ansa – …il decalogo di interventi presentato lunedì scorso dalla Commissione Ue ai ministri degli esteri e dell’interno riuniti a Lussemburgo sta per tradursi nei 13 punti elencati nella bozza delle conclusioni che saranno oggi sul tavolo del vertice straordinario dell’Unione.
Ecco in estrema sintesi cosa prevedono i 13 punti
1) Rafforzamento in tempi brevi delle missioni Triton e Poseidon con almeno il raddoppio delle risorse finanziarie a disposizione e l’aumento dei mezzi utilizzati, nonchè un ampliamento del raggio di azione.
(in europa proprio non si comprende evidentemente che sono le stesse logiche di queste operazioni ad essere inutili per salvare vite umane o contrastare i trafficanti…il concetto è che se pattugli le coste delle frontiere u.e. con un limite di 30 miglia marine, puoi anche raddoppiare, triplicare e persino decuplicare questa distanza, ma non fermi gli imbarchi che avvengono in libia e non salvi vite umane poiché la maggior parte degli incidenti pare essere a sole poche miglia marine dalla costa libica)
2) Smantellamento della rete di trafficanti di esseri umani, sequestro dei loro beni e loro processo.
(prima occorrerebbe una azione di intelligence sistematica per comprendere chi sono costoro, come operano, quali sono i loro collegamenti sia con chi trasporta i profughi sino alle spiagge, sia con chi invece ha base operativa in territorio italiano, come gli arresti recenti hanno dimostrato essere un punto nodale dell’intera organizzazione)
3) Identificazione, cattura e distruzione sistematica delle imbarcazioni utilizzate dai trafficanti. A questo scopo l’Alto rappresentante Ue dovrà immediatamente iniziare a preparare una missione Pesd in accordo con la legge internazionale, ovvero sotto l’ombrello Onu.
(questo è forse il punto più controverso…come identificare senza azioni di intelligence, che dovevano partire per tempo per essere del tutto efficaci, per esempio un barcone pronto ad essere stipato all’inverosimile di profughi da un normale, onesto peschereccio che esplica la sua attività lavorativa, visto che se sempre più spesso le imbarcazioni usate sono proprio vecchi pescherecci dismessi per vetustà dalle attività di pesca, molto spesso però si tratta di pescherecci “rubati” ai legittimi proprietari o ancora peggio pescherecci ceduti da questi ai trafficanti per ricavare quanto la pesca non assicura più?…in quanto all’acronimo usato nel punto occorre dire che pesd equivale a Politica europea di sicurezza e difesa comune e non ad una attività specifica e programmata…)
4) Europol avrà il compito di combattere le attività dei trafficanti su internet
(mah, se si crede che questa sia una strada utile, magari lo è davvero, ma il punto di rifornimento di migranti, i paesi in guerra od in forte criticità politica ed economica siamo poi del tutto certi che abbiano reti internet accessibili a chi magari ha già perso tutto e certo non possiede un pc?…vi porrei l’esempio di un profugo siriano che magari ha già dovuto lasciare la sua casa da mesi e mesi e vive in qualche campo profughi…come raggiunge un accesso internet?…non so, ma credo che qualcuno tra roma e bruxelles sopravvaluti un po’ l’organizzazione delle partenze attraverso i social, quando appare evidente che molto di più fanno i passaparola tra i migranti ed una più che capillare ramificazione organizzativa nei campi profughi e nelle aree di conflitto…)
5) Incremento della cooperazione con Tunisia, Egitto, Mali, Niger e altri Paesi per monitorare e controllare flussi di migranti e rifugiati prima che arrivino sulle coste del Mediterraneo.
(perfetto, ma rimane un punto irrisolto..la libia è l’unico paese da cui si articola il flusso verso l’europa ed in libia e nel suo caleidoscopio infiammato, parcellizzatto e violento, con chi si coopera, con il governo internazionalmente riconosciuto di bengasi che non controlla molto, con il governo filo-islamico di tripoli o non piuttosto ed a malincuore anche con le tante fazioni locali e tribali che magari ancora non sono coinvolte nel traffico di esseri umani?…)
6) Invio in questi Paesi di personale Ue per raccogliere informazioni sui flussi dei migranti e cooperare con le autorità locali.
(molto utile nell’ottica della cooperazione di cui al punto precedente e nei limiti di una esclusione di fatto della libia dai paesi in cui inviare personale civile e disarmato, ma di troppo tardi per frenare chi oggi preme per salire sui barconi…la ue si sveglia tardi, molto tardi…)
7) Lavoro con i partner regionali per incrementare le loro capacità di controllo delle frontiere e di gestione di operazioni di ricerca e soccorso
(mah, su questo punto proprio mi pare che si sia messo un pentolino sul fuoco per scoprire se l’acqua bolle…tutto ok per i paesi che accettano di cooperare, ma per gli altri, quindi essenzialmente la libia?…e come si pensa di poter sorvegliare le frontiere evanescenti nel sahara senza dotare quelle forze militari locali di strumenti tecnici come ricognitori, droni ed apparecchiature elettroniche?…)
8) Lancio di un programma regionale di sviluppo e protezione per le aree del Nord Africa e del Corno d’Africa
(ecco il vero punto importante in cui incidere, che però stranamente esclude o sembra escludere l’africa sub-sahariana, quasi non si sapesse che buona parte dei migranti ormai proviene proprio di lì, ma in quanto agli strumenti di intervento nulla si dice e speriamo che non siano le solite panzane della cooperazione affidata alle sole onlus ed alla ramificazioni di clientela che purtroppo da decenni hanno inquinato molta cooperazione, ma un programma diretto, organizzato e concordato con i paesi destinati ad innescare non solo specifiche azioni economiche che limitino le sperequazioni, ma anche e soprattutto azioni politiche che vadano in un senso democratico che credo non sia scontato affatto che si ottenga in paesi come eritrea, etiopia, somalia e via discorrendo…)
9) Attivazione di tutti gli strumenti possibili per incentivare il rimpatrio o comunque il rientro degli migranti ‘economici’ irregolari
10) Messa a punto di un programma di rimpatri ‘rapidi’ dei migranti irregolari coordinato da Frontex e focalizzato sui Paesi Ue ‘di frontiera’.
(ai punti 9) e 10) tanto per non doverci prendere in giro con le chiacchiere, ma due sono i dati…quando si conosce il paese di provenienza si può rimandare indietro, ma servono soldi e mezzi, due, quando i migranti risultano sprovvisti di documenti come e dove li si rimanda?…)
11) Avvio di un progetto pilota per la ridistribuzione di almeno 5000 richiedenti asilo in vari Paesi su base volontaria
(è un inizio, ma non bastano certo per diminuire la pressione ed ho paura che se si attende la risposta del progetto pilota, l’italia di qui all’autunno soccombe sotto il peso di una ospitalità logisticamente non più sostenibile…)
12) Incremento degli aiuti di emergenza ai Paesi di frontiera e esame delle opzioni per organizzare, in casi di emergenza, la ridistribuzione dei migranti tra Paesi Ue.
(in caso di emergenza?….siamo già in piena emergenza, signori, ed il peso maggiore lo si attende non appena le condizioni meteo diverranno migliori per traversate anche con mezzi di fortuna…)
13) Invio di personale dell’agenzia europea per l’asilo nei Paesi di arrivo dei richiedenti al fine di contribuire all’esame delle loro domande, ma anche alla loro identificazione attraverso le impronte digitali.
(punto molto liquido questo…)
Ecco invece cosa sono pronti a fare Gb, Belgio e Norvegia.
– La Gran Bretagna intende offrire uno dei pezzi forti della sua flotta, la nave portaelicotteri Bulwark.
– Il Belgio ha dichiarato che metterà a disposizione la nave militare Godetia, spinge per il raddoppio – da 5000 a 10000 – dei rifugiati da ridistribuire ed è pronto ad accogliere 250 migranti in più.
– La Norvegia, che non fa parte dell’Ue ma dell’area Schengen, manderà quanto prima una sua unità navale nel Mediterraneo per partecipare all’operazione Triton
a più tardi per maggiori approfondimenti…