle sue competenze ad un ente di diritto pubblico (agenzia regionale dell’energia o ad una società ad azionariato di cittadinanza sul modello di quanto previsto per acquedotto lucano)

IV. Istituzione di una Autorità Energetica regionale indipendente e della Commissione Mista Consiliare sull’Energia, costituita sulla base dei principi di quanto alla analoga commissione mista citata nella parte del programma industria e politiche industriali e con essa relazionante.

autorità energetica che vigilerà su ogni aspetto riguardante la gestione e produzione di energia sul territorio regionale

V. Istituzione di una commissione di esperti che individui le possibilità di produzione energetica da fonti rinnovabili di ogni comune lucano, stabilisca il fabbisogno prevedibile in rapporto ai piani di sviluppo, individui in modo concertato con le popolazioni locali le fonti utilizzabili, le dimensioni degli impianti (vedi punto I).

VI. Realizzazione a cura della Regione Basilicata di impianti di produzione energetica e consegna della gestione diretta degli stessi ai sindaci, in collaborazione con l’ente energetico al punto III) e l’autorità energetica al punto IV).

VII. Tariffazione energetica regionale per la parte di competenza dell’ente energetico sulla base del costo lordo reale di produzione.

ove per costo lordo di produzione si intende il costo generale della produzione, gestione, manutenzione, distribuzione, costi del personale ed oneri senza alcuna redditività da capitale investito

VIII. Divieto alla realizzazione di impianti energetici superiori a 200 kw sulla base di procedimenti di DIA o procedimenti semplificati, divieto all’utilizzo di terreni agricoli e/o soggetti a vincolo ambientale-paesaggistico per la realizzazione di impianti energetici, ad eccezione dei casi di comprovata irrealizzabilità degli impianti previsti sulle superfici edilizie esistenti o su aree ex aree industriali (vedi parte industria punto VIII).

IX. Regolamentazione puntuale della possibilità di utilizzo e produzione di bio-masse o materie prime agri-energetiche solo per impianti off-grid di stretta auto-sufficienza locale (vedi punto II) o di uso privato in termo-camini di piccola taglia a recupero energetico.

regolamentare un utilizzo residuale e locale delle bio-masse, incentrando il loro utilizzo sul fabbisogno e sulle condizioni di approvvigionamento locale e normare sull’utilizzo delle stesse in termo-camini domestici atti al recupero energetico

X. Moratoria delle domande di realizzazione di nuove centrali eoliche di ogni taglia pervenute presso la Regione Basilicata fino a rimodulazione del PIEAR,  e legge stringente sul mini-eolico

XI. Opposizione in ogni sede ad ogni progetto di realizzazione di impianti energetici fondati sui processi di combustione nell’intero territorio, compresa ogni forma di centrali o strutture attinenti a trasporto, stoccaggio, trattamento degli stessi, con rilettura critica di tutti i pareri espressi ed eventuale negazione degli stessi sulla base dei principi di auto-tutela e precauzione.

XII. Avvio immediato delle procedure di opposizione in ogni sede legale ed amministrativa a procedimenti di allocazione di strutture energetiche autorizzate in Regione Basilicata sulla base di disposizioni legislative nazionali che contrastino con i punti espressi in questa parte del programma ed in ognuna delle precedenti.

 

7). Acque pubbliche

In premessa è necessità improrogabile il varo di un Testo Unico Regionale sulle Acque

I. Dichiarazione programmatico-statutaria che ponga il bene “Acqua” come bene comune e patrimonio pubblico indisponibile.

Apparentemente superflua, ma in sede legislativo-statutaria tale punto assume una valenza “a cascata” per ogni atto che attiene alle acque ed alla loro gestione (usiamo il termine acque per meglio definire i differenti utilizzi delle stesse, nelle differenze legislative tra acque ad uso potabile, irrigue, minerali, ad uso civile ed industriale, alle acque meteoriche, alle acque reflue di differente natura)

II. “Servizio Idrico Integrato” come servizio pubblico inalienabile e non cedibile ad alcun titolo, sia nella totalità, sia nelle parti, a soggetti giuridici che non siano enti pubblici o organismo unico di diritto pubblico ad azionariato di cittadinanza.

Se il soggetto gestore delle acque non può essere un privato che ne trae profitti, allo stesso modo non debbono esistere figure giuridiche di diritto privato a gestire lo stesso servizio, ed a tale scopo l’affidamento della gestione può essere affidato solo ad ente pubblico o a soggetti giuridici ad azionariato di cittadinanza costituiti da un capitale sociale detenuto paritariamente da ogni cittadino in modo diretto, quindi nell’emissione di tante azioni quanti siano i cittadini residenti.

III. Modifiche della Legge Regionale n° 36 del 1998 (Servizio Idrico Integrato) atte a regolare il Servizio secondo il principio di cui al punto I) e tese a svincolarne la gestione da logiche di qualsivoglia natura indicate come spartitorie, con previsione per l’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale di mezzi per un controllo puntuale sulla gestione del Servizio ed un potere di sanzione sulle irregolarità, con la costituzione obbligatoria ed automatica di questo e della Regione in via sussidiaria di parte civile in illeciti e trasgressioni alle norme.

il fine chiaro, sia della modifica della citata legge sulla base di quanto esposto al punto I) (Acqua bene comune e patrimonio pubblico indisponibile), sia nell’adottare mezzi di svincolo delle gestione da logiche di spartizione politica attraverso cariche nei consigli di amministrazione, sia nell’assunzione effettiva dell’aato (Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale) come soggetto di programmazione e controllo con poteri di sanzione sia verso i soggetti a qualsiasi titolo gestori, sia verso chiunque operi nell’appaltistica, è la totale pubblicizzazione dei rapporti giuridici su un bene pubblico e comune

IV. Revisione delle norme regionali tese a regolamentare gli usi del patrimonio acqua differenti dall’uso umano, in primis uso industriale ed uso agricolo, che vanno regolamentati e tariffati puntualmente ed in modo tale da garantire un uso razionale del patrimonio idrico regionale e a diminuirne gli sprechi attraverso una capitolazione specifica per ogni attività di utilizzo.

V. Regolamentazione legislativa del settore delle acque reflue e meteoriche.

VI. Regime normativo più stringente sulle acque minerali al fine di regolamentare l’emunzione dai bacini idro-minerari nelle tutele del principio al punto I), regolando la possibilità estrattiva sulla base dei regimi pluviometrici degli anni precedenti, con progressiva revoca in scadenza delle concessioni ai privati ed affidamento in gestione a consorzi tra i comuni delle aree interessate, e, nelle more della normazione, aumento dei canoni attuali di emunzione di acque minerali nell’ordine del 100%.

regolamentazione del settore non più in maniera contrattuale, ma secondo canoni di legge, ivi compresi il prelievo sulla base delle capacità rigeneranti delle sorgenti, adottando specifici metodi di calcolo scientifico, in un processo progressivo di revoca delle concessioni in scadenza a soggetti privati per affidarle a soggetti consortili pubblici locali, per una integrazione dello sfruttamento delle acque minerali con specifici progetti turistici locali

VII. Divieto espresso di utilizzo a qualsiasi titolo, in zone di captazione di sorgenti o in vicinanze di invasi, di sostanze da attività agricola, civile ed industriale ritenute inquinanti sulla base del punto III parte ambiente.

VIII. Compensazioni ambientali proporzionali al puntuale conferimento in rete delle risorse idriche per i comuni macro-fornitori di acqua a qualsiasi uso destinata.

IX. Istituzione e messa a regime del consorzio unico regionale per le acque irrigue ed industriali.

Va superata la gestione delle acque ad uso industriale, gestione delegata oggi a strutture quali i consorzi di sviluppo industriale di cui prevediamo la messa in liquidazione

X. Definizione dei contenziosi arretrati con le regioni limitrofe ed adeguamento delle tariffe per la fornitura con accordi limitativi del prelievo durante fasi di criticità per i soggetti industriali.

XI. Liquidazione di Acquedotto Lucano s.p.a. ed Acqua s.p.a. in accordo al punto II) e passaggio dei regimi idrici di proprietà o gestione dei consorzi a.s.i. al consorzio unico di gestione.

XII. Definizione dei rapporti con e.i.p.l.i. nel quadro del passaggio al soggetto unico pubblico di gestione idrica delle sue competenze sul territorio lucano

i rapporti con eipli (ente per l’irrigazione di puglia, lucania ed irpinia), ente in liquidazione pongono una serie di domande sui soggetti che gestiranno gli invasi e le reti di questa struttura, domande che temiamo possano trovare risposte in società come acqua spa (capitale 60% regione basilicata, 40% regione puglia) che di fatto risulterebbero soggetti proprietari difficilmente controllabili per quanto espresso al punto II) e che andrebbero quindi sostituiti dal consorzio unico per ciò che attiene le parti di competenza della regione.

 

8). Trasporti ed infrastrutture

prevalenza del trasporto pubblico, l’uso della rotaia, l’intermodalità, la taratura del sistema sulle reali necessità e bisogni di mobilità.

I. Dichiarazione programmatica sull’obbligo di trasporto delle merci nel territorio lucano sulle reti ferroviarie esistenti ove esse soddisfino criteri di copertura territoriale.

la rete ferroviaria esistente è insufficiente e limitata, tuttavia anche la sua inadeguatezza impone come criterio di programmazione un obbligo alla percorrenza merci sulle strade ferrate, meglio precisato dai punti seguenti che delineano un sistema di trasporti tarato sulle necessità del territorio

II. Costituzione di un gruppo misto tra regione, province, comuni di potenza e matera, consulta dei sindaci (vedi parte istituzione), consulta per l’ambiente ed operatori del settore per l’avvio dello studio e della programmazione del Sistema Integrato di Trasporti Regionale.

punto di partenza istituzionale partecipato per lo studio e la realizzazione di un sistema consortile pubblico regionale per delineare una gestione non frammentata tra i diversi modelli di mobilità esistente sul territorio

III. Costituzione del consorzio misto dei trasporti Lucani a prevalente partecipazione pubblica tra i soggetti istituzionali di cui al punto II.

il trasporto è un settore a strategico interesse pubblico ed il privato deve intervenire solo come fornitore di servizi

IV. Progettazione delle strutture di inter-modalità gomma-rotaia di Metaponto, Lauria-Lagonegro, Matera, Melfi, Balvano e successiva realizzazione.

per la realizzare quanto al punto 1) è necessario individuare 5 punti di interscambio gomma-rotaia in cui allocare le strutture atte al trasbordo di container scarrabili da tir a treno e, visti gli assi veicolari questi 5 punti sono Metaponto (con l’aggiunta di Policoro per quanto al punto VI), interscambio tra l’asse stradale ionico e la tratta ferroviaria verso Potenza- Salerno/Foggia, Lauria (o Lagonegro), interscambio tra l’asse stradale Salerno-Reggio Calabria (e l’attuale rete ferroviaria), anche in previsione di quanto al VI), Matera, interscambio tra gli assi stradali Bradanica e verso Bari, in previsione del completamento della tratta ferroviaria Matera-Ferrandina e della mediana (vedi punti VI e VII) e della tratta esistente delle appulo-lucane, Melfi, interscambio tra l’asse stradale Potenza-Foggia, l’omonima tratta ferroviaria, nonché il tronco delle appulo-lucane (con previsione di utilizzo, previo accordo con rete ferroviaria italiana della stazione di Rocchetta s. Antonio per l’appoggio di connessione alla struttura di Melfi verso l’autostrada Bari-Napoli), Balvano, interscambio tra il raccordo Sicignano-Potenza e la tratta ferroviaria, con progetti di sviluppo da praticarsi nelle sedi di confronto stato-regione

V. Studio e progettazione di un sistema auto-gestito di trasporto ferroviario pendolare sulle direttive Potenza-Foggia e Battipaglia-Potenza-Metaponto con vetture proprie da avviarsi a circolazione sulla rete regionale di Rete Ferroviaria Italiana con contratti di “nolo dei binari”, in previsione di un abbandono dell’attuale contratto di servizio di trasporto locale, con affidamento di commessa a strutture industriali locali per la costruzione di vetture ferroviarie.

tarare in proprio un sistema di trasporti pendolari più rispondente alle esigenze locali di quanto non assicurino treni (più spesso autobus sostitutivi) in arrivo da altre regioni agli attuali ed enormi costi (contratto di servizio), attraverso la formula del nolo dei binari e la circolazione di materiale rotabile proprio da costruirsi preferibilmente nel territorio regionale da aziende ad oggi esistenti (ferrosud) e per le quali simili commesse sarebbero di ausilio alle difficoltà occupazionali, con costi di investimento recuperabili dall’allocamento integrale sul progetto delle partire finanziarie ad oggi versate a Trenitalia per il contratto di servizio e in termini infra-strutturali dalla possibilità di accesso a fondi comunitari

VI. Studio di fattibilità, progettazione e candidatura al finanziamento dei fondi strutturali europei (con ri-accantonamento dei fondi e delle disponibilità postati attualmente sulla strada “saurina”, circa 200 milioni) delle “dorsali ferroviarie leggere appenniniche” A) Maratea-Lauria-Sant’Arcangelo-Corleto-Calvello-Potenza e B) Maratea-Lagonegro-Moliterno-Villa d’agri-Brienza-Tito-Potenza (con possibile doppio tronco da Policoro) e della “mediana ferroviaria leggera” Sant’arcangelo-Tursi-Craco-Pisticci-Ferrandina”

reti che consentirebbero non solo la fuoriuscita dall’isolamento della zona sinnica, delle valli del Sauro-Camastra e del Cavone, verso Potenza e con l’interconnessione trasversale della mediana verso Matera

Nessun testo alternativo automatico disponibile. 

lo sviluppo totale della rete è di circa 320 km per un costo stimato di progettazione e costruzione di circa 2 miliardi di euro, cifra da ripartirsi in un co-finanziamento del 50% a carico della regione basilicata (1 miliardo da allocarsi nei bilanci annuali per euro 100 milioni per 10 anni, fondi rinvenienti dall’aumento delle royalties per gli idrocarburi, e per il 50% a carico dei fondi comunitari per le infrastrutture)

VII. Azioni volte a sollecitare un più celere completamento della tratta ferroviaria Matera-Ferrandina, nonché elettrificazione e potenziamento della Potenza-Foggia ad oggi finanziata con delibera CIPE con circa 200 milioni di euro.

La valenza del completamento di una tratta in buona parte realizzata nel suo percorso è strategica sia ai fini del completamento della rete ferroviaria lucana e tale richiesta andrebbe formalizzata nelle competenti sedi tra stato e regione in una ridiscussione sul 5% sul contributo regionale alla produzione enrgetica (vedi parte 5) idrocarburi)

VIII. Adeguamenti, completamenti e messa in sicurezza delle reti auto-viarie esistenti

presupposto l’apertura di uno specifico tavolo di trattativa con lo stato

IX. Istituzione dell’ufficio regionale “car sharing & pooling” per il supporto alla condivisione del mezzo di trasporto da attuarsi con la partecipazione della consulta dei sindaci ed associazioni di cittadini.

La condivisione del mezzo di trasporto privato va incoraggiato e sostenuto con un sistema di supporto che rediga micro-piani di condivisione delle disponibilità

X. Progressiva sostituzione con obbligo normativo dei motori dell’attuale parco autobus allocato in regione, sia pubblico che privato, con motori atti all’uso di metano (vedi parte idrocarburi punto XII) e bio-carburanti derivanti dal ciclo dei rifiuti (vedi parte ciclo dei rifiuti punto X) e/o da coltivazioni di varietà agricole per bio-carburanti esclusivamente su programmazione puntuale sotto il controllo del dipartimento agricoltura-ambiente (vedi parte 2) ambiente punto XII)

nell’ottica di una discussione pubblica sull’utilizzo dei carburanti da rifiuti (vedi parte ciclo dei rifiuti), occorre che i cambiamenti sull’uso delle energie da auto-trazione siano spinti a partire dal pubblico ed a tal proposito, l’utilizzo di bio-carburanti deve intendersi esclusivamente ad uso pubblico per essere programmabili e non costituire un pericolo di estese monoculture per attività no-food

XI. Criterio prevalente di scelta del progetto di trasporto a minor impatto ambientale ed a migliore connettività.

XII. Revisione immediata, di concerto con gli attuali operatori, del sistema regionale dei trasporti su gomma e rotaia in vista di Matera 2019 nella necessità di miglior utilizzo di quanto esistente – istituzione delle navette pluri-giornaliere Potenza-Matera e Matera-Venosa-Melfi

 

9). Ciclo dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali

Il ciclo dei rifiuti è soprattutto il piano con cui si organizza la gestione dello stesso ciclo, un aspetto tecnico che forniamo in versione sintetica basandoci sulle proposte legislative in merito, a sua volta fondate su una proposta di legge regionale e un piano rifiuti ad essa collegato che qualche anno fa presentammo al consiglio regionale e che riteniamo tuttora valido (la parte sui rifiuti speciali verrà considerata a parte, vista la legislazione nazionale prevalente sul tema), dovendo partire però da due premesse essenziali, la cancellazione di EGRIB, ovvero un ente di gestione del tutto inefficace ed inefficiente che accorpa rifiuti ed acqua e che riteniamo dannoso per una corretta prassi amministrativa di fenomeni diversi, e la necessità di rivedere un piano regionale dei rifiuti inefficace e per alcuni versi pericoloso

I. Nuovo Piano Regionale dei Rifiuti e Ciclo dei rifiuti solidi urbani (rsu) organizzato su base regionale con formazione di un unico ambito territoriale fondato su 4 zone interdipendenti.

l‘organizzazione di un ciclo dei rifiuti efficiente deve superare la logica della ripartizione per province e comuni verso soluzioni territorialmente più omogenee e rispondenti ai criteri di economicità e razionalità, quindi una ripartizione in 4 zone tra loro simili sia per numero di abitanti, quindi utenza e produzione, insistenti su una rete viaria comune che impedisca grandi movimentazioni dei rifiuti, evitando l’aggravio dei costi e razionalizzando le fasi, zone che individuiamo secondo la cartina acclusa

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II. Formazione di un Consorzio Pubblico tra comuni, province e regione per la gestione dell’intero ciclo che ne garantisca l’assoluta competenza pubblica, nel divieto di ingresso dei privati in ogni fase di trasporto, trasformazione, smaltimento, recupero.

un consorzio pubblico tra soggetti istituzionali (regione, province e comuni in forma singola od associata), che diviene soggetto gestore del ciclo per le 4 zone individuate e per l’impiantistica, l’interezza del ciclo, fatta salva la raccolta

III. Assoluto divieto ad ogni forma di termo-trattamenti dei rifiuti, anche attraverso impianti succedanei (centrali a bio-massa) sul territorio regionale e graduale divieto di utilizzo di combustibile da rifiuti per i cementifici o impianti industriali che anche a data attuale ne facciano uso.

IV. Indicazione della raccolta differenziata come volta al recupero delle frazioni merceologiche e delle materie seconde, con esclusione di ogni forma di trasformazione in combustibile da rifiuti (cdr o assimilabili).

V. Riduzione a monte della massa del rifiuto attraverso operazioni di incentivo/disincentivo volte ai settori produttivi e distributivi ed attraverso campagne mirate di sensibilizzazione alla raccolta differenziata spinta di tipo domestico.

VI. Trasformazione della tariffa per i rifiuti solidi urbani (tarsu) da tassa basata sulla consistenza immobiliare ed altri parametri a tariffa pagata per il conferimento effettivo di rifiuti.

presupposto l’adozione di criteri di pesatura e tracciabilità del rifiuto che sono a base di una raccolta domiciliare spinta in grado di far contribuire per il reale peso del rifiuto prodotto, criteri per i quali le soluzioni tecniche sono già in uso presso amministrazioni pubbliche

VII. Organizzazione di una raccolta domiciliare spinta con tariffa puntuale e premiale/sanzionatoria del conferito, atta alla separazione delle cinque componenti merceologiche principali, dell’umido da compost e dell’indifferenziato con obiettivo 70-80% di differenziazione in un anno sull’intero territorio regionale

una precisa bollettazione del solo rifiuto prodotto, con quote di premialità per chi ottempera ad una selezione domestica efficiente e di sanzioni per chi non ottempera, nel principio base secondo cui chi ben seleziona fornisce alla gestione del ciclo materiali in grado di essere re-immessi sul mercato, per cui la tassazione dovrà essere limitata ad una quota costo per l’indifferenziato

VIII. Processi di recupero e selezione del materiale riciclato volto all’ottenimento di materie prime seconde (in n. 4 impianti ripartiti per le zone individuate) da conferire ai consorzi di recupero o al settore della ri-verginazione della materia allocabile nel territorio regionale solo in aree industriali.

IX. Processi di compostaggio dell’umido (in numero 4 impianti associati ai succitati ed attraverso il compostaggio domestico) areobici e di bio-metanazione.

compostaggio secondo tipologie sia di tipo aerobico (compost a più alto valore carbonico, quindi miglior ammendante), che anaerobico (compost a minor valore carbonico, quindi peggiore ammendante, con produzione e recupero di bio-gas a valenza energetica)

X. Processi di trattamento dissociativo bio-molecolare per le residue frazioni secche indifferenziate ed i residui di selezione e compostaggio (n. 1 impianti) o processi industriali conformi alle migliori tecnologie disponibili e di cui la Regione si farà carico dell’ottenimento delle licenze quando queste siano proprietà privativa industriale di soggetti terzi.

solo per le frazioni residue (presumibilmente a ciclo il 10-15% del totale del rifiuto) dalle lavorazioni per l’ottenimento di materie seconde, una tipologia di recupero energetico a basse temperature di esercizio, nella reale dimostrazione dell’efficienza del processo e nell’aperura di un dialogo con la comunità sulla sua adottabilità come tipologia tecnica di smaltimento del residuo

XI. Finanziamento iniziale del sistema del ciclo integrato dei rifiuti attraverso i fondi della legge regionale sulla re-industrializzazione ed altri fondi regionali, nazionali e comunitari, con obbligo di gestione alimentata dalla tariffa premiale, dai corrispettivi per le vendite di materie seconde e compost, dai risparmi dell’utilizzo diretto per le necessità del ciclo di bio-carburanti e bio-gas ottenuti dalla vendita degli stessi esclusivamente a consorzi e municipalità dei trasporti, dai risparmi sui conferimenti in discarica.

copertura finanziaria del ciclo e dell’organizzazione impiantistica e logistica attraverso partite finanziarie inutilizzate o al cui utilizzo si possa provvedere in un ripensamento degli obiettivi prioritari regionali, attraverso specifiche contribuzioni nazionali e comunitarie ed attraverso il ritorno economico delle vendite di materie riselezionate ed i notevoli risparmi derivanti dal non conferimento in discarica dei materiali

XII. Blocco all’ampliamento delle discariche esistenti, ove non fosse necessario per temporanee esigenze di messa in opera del nuovo piano regionale dei rifiuti, messa in sicurezza degli impianti da chiudere, revisione delle gestioni ed impianti di video-sorveglianza delle discariche organizzati su un sito web indipendente ed atto al controllo della popolazione.

rifiuti speciali

In premessa ai seguenti punti, i rifiuti speciali, impianti e stoccaggi, meritano un’attenzione particolare alla luce della pericolosità che questi rifiuti presentano per la salute e per l’ambiente, anche sulla base di una legislazione nazionale che autorizza traffico e smaltimento di queste tipologie di scarti pericolosi alla stregua di una merce

A I. Conferma e rafforzamento attraverso specifica legge regionale che integri l’attuale legge regionale n. 59/95, del tassativo divieto di trattamento, trasporto e stoccaggio di rifiuti industriali tossico-nocivi derivanti da qualsiasi procedura non prodotti sul territorio regionale.

A II. creazione dell’Ufficio Regionale Speciale per i Rifiuti Industriali tossico-nocivi per la gestione, in collaborazione con le commissioni miste di cui alle parti del programma ambiente e rifiuti e la polizia ecologica regionale, delle fasi di trattamento, stoccaggio, smaltimento e trasporto dei rifiuti speciali prodotti sul territorio regionale.

un superamento delle attuali gestioni separate, pur delegate dalla stessa regione, per ricomporre il quadro delle responsabilità e dei controlli, nell’evidenza che tale gestione deve essere non solo pubblicamente visionabile attraverso la messa in rete di ogni documentazione e sui soggetti abilitati ad ogni fase del loro trasporto, trattamento e stoccaggio, ma sottoposto a controlli delle consulte e dell’organo di polizia ecologica regionale che assume ruolo di controllo preventivo sulla conformità alle norme regionali

A III. Messa in sicurezza ed avvio delle procedure pubbliche di dimissione e chiusura di ogni impianto e/o discarica di rifiuti tossico-nocivi operanti in regione non rientranti nel piano rifiuti, con divieto di ampliamento, anche già autorizzato, di ogni struttura o quota lavorativa ed individuazione delle procedure di riduzione e graduale chiusura di tutte le attività che operino sul territorio regionale non in conformità ai principi di gestione del piano stesso.

A IV. Pubblicazione su un sito web specifico (vedi punto XII) di un registro-banca dati dei soggetti pubblici e privati (e relative partecipazioni) operanti in regione e delle loro attività nella gestione del ciclo, con tracciamento tele-rilevato in tempo reale di ogni mezzo mobile od impianto.

A V. Individuazione a cura dell’ufficio di cui la punto II) di una procedura speciale per fanghi e acque derivanti da estrazioni di idrocarburi e trattamenti produttivi e/o derivanti da operazioni di manutenzione delle infrastrutture di trasporto e dei soggetti ammessi alle operazioni.

rendere chiaro un settore, quello dei fanghi e dei reflui da estrazione e trattamento, ad oggi avvolto in un palude legislativa in cui mancano specifici dettati normativi e strumenti efficaci di controllo a livello regionale

A VI. Divieto di re-iniezione a qualsiasi titolo nel sottosuolo dei rifiuti di cui al punto precedente

A VII. Attività ispettiva e censimento a carico della polizia ecologica dei depositi illegali di rifiuti ed immediate operazioni di messa in sicurezza e bonifica a carico dell’ente regione con automatica costituzione in giudizio contro autori e mandanti dei depositi illegali, e proprietari dei suoli con immediata sospensione di ogni beneficio e/o provvidenza stabilita da ente o sub-ente regionale per le persone fisiche e/o giuridiche ad ogni titolo coinvolte.

  

10). Istituzione ed amministrazione

migliorare il funzionamento e rendere più partecipe la comunità dei processi decisionali

I. Presenza operativa dell’ufficio di Gabinetto della Presidenza della Giunta Regionale per due giorni/settimana in ciascuno dei 131 comuni lucani durante l’arco della intera legislatura, al fine da assicurare una presenza stabile del Presidente della Giunta in ogni comune lucano

avvicinare il più possibile il cittadino lucano all’istituzione attraverso il trasferimento per 2 giorni lavorativi per settimana in ciascuno dei 131 comuni della regione (con presenza mensile fissa a Matera), previo accordo con i singoli comuni per la messa a disposizione di uffici per il solo gabinetto presidenziale e finanziato dalle dotazioni del gabinetto stesso, per dare possibilità diretta di incontro ed udienza con il presidente nell’evidenza della contiguità fisica e di una maggiore comprensione delle problematiche locali

II. Turnazione delle riunioni del Consiglio Regionale alternativamente tra le sedi di Potenza e Matera, in questa sede presso gli uffici del consiglio attualmente esistenti, con almeno una riunione all’anno da tenersi nei maggiori comuni lucani presso le rispettive aule consiliari

portare l’assise democratica regionale ed i suoi lavori all’interno delle comunità, stimolando la comprensione dei meccanismi di funzionamento del consiglio regionale, spesso estranei alla popolazione

III. Istituzione di una Consulta Regionale (o Camera Consultiva) dei Sindaci, a carattere consultivo obbligatorio sulle materie di interesse comune, con corrispondenza della stessa presso ogni struttura di ente pubblico o consorzio avente carattere regionale.

ampliare la partecipazione sulle materie di interesse comune ai rappresentanti più prossimi ai cittadini, i sindaci ed i rispettivi consigli comunali, con coincidenza gestionale tra questa struttura e gli enti o consorzi a carattere regionale (vedi consorzio regionale di gestione dei rifiuti, etc.)

IV. nelle more di eventuali modifiche legislative in sede nazionale, istituzione del prelievo obbligatorio di 1/5 degli emolumenti di consiglieri regionali e giunta al fine di costituire un fondo speciale di solidarietà sociale.

V. Riapertura della discussione sullo Statuto della Regione Basilicata con riforma dei poteri della Presidenza della Giunta e del Consiglio Regionale

VI. Varo ad inizio consiliatura di una legge elettorale regionale realmente condivisa da tutte le forze politiche presenti in regione.

VII. Verifica amministrativa, a partire dalle posizioni dirigenziali, di competenze e titoli di tutte le posizioni lavorative e di consulenza nell’ente regione, enti, società ed agenzie sub-regionali ed apertura degli scorrimenti delle postazioni lavorative, con la creazione di un ufficio speciale di verifica e controllo.

la massima professionalità possibile nel posto specifico ed ove questo non rispettato o migliorabile, utilizzo dei poteri concessi dalle leggi vigenti di riorganizzazione dei servizi allo scopo di rendere pienamente efficiente la macchina burocratica regionale che tranne pochi casi e nella massima garanzia del rispetto dei diritti

VIII. Immediato allontanamento dei dirigenti giudicati incompatibili, inefficaci, non provvisti di titoli adeguati alle mansioni o ritenuti infedeli in seguito a provvedimenti dell’autorità giudiziaria penale, civile ed amministrativa con automatica costituzione in giudizio per il risarcimento del danno subito dall’ente.

IX. Divieto alle consulenze esterne, se reperibili nell’ente, e controllo delle compatibilità personali delle liste relative.

X. Riforma del sistema formativo e riassetto in una unica Agenzia Regionale di Formazione

XI. Accorpamento dei dipartimenti Ambiente ed Agricoltura (vedi premessa alla parte ambiente), riforma ALSIA, liquidazione di ARBEA, Acquedotto Lucano ed Acqua spa, riforma e trasformazione in ente pubblico di SEL, e generale revisione delle funzioni di ogni ente, società od agenzia regionale

XII. Istituzione dell’ufficio indipendente Territorio e Risorse per la redazione di un bollettino trimestrale da inviare a tutti i comuni ed enti territoriali lucani sulla materia, per la tenuta e cura del sito web di cui al punto X) della parte ambiente, e conseguente potere-dovere di raccolta di ogni informazione dai soggetti istituzionali ed amministrativi e segnalazione delle inadempienze a riguardo.

 

11). Partecipazione

ci concentriamo sugli aspetti di partecipazione democratica del cittadino alla vita della comunità regionale, partendo da un presupposto purtroppo ancora oggi negato nei fatti, quello di una trama ormai fitta di convenzioni internazionali, accordi, dichiarazioni di principi recepiti nell’ordinamento, ma spesso solo alla stregua di enunciati, e se già in molte parti del programma, abbiamo previsto meccanismi di informazione e partecipazione su argomenti specifici (commissioni miste, consulte ed altro), passiamo ad una cornice generale che pur non inserita nella parte dedicata all’istituzione, ad essa ed a procedimenti interni ad essa fa riferimento specifico.

I. Introduzione nello statuto regionale della figura giuridica del referendum abrogativo di legge regionale (5.000 firme), ad effetto automatico, e della figura giuridica del referendum consultivo, previo esame di costituzionalità, in materie di carattere generale aventi ad oggetto assetto e programmazione del territorio con obbligo di esame in aula entro giorni 30 dall’esito della votazione popolare.

ad onta di chi millanta referendum propositivi senza quorum (una figura anticostituzionale e per di più assai pericolosa per gli ovvi motivi che porterebbero a legiferare fuori dalle sedi preposte e per i bassi numeri di cittadini che teoricamente formerebbero una volontà), la nostra proposta si configura come una forma consultiva che andrebbe praticata solo sui grandi temi come forma di ascolto di una volontà popolare su argomenti che, vista la loro rilevanza etica o programmatica, necessitano di uno specifico ascolto con un chiaro percorso istituzionale 

II. Potenziamento della figura giuridica della legge regionale di iniziativa popolare con obbligo di esame e voto in aula da parte del consiglio regionale entro giorni 15 (quindici) dalla sua presentazione, previo parere di legittimità della Presidenza del Consiglio.

figura giuridica che andrebbe valorizzata come supporto e stimolo dei cittadini ad una legiferazione partecipata attraverso la più pronta discussione in consiglio regionale

III. Creazione dell’Ufficio del Garante della Trasparenza sugli Atti Amministrativi, ufficio indipendente a nomina della consulta dei sindaci.

simile ufficio, peraltro già in nuce presente in alcune funzioni, sarebbe garante ed esecutore indipendente di ogni procedura di reindirizzo nella pubblicazione degli atti, indipendenza assicurata da una platea di nomina più vasta del consiglio regionale

IV. Pubblicazione mensile sul sito web istituzionale, o su sito dedicato, degli stipendi, diarie e premi di produzione dei dirigenti ed alti funzionari regionali e della rendicontazione economica delle agenzie regionali, nonché delle spese correnti e per investimenti amministrate dai dipartimenti e dagli uffici regionali.

V. Creazione dell’e-B.U.R. (Bollettino Ufficiale Regionale in versione telematica) con valore probatorio e con sommario descrittivo di leggi, decreti, delibere di giunta e determine dirigenziali per materie e per dipartimenti.

VI. Procedura semplificata di accesso alla posta elettronica regionale certificata nelle relazioni tra enti territoriali e cittadini. 

VII. Creazione degli uffici locali di indirizzo alle funzioni ed ai servizi amministrativi presso le sedi regionali nel territorio con compiti di protocollo regionale e smistamento pratiche.

questi uffici, la cui composizione andrebbe ricercata in un affidamento di delega a funzionari regionali, in caso di sedi di pertinenza regionale o comunali (con specifica convenzione), avrebbero il compito di riassumere ogni attività informativa, protocollare ed informativa espletata dall’ente regionale in favore di un migliore accesso dei cittadini alle pratiche amministrative 

VIII. Obbligo a carico della Presidenza del Consiglio Regionale di tenuta di una pagina web specifica sul sito istituzionale regionale sulle presenze e le attività consiliari svolte dai consiglieri regionali ed i componenti della Giunta Regionale, nonché su tutte le spettanze economiche degli stessi e dei gruppi politici rappresentati. 

IX. Stampa di un manuale dei diritti/doveri del cittadino da distribuirsi nelle case comunali e nelle scuole superiori. 

X. Impulso ad ogni comune lucano nella formazione di consulte partecipate sulle materie di carattere generale locale sulla scorta delle consulte regionali

 

12). Sistema scolastico, università e formazione

Il sistema scolastico ed università e formazione è un tema in cui le potestà sono quasi del tutto nel campo della legislazione e degli indirizzi nazionali, ma presenta possibilità locali molto cogenti, mentre del tutto rilevante è il tema della formazione, ma partiamo dall’affermazione di un principio, ossia che l’istruzione scolastica serve alla formazione umana del discente, allo sviluppo della sua coscienza critica e di un razionale approccio alla realtà e solo in secondo luogo alla formazione pre-lavorativa, per affermare alcuni punti programmatici:

I. Dichiarazione programmatica della Regione Basilicata sulla necessità della presenza di plessi scolastici di base in ogni comune lucano come garanzia dei diritti di cui all’art. 3 della costituzione italiana, primo e secondo capoverso, e sua introduzione nel futuro statuto regionale.

II. Introduzione dell’obbligo regionale di frequenza scolastica fino ai 18 anni.

punto questo che deve tener conto della legislazione nazionale in materia di obbligo scolastico, e che, pur apparendo una forzatura rispetto a questa, ci sembra però possa indicare la strada che il paese deve imboccare, una maggiore istruzione di base dei propri cittadini sulla scorta di quanto alla premessa ed al punto I)

III. Varo di un censimento regionale e di un pano di rientro dall’analfabetismo di base e dall’analfabetismo funzionale da sostenersi nei plessi scolastici presenti sul territorio.

l’analfabetismo o semi-analfabetismo e la sua variante dell’analfabetismo funzionale, che alcuni studi dimostrano affliggere il 65-70% della popolazione nazionale e così lucana, cioè l’incapacità alla piena comprensione critica di un testo scritto, pur in presenza della capacità di leggere, e la sempre maggiore incapacità di riuscire ad esprimere pensieri complessi nell’architettura del linguaggio, sono piaghe sociali che necessitano di soluzioni nazionali, al momento inesistenti, ma anche di iniziative locali ed a tal scopo un censimento da realizzarsi con questionari specifici può fare da base ad efficiente piano di rientro

IV. Introduzione di due ore settimanali di educazione ambientale in ogni scuola lucana di ogni ordine e grado, con particolare riferimento alle pratiche di raccolta differenziata di cui alla parte del programma rifiuti, e di educazione alimentare e consumo consapevole.

Una maggiore sensibilità e conoscenza ambientale migliora le pratiche di partecipazione attiva del cittadino alla gestione corretta del territorio (fattore pubblico), mentre l’educazione alimentare ed al consumo consapevole mira a correggere fenomeni di distorsione dell’alimentazione alla base di molte patologie fisiche e psichiche legate all’alimentazione (fattore privato e sociale)

V. Utilizzo, previa riqualificazione, del personale docente e tecnico precario, espulso o pensionato dall’ordinamento scolastico per la gestione dei punti II), III) e IV) in convenzione con il ministero.

riteniamo che proprio su tale personale, motivato e competente, possa non solo basarsi quanto al punto III) ed al punto IV), previa qualifica presso l’agenzia regionale di formazione (vedi punto X parte 11) istituzione ed amministrazione) attraverso specifici corsi professionali, ma ogni attività di formazione continua la cui necessità dovesse ravvisarsi, prevedendosi un budget complessivo annuale di euro 4 milioni di euro annui da reperirsi per intero nel bilancio della formazione previo rassetto funzionale della stessa

VI. Estensione generale del tempo pieno scolastico per le scuole dell’obbligo.

misura che dovrà studiarsi non solo nelle potestà regionali e comunali in materia, ma nella parte finanziaria per il reperimento di idonee risorse regionali e comunali da cumularsi in un fondo unico di gestione ai fondi provenienti dallo stato

VII. Re-introduzione della distribuzione di prodotti di prevenzione dentale e delle malattie ossee presso le scuole dell’obbligo e delle visite mediche annuali.

punto per il quale crediamo che i fondi disponibili nel bilancio della sanità regionale siano bastevoli in una ottica di riorganizzazione del servizio stesso che liberi 1 milione di euro annuo dai bilanci per la loro destinazione a tale servizio

VIII. Piano regionale dei trasporti scolastici aderente alle reali necessità e concertato con l’ausilio della consulta dei sindaci (vedi parte istituzione).

IX. Piano regionale per gli asili-nido e le scuole materne.

arrivare ad una copertura del 100% in 3 anni

X. Commissariamento e riforma dell’Ardsu ed introduzione di un piano-casa studenti.

superare l’attuale struttura del diritto allo studio affidata ad un ente a composizione politica e nel quale maggior peso dovranno invece avere le strutture studentesche in ordine alla gestione di fondi di supporto individuali al diritto allo studio (pacchetti di voucher studenteschi compresivi di spese di alloggio, vitto, acquisto materiali didattici, tasse e costi, trasporto, etc) da spendere in strutture convenzionate, con il varo di un piano casa studentesco con alloggi gratuiti o a prezzi calmierati per almeno un terzo del corpo studentesco totale, e l’individuazione di strutture abitative a prezzi convenzionati, in collaborazione con l’ater unica attraverso capitolati annuali di spesa ed, ove possibile, nella ristrutturazione del patrimonio edilizio ad oggi esistente

XI. Creazione dell’ufficio unico di orientamento alle specializzazioni ed ai master universitari con accensioni di convenzioni dedicate tra l’ente regione e gli istituti formativi

XII. Creazione dell’Ufficio Rientro Universitario per l’orientamento delle offerte lavorative in regione ai laureati lucani.

uno specifico ufficio di orientamento alle offerte lavorative che aiuti tutti i neo-laureati lucani alla permanenza od al ritorno in regione, che operi in sinergia con le consulte ed i consorzi previsti al presente piano e sotto diretta responsabilità normata del presidente delle giunta regionale e del consiglio regionale, che riservi per ogni concorso od incarico o consulenza pubblica diretta o presso agenzie, consorzi, società pubbliche, una quota non inferiore al 50% riservata al rientro post-universitario o alla collocazione dei laureati nell’ateneo lucano

XIII. Contributo regionale per l’avvio di una facoltà universitaria di scienze delle energie rinnovabili, di una facoltà di scienze del ripristino ambientale (vedi orientamenti della parte 4), politiche industriali), di una facoltà di gestione del patrimonio naturale e culturale  

XIV. Rimodulazione del sistema formativo sulle reali vocazioni del sistema economico lucano e revisione di tutte le convenzioni con gli enti formatori attuali.

rimodulazione dell’intero comprato verso la ricerca di una formazione del tutto legata alle reali vocazioni, alla oggettiva richiesta occupazionale ed ai risvolti della programmazione economica regionale

 

 

13). Politiche culturali e connettività

Alla luce di Matera-Basilicata 2019 occorrono due premesse programmatiche doverose, la prima a partire dal volere evitare nello sviluppo culturale auspicabile per la regione, delle visioni distorte della cultura resa spettacolo, evento, e non percezione di un più ampio movimento di crescita collettiva che coinvolge la società lucana in un processo di maturazione e presa di coscienza collettiva che divenga una lente di giudizio, uno strumento critico che implementi quella preziosa “cultura dell’essere” che abbiamo ereditato come carattere distintivo, la seconda trasformare la connettività da mero fatto tecnico necessario di cablaggio e/o connessioni in uno sforzo teso alle pari ed effettive opportunità economiche, lavorative, sociali e culturali che lo sviluppo delle reti  deve garantire per essere fattore di progresso soprattutto in una regione dalla difficile orografia del territorio e dalle comunicazioni imperfette.

N.b. alcuni punti sono da integrarsi con punti specifici previsti in altre parti del nostro programma (es. scuola e formazione)

I. Interdizione dell’APT (vedi anche parte istituzione) dalla programmazione culturale ed annullamento della politica dei grandi eventi e dei grandi attrattori, in particolar modo su siti ambientalmente rilevanti, nel contestuale avvio di una politica della frequenza culturale dei piccoli eventi per il raggiungimento di un’eccellenza nazionale nella loro proposizione.

sulla politica dei grandi attrattori rimarchiamo una netta volontà di superare tale programmazione, e ciò nella considerazione che pur avendo il grande evento una capacità mediatica maggiore, i suoi costi e la difficoltà a raggiungere agevolmente la regione rischiano di produrre costi troppo elevati rispetto ai benefici territoriali del suo rientro e non sedimentare effetti di lungo periodo sulle attitudini delle popolazioni, mentre una politica culturale e degli eventi fatta di continuità durante l’anno e nell’intero territorio regionale di una serie qualificata di piccoli eventi culturali affidati a giovani, ma promettenti artisti, ricercatori, curatori, studiosi, è in grado di portare eccellenza nella continuità stessa dell’attrazione e nella ricerca di talenti anche in sinergia con il progetto dei “villaggi dell’arte” (vedi parte turismo, punto XI) sino a lanciare l’immagine della regione come “incubatore d’arte giovane”

II. Delega alla cultura trasferita permanentemente alla Presidenza della Giunta in uno specifico Ufficio Cultura e creazione di una Commissione Culturale mista tra presidenza della giunta, Ufficio Cultura, commissione consiliare, assessorati competenti ed esperti esterni dei vari settori, rappresentanti della consulta dei sindaci, a parere consultivo obbligatorio.

riportare permanentemente in delega presidenziale, ma sotto il controllo esecutivo di un ufficio preposto e nel controllo consultivo di una specifica commissione-consulta allargata per estendere la partecipazione ad un momento che deve essere sentito come obiettivo programmatico comune

III. Annullamento della Film Commission e rientro delle sue potestà e personale nell’Ufficio Cultura (vedi punto precedente).

IV. Avvio di un censimento ed istituzione di una Banca Dati regionale sul patrimonio culturale, artistico, storico-archeologico, paesaggistico, glottologico e delle tradizioni, letterario, cine-teatrale della regione Basilicata in collaborazione con sovrintendenze, enti specifici anche a carattere europeo o nazionale, enti locali ed associazioni culturali e pubblicazione di un bollettino mensile degli eventi redatto dall’Ufficio Cultura ed a cura della Commissione di cui al punto II).

La necessità di un censimento e la creazione di u a banca dati ad accesso pubblico appare chiara nella enorme ricchezza che il territorio presenta e di cui si comincia finalmente a prendere atto come fattore di crescita collettiva di cui nello specifico la redazione di un bollettino mensile, cartaceo e via web assume valore di maggiore divulgazione ai fini di una auspicabile sempre più massiccia  partecipazione dei cittadini lucani

V. Creazione di un Fondo Unico per la Cultura e lo Spettacolo con capitolati specifici e di pubblica consultazione attraverso un sito web dedicato, in cui far convergere ogni finanziamento del settore per una spesa ragionata ed efficace

VI. Apertura del Museo Regionale delle Arti Moderne e Contemporanee, del Museo Glotto-Etnografico Regionale, avvio e potenziamento di una messa in rete delle biblioteche provinciali, comunali e private, in ordine alla costituzione di una Biblioteca Lucana Diffusa, avvio del progetto della rete dei “villaggi dell’arte” di cui al punto XI) del programma turismo.

innescare attraverso musei e biblioteche, plessi archeologici, antropologici e culturali relazioni funzionali reali tra politica culturale e turistica, per stimolare circuiti organizzati di turismo della ricerca e dell’arte e di una residenzialità della stessa anche legata a specifiche strutture locate presso i “villaggi dell’arte”

VII. Sviluppo della banda larga su tutto il territorio regionale in completamento e sviluppo delle reti esistenti, finanziato attraverso fondi di programmazione europei.

VIII. Obbligo per i comuni, gli enti locali e gli uffici pubblici di provvedere alla messa a disposizione dei cittadini di almeno un punto “wireless” per sede e, in concertazione con l’ente regione, di più punti “wireless” di accesso alla rete nell’ambito urbano.

IX. Redazione di un piano regionale ed obbligo per gli uffici pubblici regionali e subordinati di provvedere ad uno studio di fattibilità conseguente per l’avvio concertato del tele-lavoro.

pur dovendosi di molto ridurre il portato del tele-lavoro nella logica dell’organizzazione burocratica, è uno strumento che attraverso un graduale e ragionato piano specifico di attuazione diminuirebbe il carico pendolare gravante sul sistema trasporto e contemporaneamente rendere conciliabile il lavoro con incombenze familiari e private che oggi richiedono congedi specifici, nell’evidenza che tale piano dovrà necessariamente interconnettersi con il piano trasporti, l’effettivo sviluppo delle reti a banda larga ed una ampia concertazione partecipata sull’organizzazione del lavoro

X. Piano per la messa in rete dedicata di tutte le strutture scolastiche e universitarie presenti sul territorio regionale per un progetto di inter-disciplinarietà scolastica e di lezioni ed attività seminariali e para-scolastiche a distanza (Università Telematica della Basilicata).

XI. Studio di un progetto di fattibilità del voto elettronico certificato in riferimento ai referendum di cui ai punti I) e II) della parte del programma partecipazione.

il voto elettronico, pratica diffusa in alcuni paesi, pone una serie di riflessioni sulla sua opportunità, sul suo ipotetico o reale controllo attraverso immissioni fraudolente nelle reti dedicate, persino sulla delocalizzazione immateriale del luogo di espressione democratica (crediamo che ne svuoti in parte la reale percezione di diritto), e tuttavia riteniamo che uno studio relativo agli strumenti di partecipazione popolare indicati debba mettersi in cantiere allo scopo di aumentare sia la diffusione e partecipazione allo stesso, sia la frequenza e le materie oggetto di parere popolare

XII. Messa a disposizione in un sito web dedicato dei dati puntuali del tele-rilevamento in ordine al dissesto idrogeologico, all’erosione della costa, alle portate dei fiumi e degli invasi naturali ed artificiali, all’andamento meteo-climatico e più in generale dei dati di carattere ambientale e di sicurezza della cittadinanza, in collaborazione con il centro di geodesia di Matera e strutture consimili, dipartimento regionale alla protezione civile, ARPAB e centri di monitoraggio (vedi anche la parte protezione civile e sicurezza).

  

14). Protezione civile e sicurezza dei cittadini

a temi intrecciati a dinamiche legislative nazionali, ma in cui attraverso la legislazione locale molto è possibile fare, a cominciare dal render noti i piani esistenti a livello di protezione civile in caso di emergenze (di tipo sanitario ed industriale) e catastrofi (terremoti, frane, dissesti ambientali in genere) per una più ampia informazione e partecipazione dei cittadini, ma anche al fine di perfezionare la principale operazione di protezione civile, la prevenzione del rischio, che sottende un’interdisciplinarietà che concorre allo sviluppo di una reale cultura della prevenzione

I. Sollecito alle prefetture, agli enti locali ed alle aziende all’immediata trasmissione all’ente regione, che assume l’obbligo di renderli pubblici in ogni forma ritenuta necessaria, dei piani di emergenza, ove esistenti ed in caso contrario da redigere e rendere pubblici nel termine di giorni 30, per le zone industriali e per i plessi oggetto delle normative Seveso presenti in regione e per ogni altra attività di produzione, trattamento, trasporto, stoccaggio, smaltimento di sostanze ritenute pericolose per la salute umana (vedi parte ambiente), anche stralciata dalle normative menzionate, con chiara indicazione delle procedure di comportamento dei cittadini per livelli di emergenza.

a norma di leggi vigenti se un piano di sicurezza non è conosciuto dalle popolazioni il piano è da considerarsi come non esistente e di tali situazioni la regione purtroppo abbonda, tanto da rendersi prioritaria l’immediata messa a disposizione degli stessi piani o la redazione di piani specifici, ove questi mancassero

II. Redazione a cura della Protezione Civile regionale di un piano integrato regionale per le emergenze con indicazione dei piani locali dettagliati, delle zone di fuga e di raccolta, delle strutture a disposizione e dei responsabili di zona, con pubblicazione dei dati relativi su un sito web dedicato, redazione e distribuzione di un manuale dell’emergenza a tutta la popolazione, immediata distribuzione ai comuni dei kit di emergenza per le zone a rischio, in integrazione a quanto già predisposto dalla Protezione Civile regionale.

III. Obbligo di assicurazione privata per edifici che hanno usufruito di sanatorie edilizie sostanziali rispetto a abusi costruttivi strutturali o di zona soggetta a vincolo di rispetto.

IV. Azioni volte all’abbattimento immediato degli abusi edilizi di qualsiasi natura, pubblica e/o privata non sanati o la cui sanatoria presenti caratteri di pericolosità pubblica tali da rendersi applicabili i previsti casi di legge sulla base dei principi generali di precauzione e di incolumità pubblica.

manufatti da decenni esposti allo sguardo, o per i quali un esame della situazione fisica reale dell’abuso mostri caratteri di pericolosità tali da far supporre una grave deviazione delle pratiche stesse di condono, devono essere abbattuti nell’immediato con specifiche azioni regionali verso i comuni, responsabili dell’abbattimento stesso, ed i demani proprietari, e particolare cura andrà perseguita per immobili e/o strutture abusive realizzati in ambito agricolo e forestale, dove dovrà essere previsto un ripristino ambientale pieno

V. Fascicolazione generale sullo stato conservativo e strutturale degli immobili pubblici e privati indicante interventi sostanziali eseguiti, stato di conservazione, annotazione delle eventuali pericolosità e registrazione delle prescrizioni intervenute e/o delle criticità ambientali relative agli stessi.

Una ragionevole proposta di fascicolo del fabbricato nell’intento di costruire uno stato dell’arte generale, attuale e dinamico della situazione generale del patrimonio edilizio pubblico e privato

VI. Censimento, in collaborazione con ANAS, province, Rete Ferroviaria Italiana, Ferrovie Appulo-Lucane e Provveditorato alle Opere Pubbliche per le parti di competenza, sullo stato di conservazione e di corretto utilizzo delle infrastrutture viarie e ferroviario, in modo particolare su viadotti e gallerie, ed avvio delle azioni di competenza per la messa in sicurezza delle opere.

VII. Studio di fattibilità tecnica per l’introduzione di limiti regionali di velocità sulla rete viaria a competenza regionale, provinciale e comunale, al di sotto delle soglie nazionali.

lungi dall’apparire restrittivo, tale studio ha come intento l’adeguamento dei limiti alle reali condizioni della rete viaria regionale ed alle situazioni di particolare pericolosità di alcune arterie

VIII. Richiesta di trasmissione dei dati Terna sullo stato di conservazione e sulle criticità del sistema di trasporto dell’elettricità via cavodotto, alle compagnie petrolifere per gasdotti (di adduzione e distribuzione) ed oleodotti e loro considerazione nel piano di cui al punto II).

monitorare lo stato delle infrastrutture energetiche ed individuare ogni potenziale criticità per inserirle nella rete di sicurezza della protezione civile regionale

IX. Redazione ed avvio immediato di un piano generale di verifica e messa in sicurezza degli edifici scolastici e pubblici con attività di collaudo esterna alle amministrazioni secondo il criterio della rotazione e creazione di un fondo unico regionale per la messa in sicurezza.

occorrerebbe un piano nazionale che individui priorità politiche, strumenti legislativi e fondi sufficienti per un’azione di reale messa in sicurezza degli edifici scolastici e pubblici italiani, ma in sede locale tali piani dovrebbero essere anticipati e presi in responsabilità da parte degli enti regionali, con ogni sforzo possibile attraverso un vero e proprio piano regionale che, individuati gli interventi, possa concentrare le risorse disponibili e rinvenienti dai bilanci degli enti locali in un fondo unico in cui far conferire tutte le risorse

X. Introduzione nell’orario scolastico delle esercitazioni mensili per le emergenze.

XI. Consegna di un kit sanitario per le emergenze comprendente un defibrillatore ad ogni guardiania medica o medico di base nei comuni sprovvisti di strutture di pronto soccorso.

i fondi per simile operazione devono essere individuati nei risparmi di bilancio dalle spese sanitarie, si da indirizzare gli stessi in un miglioramento generale delle prestazioni offerte sul territorio

XII. Formazione professionale dei rilevatori ambientali dei parametri di misurazione per la comunicazione dei dati rilevati nel sito web di cui al punto XII) della parte cultura e connettività.

 

15). Sanità ed assistenza sociale

I. Istituzione di una Commissione indipendente per la valutazione di qualità, quantità, merito, congruità e legalità delle convenzioni con enti sanitari privati di qualsiasi titolo e natura e per la valutazione degli appalti e forniture di beni e servizi finora concessi per prestazioni materiali ed immateriali, con obbligo di rescissioni dei contratti e/o rimodulazioni degli stessi a favore dell’ente pubblico lì dove emergano criticità, disparità tra servizi offerti ed erogati, condizioni di prezzi praticati (vedi seguente punto II), condizioni generali e puntuali di offerta dei servizi, monopoli od oligopoli de facto, condizioni di favore ed in genere tutto ciò che, pur nel formale rispetto delle leggi, si configura come distorsione del sistema delle convenzioni e degli appalti.

una super-commissione sanità per indagare sull’intero sistema degli appalti e delle forniture nel settore sanitario nella nostra regione, non solo per l’individuazione di storture e condizioni di favore connesse al settore privato convenzionato o che operi intra-moenia, per intervenire sulla loro composizione attraverso specifico mandato del consiglio regionale alla rimodulazione

II. Redazione di un Pubblico Libro Mastro sugli appalti e le convenzioni stipulate dal servizio sanitario regionale, redazione di un prezziario ragionato della sanità ed in linea con i costi standard a livello nazionale e redazione di un Libro degli Standard Sanitari da applicarsi alla sanità pubblica e privata.

di tale strumento conoscitivo pubblico si sente notevole bisogno non solo per riportare chiarezza in un settore le cui dimensioni economiche e sociali sono tali da rendersi palese la sua complessità, ma per definire nei dettagli gli standard a cui sottoporre ogni aspetto delle convenzioni stipulate, delle forniture e degli appalti al fine di armonizzarli alla media nazionale dei costi, definendo al tempo stesso standard quali-quantitativi da rendere obbligatori per qualunque operatore

III. Potenziamento interno, previ accordi sindacali e concertazione diretta con i lavoratori, degli uffici e delle strutture di laboratorio e di ambulatori al fine di rendere le liste di attesa per prestazioni ed analisi non superiori in ogni caso ad una-due settimane.

IV. Valutazione per l’abolizione di ogni forma di ticket sanitario nel mantenimento dei saldi e con finanziamento diretto dai risparmi di gestione.

operata una doverosa razionalizzazione dei costi sulla base degli standard nazionali e di una certa logica di efficienza, possono emergere risparmi di bilancio tali da rendere possibile questa misura e primariamente a questa abolizione viene finalizzata la misura della razionalizzazione dei costi

V. Istituzione di una Commissione indipendente permanente di valutazione dell’operato della sanità pubblica.

commissione tecnica di valutazione affidata interamente a strutture indipendenti che operino già o si propongano di farlo nel campo dei diritti dell’ammalato, dell’assistenza volontaristica domiciliare ed ospedaliera, delle associazioni mediche indipendenti, supportata da un team di valutatori medici, infermieristici, impiantistici esterni

VI. Mantenimento di tutti i presidi ospedalieri e di pronto soccorso presenti in regione nella rimodulazione dei servizi erogati sulla base della legislazione nazionale e potenziamento del servizio di ambulanze ed eli-ambulanze su tutto il territorio regionale.

il diritto dei cittadini di essere curati ed assistiti nella maggiore prossimità alle loro abitazioni deve considerarsi prevalente, pur nel rispetto della legislazione nazionale che sembra seguire criteri differenti e meramente legati ai vincoli di bilancio, ma le criticità vanno armonizzate e rispettate ponendosi la necessità di non privare di diritti acquisiti cittadini che vivono particolari condizioni di disagio legato all’orografia dei territori, ponendosi quindi una esigenza di riordino che tenga conto dei territori…alcuni dei punti seguenti (VIII, X, XIII) sono corollario ad ogni ipotesi di riordino, nella necessità di istituire una sanità “diversa” e dovendosi in ogni caso non solo assicurare la prestazione primaria al paziente, ma anche la possibilità per i congiunti di poter agevolmente assicurare cure parentali che sappiamo decisive nel decorso di molte patologie o a particolare effetto lenitivo nei decorsi infausti legati a particolari patologie od alla semplice anagrafica del paziente…deve perseguirsi a tal fine il potenziamento della struttura di soccorso in eli-ambulanze

VII. Istituzione della filiera alimentare a chilometro zero obbligatoria per tutte le strutture sanitarie pubbliche e private operanti in regione.

Oltre i benefici di ciclo economico per il settore primario locale che ne riceverebbe una particolare spinta positiva, è soprattutto l’evidenza di un miglioramento delle condizioni generali del paziente e di un più veloce decorso delle patologie in presenza di una alimentazione sana e ricca in componenti nutritive assicurate dalla brevità del ciclo produzione-consumo, miglioramento certificato in ormai numerose evidenze della letteratura scientifica, che spinge in tale direzione e che non mancherebbe di portare benefici di costo per l’ente pubblico in considerazione di una media giorni di ricovero che tendesse a decrescere in virtù di questo provvedimento

VIII. Potenziamento delle cure sanitarie domiciliari attraverso la razionalizzazione dell’impiego di personale e protocolli di intesa con i medici di famiglia ed il personale infermieristico, nonché ostetrico.

puntare in modo determinante sulle cure domiciliari che molte evidenze pratiche dimostrano essere estremamente efficaci sui decorsi di malattie a carattere lungo-degente o geriatriche per costruire una sanità “altra”… l’intervento domiciliare non è una mera componente di risparmio nel sistema sanitario regionale, ma una vera e propria motivazione di fondo che tende ad assicurare nella tranquillità del domestico le migliori cure possibili, quando ciò sia ritenuto possibile ed utile al paziente…a titolo di esempio, pensare ad un sistema di nascite organizzato domiciliarmente, tranne i casi che necessitino di intervento in struttura, deve essere visto come la volontà di perseguire il parto casalingo perché questi assicura, nel rispetto di alcuni standard sanitari logici, la migliore nascita possibile ed il miglior travaglio per la partoriente, non mai la soluzione più economica

IX. Convenzioni con specialisti per la possibilità di cure non allopatiche somministrabili presso ogni struttura medica pubblica e rientranti nel prontuario regionale del farmaco.

riteniamo che l’inserimento nei prontuari regionali di rimedi farmaceutici naturali non allopatici possa concorrere a quella sempre minore dipendenza dalla sintesi chimica auspicabile per una sanità moderna ed a tale scopo crediamo inoltre che vada stimolata la produzione di erbe officinali nel sistema agricolo regionale in cooperazione con l’università di Basilicata e con istituti di ricerca

X. Graduale trasformazione dell’assistenza domiciliare agli anziani ed ai non autosufficienti in assistenza familiare diretta, accompagnata dai servizi sociali, con devoluzione diretta ai nuclei familiari della contribuzione attualmente erogata, allo scopo di ricreare la “continuità delle tre generazioni” ed un modello di assistenza tarato sulla affettività familiare.

una “familiarizzazione” dell’assistenza avrebbe non solo funzioni di assistenza più umane per i pazienti ed economiche dirette per i nuclei familiari che decidono di assistere il congiunto, ma con implicazioni sociali evidenti soprattutto nella trasmissione culturale attraverso le generazioni, qui detta “delle tre generazioni”, allo scopo di tenere salda la socialità legata al tramandarsi dei saperi e della cultura storica del racconto orale attraverso le generazioni

XI. Istituzione dell’Ufficio Unico per i Trapianti di Organi e le cure mediche fuori distretto a cui far convergere dalle unità locali e dai medici di famiglia ogni richiesta di prestazioni medico/assistenziali non erogabili in loco per la razionalizzazione del servizio.

XII. Legge regionale di incompatibilità tra professionalità sanitarie nell’ambito pubblico e privato e verifica amministrativa di competenze e titoli nell’intero comparto della sanità regionale.

nelle more di una doverosa ricognizione amministrativa da operarsi nelle strutture pubbliche per evidenti ragioni di maggiore efficienza, dovrà essere stabilità incompatibilità al contemporaneo esercizio della professione medica in ambito privato e pubblico

XIII. Potenziamento del CROB di Rionero e creazione, in cooperazione con il consorzio dei trasporti (vedi parte trasporti ed infrastrutture), di servizi regionali dedicati.

una specifica convenzione con il consorzio dei trasporti tale da assicurare l’agevole raggiungimento di una struttura che allocata nella zona nord della regione, presenta disagi oggettivi per gli abitanti di molte zone

XIV. Istituzione dell’Ufficio Regionale per l’alimentazione e la prevenzione dei disturbi alimentari.

un ufficio specializzato di ricerca, coordinamento, direzione e controllo delle attività sanitarie a riguardo delle patologie alimentari, siano esse derivanti da cause psicologiche (bulimie ed anoressie), comportamentali (obesità e diabete alimentare), endocrine (diabete ed obesità ormonali), celiachia, allergie ed intolleranze, o derivanti da scorretta alimentazione 

p.s. pur non essendo un punto del programma, siamo, nonostante alcune critiche di fondo ai sistemi operanti a livello nazionale, a favore dei vaccini

 

16. Edilizia, piani edilizi e fiscalità locale

edilizia e piani edilizi, pur apparendo argomenti vicini tra loro, non coincidono, in quanto se esiste un diritto privato al costruire (libertà di intrapresa, garantita dalle leggi vigenti), non sempre ciò coincide con il diritto all’abitare e ne garantisce la soddisfazione, ma soprattutto esiste un diritto pubblico prevalente alla programmazione del territorio, e così dell’urbanistica, che intendiamo ribadire ed affermare come potestà degli enti territoriali, per rendere più cogente e forte il potere di indirizzo pubblico di un fenomeno socio-economico dalle forti rilevanze ambientali, paesaggistiche, e di fornitura di servizi…a questa parte aggiungiamo la parte della fiscalità, poiché buona parte delle risorse locali derivano da tassazione sul patrimonio edilizio (comuni) e per ciò che attiene l’imponibilità regionale sulle attività produttive

I. Censimento quali-quantitativo del patrimonio immobiliare privato e pubblico sito nella regione Basilicata con avvio di un catasto unico regionale degli immobili pubblici, dei loro utilizzi (vedi anche parte istituzione e protezione civile) e disponibilità di edilizia privato-pubblico rispetto alla domanda abitativa

censire sia nella qualità (utilizzo, proprietà, stato di conservazione, domanda energetica, accessibilità – quindi barriere architettoniche – stato di urbanizzazione, connessioni), che nella quantità il patrimonio edilizio pubblico e privato presente in regione allo scopo di costituire un catasto regionale da affiancare a quello statale per una sua migliore conoscenza sia ai fini di una imposizione fiscale locale rispondente alla realtà, sia per una politica di razionalizzazione dell’esistente immobiliare, ed infine per conoscere definitivamente la consistenza della domanda edilizia ai fini di impedire ulteriori cementificazioni e perdita di territorio naturale

II. Istituzione del borsino regionale degli immobili abitativi a fini di locazione non commerciale con fissazione dei canoni locativi massimi e minimi regionali.

III. Introduzione di una leva fiscale, fatte salve le competenze nazionali, per la facilitazione delle immissioni nel mercato delle locazioni e delle compravendite delle unità abitative non in uso attraverso misure di compensazione con i tributi locali (vedi prossima parte fiscalità).

IV. Creazione di un fondo di garanzia regionale a rotazione per la facilitare l’accesso al mutuo casa per i nuclei familiari non in grado di offrire garanzie reali sufficienti agli istituti di credito per l’ottenimento degli stessi

consentire l’acquisto della prima casa deve essere considerato come fattore di coesione sociale da perseguire attraverso fondi specifici di garanzia atti a consentire l’accesso ai mutui e nel contempo sostenere i canoni locativi

V. Legge regionale per la fissazione dei parametri di risparmio ed efficienza energetica con obbligo di non superamento del limite di 3 lt./gasolio equivalente x m.q. x anno per il riscaldamento nell’edilizia di nuova costruzione e nelle ristrutturazioni dell’esistente ed obbligo di installazione di unità di produzione energetica rinnovabile integrate nella struttura edilizia.

perseguire obiettivi di reale risparmio energetico ed efficientamento dei consumi sulla scorta delle nuove tecnologie disponibili volte al suo raggiungimento attraverso l’uso di materiali e modalità costruttive termo-conservativi già ampiamente sperimentati, nell’obbligo di dotare ogni immobile di strutture energetiche rinnovabili integrate tali da consentire autosufficienza energetica o minore fabbisogno possibile

VI. Fissazione legislativa del parametro preferenziale per le ristrutturazioni dell’esistente rispetto alle nuove costruzioni.

politiche abitative moderne ed integrate in politiche energetiche, di conservazione del territorio e del paesaggio, devono fissare limiti chiari alle attività delle imprese costruttrici che dovranno indirizzare le proprie attività verso il recupero del patrimonio esistente

VII. Obbligo di revisione dei Regolamenti Urbanistici municipali secondo criteri di stretta compatibilità ambientale, funzionale pubblica, energetica e paesaggistica di conservazione del tessuto originario urbano con fissazione del parametro bio-architettonico ed ambientale-paesaggistico come elemento programmatico e linea guida obbligatoria per ogni strumento urbanistico locale

VIII. Creazione di un gruppo misto di studio per la fiscalità locale e di ripartizione delle imposte tra gli enti locali secondo criteri di solidarietà regionale.

IX. Studio di fattibilità per l’introduzione della tassazione regionale sulle rendite o plusvalenze finanziarie maturate da attività aventi sede od attività prevalente nel territorio della Regione Basilicata.

una tassa sulle rendite finanziarie (presumibilmente dell’1%), di cui andrà ben studiata fattibilità ed applicabilità nelle more delle leggi nazionali, finalizzata unicamente a capitoli speciali di solidarietà e coesione sociale

X. Introduzione di una imponibilità regionale alle attività economiche la cui parte produttiva si svolga in tutto od in parte sul territorio della regione, ivi comprese industrie meccaniche, manifatturiere, estrattive, energetiche, idriche, forestali, agricole, secondo criteri perequativi che tengano conto del valore occupazionale delle stesse.

nelle more della legislazione nazionale in materia, si intende introdurre il criterio di un’imposizione locale di vantaggio per le attività ad alto valore occupazionale che tenga conto della rilevanza sociale della stessa occupazione e del mantenimento od aumento della stessa in processi di ristrutturazione funzionale delle attività

XI. Incameramento diretto, previa concertazione con lo Stato, di una quota parte delle accise alla produzione di idrocarburi e fonti energetiche in genere, in alternativa all’aumento diretto delle royaties.

vedi parte idrocarburi

XII. Studio di azzeramento o parziale rimborso, a carico della Regione, dell’IVA dovuta per la produzione di prodotti agricoli regionali realizzati in conformità al principio di incontaminatezza.

la percentuale IVA dovuta per i prodotti agricoli è, salvo variazioni, del 4% e crediamo che in tema di incentivo ed aiuto alla riconversione del sistema produttivo verso produzioni biologiche in linea con il dettato di incontaminatezza, una presa in carico della stessa IVA da parte dell’ente regione possa essere elemento di stimolo determinante per il settore e, in caso di specifico accordo da perseguirsi con lo stato, portare ad una sottrazione della stessa percentuale per l’acquisto da parte del consumatore finale così determinandosi un calo del prezzo finale

XIII. Trasformazione, nelle more della legislazione nazionale, della attuale tassa sui rifiuti (od equivalenti) in tariffa (vedi parte – rifiuti solidi urbani) con sistema di compensazione tra comuni, consorzio regionale ed ente regione.

per i dettagli invitiamo alla consultazione di quanto al nostro piano rifiuti regionale

XIV. Studio ed eventuale introduzione di un coefficiente economico familiare da applicarsi alle imposte locali.

proposta legata all’individuazione di un coefficiente economico (e così sociale) che tenga conto di parametri globali e locali (componenti del gruppo familiare individuati per età e condizione lavorativa, redditi del nucleo anche non in presenza di convivenza familiare, di titolo di possesso dell’abitazione, di condizioni sanitarie, livello di istruzione, residenza in zone svantaggiate, mezzi di trasporto posseduti e veicolarità generale, assistenza ricevuta, etc.) per indicare con chiarezza, ed in relazione alle condizioni territoriali, lo stato di disagio relativo od assoluto delle famiglie e diano così possibilità di individuazione delle forme di sostegno al reddito, oltre i coefficienti determinati dai parametri ISEE che spesso non corrispondono alle realtà locali.

 

17). Politiche per l’impresa

Salvaguardia ed implementazione del patrimonio di piccole-medie aziende ad integrazione di quanto già disposto nella legislazione nazionale e regionale, nell’ottica di migliore resistenza ai cicli economici negativi ed allo sviluppo di un tessuto integrato di servizi alle aziende, ma anche di uno stimolo volto all’auto-impiego stabile

I. Introduzione del Voucher Compensativo Trasferibile Regionale con cui l’ente regione e/o gli enti territoriali e pubblici locali regoleranno, su accettazione della controparte, i pagamenti per prestazioni ricevute, trasferibile ai sub-fornitori certificati, emessi con garanzia regionale presso gli istituti di credito presenti in regione e pagabili alla scadenza di un periodo di congro tra impegno di spesa e limiti del Patto di stabilità e/o vincoli di bilancio, in ogni caso non superiore a mesi 3.

uno strumento per superare i blocchi dei pagamenti dovuti dall’ente regione, ed in subordine da tutti gli altri enti, anche in regime di compensazione con i trasferimenti da questa verso i singoli enti…a fronte di un pagamento che l’ente non può erogare direttamente o per i vincoli derivanti dal patto di stabilità o per carenza di fondi correnti, si provvede all’emissione di titoli compensativi, a valle di un preciso accordo tra ente ed istituti di credito a garanzia della trasferibilità e del pagamento del titolo stesso, verso l’azienda creditrice, titoli pagabili alla scadenza indicata secondo le necessità di bilancio di cui sopra, ma contemporaneamente trasferibili ad altra azienda fornitrice ed iscritta ad un preciso elenco di ditte fornitrici della prima a certificazione del circuito di trasferibilità, ma scontabili in parte o del tutto con perdita della sola parte di interessi attivi reali maturati dal giorno di emissione al giorno di pagamento del titolo rispetto alla scadenza del titolo stesso, fatti salvi i pagamenti delle spettanze da lavoro dipendente che non comporteranno perdite di interessi sulla somma accreditata e per i quali gli interessi verso gli istituti di credito saranno a carico dell’ente stesso attraverso la costituzione di specifico fondo o l’accensione di specifico mutuo

II. Minore carico burocratico attraverso la costituzione di un Ufficio Regionale Unico per le Imprese presso le Camere di Commercio e gli enti locali, direttamente interfacciato con le amministrazioni pubbliche ad ogni livello per l’espletamento di ogni pratica relativa.

ufficio unico per l’assolvimento di ogni pratica burocratica verso gli enti pubblici a carattere regionale ed in sub-ordine comunale, provinciale o territoriale, costituito presso le camere di commercio attraverso convenzioni, delocalizzabile presso le strutture regionali e comunali (vedi parte istituzione) per rendere più semplice il rapporto tra aziende ed enti attraverso la studio e la realizzazione di moduli specifici e percorsi semplificati

III. Studio di fattibilità di applicazione di parametri di scontistica fiscale alle aziende che operano in settori a basso impatto energetico-ambientale, nuove tecnologie, bio-edilizia, bio-arredamento, agricoltura tradizionale e similari e/o di una scontistica energetica surrogata dalla Regione Basilicata attraverso fondi propri.

una fiscalità di vantaggio per settori produttivi congruenti agli obiettivi programmatici

IV. Percorsi agevolati, in concorso alle normative nazionali e regionali esistenti, per la formazione di consorzi, cooperative, reti di impresa ed associazioni temporanee di imprese e singoli.

V. Formazione di una Consulta Regionale mista per le piccole e medie imprese, costituita dalla Presidenza della Giunte Regionale ed assessori competenti, dirigenti di settore, Consiglio Regionale, rappresentanti di categoria, sindacati, rappresentanti della Consulta dei Sindaci ed esperti del settore.

VI. Sportello Regionale dell’Impresa, sottoposto a controllo della Consulta di cui al punto precedente ed al Consiglio Regionale, con compiti di tutoraggio, start-up e consulenza specifica all’impresa.

razionalizzare il settore e sottoporlo a specifico controllo

VII. Avvio di un programma di micro-credito agevolato con garanzia regionale sussidiaria.

favorire, con specifiche intese con istituti bancari, la formazione di micro-imprese ed il sostegno delle attuali, con evidenti vantaggi in termini auto-occupazionali che richiederanno un fondo specifico regionale posto a garanzia, ove i richiedenti non posseggano requisiti finanziari rispetto alla validità dei progetti

VIII. Introduzione del criterio di compensazione tra imprese e pubblica amministrazione regionale tra imposizione fiscale locale e prestazioni di beni e servizi somministrati.

IX. Avvio di un programma Speciale di Impresa Familiare.

in collegamento ai punti VI e VII, agevolare al massimo forma di impresa che, soprattutto in campo agricolo, della somministrazione di alimenti e bevande e del commercio al dettaglio è per sua natura un paracadute sociale dai rilevanti effetti occupazionali

X. Creazione del Fondo Regionale per la Ricerca e dell’Ufficio Ricerca Produttiva Regionale con compiti di ricezione, indirizzo, efficientamento, coordinamento e controllo delle domande di ricerca scientifica delle piccole-medie imprese a fini produttivi presso istituti di ricerca regionali, nazionali ed internazionali con valutazione della pubblica utilità delle stesse ed eventuale co-finanziamento regionale.

agevolare la domanda di ricerca da parte di piccole e medie aziende, anche riunite in consorzi ed associazioni temporanee, non in grado di poter provvedere con fondi propri a miglioramenti produttivi stimolati dalla ricerca stessa e per le quali prevedere un programma di co-finanziamento per migliorare termini occupazionali e impatti produttivi

XI. Avvio delle pratiche per la costituzione di una Consorzio Bancario Pubblico Regionale del Credito Locale per la gestione progressiva di quanto a tutti i punti precedenti.

un istituto pubblico consortile regionale di credito è un passo necessario ai fini del sostegno ai settori produttivi locali

XII. Istituzione del portale web lucano del lavoro.

punto che crediamo chiaro nella individuazione di uno strumento pubblico dedicato specificamente alla domanda ed offerta di lavoro e di formazione professionale

 

18. Forestazione, altri impegni ambientali, altre proposizioni

temi di rilevanza specifica a livello di programmazione territoriale

abbiamo anche dedicato un punto alla caccia, attività verso cui nutriamo contrarietà, nel limite nelle leggi che ad oggi la tutelano come un diritto, ma che, inserita in un contesto di salvaguardia ambientale, potrebbe dare un suo specifico contributo.

I. Nuovo Piano Forestale volto al

– ripristino della massa forestale in zone ad oggi disboscate e non agricole ,

– contenimento del dissesto idrogeologico,

– conservazione del patrimonio primigenio di essenze arboree locali,

– assorbimento di CO2, da considerarsi non contabilizzabile ai fini del computo delle emissioni,

– mantenimento e ampliamento di zone atte alla conservazione e reinserimento di fauna locale,

– riconduzione della forestazione produttiva alla coltivazione di materiale ligneo da bio-edilizia e bio-arredamento e/o di essenze pregiate ad uso artigianale, officinale, medicale, ed in subordine alla produzione di materiale ligneo da camino domestico

– coltivazione dei prodotti del bosco, da affidarsi in lotti a cooperative tra i lavoratori forestali.

la presenza di circa 4000 operai forestali a fronte di meno di 600 mila abitanti (nella regione Calabria vi sono 7000 operai a fronte di una popolazione tripla di quella lucana) ci appare come il paradigma di una gestione legata al clientelismo politico mascherato da paracadute sociale e non certo all’obiettivo primario della forestazione, ricostruire la massa arborea regionale, e tale pratica deve essere interrotta, ma senza eventi traumatici, attraverso razionali e graduali riconversioni dei lavoratori in altri ambiti comunque a valenza di protezione del territorio…riconversione da operarsi con una strategia di forestazione che, oltre alla sua funzione naturale, nella sua parte produttiva è da indirizzarsi verso scopi di produzione di materiali biologici per edilizia ed arredamento, di produzione di medicamenti naturali e di coltivazione del prodotto del sottobosco (fragole e bacche, funghi, tartufi, etc), obiettivi programmatici di politica industriale ed agricola, che innescherebbero la formazione di un comparto produttivo locale in grado di assorbire la manodopera in eccesso sia nella produzione che nella coltivazione e cura delle masse forestali a scopi produttivi

II. Divieto espresso con legge regionale all’introduzione di essenze arboree/arbustizie non appartenenti al patrimonio vegetale lucano, di essenze anche ad uso agricolo od agri-energetico derivanti da modificazioni genetiche, sintesi di nuove specie o varietà attraverso manipolazione genetica o con funzioni differenti dall’uso strettamente agricolo ed in ogni caso da approvarsi preventivamente.

impedire qualsiasi penetrazione di essenze estranee sia al patrimonio naturale sia all’utilizzo programmato dello stesso

III. Catalogazione e riconoscimento legislativo del patrimonio floro-faunistico lucano come bene comune da preservare.

IV. Programma speciale ed iniziative legislative di protezione delle specie floro-faunistiche a qualsiasi livello di rischio di estinzione o da proteggersi come bio-tipo fondamentale per la conservazione del patrimonio di cui al punto III), in concorso alla legislazione nazionale di materia.

V. Divieto legislativo espresso ai non residenti nella regione Basilicata di caccia, raccolta di prodotti boschivi e parametrazione, in cooperazione con associazioni venatorie ed ambientaliste, di una lista e delle pratiche ammesse per la predazione delle specie animali da intendersi nell’ottica di un progressivo abbandono concertato delle pratiche venatorie, con l’esclusione di abbattimenti selettivi ed autorizzati a soli scopi di contenimento della proliferazione ed unificazione degli Ambiti Territoriali di Caccia in un unico ambito regionale.

maggiore cura e conservazione del territorio con un espresso divieto di raccolta dei prodotti del bosco e della caccia da parte di non residenti, con regolamentazione più precisa per i residenti, che, su specifica richiesta e fatti salvi gli obblighi di legge in materia sanitaria, diventano soggetti titolari del diritto di vendita a terzi del prodotto del bosco raccolto e delle prede, si da consentire maggiore razionalità, controllo e redditività per gli stessi…nell’ottica di un progressivo abbandono della pratica venatoria, intese con le associazioni venatorie sono da mettersi in campo per una maggiore razionalità nella regolamentazione del settore

VI. Divieto assoluto all’introduzione ed al popolamento di specie faunistiche ed ittiche non appartenenti alla catalogazione di cui al punto III)

in rapporto sia punto III) che IV), in ordine ad una tutela del patrimonio genetico della fauna locale, non saranno permessi ripopolamenti o lanci di specie non autoctone al fine di evitare fenomeni di abnorme od incontrollabile proliferazione di alcune specie a danno di quelle locali nell’alterazione degli equilibri della catena alimentare animale e del patrimonio genetico delle specie locali

VII. Completamento delle azioni volte alla costituzione dei parchi regionali, della Rete Natura 2000 e programma di individuazione di zone di ri-naturalizzazione Integrale.

complemento di quanto già ai dettati legislativi e regolamentari in ordine ad obiettivi di tutela, con la costituzione effettiva ed il potenziamento dei parchi regionali del vulture, della murgia materana, dei calanchi di pisticci e montalbano, del parco di gallipoli cognato, completamento delle reti di zone sic e zps e la loro esclusione da qualsiasi intervento antropico con ulteriore intervento legislativo, in particolar modo rispetto alle attività estrattive e/o energetiche, ed un programma teso ad individuare zone peculiari del territorio in cui operare la ri-naturalizzazione integrale, ossia il ripristino integrale dei rapporti naturali per specifiche esigenze di tutela anche legate ad operazioni di bonifica ambientale e di quanto al seguente punto VIII)

VIII. Creazione di una rete di corridoi verdi protetti per il collegamento tra le zone di protezione al fine di permettere la mobilità della fauna ed il naturale ripopolamento.

La frammentazione dei territori protetti e la loro non continuità (vedi parco dell’appennino lucano) impediscono una naturale migrazione e mobilità delle specie animali in ambito protetto, esponendoli a rischi nell’attraversamento di zone antropizzate, deve portare alla creazione di specifiche zone di attraversamento protette (corridoi verdi), recintate, protette da vincolo all’accesso ed atte a consentire la migliore mobilità delle specie, con la creazione di specifiche facilitazioni al transito, quali piccoli tunnel di attraversamento stradale o sopraelevate protette sulle arterie a maggior percorrenza, anche in ordine ad una maggiore sicurezza dei veicoli transitanti

IX. Rimodulazione delle specifiche azioni PSR alle loro vocazioni originarie di perequazione del reddito degli agricoltori con metodo tradizionale in zone di prossimità sic e zps.

tutelare il reddito di questi agricoltori nel riconoscimento di una specifica opera di protezione ambientale e cura del territorio che i metodi tradizionali di coltivazione consentono

X. Studio e varo di un piano di protezione delle coste sabbiose ioniche fondato sul ripristino dell’apporto naturale di materiali di sedimento dai fiumi, sul ripristino dei corridoi naturali tra spiaggia ed entroterra, sulla difesa delle dune e della vegetazione di duna, sulla limitazione di attività costruttive in prossimità del litorale e sugli eventuali abbattimenti o riduzioni delle stesse e loro ricostruzione in materiali idonei.

l’unica opera efficace di protezione dei litorali dello Ionio minacciati di erosione è uno specifico piano in grado di valutare ed intervenire sulla totalità dei processi sia naturali che antropici (che sospettiamo essere i principali artefici di mutate condizioni erosive in zone che normalmente dovrebbero essere di espansione storica dei litorali stessi), per riportare a stato di equilibrio l’apporto dei materiali sedimentosi e l’erosione marina, giudicando del tutto errata la continuazione della attuale gestione fatta di costosi ripascimenti di sabbie e posa di strutture di contenimento in mare

XI. Programma di abbattimento di ogni struttura edilizia abusiva costruita lungo le zone di rispetto fluviale, lacustre e marino.

 

Altre proposizioni

IA. Revisione delle Aree Programma, da sostituirsi con apposite commissioni di zona della consulta dei sindaci (vedi parte istituzione) ed abolizione di ogni struttura di gestione, programmazione e promozione intermedia, con particolare riferimento alla figura dei GAL, le cui funzioni vanno riassunte nella programmazione regionale e, per le parti di competenza territoriale, dalla commissione di zona della consulta dei sindaci.

sostituire le strutture delle attuali aree programma con specifiche deleghe a commissioni territoriali della consulta dei sindaci organiche all’assemblea

IIA. Ristrutturazione e ridefinizione delle funzioni degli uffici di rappresentanza della Regione Basilicata presso le istituzioni nazionali e comunitarie (vedi parte istituzione).

IIIA. Tavolo mensile degli interessi regionale con la partecipazione della giunta regionale, di rappresentanze consiliari, dei parlamentari ed euro-parlamentari eletti nei collegi regionali per la definizione e concertazione di azioni comuni (vedi parte istituzione).

IVA. Approvazione di una nuova legge regionale sull’editoria che miri alla regolamentazione delle attività editoriali pubbliche e dei siti e portali istituzionali, con regolazione della pubblicità istituzionale e dei finanziamenti all’editoria periodica.

impedire la discrezionalità, individuando parametri di riferimento certi ed una maggiore trasparenza dell’azione regionale, riconoscendo l’importanza della contribuzione per il settore informativo ed editoriale in un quadro di regole fisse e valide per tutti, in special modo per strutture direttamente riferenti all’azione istituzionale

VA. Azioni locali e nazionali volte ad una lettura critica più ampia dei fenomeni storici regionali

VIA. Studio ed adozione di un Piano Antenne Regionale per la regolamentazione delle emissioni elettromagnetiche e la integrale copertura trasmittente-ricevente del territorio regionale attraverso strumentazioni idonee alla salvaguardia della salute umana ed animale ed alla tutela del paesaggio.

VIIA. Adozione di una legge regionale sul randagismo e sulla regolamentazione dei canili, delle corrette pratiche di ospitalità degli animali, dei soggetti abilitati alla gestione delle strutture, delle sterilizzazioni, della micro-chippatura, delle adozioni, delle importazioni, della cura e tutela degli animali da affezione e delle responsabilità oggettive dei proprietari, delle pratiche veterinarie, dei comportamenti e dei doveri delle ASL e dei comuni per le parti a loro competenti.

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