ciò che mi piace davvero di don marcello cozzi è la sua passione politica e civile delicata, ma fervente, pacata e contenuta nei toni, ma incisiva e ricca di acume…ieri alla presentazione del suo libro a ferrandina la sala era gremita e chi era lì, non era lì per l’occasione di far salotto o di vedere il magistrato “controverso” trasferito d’ufficio a salerno (parlo di vincenzo montemurro)…chi era in quella sala apparteneva alla parte sana della nostra società, che certo non è solo quella sala, ma le mille sale che si riempiono ogni qual volta la stessa società si sente minacciata dal malaffare, dalla cattiva politica, dalle miopie in salsa mercantile, dalle tante mafie che fanno la mafia, quella che c’è, vive e prospera anche da noi…la società a cui si rivolge anche questo comitato
don marcello usa ad incipit del suo intervento una breve ricostruzione di alcuni nodi gordiani della storia recente della mafia, della mafia che si fa stato ed antistato contemporaneamente ed a proprio comodo e poi si butta a capofitto nell’analisi di quanto l’attività mafiosa sia presente sul nostro territorio complice un’altra mafia, quella con il doppiopetto e con le scarpe di marca, quei poteri forti che dai salotti buoni dirigono l’economia, decidendo chi, come e quando avrà un appalto od una commessa pubblica, chi può fare in una zona e chi non dovrà fare mai ed in nessun posto, il lavoro, stabilendo tempi, ritmi e condizioni per le quali chi pur avrebbe un diritto ne paga il dazio come ad un favore ricevito, la salute dei cittadini, imponendo personaggi, pratiche e modalità di gestione delle asl, il territorio, piazzando bandierine di un risiko pericoloso su questa valle o su questo fiume – qui metteremo rifiuti, qui produrremo energia, lì costruiremo selvaggiamente – e potremmo andave avanti a lungo con l’elenco dei diktat a cui siamo ogni giorno sottoposti
un grumo trasversale di potere – così lo chiama don marcello – soffoca la nostra regione e chiude ogni prospettiva di reale cambiamento nell’illusione di un’isola felice che è già da tempo scomparsa sotto i flutti agitati di quel mare nero che da noi non ha neppure bisogno di sparare, seppur lo faccia a volte, tanto è perfetto l’accordo, la pax mafiosa, la recita a soggetto della società povera, ma onesta…don marcello ci conosce bene e sa che lottiamo anche noi per prosciugare quel mare e far riaffiorare l’isola che c’è, ma vive purtroppo in un’apnea dolorosa e silente a cui non si intravede ancora fine
ieri avremmo voluto intervenire e dire che il petrolio ed il suo sistema fanno parte di quel grumo, ne è anzi un tessuto connettivo, un sostrato reggente, ma il tempo programmato era poco ed intervenendo avremmo forse confuso tutto…a ferrandina la mafia si chiama discarica e si chiama amianto e si chiama follia di uno sviluppo inconsistente e pagato a suon di morti di asbestosi e tumori vari, di un inquinamento forse ormai irreversibile di un territorio dalla struttura debole che faticherà non poco per riprendersi da qualche decennio di “chimica a buon mercato” e di cecità connivente delle istituzioni…avremo tempo e modo di intervenire, magari il 6 maggio a potenza, quando don marcello presenterà nel capoluogo il suo volume e come sempre accade la sala sarà piena di gente onesta, gente che si indigna quando comprende che persino oscuri avvenimenti di cronaca sono intrecciati saldamente a quel sistema che da queste parti tutti sanno esistere, ma di cui forse tropppo a lungo si è ignorato o non visto o fatto finta di non vedere la terribile realtà, gente dai volti per bene, a cui forse manca solo lo scatto minimale (o enorme, dipende dal dolore e dall’intensità della comprensione)d’energia civile per trasformare la volontà di ascoltare nel coraggio di fare e lottare per poter cambiare tutti insieme
miko.