(ANSA) – POTENZA, 16 LUG – “Io sono lucano” è il marchio che contrassegnerà i prodotti agroalimentari di qualità della Basilicata, e sarà il protagonista di un progetto complessivo di sostegno e promozione delle filiere agricole, con un fondo di otto milioni di euro, che nasce da un accordo nazionale tra la Coldiretti e l’Eni…
ed ecco come si “fotte” il prodotto lucano, associandolo ad ENI, dal consumatore medio considerata un’azienda coinvolta nei processi di cambiamento climatico, vista la sua natura di compagnia petrolifera…
si vergogni chi se ne è fatto interprete, dall’assessore a coldiretti, dalla camera di commercio all’ente regione che avalla simili strategie lobbystiche nazionali che tendono a colonizzare ormai ogni aspetto della vita economica regionale
ma veniamo al punto tecnico di una strategia a perdere che solo “pensieri corti, cortissimi, praticamente puntiformi” possono accettare localmente, dando per scontato che a livello nazionale l’accordo ha caratteristiche del tutto avulse dal contesto locale…
a parte quanto eni fa in basilicata nella considerazione dei lucani, mia personale e vostra, cari lettori, a livello nazionale ed internazionale dovremmo pur essere coscienti del fatto che una compagnia che estrae e tratta idrocarburi non è proprio il “volano” di una strategia comunicativa di naturalità e sanità dei prodotti, dando per scontato che la stessa eni non mancherà di far apporre il proprio logo al marchio che i prodotti avranno (non penserete mica che fanno beneficenza e che non richiedono un “pedaggio di brand” per tanta gentile dazione)…
pensate al consumatore milanese, romano o tedesco o di qualsiasi paese del mondo come considererebbe un prodotto con simile marchio e se per un qualsiasi, non auspicabile e malaugurato motivo eni venisse coinvolta in qualche incidente a livello locale o internazionale (cosa che tecnicamente non si può escludere), quale sarebbe la reazione verso il prodotto di quel consumatore, una reazione positiva o non invece un rigetto per il prodotto, a prescindere da ogni relazione effettivamente esistente tra lo stesso e la compagnia?…
e localmente conviene alla basilicata ed ai suoi prodotti (quindi agli agricoltori, quelli veri che ogni giorno si spaccano la schiena per conquistarsi una fetta di mercato, non certo alle loro organizzazioni di categoria che hanno altri interessi evidentemente) farsi “trascinare comunicativamente” da simile marchio che seppure veicolerebbe i prodotti verso le catene di distributori eni ed avrebbe un certo peso relazionale nella penetrazione verso mercati esteri, avrebbe una spada di damocle pendente sulla sua vera ed unica caratteristica, la naturalità del prodotto, dei processi produttivi, l’incontaminatezza seppur relativa del suo ambiente e il carattere quasi antropologico che il lucano conserva, la sua semplicità?…
no, non conviene affatto, a meno invece lo scopo di questo accordo non sia proprio un altro tassello di quella famosa e sciamannata colonizzazione, che intimamente eni persegue da tempo e i politicanti locali avallano dall’alto della propria incapacità intellettiva di comprenderne i pericoli reali (non voglio neppure fare altre considerazioni che sapete bene non appartengono al mio modo di vedere, lasciandole invece ai soliti urlatori di professione (non uso fare nomi di simili personaggi in cerca di autore) che finora hanno fatto danni immani, urlando al lupo per ogni virgola che apparentemente a loro sembrava fuori posto e spesso contribuendo ad abbassare la soglia di attenzione verso i problemi reali che gli idrocarburi hanno portato in regione…
perché a tutti gli effetti per un personaggio come il sottoscritto, che si è sempre speso per questa terra spesso così irriconoscente, tale odierna, generosa dazione non è munificenza, magnanimità o graziosa concessione, ma è un altro pezzo di una strategia che mira direttamente al famoso cluster degli idrocarburi, ovvero un complesso certo produttivo, ma anche culturale, che lega eni alla basilicata nella certezza di starci tanti decenni quanto le immani, e finora non comunicate in via ufficiale, riserve di drocarburi presenti in regione gli consentiranno, con il piglio degli inglesi in india che consentivano quasi tutto ai maharaja indù pur di mantenere in vita l’impero, ovvero lo sfruttamento del subcontinente indiano, limitandosi a qualche sonora lezione in caso di disobbedienza…
come alle ultime elezioni regionali…e credo siano inutili altre parole