Lettera aperta ai delegati dell’assemblea pd
Cari delegate e delegati dell’assemblea pd, mi preme scrivermi e farlo in maniera pubblica per rendere edotto anche chi non vive le dinamiche del partito, anche chi non vota questo partito o lo ha votato per le più innumerevoli suggestioni, che oggi sono purtroppo parte importante dell’esplicitarsi di consenso politico, anche chi non lo voterebbe a prescindere o ne è distante concettualmente anni luce. Lo faccio pubblicamente quindi forse per la semplice ragione che tutti coloro che idealmente leggeranno sono “i lucani” ed in quanto tali sentono questa terra come la propria heimat, la piccola patria, il luogo fisico e morale in cui rifugiare la propria paura innescando una reazione alla perdita di identità della comunità.
E se è innegabile che nella comunità lucana crea giustificata paura quanto in questi giorni accade nei luoghi di una legislazione sempre più ostaggio del potere esecutivo che di quell’assenza di vincolo di mandato che dovrebbe liberare la coscienza dei parlamentari, a riguardo degli idrocarburi in un palese spostamento delle residue competenze regionali in materia dall’ambito regionale a quello statale, è da cittadini lucani prima che delegati di un’assemblea regionale del principale partito della regione, che la vostra preoccupazione credo debba coincidere con quella dei nostri corregionali, che in regione cioè si consumi il dramma del via libera a nuove ricerche e nuove estrazioni di idrocarburi che il testo dell’art. 38 contiene con chiarezza e che neppure i miglioramenti economici rendono meno spaventoso in una realtà prevedibile che, costruito il recinto legislativo, le compagnie non avranno freni che gli interessi in buona parte coincidenti con quelli dello Stato, estrarre di più.
Ma il tema estrazioni non è certo incasellabile nella sola categoria effetti economici, essendo del tutto chiaro che, pur in sostanziale assenza di dati sanitari ed ambientali in grado di far leggere una realtà o dei numeri che siano chiari (ed i motivi o alcuni motivi per cui ciò non è mai stato possibile mi sembra ridondante dover qui ripetere nella evidenza di una palude di dati illeggibili nel complesso), il tema che più di tutti si impone è la surrettizia destinazione del territorio e della sua programmazione verso campi che non sono quelli che la regione ha scelto da tempo, ma che potrebbero essere imposti dai piani di sviluppo di una compagnia petrolifera con una grave perdita sostanziale di governo reale del territorio, il cui indirizzo sarebbe nella disposizione di titolarità esterne al territorio stesso.
Un tema questo che credo, comunque si debba o possa vedere per sensibilità o conoscenza questioni ambientali e sanitarie, non possa non balzare evidente sia come un grave rischio di spossessamento di competenze ancora sancite dalla Costituzione, sia come funzionalizzazione del territorio ad indirizzi di gestione su cui non viene data possibilità di espressione ai cittadini interessati.
Ritengo così che il tema dell’art. 38 e dell’atteggiamento fattuale che l’ente Regione Basilicata debba tenere sulla questione, non possa non transitare anche e soprattutto attraverso il principale organo di indirizzo politico del partito, diversamente consegnandolo ad apicalità amministrative e/o politiche non investite di alcuna delega specifica sull’argomento idrocarburi per ciò che attiene l’indirizzo politico che è espressione tipica di un corpo assembleare, avendo semmai l’apicalità il compiti della sintesi.
Ciò a significare che è compito etico, prima ancora che regolamentare, dei delegati sollevare questioni di metodo e merito su quale sia e debba essere l’indirizzo del partito a cui essi appartengono e di cui sono espressione elettorale seppur indiretta a riguardo della questione idrocarburi, e nello specifico su un atteggiamento da maturare collettivamente sull’art. 38, e ciò ben prima di qualche triste battaglia di organigramma verso cui tenderebbe in deriva una discussione che prescinda da questo tema.
Tema che seppur la politica debba imparare a non seguire passionalità viscerali e praticare l’arte della visione a lungo termine, non può più essere eluso dalla discussione del principale partito regionale, pena il violento distacco emotivo da un sentimento popolare che, senza troppi mezzi termini, legge in quell’articolo a ragione un’invasione delle trivelle, una colonizzazione di ceti dominanti, un anello al naso e qualche perlina di vetro per indigeni mansueti e nell’essere ciò forse un senso comune, oggi a ragione veduta è anche buon senso.
Che sia così cura dei delegati, per qualsiasi candidato essi siano stati eletti, essere prima delegati che parti di qualcosa, e porre così oltre le correnti, nella logica e nel sentimento, la questione idrocarburi al centro di una discussione assembleare che non può essere solo un’alzata di tessere, ma deve essere il punto da cui riparte un partito democratico plurale ed assembleare che si esprime con chiarezza, ad uso e beneficio dei suoi iscritti e dei cittadini lucani, su un tema che non può più essere eluso per una qualche convenienza o consegnato alle monocraticità di un partito che deve imparare a non obbedire, ma a discutere con se stesso e con la comunità lucana. In sintesi estrema serve che la gente lucana sappia cosa farà il partito democratico di Basilicata sull’art. 38, se la battaglia od un generale rompete le righe, ma credo sappiate tutti da che parte sarà il sottoscritto, la sua voce, la sua passione e la sua ragione.
Miko Somma, partito democratico.