la cosiddetta sindrome di stoccolma, termine coniato da nils bejerot, criminologo e psicologo, ed in contemporanea da conrad hassel, agente FBI, in seguito ad un episodio criminoso accaduto in svezia tra il 25 ed il 28 agosto del 1973, quando due rapinatori tennero in ostaggio per 131 ore quattro impiegati (tre donne ed un uomo) nella camera di sicurezza della sveriges kreditbank di stoccolma, consta di uno strano rapporto affettivo tra le vittime di un sequestro di persona ed i loro rapitori, come risposta emotiva automatica e spesso del tutto inconscia, al trauma dell’essere ostaggio, e coinvolge nel suo sviluppo sia sequestrati che sequestratori, consistendo in genere di tre fasi: 1) sentimenti positivi degli ostaggi verso i loro sequestratori, 2) sentimenti negativi degli ostaggi contro la polizia o altre autorità, 3) reciprocità di sentimenti positivi da parte dei sequestratori verso i sequestrati…
nonostante la loro vita come ostaggi fosse in pericolo, risultò che le vittime temevano più la polizia dei rapitori, tanto che una delle vittime sviluppò forti legami sentimentali con uno dei rapitori, legame che durò anche dopo il sequestro, e che, dopo il rilascio, gli ostaggi chiesero clemenza per i sequestratori, arrivando a testimoniare in loro favore al processo…e situazioni simili hanno trovato riscontro in numerosi altri episodi, tanto da essere ormai una situazione tipicizzata in psicopatologia…
alcuni fattori faciliterebbero l’insorgere della sindrome, essenzialmente 1) durata ed intensità dell’esperienza che si subisce, 2) dipendenza dell’ostaggio dal rapitore per la sua sopravvivenza, 3) distanza psicologica dell’ostaggio dalle autorità (egli sente di vivere un dramma non percepito all’esterno), in un rapporto che non si forma subito, ma che già dopo qualche giorno (la letteratura medica in questione sembra indicare al 3° giorno già forti legami), ciò giustificandosi con il fatto che se nei primi momenti dopo il sequestro il rapito sperimenti un totale stato di confusione, riscontrabile anche risposte tipiche al trauma, diniego, illusione di ottenere la liberazione, attività frenetica ed esame di coscienza, superato il trauma, la vittima torna consapevole della situazione e deve trovare così un modo per sopportarla che, unitamente all’aumentare del tempo trascorso insieme tra la vittima ed il rapitore ed all’isolamento, finisce con l’agevolare una sorta di alleanza tra i due…
la mancanza di forti esperienze fisiche negative, quali violenze o abusi fisici, facilitano la genesi della sindrome, mentre abusi meno intensi, come deprivazioni ed umiliazioni, invece tendono ad essere razionalizzati dalle vittime come dimostrazione di una forza del sequestratore necessaria al controllo della situazione o addirittura giustificata da un proprio comportamento scorretto verso il sequestratore, e spesso poi il legame tra i due soggetti si consolida sulla base di un comune risentimento verso la polizia, percepita dall’ostaggio come una minaccia al suo già precario stato di sopravvivenza, a causa delle pressioni continue sul rapitore per la sua resa che pongono costui in uno stato di tensione e della paura oggettiva di una incursione percepita ansiosamente dall’ostaggio…
non trascurabile infine è il fatto che nell’alterazione della realtà percepita dall’ostaggio, le forze dell’ordine vengano considerate come meno potenti del rapitore stesso, perché hanno fallito il loro ruolo protettivo e di garanti dell’ordine pubblico dal momento che il sequestro è comunque avvenuto…
non si conosce con precisione la possibile durata della sindrome di stoccolma, ma pare possa sussistere per parecchi anni, riscontrandosi anche dopo molto tempo, disturbi del sonno, incubi, fobie, trasalimenti improvvisi, flashback e depressione…
tra le cause, alcuni autori ritengono che il legame nasca da uno stato di dipendenza primaria e concreta in cui al rapitore viene riconosciuto il ruolo di controllore assoluto di cibo, acqua, aria e sopravvivenza, elementi che, quando concessi, porterebbero a gratitudine e riconoscenza da parte dell’ostaggio nei confronti del carceriere…
altri autori, analizzano più psicoanaliticamente il fenomeno, affermando che l’Io, nel tentare di trovare equilibrio tra le richieste istintive dell’Es ed una realtà angosciante, non riesce ad elaborare che meccanismi difensivi primari, fondati sulla sopravvivenza…
(a questo proposito, occorre dire che la teoria freudiana vede la personalità come a) Es (pulsioni libidiche inconsce) è l’espressione della spinta emotiva e istintiva dell’uomo che non tiene conto della realtà e della moralità. È insita in tale concetto la spinta verso la conservazione, o la distruzione (pulsioni di vita e pulsioni di morte), b) Io, ovvero il fattore di personalità. Nella persona “ben regolata”, l’Io controlla e governa l’Es, e mantiene i rapporti con il mondo esterno nell’interesse della personalità, nel suo insieme, e delle esigenze della stessa a lungo termine, c) Super-io, la coscienza che detta all’Io i consigli per soddisfare le richieste dell’Es. Si sviluppa, di solito, grazie all’acquisizione di “ideali” e “proibizioni”, genetici o formatisi nelle fasi dell’infanzia).
un legame “positivo” che ovviamente nasce in seguito ad una convivenza forzata e così involontaria e che interessa sia ostaggio che rapitore in un concetto antinomico molto intimo di un “NOI, dentro” contro un “LORO fuori”…
e per il momento basta così perché comprendo i lettori di questo blog che si staranno chiedendo a qual proposito scrivo di “sindrome di stoccolma”, addentrandomi nella psicologia e nella criminologia…
bene, ora prendete la sindrome di stoccolma, ovvero quel legame di forte complicità emotiva che si stabilisce tra rapitore e rapito, applicatela, salvo le opportune differenze, alla situazione delle estrazioni petrolifere in regione dopo lo “scandalo” (tale solo per chi aveva non fette, ma prosciutti interi sugli occhi) e tutto si chiarirà…
ma partiamo da due domande e forse tutto sarà più chiaro sin da subito…
A) perché la regione basilicata, nell’istituendo processo penale sull’affare petrolio in val d’agri che qualche mese fa ha portato alla chiusura dell’impianto di viggiano e così dell’intera produzione (impianto, ricordiamolo, oggi riaperto in seguito a lavori di adeguamento alle prescrizioni del tribunale di potenza), non si costituisce, o non lascia affatto comprendere di volerlo fare, parte civile sia verso eni, che verso i funzionari e politici coinvolti?…
B) perché la regione basilicata per tutto il tempo dell’inchiesta (che ricordo coinvolge pesantemente anche funzionari regionali e, nel troncone tempa rossa, anche alcuni politici, consiglieri regionali e sindaci), più che chiedere conto di quanto accadeva ad eni su un rapporto che doveva essere di fiducia, si doleva e duole più delle mancate royalties e dei posti di lavoro “persi” (e su questo qualche giornalista ci ha marciato tanto), che del rispetto che si deve ad un contraente quell’accordo del 1998 e naturalmente alla legge che detta chiaramente i limiti di esercizio oltre i quali c’è reato?
non è forse del tutto riconoscibile, in questo bizzarro comportamento della nostra regione, alcuni tratti peculiari della sindrome di stoccolma, ovvero sentimenti positivi degli ostaggi verso i loro sequestratori (leggasi sentimenti positivi dell’ente regione basilicata verso eni), sentimenti negativi degli ostaggi contro la polizia o altre autorità (leggasi sentimenti negativi dell’ente regione verso i magistrati di potenza), reciprocità di sentimenti positivi da parte dei sequestratori verso i sequestrati (leggasi entrambi, regione ed eni, pur se a titolo e condizioni differenti, “siamo sulla stessa barca” in fatto di perdite finanziarie)?…
peculiarità specifiche e forti tra ente regione ed eni, una sindrome di stoccolma appunto, che partono proprio dalle precondizioni di innesco della sindrome, ovvero durata ed intensità dell’esperienza che si subisce (dal 1998, ed in verità anche prima ad oggi, sono passati 18 anni), dipendenza dell’ostaggio dal rapitore per la sua sopravvivenza (il bilancio della regione dipende molto per la sua chiusura da quei 160-170 milioni che annualmente lo rimpinguano, impedendogli il collasso, e poi su questo ragioneremo), distanza psicologica dell’ostaggio dalle autorità (e qui evito di dettagliare perché la regione basilicata si sente distante dalle autorità inquirenti, perché tutto è sempre stato molto chiaro ai cittadini senza i san daniele o i parma sugli occhi)…
certo, qualcuno potrebbe obiettare che non esiste alcun rapimento o presa d’ostaggio per poter parlare di sindrome di stoccolma, quindi di una complicità che l’ostaggio regione basilicata (ed in questo caso ci metto anche la regione fisica ed i suoi abitanti) ed il rapitore (eni e tutte le altre compagnie operanti e che aspirano ad operare in una regione supposta detenere nel suo sottosuolo oltre 3 miliardi di barili, quindi ben oltre il doppio di quanto supposto finora), ma la realtà è che di presa d’ostaggio sin dal 1998 si sia trattato, ovvero se non un sequestro violento, di un clima di attesa speranzosa sui benefici del petrolio sulla povera lucania sottosviluppata, di un sequestro di minore (quindi incapace di intendere e volere) indotto con le caramelle delle royalties e dello sviluppo…
tutti gli anni di attesa precedenti il 1998 si sono consumati nella precisa volontà di essere “posseduti” da eni, e così se non di un’azione di rapimento effettivo, di circonvenzione di incapace e privazione della libertà possiamo tranquillamente parlare, quindi delle condizioni di un sequestro, ove all’ostaggio non è dato neppure modo di capire si tratti di un sequestro (occorrevano ed -ahinoi, occorrono ancora) le condizioni tecnico-cognitive di cosa fossero le estrazioni per comprenderlo…
e sulla necessità che eni rappresentava e rappresenta per la regione basilicata e per i suoi comuni beneficiari sia della legge 40, il famoso po val d’agri, sia delle royalties dirette (e tutte le clientele e filiere legate al suo sistema di potere politico), credo si possa tranquillamente non parlare affatto, visto che in ogni evidenza se il bilancio regionale proprio non si potrà chiudere, con effetti tutti da misurarsi sulla scorta delle leggi sulla finanza pubblica, la domanda che dovrebbe porsi qualsiasi cittadino dotato di un minimo di senno (oltre che senza gli igp di cui sopra) non è “come faremo?”, ma dovrebbe essere “come abbiamo fatto per destinare a partite di spesa corrente, somme che avremmo dovuto invece mettere a “tesoretto” o per qualche grande intervento o, meglio, per una serie di interventi infrastrutturali legati ad un progetto di rinascita della regione fondata sulle sue peculiari caratteristiche, ovvero ciò che la stessa diligenza finanziaria imporrebbe?”…
al terzo ragionamento, come in premessa, evitiamo di commentare oltremodo non perché abbia paura di individuare connubi di filiera e connivenze e nepotismi e particolarismi ed elettoralismi, e via di seguito, ai limiti della criminalità, quanto perchè intelligenti pauca e più che una denuncia serve comprendere con quale progetto uscirne…
e così, in termine di questo lungo articolo, tutte le domande possiamo sintetizzarle in una ed una soltanto forte richiesta “costituiamoci parte civile nel processo e, nel caso avessimo ragione, strappiamo le mutande ad eni, ai suoi funzionari, ai funzionari regionali ed a tutti i coinvolti in questa losca storia che non si può dimenticare in nome di qualche centinaio di posti di lavoro e della ripresa dei flussi finanziari verso la regione, e facciamolo più che per i soldi delle royalties non arrivati non per colpe della regione, ma perché eni commette un reato, per cominciare a guarire da questa maledetta sindrome di stoccolma verso i petrolieri che ha fatto ammalare una regione”…
e se mi è consentito, stante quanto potrebbe accadere con la riforma costituzionale, a cui mi preme votare e far votare un sonoro NO come italiani e come lucani, a proposito del titolo V, e con le ipotesi affatto peregrine di spartizione della regione che s’avanzano da decenni e che con renzi sembrano aver trovato sponda, cominciamo ad opporci ora fintanto che è ancora legislativamente possibile all’avanzata dei petrolieri che riprenderà a brave, ad opporci seriamente e non come recentemente abbiamo fatto, facendoci ridere dietro dalla corte e dall’intero paese, e cominciamo sin da oggi a cercare il progetto che salverà una terra da se stessa e da tutti i suoi rapitori…
possibilmente lasciando nel dimenticatoio della storia una giunta ed una consiliatura regionale ai limiti della decenza…o della demenza…
miko somma