comunicato stampa

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Gli idrocarburi non sono solo royalties con cui pagare una “rivoluzione democratica”.

Apprendiamo da un lancio ansa della delusione del presidente Pitella nei confronti del governo Renzi, di cui pure pare essere convinto sostenitore, a riguardo dei “fondi garantiti alla Basilicata dall’aumento delle estrazioni (senza nuovi pozzi)”, che a suo dire sarebbero nell’ordine di una “miserevole previsione di crescita”, e così spontaneamente sorge una retorica domanda: “ma perché si aspettava forse altro?” da elargizioni che riguarderebbero maggiori estrazioni, ma che nulla aggiungono in temi economici a quanto invece viene già estratto, di fatto la carotina per invitarci all’assenso verso un aumento ben oltre la quota di estrazioni di 102.000 (più circa 20.000 ex memorandum) più 54.000 già stabilite per i giacimenti della val d’agri e di tempa rossa rispettivamente.

E così potremmo anche immaginare un serio risentimento del presidente nel suo prossimo incontro con la ministra allo sviluppo economico Federica Guidi (di area “vasta” pdl), rispetto ad una faccenda che, dalla pubblicazione dell’intervista del ministro al Mattino sulle riserve di greggio meridionali da sfruttare al più presto e senza vincoli imposti dalla legislazione che trova matrice nel Titolo V della Costituzione (e segnatamente stiamo parlando di quelle lucane, visti i troppi limiti esistenti su quelle siciliane, essendo la Sicilia regione autonoma con ampie facoltà di deroga legislativa in materia di assetto e destinazione dei territori), sta sollevando qualche preoccupazione ai lucani?

E per una volta sia a quelli più attenti a questioni ambientali troppo intimamente connesse proprio alle estrazioni e trattamento di greggio, sia a quelli più consapevoli delle questioni strategiche rispetto a un futuro che, prospettandosi vincolato al petrolio non lascia molte alternative di sviluppo altro, sia infine a chi intravede finalmente l’ombra di una colonizzazione de facto che, partendo dalla macro-regione in cui il nostro “problema petrolio” verrebbe diluito, porrebbe come potere forte sul territorio non più l’istituzione, ma proprio quelle compagnie che da anni ed anni agiscono sui differenti governi che si sono susseguiti con unico intento, appropriarsi delle abbondanti riserve di idrocarburi conservate nel sottosuolo lucano con azioni sinergiche e lobbyste.

Ed il presidente Pittella, che sprovveduto non dovrebbe essere, sa bene che quelle azioni sinergiche e lobbyste partono da lontano e recentemente si sono materializzate sia nel governo dell’ex cavaliere, che nel 2009 vara una legge che mentre regala lo zuccherino del bonus idrocarburi, pone la questione strategica sulle infrastrutture energetiche di fatto militarizzando i siti di produzione e trasformazione, sia nel governo pseudo-tecnico di Mario Monti e dell’ineffabile Corrado Passera con varie decretazioni ed il varo di quella Strategia Energetica Nazionale ormai fuori tempo massimo per le competenze di un esecutivo che doveva limitarsi all’ordinario, sia oggi con i “rivoluzionari cambiaverso renziani”, di cui il presidente pur è fervente sostenitore, che pensano che il principale problema del paese siano più le competenze delle regioni che la chiarezza di obiettivi di un esecutivo nato da un “colpo di palazzo”.

Allora ci aspetteremmo che il presidente Pittella richieda al Governo di mettere bene in chiaro le carte sul tavolo e disvelare le sue intenzioni nelle sedi più opportune che non quelle di un giornale, ove pare si parli più agli “amici” che ai cittadini, sedi che non possono prescindere il Consiglio Regionale che va informato e che, riunendosi per una discussione proprio sul titolo V, potrebbe a tal punto chiedere con una mozione specifica una chiarezza che forse il presidente Pittella non è forse in grado di chiedere per i suoi vincoli politici, e sperabilmente riconvocarsi al più presto con un consiglio straordinario sulla materia degli idrocarburi che renda più edotta una consiliatura giovane sulla situazione attuale e su quanto si prospetterebbe a riforma del titolo V avvenuta e ad traslazione definitiva verso lo stato delle competenze concorrenti in materia di energia.

Gli idrocarburi non sono solo royalties con cui pagare il conto di una supposta rivoluzione democratica che, se c’è, comincia dalla difesa dell’integrità materiale della regione e della cura dei suoi interessi.

Miko Somma.