siamo alla nona parte del nostro programma, industria e politiche industriali, tema scottante in una regione che vede ovunque crisi industriali di fatto irrisolvibili, se non attraverso il procrastinarsi di contribuzioni ed interventi pubblici a più livelli, e che richiedono un discorso globale di destinazione di un comparto che di fatto costituisce una voce importante dell’economia regionale, economia di certo non immaginabile al momento senza l’apporto che il settore fornisce sia in termini strettamente produttivi che per i suoi risvolti occupazionali
crediamo che questa regione abbia necessità di una programmazione di ampio respiro e che sappia guardare oltre l’attuale perifericità a cui il sistema economico costringe la nostra terra nell’ormai chiara equivalenza ricattatoria posti di lavoro uguale industrie impattanti o “volatili”, per addivenire a forme industriali autonome, “leggere”, legate strettamente al territorio ed alle sue potenzialità reali, in grado di liberare la regione da vincoli di sudditanza che nel caso fiat, per esempio, appaiono tanto evidenti quanto grandi sono i rischi che ad un abbandono prevedibile nel giro di qualche anno da parte della multinazionale del sito di melfi corrisponda una crisi occupazionale senza precedenti
vige a proposito di quanto contenuto in questa parte del programma quanto previsto dalla parte ambiente al punto 3)
1) dichiarazione programmatica di indirizzo industriale regionale verso l’agri-industria diffusa e la produzione di tecnologie, componenti ed infrastrutture per lo sviluppo del comparto primario tradizionale, la produzione di elementi e tecnologie ad alto contenuto tecnologico e basso impatto territoriale, la componentistica e la progettazione per il sistema delle energie rinnovabili e per il risparmio energetico, la produzione di elementi per le bio-architettura e le bio-edilizie, il ciclo integrato regionale dei rifiuti, la programmazione e realizzazione delle bonifiche ambientali e delle opere di protezione e ripristino ambientale, la produzione energetica nei limiti della programmazione (vedi anche parte ambiente e la prossima parte, energia)
2) rimodulazione della legge regionale sulla reindustrializzazione dei siti in dismissione e sulle relative poste finanziarie sui concetti di cui al punto 1)
3) censimento reale delle attività del settore industriale e dei siti produttivi, attivi, dismessi, in crisi produttiva, programmati o per i quali siano state accese procedure a qualsiasi titolo e qualsiasi settore presso tutti gli enti territoriali regionali
4) istituzione di una commissione mista permamente sulla programmazione industriale e sulle politiche industriali composta da presidenza della giunta regionale, assessorato alle attività produttive, assessorato ai trasporti ed alle infrastrutture, assessorato alla formazione, assessorato all’ambiente ed all’agricoltura, consiglio regionale, rappresentanti delle categorie produttive, sindacali e professionali, rappresentanti diretti dei lavoratori e rappresentanti della consulta dei sindaci e della consulta ambientale (vedi parte istituzione)
5) commissariamento e messa in liquidazione dei consorzi industriali con passaggio delle competenze, delle gestioni e delle proprietà ad un consorzio regionale unico sottoposto a controllo dell’indirizzo e degli atti da parte della commissione al punto 4)
6) creazione di un fondo speciale di solidarietà per i lavoratori in mobilità e precari finanziato dai tagli agli stipendi dei consiglieri regionali, presidente ed assessori (vedi parte istituzione)
7) fissazione dei parametri temporali e delle procedure di dismissione delle attività industriali considerate incompatibili con quanto espresso al punti 3) della parte ambiente
8 ) rimodulazione sulla base del censimento al punto 3) delle aree industriali
9) obbligo alle attività industriali di predisporre un piano per l’autosufficienza energetica, ove reso possibile, esclusivamente da fonti rinnovabili con l’accensione di un fondo speciale di contribuzione
10) creazione di un ufficio regionale speciale per il ricevimento delle proposte di allocazione di nuove intraprese industriali sul territorio della regione e di una commissione specialistica di valutazione economico-ambientale per l’ammissione delle stesse
11) fissazione di un limite minimo di quindici anni di garanzia di operatività e di mantenimento dei livelli occupazionali iniziali per le nuove aziende che si installano in regione con contribuzione pubblica a qualsiasi titolo
12) legge regionale sul sequestro degli immobili, delle attrezzature, delle scorte e delle tecnologie per le aziende di cui al punto 11) e per le intraprese già operanti in regione e che abbiano avuto accesso a finanziamenti regionali