premesso che la meloni, oltre le questioni politiche, non mi piace affatto come persona (la trovo ipocrita, mendace e strumentale), al governo del paese le sue posizioni si sono necessariamente appiattite su un europeismo di necessità (pnrr, migranti ed accreditamento della stessa presidente) che relega in soffitta, se non la genetica da cui nasce (lo spontaneismo dei campi hobbit, la retorica duale e bipolare finiana e rautiana, il berlusconismo come lavacro ed infine l’antisistema a chiacchiere e certo negazionismo populista), almeno certe dichiarazioni le ha rese di fatto scomode a questa leader de noantri, in bilico tra ciò che fondamentalmente è e ciò che invece deve apparire…
dichiarazioni fuori luogo che invece fioriscono in abbondanza sulle bocche dei suoi, come nel caso de angelis che, da pallonaro storico, da persona poco intelligente e soprattutto da persona che fu vicina ai nar (e non si comprende quindi la sua carriera), intende sovvertire i gradi di giudizio processuale che hanno condannato mambro, fioravanti e ciavardini (suo cognato) e che a breve sanciranno la colpevolezza di bellini e cavallini (ergastolo in assise) per la strage di bologna (85 morti e 200 feriti)…
la meloni che pure in occasione della strage la definì “solo” una strage terrorista e non neofascista, come la realtà storica e processuale invece racconta, ne chiede in qualche modo la testa perchè oggettivamente la cosa è grave per un governo ed una maggioranza che vorrebbero recitarsi conservatore/trice, e spero così che costui venga ridimensionato, ma rimane un punto…
la meloni, nonostante i suoi sforzi, proprio non riesce a tenere a bada il suo partito dall’estendere dichiarazioni che ne svelano la natura ancora profondamente neofascista…ed intanto, passo dopo passo, si riscrive la storia che ufficialmente poi si negherà di voler riscrivere, ma nel frattempo, nelle pieghe social più ignoranti, il messaggio è lanciato ed i dubbi maturano nel verminaio…
e di esempi ormai ne abbiamo tanti in meno di un anno di governo…
al governo del paese c’è, malamente camuffato, un partito neofascista, fdi, e francamente gli elettori di questa maggioranza, il cui voto non condivido, ma rispetto, sanno che per “cambiare” hanno votato dei neofascisti che non mancano già ora di palesarsi?…
riflettiamo, anzi riflettete, soprattutto a sinistra, dove o si cambia, riaccreditandosi come parte politico-sociale, o si consente a costoro di rimanere dove non avrebbero mai dovuto essere, al governo di un paese dimentico della propria storia…
la meloni condanna giustamente la strage di primavalle, dove due fratelli, figli di un dirigente msi, morirono soffocati dalle esalazioni del rogo appiccato alla porta di casa e fa bene poichè fu un atto barbaro che ricordo bene e che molto mi impressionò, ma omette totalmente di parlare dei fatti di milano, accaduti il giorno 12 aprile del ’73 e conosciuti come giovedì nero di milano, un delirio di violenze culminate nell’omicidio di antonio marino, giovane poliziotto ucciso con una bomba a mano, violenze commesse da una folla di esponenti missini e di altre formazioni di estrema destra, da cui poi l’msi tenterà di smarcarsi, senza mai farlo davvero… omette soprattutto, non celebrando il cinquantennale tragico della morte del giovane agente, di dire che i fascisti erano guidati dagli onorevoli msi Franco Servello e Francesco Petronio, verso cui la camera negò l’autorizzazione a procedere, e da Ignazio La Russa, all’epoca leader del Fronte della Gioventù di Milano ed oggi presidente del senato, la seconda carica dello stato… ecco, quando si ricorda, occorre ricordarsi di ricordare tutto e non solo ciò che conviene per un interessato esercizio di retorica volto a sdoganare un passato scomodo nella foto il corpo del povero martino
Girano tanti lucani per il mondo, ma nessuno li vede, non
sono esibizionisti.
Il lucano, più di ogni altro popolo, vive bene all’ombra.
Dove arriva fa il nido, non mette in subbuglio il vicinato
con le minacce e neppure i “mumciupì” con le rivendicazioni.
E’ di poche parole.
Quando cammina preferisce togliersi le scarpe, andare a
piedi nudi.
Quando lavora non parla, non canta.
Non si capisce dove mai abbia attinto tanta pazienza, tanta
sopportazione.
Abituato a contentarsi del meno possibile si meraviglierà
sempre dell’allegria dei vicini, dell’esuberanza dei compagni, dell’eccitazione
del prossimo.
Lucano si nasce e si resta.
Gli emigranti che tornano dalla Colombia o dal Brasile,
dall’Argentina o dall’Australia, dal Venezuela o dagli Stati Uniti, dopo
quaranta anni di assenza, non raccontano mai nulla della vita che hanno
trascorso da esuli.
Rientrano nel giro della giornata paesana, nei tuguri o
nelle grotte, si contentano di masticare un finocchio o una foglia di lattuga,
di guardare una pignatta che bolle, di ascoltare il fuoco che farnetica.
E di uscire all’aurora se hanno un lavoro o un servizio da
compiere, uscire all’oscuro per tornare di notte.
Non si tratta di una vocazione alla congiura o alla rapina
ma di una istintiva diffidenza verso il sole. Dove c’è troppa luce il lucano si
eclissa, dove c’è troppo rumore il lucano s’infratta. Non si fa in tempo a
capire questo animale, a fare un passo di strada insieme, che già fugge alla
svolta. Per andare dove?
Gli amici che hanno qualche dimestichezza coi lucani hanno
capito la strategia, li fanno cuocere nel loro brodo. C’è un tratto
caratteristico dei lucani, un tratto sfuggito ai viaggiatori, da Norman Douglas
a Carlo Levi, sfuggito ai benefattori, da Adriano Olivetti a Clara Luce, e
forse agli stessi sociologi.
Il lucano non si consola mai di quello che ha fatto, non gli
basta mai quello che fa.
Il lucano è perseguitato dal demone della insoddisfazione.
Parlate con un contadino, con un pastore, con un vignaiolo,
con un artigiano.
Parlategli del suo lavoro.
Vi risponderà che aveva in mente un’altra cosa, una cosa
diversa.
La farà un’altra volta.
Come gli indù, come gli etruschi egli pure pensa che la
perfezione non è di questo mondo.
E difatti, scolari e bottai, tagliapietre e sarti, muratori
e fornaciari si fanno seppellire ancora con tutti gli arnesi.
Essi pensano di poter compiere l’Opera in un’altra vita.
Quando avranno pace.
Non trovano in terra le condizioni necessarie per poter fare
il meglio che sanno fare.
Strana etica.
L’ultimo tocco, il tocco della grazia il lucano non lo
troverà mai.
Eppure nella nitidezza del disegno ti parrà di intravvedere
l’opera compiuta.
Manca un soffio.
Questo è un popolo che la saggezza ha portato alle soglie
dell’insensatezza.
Come una gallina che s’impunta davanti alla riga tracciata
col gesso l’intelligenza dei lucani si distoglie per un niente, si blocca appena
sente volare una mosca.
(Da L. SINISGALLI, Il ritratto di Scipione e altri racconti,
MI, Mondadori, pp. 165-166)
C’è una guerra in Ucraina, spaventosa, crudele, violentissima, senza ragioni che ne giustifichino la durezza imposta da un autocrate senza sentimenti ad un popolo, quello ucraino, e c’è una guerra sull’Ucraina, combattuta dalla Russia contro i paesi Nato, forse contro l’intero Occidente.
Ci sono certo torti e ragioni in ciò che precede il conflitto in Ucraina e sono di entrambe le parti, ma c’è un paese aggredito, quindi un popolo non necessariamente identificabile nel suo leader, ed un paese aggressore che sostanzialmente si identifica in un uomo crudele e senza freni inibitori e nel suo apparato di potere costruito a sua immagine e somiglianza in oltre 20 anni di ininterrotto potere. Ho spesso scritto sui social cosa ne penso della guerra guerreggiata, non mi ripeterò, io sono con i popoli aggrediti, perché la violenza anche quando ha delle ragioni, le perde nello stesso momento in cui si esercita.
È diventato però sempre più evidente che quella parte di guerra non guerreggiata che già oppone la Russia di Putin ai paesi NATO, fatta per ora di sanzioni, blocchi finanziari, sequestri di beni e patrimoni di oligarchi e personale politico/amministrativo più prossimo al presidente russo, minacce di estensioni del conflitto, una guerra anch’essa fatta di ragioni e torti che si sono ormai persi nell’impossibilità del dialogo, quella guerra esiste e comincia a dare i suoi segnali.
Una guerra non guerreggiata che Putin conduce alla Nato, strumento ormai vecchio che andrebbe rivisto, ma segnatamente conduce con maggiore veemenza ai paesi europei ed UE più dipendenti dalle importazioni di gas russo, quelle forniture di cui si comincia a palesare il blocco visto il vagheggiare russo del pagamento in rubli come casus che porta direttamente verso un blocco inteso come atto di conflitto e di vendetta.
Facile immaginare che le conseguenze saranno immediate non solo in termini ulteriori di costo, costo che già intollerabili speculazioni di mercato, riconosciute persino dal ministro Cingolani, pasdaran del liberismo, hanno reso molto più oneroso di quanto molte economie familiari prostrate dalla pandemia possano sostenere, e che ora, senza forti interventi pubblici di limitazioni delle fluttuazioni di prezzo (che diverrebbero una irrisolvibile contraddizione nel liberismo imperante nei paesi UE), potrebbe esplodere.
Ma prima dell’esplosione, forse evitabile, forse no, la chiusura dei rubinetti del gas russo porterà inevitabilmente e direttamente a razionamenti che consentano alle riserve accumulate di non esaurirsi in tempi troppo rapidi, in grado di darci una relativa tranquillità nel ricercare soluzioni
Non sto parlando volutamente del rischio reale di razionamenti di alcune derrate, tipo i farinacei di cui Russia ed Ucraina sono i principali produttori e dei risvolti che l’accaparramento da parte occidentale delle derrate avrebbe sui paesi meno fortunati e meno in grado di sostenere costi aumentati non solo dalla mancanza degli stessi farinacei, ma della solita speculazione che spingerebbe in alto i prezzi, fino ad un punto dove l’afghano o l’haitiano o il ruandese non possono arrivare. Avrò forse modo di parlarne, ma non ora.
Razionamenti del gas e quindi dell’energia che in massima parte ricaviamo dalla sua combustione, che, in vista del prossimo autunno-inverno e senza cambiamenti netti della struttura di potere russa, ovvero di una deposizione di Putin, diverrebbero una drammatica costante che porterebbe al blocco di quella crescita economica residua al blocco attuale che sola può consentire di rientrare in parametri accettabili di controllo dei debiti pubblici, oltre naturalmente a fortissimi ed inediti disagi per una popolazione, quella italiana, come le altre, che non hanno ancora conosciuto la realtà dura del razionamento.
Perché, se stiamo al solo panorama italiano, i razionamenti degli anni ‘70 del 900 sembrerebbero una pacchia, visto che oggi sarebbero coinvolti non solo gli usi diretti degli idrocarburi (trasporti e riscaldamento), ma la stessa produzione di energia elettrica.
Ovvero, per andare al sodo, se di qui all’estate le scorte consentirebbero una relativa certezza, prima della stessa estate occorrerà verificare i seguenti punti
1) quanto quegli afflussi di gas da altri paesi trattati dal duo De Scalzi&Giggino Di Maio siano reali, realmente collettabili nella rete di trasformazione e distribuzione ed in che misura compenseranno quel 37,8% di import dalla Russia
2) quanto il gas liquefatto promesso dagli USA possa essere disponibile, vista la mancanza di adeguate infrastrutture di trasporto (liquefatori in USA, navi gasiere e gassificatori in Europa) e quanto possa compensare in termini percentuali quel 37,8% di gas russo che costituisce la nostra importazione
3) quale sarà il contributo percentuale derivante dalla riapertura di alcune centrali a carbone
4) quanto riusciremo a risparmiare come struttura paese, razionalizzando, razionando, innovando i processi produttivi e di consumo
5) quanto riusciremo a compensare in tempi drammaticamente così rapidi attraverso le fonti rinnovabili
6) quali saranno i settori sacrificabili
7) quanto e quale sarà il reale estratto nazionale in grado di sostenere la richiesta e segnatamente quale sarà il contributo lucano
Chiariamo che l’attuale consumo di gas metano nazionale si aggira sui 71 miliardi di mc, che la dipendenza dal gas russo è del 37,8%, ovvero 26,8 miliardi di mc, che il secondo fornitore è l’Algeria con il 28,4%, segue l’Azerbaijan con circa il 10%, più altre forniture minori, tra cui l’afflusso di quantità marginali di gas liquefatto e l’import bloccato dalla Libia
Ma occorre anche chiarire che al conto mancherebbero anche tra il 10 ed il 13% del petrolio occorrente al paese, la quantità che oggi importiamo dalla Russia, ovvero mancherebbero altri punti percentuali poco o dificilmente quantificabili in termini di apporto energetico sul settore elettrico, ma decisivi sul settore dei carburanti da autotrazione
Ma veniamo ai punti e ad alcune considerazioni
1) Il gran movimento del citato duo si è indirizzato verso una serie di paesi già connessi al nostro da gasdotti esistenti, ovvero Azerbaijan attraverso il TAP ed Algeria attraverso il Transmed. Il gasdotto Greenstream dalla Libia è nei fatti fermo da anni e difficilmente l’instabilità del paese sarà sanata in breve tempo, a meno di un vero e proprio intervento militare (ne parlerò in altro momento, poiché credo ciò accadrà in caso di un prolungarsi della crisi) e reso di nuovo disponibile per l’importazione.
Ora se teoricamente attraverso il tap importiamo il 10% dei 70 miliardi di mc di consumo nazionale di metano, quanto gas aggiuntivo può supportare la struttura, considerando che avremmo bisogno di circa 26,8 miliardi di mc a regime di consumi attuali? La compagnia costruttrice parla di una portata massima di 20 miliardi di mc (attualmente 10 miliardi), portata da verificare anche rispetto alla produzione, cosa questa che se accertata e praticabile potrebbe portare al teorico dimezzamento della quota di gas mancante dalla Russia, riducendo il fabbisogno a circa 13 miliardi di mc.
Domanda, visto che non siamo i soli a rifornirci attraverso il tap, di quanto effettivamente potremo beneficiare in maniera aggiuntiva attraverso questa via?
La quota di import attuale dall’Algeria è del 28,4%, ovvero 19,8 miliardi di mc, non sappiamo quanto aumentabile in termini produttivi, ma l’infrastruttura di trasporto reggerebbe fino a 30 miliardi di mc teoricamente, cosa che comporterebbe un aumento di quota import fino al 36%, comportando ciò una notevole compensazione, ma domanda dovendo tener di conto che il gasdotto Transmed serve anche la Spagna e di qui il Portogallo, di quanto potremmo realmente aumentare l’importazione?
Un completo recupero di di produzione e trasporto dal gasdotto Greenstream potrebbe portare 8 miliardi di mc annui, quindi circa un 12%, ma la direttrice è poco praticabile per il dissesto della Libia.
Insomma i conti sono stretti ed una sola variabile potrebbe far saltare i calcoli.
2) Occorre quindi capire quanto le importazioni di gas USA, (assicurate per 30 miliardi di mc, ma per l’intero continente) potranno ulteriormente compensare un quadro di approvvigionamenti realmente molto complesso ed al quale un qualunque elemento mancante od incompleto (teniamo conto che la Russia non rimarrà ferma) potrebbe arrecare un grave danno. Possiamo però stimare in una quota non abbastanza grande il gas USA che arriverebbe da noi, per le difficoltà tecnico-logistiche già citate, e per la maggiore facilità (e convenienza politica) di servire prima il Regno Unito dei paesi UE, ma quanto grande sarebbe la quota che residuerebbe per l’Italia?
3) Il discorso carbone sembra il meno praticabile, nonostante il governo abbia dichiarato che in caso di necessità potrebbero essere riaperte le nostre centrali a carbone, sette (cinque pubbliche, due private), di cui tre però già chiuse. Il paese non produce carbone significativamente e ricorrere all’importazione sembra molto complicato sia logisticamente che in termini ambientali, visto l’impatto del carbone, sia ancora in termini di percentuali prodotte (Nel 2021 l’Italia ha prodotto dal carbone il 4,3% del fabbisogno elettrico italiano e a circa il 4,9% della produzione totale netta di energia elettrica) che renderebbero probabilmente le riaperture degli impianti chiusi troppo costose rispetto ai risultati ottenibili. Davvero si intende praticare una soluzione così assurda come quella del carbone?
4) Il discorso risparmio risiede ovviamente nel breve periodo per la maggior nelle attitudini degli italiani a risparmiare obtorto collo, dato che interventi su un risparmio nei cicli produttivi e di distribuzione richiederebbe tempi significativamente più lunghi. Potrebbero essere necessari, visto che il tema petrolio inseguirebbe il tema gas, quindi massicci interventi contributivi per svecchiare sia il parco auto pubblico e privato, dando priorità all’auto elettrica o ibrida, quindi intervenendo massicciamente su contributi all’acquisto per equipararne i costi alle auto a combustibile, sia elettrodomestici ed attrezzature civili, sia ancora ed in genere strumentazioni di lavoro energivore. Appare tuttavia chiaro che i tempi non sarebbero congruenti con l’emergenza e che l’intervento primario dovrà passare dal razionamento, la cui portata è per ora poco prevedibile, poiché dipendente proprio da quanto l’approvvigionamento supplementare che si tenta di acquisire ormai da un mese sarà bastevole. Sono gli italiani disponibili alla riduzione non solo dei consumi privati, cosa che con gli aumenti sarà quasi ovvia, ma di quei consumi ad uso pubblico (pubblica illuminazione per cominciare) che fanno qualità della vita?
5) L’approvvigionamento da rinnovabili è ben poco incisivo nel breve periodo, visti i lunghi tempi di realizzo di strutture produttive, ma occorre da subito mettere in cantiere quei massicci interventi già programmati per raggiungere anche prima dei termini gli obiettivi europei. Probabilmente andranno facilitati gli interventi su misure incentivate quali i superbonus, ma occorre lavorare perché siano introdotte serie e concrete possibilità auto-produttive per le aziende ed i privati. Il governo è disponibile ad intervenire su un settore, quello dell’autoproduzione facilitata ed a compensazione, che le lobbies dell’energia considerano una proprietà privata?
6) Se non si riuscisse a compensare le importazioni, alcuni settori produttivi ad alto tasso energivoro saranno probabilmente sacrificati per qualche tempo, come acciaierie, cementifici e più in generale quei settori che producono scorte in grado di non causare traumi troppo intensi nelle forniture. Si è in grado di attivare strumenti di welfare bastevoli?
7) Veniamo allora al punto che interessa la nostra regione. Il governo conta di raddoppiare, quindi portare al 10% la quantità di estratto nazionale di metano, cosa che apparirebbe anche ragionevole se dall’equazione tra costi, anche ambientali, e benefici, si ricavasse un dato confortante nel breve periodo sulle percentuali, ma così non è.
La percentuale di estratto, considerando i soli giacimenti operanti e quelli in grado di essere operativi nel volgere di pochi mesi (pochissimi), davvero non sembrerebbe giustificare lo sforzo, ma la strada segnata è quella di un aumento produttivo certo negli impianti off shore, ma principalmente negli impianti in Basilicata, e questo sia in termini di estrazione di gas, sia, pur se alcuno ne parla, di estrazione di greggio, poiché la maggior parte dei pozzi sono a produzione mista, ovvero per avere più gas, occorre estrarre e trattare più petrolio.
Quindi se si pensa di produrre 3,5 miliardi di mc aggiuntivi, il posto ove cercarli è anche nella nostra regione che già oggi produce circa il 70% del gas estratto nel paese, quindi il raddoppio ci riguarderebbe da vicino, segnatamente nella val d’agri, dove esiste una quantità di gas rilevante, oltre naturalmente al petrolio, la cui produzione non potrebbe che non aumentare dagli attuali livelli a cui è ritornata, grazie alle destre al potere, direttamente investite dalle compagnie alle ultime elezioni. Perchè forse qualcuno credeva di votare per un cambio di parte politica?
Teniamo anche conto che le percentuali che ballano sono le stesse che riguardavano tutti gli idrocarburi estratti e da estrarre in Italia, quindi da noi, della strategia energetica nazionale del governo Monti, 2013, e che questa crisi sembra quindi aver fatto il regalo a chi, dalle compagnie alle lobbies parlamentari e di opinione, ovvero da Renzi a Cingolani, passando per Tabarelli di Nomisma energia
Può questa regione permettersi questo? Probabilmente no in termini ambientali, seppur le estrazioni a gas sono meno impattanti di quelle a petrolio, anche e soprattutto perché aumenterebbero le perdite in aria di metano come conseguenza dei processi estrattivi, le immissioni di sostanze di lavaggio e filtraggio, e via discorrendo la lunga sequenza che il sottoscritto e molti altri hanno spesso descritto, ma il vero prezzo, più occulto, ma forse più grave, sarebbe l’ulteriore servaggio della regione nei confronti del settore energia mascherato da iinteresse nazionale nel momento in cui questo risulterà più forte dei sacrifici richiesti al territorio ed alle sue vocazioni.
Perchè il maggior danno che fanno gli idrocarburi alla nostra terra è la perdita di potenziale agricolo e turistico, quindi di settori ad alto valore occupazionale e rinnovabile, che gli idrocarburi e la loro estrazione portano naturalmente ai territori, oltre all’asservimento al sistema energia di una terra che oggi già fornisce quasi il 10% del fabbisogno energetico del paese, ospitando meno dell’1% della popolazione del paese.
Se dovremo allora sacrificarci ancora per l’interesse nazionale che lo si riconosca a questa terra e se ne sia tutti coscienti
come tutti voi, nonostante potevamo aspettarcelo in ogni istante, la morte di ennio morricone è stato un colpo, una sensazione di perdita di qualcuno che si riteneva importante, quasi familiare, visto che le sue musiche hanno accompagnato il nostro immaginario visivo e musicale, tanto intimamente le sua musiche erano quei film, elementi indissolubili, quasi non potessero esistere le une senza le altre…allora, proprio come sarebbe forse piaciuto a lui che aveva preavvisato di volere un funerale privato “per non disturbare”, anche io non disturberò la parola scritta e mi limiterò a pubblicare un elenco completo delle colonne sonore composte da questo genio per il cinema e per la televisione…ciao, maestro
1961
• Il
federale, regia di Luciano Salce
• Verrò
(cortometraggio)
• Vicino al
ciel (cortometraggio)
1962
• La voglia
matta, regia di Luciano Salce
• La
cuccagna, regia di Luciano Salce
• Diciottenni
al sole, regia di Camillo Mastrocinque
• I
motorizzati, regia di Camillo Mastrocinque
1963
• Duello
nel Texas (Gringo), regia di Riccardo Blasco
• Le
monachine, regia di Luciano Salce
• I
basilischi, regia di Lina Wertmüller
• Il
successo, regia di Mauro Morassi
1964
• I
maniaci, regia di Lucio Fulci
• Prima
della rivoluzione, regia di Bernardo Bertolucci
• I
malamondo, regia di Paolo Cavara
• I due
evasi di Sing Sing, regia di Lucio Fulci
• Per un
pugno di dollari, regia di Sergio Leone
• Le
pistole non discutono, regia di Mario Caiano
• In
ginocchio da te, regia di Ettore Maria Fizzarotti
• I
marziani hanno 12 mani, regia di Castellano e Pipolo
• …E la
donna creò l’uomo, regia di Camillo Mastrocinque
1965
• Non son
degno di te, regia di Ettore Maria Fizzarotti
• Una
pistola per Ringo, regia di Duccio Tessari
• Amanti
d’oltretomba, regia di Mario Caiano
• Agente
077 missione Bloody Mary, regia di Sergio Grieco
• Altissima
pressione, regia di Enzo Trapani
• Slalom,
regia di Luciano Salce
• Ménage
all’italiana, regia di Franco Indovina
• Thrilling
(film a episodi), regia di Ettore Scola, Gian Luigi Polidoro e Carlo Lizzani
• I pugni
in tasca, regia di Marco Bellocchio
• Idoli
controluce, regia di Enzo Battaglia
• Per
qualche dollaro in più, regia di Sergio Leone
• Il
ritorno di Ringo, regia di Duccio Tessari
• Se non
avessi più te, regia di Ettore Maria Fizzarotti
1966
• 7 pistole
per i MacGregor, regia di Franco Giraldi
• Svegliati
e uccidi, regia di Carlo Lizzani
• Uccellacci
e uccellini, regia di Pier Paolo Pasolini
• El Greco,
regia di Luciano Salce
• Un fiume
di dollari, regia di Carlo Lizzani
• La
battaglia di Algeri, regia di Gillo Pontecorvo
• La
trappola scatta a Beirut (Agent 055 Todesfalle Beirut), regia di Manfred R.
Kohler
• Un uomo a
metà, regia di Vittorio De Seta
• Come
imparai ad amare le donne, regia di Luciano Salce
• Navajo
Joe, regia di Sergio Corbucci
• La resa
dei conti, regia di Sergio Sollima
• Il buono,
il brutto, il cattivo, regia di Sergio Leone
• Mi vedrai
tornare, regia di Ettore Maria Fizzarotti
1967
• Le
streghe Episodio: La Terra vista dalla Luna, regia di Pier Paolo Pasolini
• I
crudeli, regia di Sergio Corbucci
• 7 donne
per i MacGregor, regia di Franco Giraldi
• OK
Connery, regia di Alberto De Martino
• Matchless,
regia di Alberto Lattuada
• Da uomo a
uomo, regia di Giulio Petroni
• L’avventuriero,
regia di Terence Young
• Scusi,
facciamo l’amore?, regia di Vittorio Caprioli
• La Cina è
vicina, regia di Marco Bellocchio
• Ad ogni
costo, regia di Giuliano Montaldo
• La
ragazza e il generale, regia di Pasquale Festa Campanile
• Faccia a
faccia, regia di Sergio Sollima
• Arabella,
regia di Mauro Bolognini
• Dalle
Ardenne all’inferno, regia di Alberto De Martino
• L’harem,
regia di Marco Ferreri
• Il
giardino delle delizie, regia di Silvano Agosti
1968
• Diabolik,
regia di Mario Bava
• Escalation,
regia di Roberto Faenza
• Comandamenti
per un gangster, regia di Alfio Caltabiano
• Appunti
per un film sull’India (documentario), regia di Pier Paolo Pasolini
• Corri
uomo corri, regia di Sergio Sollima
• Il
mercenario, regia di Sergio Corbucci
• …e per
tetto un cielo di stelle, regia di Giulio Petroni
• Galileo,
regia di Liliana Cavani
• Teorema,
regia di Pier Paolo Pasolini
• Tepepa,
regia di Giulio Petroni
• Ruba al
prossimo tuo…, regia di Francesco Maselli
• Un
tranquillo posto di campagna, regia di Elio Petri
• Partner, regia
di Bernardo Bertolucci
• Il grande
silenzio, regia di Sergio Corbucci
• Roma come
Chicago – Banditi a Roma, regia di Alberto De Martino
• C’era una
volta il West, regia di Sergio Leone
• Eat It,
regia di Francesco Casaretti
• Grazie
zia, regia di Salvatore Samperi
• I cannoni
di San Sebastian (Guns for San Sebastian), regia di Henri Verneuil
1969
• Fraulein
Doktor, regia di Alberto Lattuada
• Cuore di
mamma, regia di Salvatore Samperi
• L’alibi,
regia di Adolfo Celi, Vittorio Gassman e Luciano Lucignani
• La monaca
di Monza, regia di Eriprando Visconti
• Gli
intoccabili, regia di Giuliano Montaldo
• Metti,
una sera a cena, regia di Giuseppe Patroni Griffi
• L’assoluto
naturale, regia di Mauro Bolognini
• Un
bellissimo novembre, regia di Mauro Bolognini
• H2S,
regia di Roberto Faenza
• Sai cosa
faceva Stalin alle donne?, regia di Maurizio Liverani
• Un
esercito di 5 uomini, regia di Don Taylor e Italo Zingarelli
• La
stagione dei sensi, regia di Massimo Franciosa
• Senza
sapere niente di lei, regia di Luigi Comencini
• Una breve
stagione, regia di Renato Castellani
• Il clan
dei siciliani (Le Clan des Siciliens), regia di Henri Verneuil
• Queimada,
regia di Gillo Pontecorvo
• La tenda
rossa (Красная палатка/Krasnaja palatka), regia di Mikheil Kalatozishvili
• La donna
invisibile, regia di Paolo Spinola
• Ecce Homo
– I sopravvissuti, regia di Bruno Gaburro
• Vergogna
schifosi, regia di Mauro Severino
1970
• La
Califfa, regia di Alberto Bevilacqua
• Indagine
su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, regia di Elio Petri
• Gli
avvoltoi hanno fame (Two Mules for Sister Sara), regia di Don Siegel
• L’uccello
dalle piume di cristallo, regia di Dario Argento
• La moglie
più bella, regia di Damiano Damiani
• Metello,
regia di Mauro Bolognini
• Gott mit
uns (Dio è con noi), regia di Giuliano Montaldo
• I lupi
attaccano in branco (Hornet’s nest), regia di Phil Karlson e Franco Cirino
• Città
violenta, regia di Sergio Sollima
• Quando le
donne avevano la coda, regia di Pasquale Festa Campanile
• Le foto
proibite di una signora per bene, regia di Luciano Ercoli
• Giuochi
particolari, regia di Franco Indovina
• Vamos a
matar compañeros, regia di Sergio Corbucci
• I
cannibali, regia di Liliana Cavani
• Uccidete
il vitello grasso e arrostitelo, regia di Salvatore Samperi
1971
• Una
lucertola con la pelle di donna, regia di Lucio Fulci
• Sacco e
Vanzetti, regia di Giuliano Montaldo
• Veruschka,
poesia di una donna, regia di Franco Rubartelli
• Gli occhi
freddi della paura, regia di Enzo G. Castellari
• La
tarantola dal ventre nero, regia di Paolo Cavara
• Il
Decameron, regia di Pier Paolo Pasolini
• Il gatto
a nove code, regia di Dario Argento
• Giornata
nera per l’ariete, regia di Luigi Bazzoni
• Senza
movente (Sans mobile apparant), regia di Philippe Labro
• La classe
operaia va in paradiso, regia di Elio Petri
• Addio
fratello crudele, regia di Giuseppe Patroni Griffi
• Tre donne
(miniserie TV), regia di Alfredo Giannetti
• Gli scassinatori
(Le casse), regia di Henri Verneuil
• L’istruttoria
è chiusa: dimentichi, regia di Damiano Damiani
• La corta
notte delle bambole di vetro, regia di Aldo Lado
• Giù la
testa, regia di Sergio Leone
• Oceano,
regia di Folco Quilici
• 4 mosche
di velluto grigio, regia di Dario Argento
• Viva la
muerte… tua!, regia di Duccio Tessari
• Correva
l’anno di grazia 1870, regia di Alfredo Giannetti
• Incontro,
regia di Piero Schivazappa
• Maddalena,
regia di Jerzy Kawalerowicz
• Tre nel
mille, regia di Franco Indovina
1972
• La
violenza: quinto potere, regia di Florestano Vancini
• Mio caro
assassino, regia di Tonino Valerii
• Questa
specie d’amore, regia di Alberto Bevilacqua
• Cosa
avete fatto a Solange?, regia di Massimo Dallamano
• Il
diavolo nel cervello, regia di Sergio Sollima
• Chi l’ha
vista morire?, regia di Aldo Lado
• I
racconti di Canterbury, regia di Pier Paolo Pasolini
• Forza
“G”, regia di Duccio Tessari
• La banda
J. & S. – Cronaca criminale del Far West, regia di Sergio Corbucci
• Barbablù
(Bluebeard), regia di Edward Dmytryk e Luciano Sacripanti
• Il
maestro e Margherita (Maestro i Margarita), regia di Aleksandar Petrovic
• L’attentato
(L’attentat), regia di Yves Boisset
• La vita,
a volte, è molto dura, vero Provvidenza?, regia di Giulio Petroni
• La cosa
buffa, regia di Aldo Lado
• Un uomo
da rispettare, regia di Michele Lupo
• Il
ritorno di Clint il solitario (El retorno de Clint el solitario), regia di
Alfonso Balcázar
• Che
c’entriamo noi con la rivoluzione?, regia di Sergio Corbucci
• Anche se
volessi lavorare, che faccio?, regia di Flavio Mogherini
• D’amore
si muore, regia di Carlo Carunchio
• I figli
chiedono perché, regia di Nino Zanchin
• Imputazione
di omicidio per uno studente, regia di Mauro Bolognini
• L’ultimo
uomo di Sara, regia di Maria Virginia Onorato
• Le due
stagioni della vita (Les deux saisons de la vie), regia di Samy Pavel
• Nessuno
deve sapere (miniserie TV), regia di Mario Landi
• Quando la
preda è l’uomo, regia di Vittorio De Sisti
1973
• Il
serpente (Le serpent), regia di Henri Verneuil
• Revolver,
regia di Sergio Sollima
• La
proprietà non è più un furto, regia di Elio Petri
• Rappresaglia,
regia di George Pan Cosmatos
• Giordano
Bruno, regia di Giuliano Montaldo
• Il mio
nome è Nessuno, regia di Tonino Valerii
• Ci
risiamo, vero Provvidenza?, regia di Alberto De Martino
• Crescete
e moltiplicatevi, regia di Giulio Petroni
• Quando
l’amore è sensualità, regia di Vittorio De Sisti
• Sepolta
viva, regia di Aldo Lado
1974
• Spasmo,
regia di Umberto Lenzi
• Mussolini
ultimo atto, regia di Carlo Lizzani
• Sesso in
confessionale, regia di Vittorio De Sisti
• Trio
infernale (Le trio infernal), regia di Francis Girod
• La
smagliatura (Der dritte grad), regia di Peter Fleischmann
• Il giro
del mondo degli innamorati di Peynet, regia di Cesare Perfetto
• Il fiore
delle Mille e una notte, regia di Pier Paolo Pasolini
• Milano
odia: la polizia non può sparare, regia di Umberto Lenzi
• Allonsanfàn,
regia di Paolo e Vittorio Taviani
• Fatti di
gente perbene, regia di Mauro Bolognini
• L’anticristo,
regia di Alberto De Martino
• Mosè
(sceneggiato TV), regia di Gianfranco De Bosio
• Il
segreto (Le secret), regia di Robert Enrico
• Il
sorriso del grande tentatore, regia di Damiano Damiani
• La
cugina, regia di Aldo Lado
1975
• Macchie
solari, regia di Armando Crispino
• Libera,
amore mio!, regia di Mauro Bolognini
• L’ultimo
treno della notte, regia di Aldo Lado
• Il
poliziotto della brigata criminale (Peur sur la ville), regia di Henri Verneuil
• Divina
creatura, regia di Giuseppe Patroni Griffi
• Gente di
rispetto, regia di Luigi Zampa
• Salò o le
120 giornate di Sodoma, regia di Pier Paolo Pasolini
• Per le
antiche scale, regia di Mauro Bolognini
• Un genio,
due compari, un pollo, regia di Damiano Damiani
• Attenti
al buffone, regia di Alberto Bevilacqua
• La donna
della domenica, regia di Luigi Comencini
• Assassinio
sul ponte (Der Richter und sein Henker), regia di Maximilian Schell
• Il
giustiziere (The Human factor), regia di Edward Dmytryk
• Labbra di
lurido blu, regia di Giulio Petroni
• Leonor,
regia di Juan Luis Buñuel
• Storie di
vita e malavita, regia di Carlo Lizzani
1976
• Una vita
venduta, regia di Aldo Florio
• San
Babila ore 20: un delitto inutile, regia di Carlo Lizzani
• Todo
modo, regia di Elio Petri
• Novecento,
regia di Bernardo Bertolucci
• L’Agnese
va a morire, regia di Giuliano Montaldo
• L’eredità
Ferramonti, regia di Mauro Bolognini
• Il deserto
dei tartari, regia di Valerio Zurlini
• Per
amore, regia di Mino Giarda
1977
• Tre
simpatiche carogne (René la Canne), regia di Francis Girod
• L’esorcista
II – L’eretico (Exorcist II: The Heretic), regia di John Boorman
• Autostop
rosso sangue, regia di Pasquale Festa Campanile
• L’orca
assassina (Orca), regia di Michael Anderson
• Il
prefetto di ferro, regia di Pasquale Squitieri
• Il
mostro, regia di Luigi Zampa
• Il gatto,
regia di Luigi Comencini
• Holocaust
2000, regia di Alberto De Martino
• Alla
scoperta dell’America (film TV), regia di Sergio Giordani
• Forza
Italia!, regia di Roberto Faenza
• Stato
interessante, regia di Sergio Nasca
1978
• Nella
città vampira. Drammi gotici (miniserie TV), regia di Giorgio Bandini
• I giorni
del cielo (Days of Heaven), regia di Terrence Malick
• Così come
sei, regia di Alberto Lattuada
• Il
vizietto (La cage aux folles), regia di Edouard Molinaro
• Le mani
sporche (sceneggiato TV), regia di Elio Petri
• L’immoralità,
regia di Massimo Pirri
• Dove vai
in vacanza?, regia di Mauro Bolognini, Luciano Salce, Alberto Sordi (episodio
Sarò tutta per te)
• Corleone,
regia di Pasquale Squitieri
• Il
prigioniero (film TV), regia di Aldo Lado
• Invito
allo sport (programma TV)
• L’Italia
vista dal cielo – Sardegna (documentario), regia di Folco Quilici
• Noi
lazzaroni (serie TV), regia di Giorgio Felloni
• One, Two,
Two: 122, rue de Provence, regia di Christian Gion
1979
• Il
giocattolo, regia di Giuliano Montaldo
• Viaggio
con Anita, regia di Mario Monicelli
• Linea di
sangue (Bloodline), regia di Terence Young
• Il prato,
regia di Paolo e Vittorio Taviani
• Ogro,
regia di Gillo Pontecorvo
• La luna,
regia di Bernardo Bertolucci
• I… come
Icaro (I… comme Icare), regia di Henri Verneuil
• Dedicato
al mare Egeo, regia di Masuo Ikeda
• Dietro il
processo (docu/fiction TV) episodi: Il caso Pasolini e Il caso Montesi, regia
di Franco Biancacci
• L’umanoide,
regia di Aldo Lado
• Le buone
notizie, regia di Elio Petri
• Orient-Express
(miniserie TV), regia di Daniele D’Anza
• Bugie
bianche, regia di Stefano Rolla
1980
• Windows,
regia di Gordon Willis
• Un sacco
bello, regia di Carlo Verdone
• Il
ladrone, regia di Pasquale Festa Campanile
• L’isola
(The Island), regia di Michiael Ritchie
• Il
bandito dagli occhi azzurri, regia di Alfredo Giannetti
• La
banchiera (La banquiere), regia di Francis Girod
• Il
pianeta d’acqua (documentario), regia di Carlo Alberto Pinelli
• Il
vizietto II (La cage aux folles II), regia di Edouard Molinaro
• Si salvi
chi vuole, regia di Roberto Faenza
• Stark
System, regia di Armenia Balducci
• Uomini e
no, regia di Valentino Orsini
1981
• Bianco,
rosso e Verdone, regia di Carlo Verdone
• La storia
vera della signora dalle camelie, regia di Mauro Bolognini
• Occhio
alla penna, regia di Michele Lupo
• La
disubbidienza, regia di Aldo Lado
• Jeans
dagli occhi rosa (So fine), regia di Andrew Bergman
• La
tragedia di un uomo ridicolo, regia di Bernardo Bertolucci
• Joss il
professionista (Le professionnel), regia di Georges Lautner
1982
• Alzati
spia (Espion lève-toi), regia di Yves Boisset
• Butterfly,
regia di Matt Cimber
• Il
giustiziere del passato (A Time to Die), regia di Matt Cimber
• La cosa
(The Thing), regia di John Carpenter
• Cane
bianco (White Dog), regia di Samuel Fuller
• Extrasensorial
(Blood link), regia di Alberto De Martino
• Marco
Polo (sceneggiato TV), regia di Giuliano Montaldo
• Il
ruffiano, regia di Josè Giovanni
• Il tesoro
delle 4 corone, regia di Ferdinando Baldi
1983
• Le
ruffian, regia di José Giovanni
• Scarlatto
e nero (The Scarlet and the Black) (miniserie TV), regia di Jerry London
• Copkiller
(L’assassino dei poliziotti), regia di Roberto Faenza
• Nana,
regia di Dan Wolman
• La
chiave, regia di Tinto Brass
• Professione:
poliziotto (Le marginal), regia di Jacques Deray
• Sahara,
regia di Andrew V. McLaglen
• Hundra
l’ultima amazzone (Hundra), regia di Matt Cimber
1984
• Les
voleurs de la nuit, regia di Samuel Fuller
• C’era una
volta in America (Once Upon a Time in America), regia di Sergio Leone
• Don’t
Kill God, regia di Jacqueline Manzano
1985
• Yado,
regia di Richard Fleischer
• Via Mala
(serie TV), regia di John Knittel
• La
gabbia, regia di Giuseppe Patroni Griffi
• Matrimonio
con vizietto (La cage aux folles III (Elles se marient)), regia di Georges
Lautner
• Il
pentito, regia di Pasquale Squitieri
1986
• La piovra
2 (serie TV), regia di Florestano Vancini
• Mission
(The Mission), regia di Roland Joffé
• La
venexiana, regia di Mauro Bolognini
1987
• Mosca
addio, regia di Mauro Bolognini
• Il giorno
prima, regia di Giuliano Montaldo
• La piovra
3 (serie TV), regia di Luigi Perelli
• The
Untouchables – Gli intoccabili (The Untouchables), regia di Brian De Palma
• Assassino
senza colpa? (Rampage), regia di William Friedkin
• Gli
occhiali d’oro, regia di Giuliano Montaldo
• Quartiere,
regia di Silvano Agosti
1988
• Il
segreto del Sahara (film TV), regia di Alberto Negrin
• Frantic,
regia di Roman Polanski
• Nuovo
Cinema Paradiso, regia di Giuseppe Tornatore
• Gli
angeli del potere (film TV), regia di Giorgio Albertazzi
• Gli
indifferenti (miniserie TV), regia di Mauro Bolognini
• Il grande
odio (A time of destiny), regia di Gregory Nava
1989
• La piovra
4 (serie TV), regia di Luigi Perelli
• Vittime
di guerra (Casualties of War), regia di Brian De Palma
• Il
principe del deserto (miniserie TV), regia di Duccio Tessari
• Tempo di
uccidere, regia di Giuliano Montaldo
• L’ombra
di mille soli (Fat Man and Little Boy), regia di Roland Joffé
• I
promessi sposi (sceneggiato TV), regia di Salvatore Nocita
• The
Endless Game (film TV), regia di Bryan Forbes
1990
• Légami!
(¡Átame!), regia di Pedro Almodóvar
• Dimenticare
Palermo, regia di Francesco Rosi
• Tre
colonne in cronaca, regia di Carlo Vanzina
• Mio caro
dottor Gräsler, regia di Roberto Faenza
• Viaggio
nel terrore – L’Achille Lauro (film TV), regia di Alberto Negrin
• The Big
Man, regia di David Leland
• Stato di
grazia (State of Grace), regia di Phil Joanou
• La piovra
5 – Il cuore del problema (serie TV), regia di Luigi Perelli
• Stanno
tutti bene, regia di Giuseppe Tornatore
• Amleto,
regia di Franco Zeffirelli
• Cacciatori
di navi, regia di Folco Quilici
• Gioco
senza fine (The Endless Game), regia di Bryan Forbes
1991
• Money –
Intrigo in nove mosse (Money), regia di Steven Hiliard Stern
• La villa
del venerdì, regia di Mauro Bolognini
• La
domenica specialmente, regia di Francesco Barilli, Marco Tullio Giordana,
Giuseppe Tornatore, Giuseppe Bertolucci
• Bugsy,
regia di Barry Levinson
1992
• La città
della gioia (City of Joy), regia di Roland Joffé
• La piovra
6 – L’ultimo segreto (serie TV), regia di Luigi Perelli
• Beyond
Justice, regia di Duccio Tessari
• Una
storia italiana, regia di Stefano Reali
1993
• Il lungo
silenzio, regia di Margarethe von Trotta
• Jona che
visse nella balena, regia di Roberto Faenza
• La
scorta, regia di Ricky Tognazzi
• Nel
centro del mirino (In the Line of Fire), regia di Wolfgang Petersen
• Abramo
(Abraham) (miniserie TV), regia di Joseph Sargent
• Piazza di
Spagna (miniserie TV), regia di Florestano Vancini
1994
• Una pura
formalità, regia di Giuseppe Tornatore
• Wolf – La
belva è fuori (Wolf), regia di Mike Nichols
• Love
Affair – Un grande amore (Love Affair), regia di Glenn Gordon Caron
• Genesi:
La creazione e il diluvio (film TV), regia di Ermanno Olmi
• Rivelazioni
(Disclosure), regia di Barry Levinson
• Missus
(miniserie TV), regia di Alberto Negrin
1995
• La piovra
7 – Indagine sulla morte del commissario Cattani (miniserie TV), regia di Luigi
Perelli
• Sostiene
Pereira, regia di Roberto Faenza
• Giuseppe
(Joseph) (miniserie TV), regia di Roger Young
• La notte
e il momento, regia di Anna Maria Tatò
• Pasolini,
un delitto italiano, regia di Marco Tullio Giordana
• L’uomo
delle stelle, regia di Giuseppe Tornatore
• Con
rabbia e con amore, regia di Alfredo Angeli
• Il Barone
(miniserie TV), regia di Enrico Maria Salerno
a breve, compatibilmente con impegni di lavoro che si sono fatti via via più gravosi in termini di impegno, si ritorna a scrivere e si ritorna a scrivere perché forse in quell’iter complesso e collettivo di formazione delle idee manca da troppo tempo la mia voce…per ora poche righe, quindi, ma con la promessa di ritornare
la bozza del nuovo decreto (ovviamente aspettiamo il testo reale e cogente) “chiude” l’intera Lombardia e le seguenti province: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria ed impone la chiusura sul territorio nazionale fino al 3 aprile delle attività di pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati con specifiche sanzioni, con limiti alle aperture di bar e ristoranti in tutta Italia che potranno svolgere le attività “con obbligo, a carico del gestore, di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro… lo vogliamo capire o no che la situazione è tanto seria che rischia di sfuggire di mano e creare il collasso del sistema sanitario nazionale?… basta con atteggiamenti disinvolti, faciloni e menefreghisti…insegnate ai vostri figli ad accettare la situazione come un nuovo modo di vivere tutta la mia solidarietà e vicinanza agli abitanti delle zone oggetto del provvedimento…e credo che l’intero paese vi sarà vicino
pubblico il testo dell’ordinanza predisposta dalla presidenza del consiglio per le regioni a seguito della riunione di oggi in conferenza stato-regioni, allo scopo di uniformare le ordinanze regionali e non dar modo ad alcune regioni (purtroppo la nostra risulta non solo tra queste, ma capofila di una idiozia che “rinchiude in quarantena” gli studenti di ritorno dalle 5 regioni del nord) di emettere ordinanze l’una diversa dall’altra…faccia tesoro, via verrastro e modifichi subito quell’obbrobio
OGGETTO: Ulteriori misure per la prevenzione, e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019. Ordinanza ai sensi dell’art. 32, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833 in materia di igiene e sanità pubblica.
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE xxx
VISTO l’art. 32 della Costituzione;
VISTO lo Statuto della Regione xxx;
VISTA la legge regionale xxx;
VISTO la legge 23 dicembre 1978, n. 833, recante “Istituzione del servizio sanitario nazionale” e, in particolare, l’art. 32 che dispone “il Ministro della sanità può emettere ordinanze di carattere contingibile e urgente, in materia di igiene e sanità pubblica e di polizia veterinaria, con efficacia estesa all’intero territorio nazionale o a parte di esso comprendente più regioni”, nonché “nelle medesime materie sono emesse dal presidente della giunta regionale e dal sindaco ordinanze di carattere contingibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale”;
VISTO il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 febbraio 2020, n. 45, che, tra l’altro, dispone che le autorità competenti hanno facoltà di adottare ulteriori misure di contenimento al fine di prevenire la diffusione dell’epidemia da COVID-19;
PRESO ATTO dell’evolversi della situazione epidemiologica, del carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia, dell’incremento dei casi nelle regioni settentrionali;
PRESO ATTO della delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 con la quale è stato dichiarato, per sei mesi, lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;
RITENUTO che tale contesto, soprattutto con riferimento alla necessità di realizzare una compiuta azione di prevenzione, impone l’assunzione immediata di ogni misura di contenimento e gestione adeguata e proporzionata all’evolversi della situazione epidemiologica, individuando idonee precauzioni per fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività;
RITENUTO che le situazioni di fatto e di diritto fin qui esposte e motivate integrino le condizioni di eccezionalità ed urgente necessità di tutela della sanità pubblica.
ORDINA
ai sensi dell’art. 32, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833 in materia di igiene e sanità pubblica, le seguenti misure; MISURE DI INFORMAZIONE E PREVENZIONE
1. le scuole di ogni ordine e grado, le università, gli uffici delle restanti pubbliche amministrazioni devono esporre presso gli ambienti aperti al pubblico ovvero di maggiore affollamento e transito le informazioni sulle misure di prevenzione rese note dal Ministero della salute e allegate al presente provvedimento (allegato 1); 2. nelle pubbliche amministrazioni e, in particolare, nelle aree di accesso a strutture del Servizio sanitario, nonché in tutti i locali aperti al pubblico, devono essere messe a disposizione degli addetti, nonché degli utenti e visitatori, soluzioni disinfettanti per il lavaggio delle mani; 3. i Sindaci e le associazioni di categoria devono promuovere la diffusione delle medesime informazioni sulle misure di prevenzione igienico sanitarie elencate nell’allegato 1 presso gli esercizi commerciali; 4. le aziende di trasporto pubblico locale devono adottare interventi straordinari di pulizia dei mezzi; 5. i viaggi d’istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche comunque denominate, programmate dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado sono sospese fino al 15 marzo 2020; quanto previsto dall’articolo 41, comma 4, del decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79, in ordine al diritto di recesso del viaggiatore prima dell’inizio del pacchetto di viaggio, trova applicazione alle fattispecie previste dalla presente disposizione; 6. quanto alle procedure concorsuali, deve essere garantita in tutte le fasi del concorso la distanza di sicurezza per la trasmissione droplet.
ULTERIORI MISURE PER LA PROFILASSI ED IL TRATTAMENTO DEI SOGGETTI CHE HANNO SOGGIORNATO NELLE AREE DELLA CINA OVVERO NEI COMUNI ITALIANI OVE È STATA DIMOSTRATA LA TRASMISSIONE LOCALE DEL VIRUS 7. chiunque abbia fatto ingresso in Italia negli ultimi quattordici giorni dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero nei Comuni italiani ove è stata dimostrata la trasmissione locale del virus (allegato 2, l’aggiornamento del quale potrà essere conosciuto attraverso il sito istituzionale del Ministero della salute e della Regione), deve comunicare tale circostanza al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente (allegato 3, indicare i riferimenti dei nominativi e contatti dei medici di sanità pubblica); 8. in caso di contatto tra il soggetto interessato e Numero Unico dell’Emergenza 112 o tramite il numero verde appositamente istituito dalla Regione, gli operatori delle centrali comunicano generalità e recapiti per la trasmissione al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente; 9. L’Autorità sanitaria territorialmente competente provvede, sulla base delle comunicazioni di cui al punto 8), alla prescrizione della permanenza domiciliare, secondo le modalità di seguito indicate: a. ricevuta la segnalazione l’operatore di Sanità Pubblica contatta telefonicamente e assume informazioni, il più possibile dettagliate e documentate, sulle zone di soggiorno e sul percorso del viaggio effettuato nei quattordici giorni precedenti ai fini di una adeguata valutazione del rischio di esposizione;
b. accertata la necessità di avviare la sorveglianza sanitaria e l’isolamento fiduciario, l’operatore di Sanità Pubblica informa dettagliatamente l’interessato sulle misure da adottare, illustrandone le modalità e le finalità al fine di assicurare la massima adesione; c. accertata la necessità di avviare la sorveglianza sanitaria e l’isolamento fiduciario l’operatore di Sanità Pubblica informa inoltre il medico di medicina generale/pediatra di libera scelta da cui il soggetto è assistito; d. in caso di necessità di certificazione ai fini INPS per l’assenza dal lavoro, si procede a rilasciare una dichiarazione indirizzata a INPS, datore di lavoro, e medico curante in cui si dichiara che per motivi di sanità pubblica è stato posto in quarantena, specificando la data di inizio e fine; 10. L’operatore di Sanità Pubblica deve inoltre: a. accertare l’assenza di febbre o altra sintomatologia del soggetto da porre in isolamento, nonché degli altri eventuali conviventi; b. informare la persona circa i sintomi, le caratteristiche di contagiosità, le modalità di trasmissione della malattia, le misure da attuare per proteggere gli eventuali conviventi in caso di comparsa di sintomi; c. informare la persona circa la necessità di misurare la temperatura corporea due volte al giorno (mattina e sera). 11. Allo scopo di massimizzare l’efficacia del protocollo è indispensabile informare sul significato, le modalità e le finalità dell’isolamento domiciliare al fine di assicurare la massima adesione e l’applicazione delle seguenti misure: a. mantenimento dello stato di isolamento per quattordici giorni dall’ultima esposizione; b. divieto di contatti sociali; c. divieto di spostamenti e/o viaggi; d. obbligo di rimanere raggiungibile per le attività di sorveglianza; 12. In caso di comparsa di sintomi la persona in sorveglianza deve: a. avvertire immediatamente l’operatore di Sanità Pubblica; b. indossare la mascherina chirurgica (da fornire all’avvio del protocollo) e allontanarsi dagli altri conviventi; c. rimanere nella sua stanza con la porta chiusa garantendo un’adeguata ventilazione naturale, in attesa del trasferimento in ospedale.
MONITORAGGIO DELL’ISOLAMENTO 13. L’operatore di sanità pubblica provvede a contattare quotidianamente per avere notizie sulle condizioni di salute della persona in sorveglianza. In caso di comparsa di sintomatologia il medico di sanità pubblica procede secondo quanto previsto.
Il Prefetto territorialmente competente, informando preventivamente il Ministro dell’interno, assicura l’esecuzione delle misure avvalendosi delle forze di polizia e, ove occorra, con il possibile concorso dei nuclei regionali N.B.C.R. del corpo nazionale dei vigili del fuoco nonché delle forze armate, sentiti i competenti comandi territoriali.
La presente ordinanza è pubblicata sul sito istituzionale della Regione. La pubblicazione ha valore di notifica individuale, a tutti gli effetti di legge, nei confronti di tutti i partecipanti alle menzionate procedure concorsuali.
La presente ordinanza ha validità fino a nuovo provvedimento.
La presente ordinanza, per gli adempimenti di legge, viene trasmessa al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute, al Prefetto.
Avverso la presente ordinanza è ammesso ricorso giurisdizionale innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale nel termine di sessanta giorni dalla comunicazione, ovvero ricorso straordinario al Capo dello Stato entro il termine di giorni centoventi.
La presente ordinanza sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione e sul sito istituzionale della Giunta della Regione.
La Procura generale di Bologna ha chiuso, notificando quattro avvisi di fine indagine, la nuova inchiesta sulla Strage del 2 agosto 1980. Tra i destinatari, Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore che avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, questi quattro tutti deceduti e ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori, oltre che in concorso con i Nar già condannati. Altri tre avvisi riguardano ipotesi di depistaggio e falsità ai pm, a vario titolo per depistaggio e falsità ai pm e riguardano Quintino Spella, Domenico Catracchia e Piergiorgio Segatel. L’inchiesta è firmata dall’avvocato generale Alberto Candi e dai sostituti pg Umberto Palma e Nicola Proto che hanno coordinato le indagini di Guardia di Finanza, Digos e Ros.
Flussi di denaro per alcuni milioni di dollari movimentati e, attraverso varie e complesse operazioni, partiti sostanzialmente da conti riconducibili a Licio Gelli e Umberto Ortolani e alla fine destinati, indirettamente, al gruppo dei Nar e a coloro che sono indicati come organizzatori, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi. Il giro di denaro è stato ricostruito dall’indagine della Guardia di Finanza di Bologna, nell’ambito dell’inchiesta della Procura generale sulla Strage del 2 agosto 1980
Spero sappiate che il 29 marzo si vota al referendum per il taglio dei parlamentari…io voterò contro questo abominio che da noi riduce a 3 i senatori da 7 e a 4 i deputati da 6, chiudendo spazi alla rappresentanza delle forze minori ed a tutto il territorio…prima di cominciare un discorso più ampio è però utile dare un’occhiata al rapporto tra eletti ed elettori nei paesi ue, purtroppo con ancora dentro il regno unito che, come saprete è ufficialmente sortito qualche giorno fa
il discorso di Zingaretti sul pd che va sciolto e ricostituito non come nuovo partito, ma come partito nuovo, nel contesto dell’attuale disastro, mi pare convincente ed a conti fatti l’unica possibilità di innovare la scena politica del paese, stretto tra una stolta rappresentanza grillina che non rappresenta più l’orientamento di voto del paese ed il pericolo che il “visceral-sovran-xenofobo-suprematista” di una presa del potere delle destre a trazione salviniana ci porti fuori da ogni significante contesto internazionale che pesi il valore del paese… bene, ma non benissimo… una cosa vorrei suggerire a nicola zingaretti, ovvero che innovare con le stesse persone che oggi rappresentano il suo partito agli occhi del cittadino e che oggettivamente finora hanno affossato ogni idea di una sinistra sana e moderna, nella subalternità ad un sistema economico-finanziario folle, discriminante, neo-feudale e nelle varianti personal-peroniste che fortunatamente sono fuoriuscite, è impossibile poiché innovare presentando le stesse facce imbambolate nel mantenimento di potere troppo a lungo come sintesi del perché facciano politica, non sarebbe credibile agli occhi dei cittadini che ancora credono in una sinistra sana ed a quelli di chi in questi anni si è fatto abbagliare dalle strenne grilline (poiché il tema è come si fa a spolpare quell’osso con troppa carne per il suo contenuto politico ed organizzativo) o ha semplicemente smesso di credere nella politica… ovvero, si deve cambiare copione politico, ma gli stessi pessimi attori reciterebbero male anche questo e sarebbero fischiati
la democrazia non è uno stato di immunità perenne, ma una stato di relativa sanità pubblica che necessita però di continui anticorpi a volte rari nelle stanze del potere, ma di continuo reperibili nelle piazze consapevoli che se democrazia è sempre libertà di dire, fare pensare, nei limiti legislativi e morali del rispetto altrui, dove altro è soggetto e collettivo, libertà non è necessariamente democrazia, poiché esistono libertà che solo il denaro ed il potere concedono, escludendone così dall’accesso chi non ne possiede o non ne possiede abbastanza…che il palazzo ascolti o la teppa assalterà prima o poi anche il loro cielo
per completezza devo precisare che la citazione della teppa all’assalto del cielo non è mia farina, ma una citazione appunto da un libro di qualche anno fa, dal titolo omonimo e nella mia personale biblioteca, che narrava in diversi episodi i fatti della comune di parigiModifica o elimina questo commento
50 anni alla strage che palesò al paese, almeno a chi vuol capire, che i fascisti, quelli in chiaro e quelli occultati, erano, sono e saranno letame al servizio dei poteri più loschi e che purtroppo, a meno di un sussulto di orgoglio ed autodifesa del popolo democratico, sono di nuovo alle porte, ieri come oggi, cresciuti nel ventre molle del paese #piazzafontana#strategiadellatensione
premesso che non essendo un consigliere regionale, perché così hanno voluto i lucani nel voto di marzo, e non intendendo fare altro che stimolare i singoli consiglieri ad intervenire sul tema dell’aggressione turca ai kurdi del rojava attraverso l’unico mezzo a loro disposizione, ovvero l’approvazione di una mozione che impegni la giunta ed il presidente a farsi carico di rappresentare i loro voti presso le autorità competenti ed in grado di intervenire su una questione spinosa (l’interminabile guerra in siria che ora si complica ulteriormente poiché i turchi attaccano proditoriamente la formazione che sul campo ha sconfitto lo stato islamico, forse per impedire che costoro reclamino o costituiscano de facto uno stato nazionale kurdo – che proprio nel rojava non è all’ordine del giorno, vista la sola richiesta di autonomia nel contesto statale siriano), pubblico di seguito un testo che può fungere sia da mozione in quanto tale (credo ben scritto, nel canone di un contesto internazionale così complesso), sia da traccia per una mozione più completa e rappresentativa delle idee dei consiglieri che vorranno presentarla all’approvazione dell’aula del consiglio regionale di basilicata…
Mozione consiliare
Il consiglio regionale di Basilicata, in merito all’attacco massiccio di artiglieria delle forze armate turche contro le postazioni curde nel nord della Siria e di una ormai imminente invasione di terra, tenuto conto
· della situazione di instabilità generale dell’area siriana, ove perdura un pluriennale guerra civile che rischia di aggravarsi con un intervento perturbante i precari equilibri frutto di una sconfitta non ancora totale dei combattenti dello stato islamico (daesh),
· della preoccupante situazione umanitaria del paese, che in caso di invasione turca e di conseguente compressione dei civili verso l’interno del paese non potrà che creare ulteriori flussi di profughi,
· dello spargimento di sangue in una zona che drammaticamente ha visto oltre mezzo milione di morti a causa del conflitto in pochi anni,
· della violazione del diritto internazionale posta in essere dalla Turchia preventivamente e senza che esistano cause concrete che possano dare origini a siffatte reazioni militari
· della posizione internazionale dei combattenti curdi del Rojava che, unitamente ai curdi irakeni, sono stati e sono l’unico mezzo di contenimento sul terreno dello stato islamico (daesh) e dei suoi pericolosi e sanguinari miliziani locali ed internazionali (foreign fighters), essendo anche custodi detentori di molte centinaia di essi, con ciò costituendo verso costoro un baluardo anche per conto dei paesi europei ed in generale dell’Occidente
· della sostanziale alleanza di questi ultimi con le milizie curde nello scacchiere, con forniture militari ed appoggi logistici a cui anche il nostro paese partecipa nell’ottica di contenimento del jihadismo fanatico del sedicente stato islamico e dei suoi combattenti e fiancheggiatori
· di un pericoloso vuoto di potere che potrebbe determinarsi nell’area una volta terminata la fase offensiva turca, a tutto vantaggio delle milizie dello stato islamico o di altre formazioni integraliste appartenenti alla rete di al-qaida che ultimamente ha rafforzato le sue posizioni nell’area siriana
· della volontà di pace e stabilità del popolo lucano, qui rappresentato dai consiglieri regionali
nel voto di approvazione della presente mozione impegna la giunta regionale, nella persona del suo Presidente
a farsi carico, anche attraverso l’impegno dei parlamentari eletti in questa regione e dei componenti il governo, presso ogni istituzione competente, ovvero Presidenza del Consiglio e Ministero degli Esteri, ed attraverso questi, Assemblea delle Nazioni Unite, Presidenza della Commissione UE, Parlamento Europeo, Consiglio d’Europa, Nato ed ogni altro organismo internazionale, di esprimere la condanna ferma, la preoccupazione ed il disdegno del Lucani per tale atto violento, lesivo del diritto internazionale, della sicurezza e della dignità di un popolo, quello kurdo, che necessita di tranquillità tutelata a livello internazionale per avviarsi ad un percorso di pacificazione e di riunificazione delle proprie istanze nazionali in un contesto più generale di pacifica convivenza con gli altri popoli dell’area siriana e mediorientale, e di porre in atto, attraverso pressioni sulle autorità turche, ogni tentativo di fermare questa pericolosa, inumana e deleteria scelta di preferire le soluzioni militare al dialogo civile e costruttivo tra le parti, nella mediazione della comunità internazionale.