ancora per oggi, lasceremo il volantino informativo in maggiore evidenza, tralasciando in parte le consuete attività di commento del blog…ma riprendiamo…riprendiamo!!!
Archivio mensile:Febbraio 2012
29/02/201
se si parla di riforma dell’arpab, dovrebbe essere chiaro che tale riforma non la si fa senza interrompere la catena di nomine affidata alla presidenza della giunta ed un sostanziale azzeramento delle cariche dirigenziali ed una attenta verifica delle competenze dei dipendenti (che spesso quando le hanno, le competenze, sono mortificati nell’utilizzo delle stesse)…altrimenti sono chiacchiere!!!
miko somma
documento da diffondere
quello che vedete è un documento che abbiamo preparato nello specifico del permesso di ricerca per idrocarburi Frusci e che diffonderemo a breve nelle comunità interessata con la collaborazione di gruppi, comitati ed associazioni locali con le quali siamo già in operatività…
documento informativo di carattere generale che però crediamo sia diffondibile in qualsiasi altra zona della regione interessata da simili procedure…
documento che cerca di rispondere alle prime domande che un cittadino si farebbe se fosse richiesta la sua partecipazione ai processi decisionali (come tra le altre la legge prescrive), senza particolari accenni a questioni ambientali e di programmazione del territorio più complesse…..
vi preghiamo pertanto di scaricare il documento word al link sottostante, apporvi le correzioni riguardanti il nome del permesso specifico (ed ovviamente le annotazioni specifiche), aggiungere il simbolo o nome dell’associazione o comitato interessato (ovviamente vi consigliamo di contattarci per definire megliori modalità di comunicazione) e cominciare a diffonderlo tra la popolazione delle comunità interessate…
cerchiamo di lavorare insieme ed in sinergia per fermare questa follia che sta trasformando la regione in un unico campo di estrazione di greggio, trasformando la nostra terra in una damigiana petrolifera…
NOI NON SIAMO D’ACCORDO!!!
Poche ed immediate cose da conoscere sul permesso di ricerca per idrocarburi Frusci.
Il permesso di ricerca di idrocarburi Frusci è uno dei tanti permessi accordati dall’UNMIG, un ufficio del Ministero dello Sviluppo Economico deputato alla gestione delle risorse minerarie nel territorio italiano, per la ricerca di petrolio e gas naturale nel sottosuolo italiano, e nello specifico nel territorio della regione Basilicata, quasi unica fornitrice di idrocarburi liquidi e tra le principali per il gas metano, in un contesto che vede circa il 65% del nostro territorio impegnato od impegnabile in attività di ricerca, estrazione, stoccaggio e trattamento.
Visto il carattere strategico della risorsa idrocarburi è facile comprendere come questa possa diventare prioritaria nella programmazione dello sviluppo dei territori ed inficiarne nei fatti altre vocazioni degli stessi che pur dovrebbero far da guida proprio alla programmazione. E se fino ad ora, in un recinto normativo che pur consentiva alle regioni di poter opporre dei rifiuti, la regione Basilicata non ha mai pronunciato un solo no rispetto alla dislocazione sul proprio territorio di simili iniziative (a testimonianza del carattere invasivo delle attività legate agli idrocarburi), con alcune recenti e recentissime normazioni, tale possibilità viene ad essere sensibilmente ridotta fino a prefigurare una vera e propria perdita di potestà degli enti preposti.
Occorre sapere che le attività di ricerca, estrazione e trattamento degli idrocarburi sono per loro natura attività ad alto impatto ambientale in ogni parte del mondo, mentre da noi, pur in presenza di leggi dello stato e regionali e di enti istituzionali dedicati ai monitoraggi di tali impatti (ARPAB), non si è riusciti finora a stabilire quale sia l’impatto stesso, fino a creare una situazione che appare talmente melmosa e contraddittoria da suscitare allarme sulla volontà stessa di monitorare tali attività in modo coerente alla loro pericolosità.
Purtroppo molto spesso in sede di discussione sulla opportunità di concedere il proprio territorio a simili iniziative si riscontrano alcune carenze istituzionali (la Regione non pare fungere da consulente agli uffici comunali nella fornitura delle informazioni necessarie alle valutazioni di merito) ed alcune carenze di tipo democratico che pure dovrebbero essere, per legge dello Stato, parte essenziale del processo di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte. Nel primo caso, i comuni sono lasciati soli in scelte complesse che imporrebbero valutazioni tecniche che molto spesso essi non sono in grado di elaborare per ovvi motivi di competenze specifiche, nel secondo ai cittadini durante i processi di coinvolgimento non sono forniti tutti gli strumenti di valutazione sufficienti ad elaborare un discorso globale sulla opportunità di assentire a tali decisioni.
Se quindi ai comuni che chiedono agli uffici regionali competenti molto spesso si risponde con generiche tranquillizzazioni sulla natura limitata allo studio degli interventi di ricerca, omettendo di comunicare che tali passaggi, una volta assentiti, sono propedeutici ai successivi interventi reali di ricerca e realizzazione di attività estrattive, ai cittadini molto spesso viene ridotto il tema ad un puro discorso che attiene ai ristori economici, le cosiddette royalty.
Andiamo allora a chiarire che le royalty sono stabilite sul valore dell’estratto e sulla sua quantità e sono fissate da una legge dello Stato valida quindi su tutto il territorio nazionale al 7% del valore totale di questo (una recente normazione le ha aumentate al 10% attraverso la costituzione di un fondo esclusivo e dedicato per un bonus carburanti) e che di questo 7%, solo il15% di questo viene attribuito ai comuni che ospitano pozzi produttivi (quindi più o meno l’1% del totale del valore dell’estratto), e solo a quelli, il restante 85% alle regioni (solo quelle meridionali). Parliamo allora di un incasso di royalty solo a pozzo produttivo trivellato ed operante e non certo a dazioni di denaro per tutte le operazioni preliminari, comprese le attività di realizzazione di pozzi di esplorazione, logica conseguenza della ricerca preliminare sulla composizione degli strati del sottosuolo.
E’ fuorviante quindi che ai cittadini si parli di royalty e benefici, quando queste se ci saranno, avranno concretezza solo nel caso di pozzi operativi che è competenza esclusiva della società petrolifera individuare nel perimetro del permesso, quindi non necessariamente nel comune che ospiterebbe anche un pozzo di ricerca, e pur nel caso di allocazione dei primi nel territorio del comune e così di dazione diretta di royalty, sarebbero soggetti comunque ad alcune limitazione di bilancio come il cosiddetto Patto di Stabilità che limita l’espansione dei bilanci comunali anche in presenza di risorse proprie.
Nello specifico del permesso di ricerca per idrocarburi Frusci, occorre precisare che si è nella fase iniziale di un processo che coinvolge più comuni di un’area e che porterà inevitabilmente a tutte le fasi successive di ricerca ed esplorazione sulle quali proprio le recenti normazioni sottraggono un vero e proprio potere decisionale ai comuni, fino al punto di superare persino la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale pur in presenza di zone protette e vincoli di natura idrogeologica, paesaggistica ed archeologico-culturale, vincoli sui quali molti comuni e la stessa regione Basilicata hanno investito finora ingenti risorse finanziarie per favorire il turismo e l’agricoltura di qualità, in un processo semplificato di concessione delle autorizzazioni.
In altri termini, quale turista verrebbe mai a visitare un paese per le sue bellezze naturali e storiche o per degustare prodotti tipici in presenza di attività impattanti quali l’estrazione ed il trattamento di idrocarburi? La Val d’Agri è lì a testimoniarci che il petrolio non può convivere con alcuna altra attività, poiché la sua rilevanza è tale da far convergere ogni attenzione su di esso.
Molto spesso ascoltiamo di miraggi di posti di lavoro che sarebbero una conseguenza diretta od indiretta delle attività di estrazione, ma occorrerebbe dire che mentre un lavoro direttamente connesso a queste attività necessita di competenze specifiche che finora non si sono formate e sono così assenti nei curricula dei nostri lavoratori, dando semmai queste attività luogo a temporanee occupazioni a carattere strettamente di manovalanza, lavoro indirettamente connessi alle estrazioni riguardano comunque settori di alta specializzazione ed attività imprenditoriali che sono poco presenti nelle potenzialità offerte dai territori interessati e ricordiamo ancora che è sempre la Val d’Agri e la sua esperienza a raccontarci che le conseguenze occupazionali rimangono residuali e molto spesso confinate al recinto delle relazioni con politici locali e regionali.
Ulteriore considerazione da sottoporre ai cittadini perché una scelta sia possibile nella pienezza delle informazioni necessarie ad esprimere un giudizio libero è quella che pur ammettendo che gli idrocarburi siano presenti e sia economicamente conveniente alle compagnie estrarli (ricordiamo che esistono parametri evidenti che mettono in relazione le quantità estratte, quindi il loro valore, con le spese necessarie ad estrarli), nello specifico della zona di territorio compresa nel permesso Frusci ciò comporterebbe la necessità di realizzazione di un centro olii atto a privare il greggio delle componenti a base di zolfo ed altre impurità, e di un oleodotto di collegamento a quello che dalla Val d’Agri conduce alle raffinerie di Taranto, attività queste che comportano non solo un consumo di territorio notevole ed impatti ambientali che i precedenti nella nostra regione non aiutano a definire nella loro reale pericolosità, creando al meglio ansie nei cittadini, ma che allontano con la loro presenza ogni reale processo di sviluppo degli stessi in accordo alle proprie vocazioni territoriali.
Non si solo ambiente e di sua tutela, anche in relazione alla salute dei cittadini, sono fatte le nostre preoccupazioni, ma di un vivo timore che dicendo si oggi ad una attività apparentemente limitata a studi del territorio, ma in diretta relazione a tutti i passaggi che portano al petrolio ed al gas estratto e trattato, la nostra terra diventi altro da ciò che ci è stata tramandata e così altro ancora da ciò che tramanderemo ai nostri figli, in un perverso meccanismo che, guardando al complesso di una regione intera, di cui ogni frazione è parte del tutto, avviata ad essere “colonizzata” in nome del profitto dei pochi e della distruzione dei tanti.
poche-ed-immediate-cose-da-conoscere-sul-permesso-di-ricerca-per-idrocarburi.doc
Petrolio: Simonetti (Csres),definire accordo su risorse aggiuntive
“Dagli ultimi dati risulta che Eni, oltre al pagamento dei dividendi agli azionisti, ha versato nelle casse dello Stato, a fronte delle azioni possedute dal ministero dell’economia oltre 1200 milioni per il 2012. Inoltre nei prossimi 20 anni a seguito delle estrazioni lo Stato incasserà circa 30 miliardi di euro,1,5 mdl anno per introiti fiscali. E’ pertanto possibile – aggiunge Simonetti – ottenere almeno trecentocinquanta milioni all’anno per la Basilicata. Occorre, quindi, anche in rapporto alla scadenza dell’accordo Eni,che prevedeva 30 milioni annui per la forestazione, accelerare i tempi della trattativa per ottenere le risorse economiche necessarie a finanziare il piano per l’occupazione”.
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riporto le parole di un gerontocrate che stranamente ancora viene piazzato di qui e di lì e che è tra i signori consiglieri che nel 98 hanno firmato lo sciagurato accordo con l’eni!!!
Petrolio: Belisario (Idv) su sito Corleto Perticara
Bisogna intervenire subito. Non è pensabile – conclude Belisario – che l’Europa viaggi secondo il principio di ‘chi inquina paga’, mentre in Italia, ed in Basilicata soprattutto, vige il principio del chi ‘inquina la fa franca’. La magistratura vada avanti con speditezza, l’IdV è pronta a fare come sempre il suo dovere perché non ha alcuna rendita di posizione da difendere”.
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riporto come addendum a quanto sopra espresso..belisario spara ed autilio raccoglie…per se e per gli altri!!!
Pdl, via libera a quota fisco risorse minerarie
BAS “Le commissioni Bilancio e Industria del Senato hanno approvato l’art. 16 del disegno di legge sulle liberalizzazioni che riconosce alle Regioni che concorrono al fabbisogno energetico nazionale, una quota delle risorse fiscali connesse alla produzione delle risorse minerarie”. Lo hanno dichiarato i parlamentari del Pdl, i senatori Guido Viceconte e Cosimo Latronico, e gli onorevoli Vincenzo Taddei e Giuseppe Moles. “ Si tratta di un risultato storico per la Basilicata che riprende letteralmente una proposta presentata dai parlamentari del Pdl e trasformato in un ordine del giorno approvato con la manovra di dicembre. Si tratta nel merito del riconoscimento di poter destinare una quota delle risorse fiscali generate dallo sfruttamento delle risorse minerarie al finanziamento di un fondo per lo sviluppo delle infrastrutture e delle reti produttive nei territori in cui si realizzano impianti di idrocarburi. La norma legislativa avrà ricadute straordinarie per la Basilicata che potrà finalmente finalizzare le risorse collegate allo sfruttamento delle sue importanti risorse minerarie a progetti di sviluppo produttivo ed infrastrutturale del territorio regionale, invertendo l’andamento di questi anni che non ha generato lo sviluppo atteso dalle popolazioni. Naturalmente gli interventi si potranno realizzare nell’assoluto rispetto delle esigenze ambientali e nella applicazione delle migliori pratiche operative in riferimento agli standard internazionali. Una stima prudente del Ministero dello Sviluppo economico realizza che si genereranno risorse del valore di 30 md di euro nei prossimi vent’anni con un gettito fiscale di 17 md per lo Stato. Con questa norma una quota di queste risorse fiscali aggiuntive servirà per finanziare programmi di sviluppo della nostra regione secondo modalità che saranno definite da appositi decreti interministeriali dei Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia. Un risultato che lascia sperare su una svolta nelle politiche di sviluppo della Basilicata e che rende fattibile l’impianto del memorandum firmato con il governo Berlusconi per rinegoziare lo sfruttamento delle risorse minerarie in un quadro di garanzia ambientale e di accrescimento delle dinamiche di promozione del territorio”.
e
29/02/2012 12:46
Per l’esponente di Idv “adesso bisogna riaprire il tavolo di concertazione con le compagnie petrolifere per aggiornare la percentuale di royalties riconosciuta alla Regione Basilicata considerata estremamente riduttiva”
ACR”La decisione assunta dalle commissioni Bilancio e Industria del Senato, in fase di approvazione del disegno di legge sulle liberalizzazioni, di riconoscere alle Regioni che concorrono al fabbisogno energetico nazionale, tra le quali la Basilicata è sicuramente la più importante, una quota delle risorse fiscali connesse alla produzione delle risorse petrolifere ed energetiche in generale, rappresenta un passo in avanti in direzione dell’attuazione dell’intesa sottoscritta con il precedente Governo”.
E’ il commento del presidente della Seconda Commissione (Bilancio-Programmazione) Antonio Autilio (IdV), sottolineando “l’impegno che ha caratterizzato l’attività dell’intero Consiglio, all’unisono senza alcuna divisione politica, della Giunta e dei parlamentari lucani per raggiungere il riconoscimento che è un’antica aspirazione istituzionale e delle nostre comunità”.
“In attesa di quantificare le risorse finanziarie che saranno destinate alla Basilicata, e quindi di valutarne le effettive ricadute, si creano adesso le condizioni – aggiunge Autilio – per riprendere il confronto con il Governo Monti e dunque i Ministri interessati, in coerenza con il Piano Nazionale per il Sud e con gli altri strumenti della programmazione comunitaria, nazionale e regionale, per attuare gli interventi ritenuti strategici per lo sviluppo industriale locale, la ricerca, le infrastrutture e la formazione, con l’obiettivo di assicurare un’effettiva ricaduta occupazionale sul territorio e il rendimento sostenibile agli investimenti delle compagnie petrolifere, garantendo nel contempo la massima prevenzione e tutela dell’ambiente del territorio e della salute pubblica”.
“Sgombrato il campo dalle difficoltà nel reperimento di nuove risorse finanziarie per la regione macrofornitrice di risorse energetiche strategiche per il Paese, sono certo – dice il presidente della Seconda Commissione – che il Tavolo tecnico istituzionale Stato – Regione Basilicata potrà riprendere il suo lavoro, interrotto a seguito della conclusione dell’esperienza del Governo precedente. Sarà quella anche la sede per riproporre, con maggiore forza il tema della compensazione ambientale-territoriale che si è ripresentata in questi giorni in forme sempre più preoccupanti attraverso la vicenda dei fanghi derivanti dai lavori di perforazione e sversati in aree rurali di Corleto Perticara”.
“Contestualmente – conclude Autilio – dovremo riaprire il tavolo di concertazione con le compagnie petrolifere per aggiornare la percentuale di royalties riconosciuta alla Regione Basilicata e unanimamente considerata estremamente riduttiva rispetto agli utili realizzati dalle stesse società petrolifere”.
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considero del tutto inutile commentare il lancio dei pdl (anzi gli concedo fin troppo onore anche solo a postarlo su questo blog, vista la scarsità di argomenti che costoro hanno a disposizione), ma ciò che preme sottolineare è l’identità di vedute tra pdl e un noto partito succedaneo al pd lucano, per bocca di un uomo che continua a giocare su più sponde, da un lato foraggiando alcune ciriticità che poi gioca sul tavolo delle “compensazioni”, quelle per le sue filiere di consenso e per il suo gruppo politico…costui, nel più perfetto stile idv lucano, “usa” persino le “criticità” (chiamiamole così) in un gioco al baratto per trattare sulla posta delle royalties in cambio della distruzione di una parte del territorio (comunemente chiamato “sviluppo” da queste parti!!!)…
nel frattempo deve essere detto che di risorse quantificabili per il momento non si vede nulla (mentre i danni sono visibili), l’ipotesi poi di aprire un tavolo con le compagnie per l’aumento delle royalties è ridicolo, soprattutto pronunciato da un avvocato…esiste una legge dello stato che regola la materia e non vigono accordi tra le parti in tutta la materia!!!…
ed ovviamente entrambi i lanci parlano di “rispetto per l’ambiente”….
28/02/2012
consiglio regionale-pomeriggio…prorogata a grande maggioranza di ulteriori 8 mesi (sui 4 inizialmente previsti) la missione della commissione d’inchiesta consiliare su fenice, nonostante, come da alcuni interventi evidenziato, il timore che questo possa essere letto dalla pubblica opinione come un insabbiamento…rimane inspiegabile la reticenza (parole del presidente della stessa commissione, pagliuca) di alcuni uffici regionali che inspiegabilmente non hanno fornito alcuna risposta ai 17 quesiti di sintesi che gli erano stati richiesti ed a cui erano obbligati a rispondere…che si aspetta a sanzionare questi uffici e, nel caso emergesse palese volontà dei funzionari a non aver voluto dare risposte, a licenziarli, come da legge (infedeltà del dipendente)?
miko somma
documento informativo da diffondere
quello che vedete è un documento che abbiamo preparato nello specifico del permesso di ricerca per idrocarburi Frusci e che diffonderemo a breve nelle comunità interessata con la collaborazione di gruppi, comitati ed associazioni locali con le quali siamo già in operatività…
documento informativo di carattere generale che però crediamo sia diffondibile in qualsiasi altra zona della regione interessata da simili procedure…
documento che cerca di rispondere alle prime domande che un cittadino si farebbe se fosse richiesta la sua partecipazione ai processi decisionali (come tra le altre la legge prescrive), senza particolari accenni a questioni ambientali e di programmazione del territorio più complesse…..
vi preghiamo pertanto di scaricare il documento word al link sottostante, apporvi le correzioni riguardanti il nome del permesso specifico (ed ovviamente le annotazioni specifiche), aggiungere il simbolo o nome dell’associazione o comitato interessato (ovviamente vi consigliamo di contattarci per definire megliori modalità di comunicazione) e cominciare a diffonderlo tra la popolazione delle comunità interessate…
cerchiamo di lavorare insieme ed in sinergia per fermare questa follia che sta trasformando la regione in un unico campo di estrazione di greggio, trasformando la nostra terra in una damigiana petrolifera…
NOI NON SIAMO D’ACCORDO!!!
Poche ed immediate cose da conoscere sul permesso di ricerca per idrocarburi Frusci.
Il permesso di ricerca di idrocarburi Frusci è uno dei tanti permessi accordati dall’UNMIG, un ufficio del Ministero dello Sviluppo Economico deputato alla gestione delle risorse minerarie nel territorio italiano, per la ricerca di petrolio e gas naturale nel sottosuolo italiano, e nello specifico nel territorio della regione Basilicata, quasi unica fornitrice di idrocarburi liquidi e tra le principali per il gas metano, in un contesto che vede circa il 65% del nostro territorio impegnato od impegnabile in attività di ricerca, estrazione, stoccaggio e trattamento.
Visto il carattere strategico della risorsa idrocarburi è facile comprendere come questa possa diventare prioritaria nella programmazione dello sviluppo dei territori ed inficiarne nei fatti altre vocazioni degli stessi che pur dovrebbero far da guida proprio alla programmazione. E se fino ad ora, in un recinto normativo che pur consentiva alle regioni di poter opporre dei rifiuti, la regione Basilicata non ha mai pronunciato un solo no rispetto alla dislocazione sul proprio territorio di simili iniziative (a testimonianza del carattere invasivo delle attività legate agli idrocarburi), con alcune recenti e recentissime normazioni, tale possibilità viene ad essere sensibilmente ridotta fino a prefigurare una vera e propria perdita di potestà degli enti preposti.
Occorre sapere che le attività di ricerca, estrazione e trattamento degli idrocarburi sono per loro natura attività ad alto impatto ambientale in ogni parte del mondo, mentre da noi, pur in presenza di leggi dello stato e regionali e di enti istituzionali dedicati ai monitoraggi di tali impatti (ARPAB), non si è riusciti finora a stabilire quale sia l’impatto stesso, fino a creare una situazione che appare talmente melmosa e contraddittoria da suscitare allarme sulla volontà stessa di monitorare tali attività in modo coerente alla loro pericolosità.
Purtroppo molto spesso in sede di discussione sulla opportunità di concedere il proprio territorio a simili iniziative si riscontrano alcune carenze istituzionali (la Regione non pare fungere da consulente agli uffici comunali nella fornitura delle informazioni necessarie alle valutazioni di merito) ed alcune carenze di tipo democratico che pure dovrebbero essere, per legge dello Stato, parte essenziale del processo di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte. Nel primo caso, i comuni sono lasciati soli in scelte complesse che imporrebbero valutazioni tecniche che molto spesso essi non sono in grado di elaborare per ovvi motivi di competenze specifiche, nel secondo ai cittadini durante i processi di coinvolgimento non sono forniti tutti gli strumenti di valutazione sufficienti ad elaborare un discorso globale sulla opportunità di assentire a tali decisioni.
Se quindi ai comuni che chiedono agli uffici regionali competenti molto spesso si risponde con generiche tranquillizzazioni sulla natura limitata allo studio degli interventi di ricerca, omettendo di comunicare che tali passaggi, una volta assentiti, sono propedeutici ai successivi interventi reali di ricerca e realizzazione di attività estrattive, ai cittadini molto spesso viene ridotto il tema ad un puro discorso che attiene ai ristori economici, le cosiddette royalty.
Andiamo allora a chiarire che le royalty sono stabilite sul valore dell’estratto e sulla sua quantità e sono fissate da una legge dello Stato valida quindi su tutto il territorio nazionale al 7% del valore totale di questo (una recente normazione le ha aumentate al 10% attraverso la costituzione di un fondo esclusivo e dedicato per un bonus carburanti) e che di questo 7%, solo il15% di questo viene attribuito ai comuni che ospitano pozzi produttivi (quindi più o meno l’1% del totale del valore dell’estratto), e solo a quelli, il restante 85% alle regioni (solo quelle meridionali). Parliamo allora di un incasso di royalty solo a pozzo produttivo trivellato ed operante e non certo a dazioni di denaro per tutte le operazioni preliminari, comprese le attività di realizzazione di pozzi di esplorazione, logica conseguenza della ricerca preliminare sulla composizione degli strati del sottosuolo.
E’ fuorviante quindi che ai cittadini si parli di royalty e benefici, quando queste se ci saranno, avranno concretezza solo nel caso di pozzi operativi che è competenza esclusiva della società petrolifera individuare nel perimetro del permesso, quindi non necessariamente nel comune che ospiterebbe anche un pozzo di ricerca, e pur nel caso di allocazione dei primi nel territorio del comune e così di dazione diretta di royalty, sarebbero soggetti comunque ad alcune limitazione di bilancio come il cosiddetto Patto di Stabilità che limita l’espansione dei bilanci comunali anche in presenza di risorse proprie.
Nello specifico del permesso di ricerca per idrocarburi Frusci, occorre precisare che si è nella fase iniziale di un processo che coinvolge più comuni di un’area e che porterà inevitabilmente a tutte le fasi successive di ricerca ed esplorazione sulle quali proprio le recenti normazioni sottraggono un vero e proprio potere decisionale ai comuni, fino al punto di superare persino la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale pur in presenza di zone protette e vincoli di natura idrogeologica, paesaggistica ed archeologico-culturale, vincoli sui quali molti comuni e la stessa regione Basilicata hanno investito finora ingenti risorse finanziarie per favorire il turismo e l’agricoltura di qualità, in un processo semplificato di concessione delle autorizzazioni.
In altri termini, quale turista verrebbe mai a visitare un paese per le sue bellezze naturali e storiche o per degustare prodotti tipici in presenza di attività impattanti quali l’estrazione ed il trattamento di idrocarburi? La Val d’Agri è lì a testimoniarci che il petrolio non può convivere con alcuna altra attività, poiché la sua rilevanza è tale da far convergere ogni attenzione su di esso.
Molto spesso ascoltiamo di miraggi di posti di lavoro che sarebbero una conseguenza diretta od indiretta delle attività di estrazione, ma occorrerebbe dire che mentre un lavoro direttamente connesso a queste attività necessita di competenze specifiche che finora non si sono formate e sono così assenti nei curricula dei nostri lavoratori, dando semmai queste attività luogo a temporanee occupazioni a carattere strettamente di manovalanza, lavoro indirettamente connessi alle estrazioni riguardano comunque settori di alta specializzazione ed attività imprenditoriali che sono poco presenti nelle potenzialità offerte dai territori interessati e ricordiamo ancora che è sempre la Val d’Agri e la sua esperienza a raccontarci che le conseguenze occupazionali rimangono residuali e molto spesso confinate al recinto delle relazioni con politici locali e regionali.
Ulteriore considerazione da sottoporre ai cittadini perché una scelta sia possibile nella pienezza delle informazioni necessarie ad esprimere un giudizio libero è quella che pur ammettendo che gli idrocarburi siano presenti e sia economicamente conveniente alle compagnie estrarli (ricordiamo che esistono parametri evidenti che mettono in relazione le quantità estratte, quindi il loro valore, con le spese necessarie ad estrarli), nello specifico della zona di territorio compresa nel permesso Frusci ciò comporterebbe la necessità di realizzazione di un centro olii atto a privare il greggio delle componenti a base di zolfo ed altre impurità, e di un oleodotto di collegamento a quello che dalla Val d’Agri conduce alle raffinerie di Taranto, attività queste che comportano non solo un consumo di territorio notevole ed impatti ambientali che i precedenti nella nostra regione non aiutano a definire nella loro reale pericolosità, creando al meglio ansie nei cittadini, ma che allontano con la loro presenza ogni reale processo di sviluppo degli stessi in accordo alle proprie vocazioni territoriali.
Non si solo ambiente e di sua tutela, anche in relazione alla salute dei cittadini, sono fatte le nostre preoccupazioni, ma di un vivo timore che dicendo si oggi ad una attività apparentemente limitata a studi del territorio, ma in diretta relazione a tutti i passaggi che portano al petrolio ed al gas estratto e trattato, la nostra terra diventi altro da ciò che ci è stata tramandata e così altro ancora da ciò che tramanderemo ai nostri figli, in un perverso meccanismo che, guardando al complesso di una regione intera, di cui ogni frazione è parte del tutto, avviata ad essere “colonizzata” in nome del profitto dei pochi e della distruzione dei tanti.
poche-ed-immediate-cose-da-conoscere-sul-permesso-di-ricerca-per-idrocarburi.doc
Ue: procedura contro Italia sui rifiuti
(ANSA) – BRUXELLES, 27 FEB – Bruxelles apre nei confronti dell’Italia una procedura d’infrazione per ”almeno 102 discariche, di cui tre di rifiuti pericolosi, non conformi alla direttiva Ue del 1999, in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna e Umbria. Chiusa invece la procedura di infrazione per le concessioni delle spiagge: le misure prese vanno bene, si allineano alla normativa europea, finora non era avvenuto.
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ho una idea su quale possano essere quelle lucane…farovvi sapere…se vogliamo ancora far finta di non vedere che abbiamo “qualche strana operazione” nel sistema rifiuti in basilicata, possiamo farlo, ma a voler aprire gli occhi…ma voler aprire gli occhi c’è il nostro piano rifiuti per il quale nei prossimi giorni ci saranno forse novità…
Com. stampa Comunità Lucana-Movimento No Oil verso il partito della Comunità Lucana
La delocalizzazione dell’istanza.
I nostri dubbi iniziali sull’opportunità di partecipare alla manifestazione “mo basta”, poi stemperati nella necessità ravvisata di mantenere un atteggiamento responsabile sulla vertenza e così partecipare pur se in maniera critica sulle modalità di convocazione e sulle parole d’ordine, si sono rivelate purtroppo fondate nell’amara constatazione che da quella piazza sia venuto fuori solo un moto di pancia che non sembra preludere ad altro che ad un imbarbarimento vertenziale sino alla scomparsa del tema stesso.
Nella più ferma convinzione che chiunque abbia diritto di appropriarsi di una questione e portarvi il suo specifico, non possiamo però non notare che il livello dialettico degli interventi susseguitisi ha palesato in maniera chiara non solo una incerta impreparazione e bassa conoscenza della tematica complessa che le estrazioni nella nostra regione comportano nella necessità di incrociare considerazioni di natura ben più complessa dell’ammontare delle royalties percepite – pur essendo un problema serio di cui si veve però discutere nel recinto legislativo nazionale e nella realtà operativa – ma l’approccio distorsivo ed imbarbarente, indugiante più ad applauso facile e comunicazione da suburra, che alla chiarezza di una piattaforma di rivendicazione vera e propria.
Ma non è certo in discussione il livello dialettico degli interventi, quanto proprio quella piattaforma che a tratti sembrava raggiungere il parossismo di voler considerare la piazza e chi la rappresentava come elemento compositivo di ipotetici, irreali, ridicoli “tavoli di concertazione” con le compagnie, in forme di improbabile rappresentanza delle istanze dei cittadini bizzarra in sostituzione di istituzioni contestabili nella monocrazia finora imposta sul tema.
In poche parole ed in un taglio antropologico, un calderone ribollente di dolenze, dove è il sentimento che tenta di assumere valore non misurabile di rappresentanza e non la ragione organizzata in forme democratiche, a tentare di riassumere le criticità evidenti in una istanza il cui valore appare confuso.
Percorsi pericolosi, a Potenza, come ovunque, che nascendo dalla dissoluzione dell’istituzione come il luogo della rappresentanza politica dei bisogni collettivi, in quel ruolo di terzietà “tecnica” assunto dalle forme di governo nella mediazione tra interessi pubblici ed interessi privati, pongono problematiche di natura ben più ampia sulla tenuta stessa di un sistema incapace di dare risposte alle domande dei cittadini, lasciando spazio a quell’anti-politica più viscerale e passibile di etero-direzioni di natura varia.
A chi giova quindi, nel caso specifico, creare basi di rivendicazione confuse al punto da apparire molto facilmente smontabili da una qualsiasi controparte? A chi giova individuare interlocutori che assumono le fattezze dei Masaniello nell’incertezza della rappresentatività, della ragione dell’istanza e persino di un minimo ruolo di organizzazione sociale della stessa oltre i circuiti influenzabili dei social network? A chi giova, infine, tentare di disarticolare quelle forme di conoscenza della materia che faticosamente si è tentato di costruire in questi anni nell’interlocuzione con i lucani, sui giornali come nei luoghi stessi, per riprecipitare elementi critici ormai acquisiti in un pentolone dove questi si riconfondono?
La presenza stessa tra gli organizzatori ed i convenuti – presenze ovviamente del tutto legittime – alla manifestazione di bizzarri movimenti meridionali indipendentisti provenienti da fuori regione con il loro carico revanchista neo-borbonico duo-siciliano, confusi da alcune testate per ambientalisti, è sintomo che la tematica petrolio lucano rischia di diventare uno straccio buono per ogni bisogna. Ed è anche di questo che occorre ragionare, di quanto cioè la banalizzazione dell’istanza petrolio e delle altre citate e richiamate nella manifestazione, si rendano preda di fanatismi interessati, divergendo dalle richieste che sono certo l’aumento delle royalties, ma anche i controlli sanitari-ambientali, la programmazione e rispetto delle vocazioni del territori, nell’interruzione della pericolosa tendenza alla petrolizzazione ed infrastrutturazione energetica di quasi tutta la regione.
Sabato è andato in scena un copione già visto, la delocalizzazione dell’istanza dal fatto concreto in sé, a significante buono per ogni utilizzo, ed esattamente come per la questione palestinese, la questione petrolio lucano, come Fenice o Itrec, rischia di diventare materiale utile a tendenze in atto nella società meridionale che non lasciano preludere a nulla di buono per la stessa.
ed eccovi a seguire il secondo comunicato della giornata che prego di leggere con molta attenzione, cercando di riflettere sul senso di ciò che scrivo e non solo su ciò che a letture superficiali potrebbe apparire
Com. stampa Comunità Lucana-Movimento No Oil verso il partito della Comunità Lucana
Un re magio ritardatario.
Appare offensivo alla ragione l’ottimismo di maniera dell’alto dignitario regionale posto a capo della struttura amministrativa del dipartimento Ambiente, nel mentre si rivendica di fronte alle telecamere l’avvio sulla carta a “soli” 14 anni dalla firma degli accordi di programma sul petrolio della Val d’Agri dell’osservatorio ambientale, attribuendo serafico a non meglio specificati problemi amministrativi, l’avvio dell’unica struttura che avrebbe consentito la misurazione del “punto zero” in grado di poter misurare le variazioni ambientali intervenute, ciò determinando quello stato di totale inconoscibilità delle stesse che invece supponiamo essere stato accuratamente predisposto.
Ed appare ancora più offensivo che egli ci ricordi come fu solo nel 2008 – aggiungiamo grazie alle pressioni di gruppi quali quello che rappresento – che si palesò la necessità di realizzarlo, nel 2010 che si arrivò ad una formalizzazione ed a data attuale un avvio teorico che nei fatti è l’osservazione di un “punto zero” che tale non è più da 14 anni e che nulla aggiungerà a quanto già conosciamo.
E se persino alla domanda della giornalista che lo sollecita circa la rilevazione di diossine nel caso specifico dell’inceneritore Fenice, egli risponde che saranno registrate solo le sostanze per le quali esistono sensori, la sensazione che si stia riprecipitando nella melma è pressoché totale – anzi nel vago sentore che da oggi questa melma diverrà in qualche modo tombale.
Sono anni che chiediamo a gran voce di intervenire decisamente sulla gestione degli enti proposti ai controlli ambientali, a cominciare dallo svincolare le nomine agli stessi da ogni forma di controllo politico, nell’evidenza che se è la politica stessa a perseguire pervicacemente un dato modello (o una idea di esso) di sviluppo che, declinato nella nostra regione ha comportato l’allentamento dei vincoli posti dalla legge a garanzia di abusi e commistioni, come potrebbe la stessa politica volersi dotare di strumenti umani e tecnici efficaci? Ed infatti mai si è intervenuti a rischiarare le tante zone grigie che sono il grande punto di domanda per il quale non bastano centri di monitoraggio senza interventi sul chi li gestisce ed in nome di quali principi.
Per essere chiari, se l’impostazione di fondo è quella di porre l’istituzione in funzione di terzietà tra gli interessi pubblici alla corretta gestione dei dati ambientali e talune esigenze produttive che sono mero interesse privato, non ci siamo affatto poiché interesse primario di queste è porsi in funzione di garanzia dei primi nel rispetto dei parametri costituzionali e legislativi ordinari a tutela di salute e ambiente contro i secondi che, seppur garantiti anch’essi, ai primi sono appunto subordinati.
Non ci soddisfa così l’avvio, a tanti anni di ritardo e nel clima generale descritto, di simile iniziativa, e non ci soddisfa l’atteggiamento saccente e distaccato di un burocrate di lusso nel descrivere una operazione “dovuta”, quando logica e rispetto della popolazione avrebbero voluto il presidente De Filippo stesso chiedere scusa per il ritardo di questi anni e per l’inerzia della politica nel dar stimolo agli organi amministrativi ai quali oggi pare tutto sia imputabile in un infantile gioco dello scaribarile che è segno e limite di una classe dirigente incapace di pensare oltre il proprio mandato.
Una classe dirigente cui evidentemente non è ancora passata la voglia di prendere in giro la gente con annunci, proclami, suadenze e mascheramenti nell’evidenza di un’impreparazione palese alla gestione dell’ordinario come dello straordinario.
Ci chiediamo allora se tra le attività del monitoraggio vi sia anche la strana “valutazione di impatto emozionale”, di cui nessuno ha compreso la natura, ed in caso questa fosse parametrata, su quale emozione essa sia stata tarata, sperando che non sia su quel “punto zero” emozionale mostrato dal funzionario dirigente a cui è stata affidata, come un re magio giunto in po’ in ritardo, la novella di un evento che cambierà la nostra regione.
Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil
il centro di monitoraggio…un po’ tardi!!!
vi posto una serie di lanci sulla “notizia del giorno”, l’avvio (a parole) del centro di monitoraggio ambientale…leggerissimamente in ritardo, purtroppo, ed a danni ormai avvenuti…una coperta, quindi…risponderò con un comunicato stampa…
Al via il Centro di monitoraggio ambientale in Basilicata
27/02/2012 13:24
Nel sistema confluiranno dati sul monitoraggio di acqua, aria e sui movimenti franosi. Il Centro sarà interconnesso con il Dipartimento Ambiente, la Protezione Civile e l’Osservatorio ambientale della Val d’Agri
AGR Al via il Centro di monitoraggio ambientale. Realizzato dal Dipartimento all’Ambiente e gestito dall’Arpab, la nuova struttura sarà il “cruscotto ambientale” della Regione Basilicata, cioè il punto dove convergeranno tutte le informazioni relative allo stato dell’ambiente e dai cui partire per mettere a punto le misure e le politiche ambientali.
Oltre ai dati rilevati ed elaborati attualmente, confluiranno, infatti, sul sistema ogni nuovo dato sui monitoraggi, come, per esempio, sull’Eni in Val d’Agri, sulla Total a Tempa Rossa, e sulla Fenice in connessione con la Protezione civile, il Dipartimento Ambiente e l’Osservatorio ambientale della Val d’Agri, così da avere in tempo reale le informazioni.
Il Centro di monitoraggio ambientale è stato presentato questa mattina in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Regione Vito De Filippo, l’assessore regionale all’Ambiente Vilma Mazzocco,il dirigente generale del Dipartimento Ambiente Donato Viggiano e il dirigente generale dell’Arpab Raffaele Vita.
Le attività del Centro sono focalizzate principalmente sulle tematiche del monitoraggio dell’inquinamento atmosferico, del monitoraggio qualitativo e quantitativo delle acque e dei movimenti franosi, ma il sistema potrà essere applicato a tutte le tematiche ambientali di competenza dell’Arpab.
I dati raccolti confluiranno in una Rete di monitoraggio ambientale. Oltre alle nuove stazioni e ai nuovi sistemi è prevista la riattivazione d 31 stazioni meteorologiche già dispiegate sul territorio della Regione Basilicata ma inutilizzate e la realizzazione di due Laboratori mobili per il monitoraggio della qualità delle acque e dell’inquinamento atmosferico.
Il cuore del Centro di monitoraggio ambientale è rappresentato dal Centro di controllo, che è situato nella sede dell’Arpab. Questo è il punto di convergenza dei dati provenienti dalle diverse fonti (stazioni di acquisizione, laboratori fissi e mobili, fonti informative esterne), per essere poi organizzati e catalogati in archivi. Il Centro, inoltre, avrà anche la funzione di gestire l’interfaccia di esposizione dei dati verso gli utenti
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…e ci preoccupa infatti che sia l’arpab a gestire il tutto!!!!
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27/02/2012 13:26
“In passato innegabili scoperture, ma la Basilicata ora può vantare un sistema di controllo ambientale territoriale come pochi al mondo”
AGR “Abbiamo messo in campo un sistema evoluto e innovativo per controllare e monitorare le criticità che gravano sul territorio. Un sistema che controlla efficacemente gli impatti ambientali su scala regionale, potenziando sia le funzioni di controllo che le tecnologie di monitoraggio”. Così il presidente della Regione Vito De Filippo in occasione dell’inaugurazione del centro di monitoraggio Arpab.
“Avere a disposizione un centro di controllo unitario nel quale far confluire le informazioni più dettagliate sulle condizioni dell’ambiente ma anche del territorio, quali il movimento franoso – ha spiegato De Filippo – consentirà all’Aparb, ma anche a tutti gli enti con competenze nel settore di intervenire tempestivamente, facendo affidamento su risposte immediate sullo stato e la qualità dell’ambiente, e di programmare in modo più efficace le politiche del territorio”.
Il presidente ha anche osservato che “il Centro sarà altrettanto efficace per dare risposte anche alle esigenze di garanzia ai cittadini lucani, che chiedono giustamente certezze e chiarezza sullo stato dell’ambiente in Basilicata. La nostra regione si è trovata a fare i conti con insediamenti che rappresentavano una novità anche a livello nazionale e nel passato, anche recente, ha fatto registrare alcune innegabili quanto significative scoperture su versante ambientale. Ma l’avvio di questo centro, come di altre iniziative, dimostra che abbiamo saputo fare tesoro di esperienze ed errori e che oggi la Basilicata ha un sistema di controllo ambientale come pochi territori al mondo”.
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….neppure chiede scusa, costui!!!
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Centro ambientale, Mazzocco: strumento di trasparenza
27/02/2012 13:32
“E’ finalizzato a migliorare la governance ambientale, di pari passo con il processo di riforma dell’Arpab che abbiamo avviato e che ci impegniamo a concludere in tempi brevi”
AGR “Il Centro di monitoraggio ambientale conferma l’attenzione della Regione verso le problematiche ambientali. Presto sarà attivo un sistema nel quale confluiranno tutte le informazioni sullo stato dell’ambiente in Basilicata”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Ambiente Vilma Mazzocco alla presentazione della struttura.
“Un monitoraggio rigoroso, puntuale, scientificamente attrezzato, può costituire – ha detto ancora l’assessore – uno strumento di trasparenza a difesa dei valori della sostenibilità e per affrontare nel modo più efficace le emergenze ambientali, laddove si presentano.
Il Centro, dunque, è finalizzato a migliorare la governance ambientale, di pari passo con il processo di riforma dell’Arpab che abbiamo avviato e che ci impegniamo a concludere in tempi brevi, per far fronte alle mutate esigenze e al diverso quadro normativo del sistema delle agenzie. Una sfida che è un impegno a fare, al fine di fornire risposte concrete al necessario controllo dell’ambiente”.
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…costei neppure prenderla in considerazione!!!…
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Che cos’è il Centro di monitoraggio ambientale
AGR Il Centro di monitoraggio ambientale, realizzato da un raggruppamento di imprese da sempre impegnate nella prevenzione e gestione dei rischi ambientali (Sma, Tab consultino e Ebc), rappresenta un sistema aperto e modulare in quanto sarà possibile integrare ulteriori sottoreti di monitoraggio nell’ambito delle tematiche già trattate o di nuove di interesse dell’Arpab.
La Rete di monitoraggio ambientale è suddivisa in vari sottosistemi.
– Sottosistema di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico: ha come scopo il potenziamento del sistema di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico esistente attraverso la realizzazione di un sistema di misura del profilo del vento e della temperatura nello stato limite dell’atmosfera. I dati provenienti dalla rete pre-esistente potranno essere, inoltre, utilizzati per la validazione del sistema modellistico di diffusione degli inquinanti sul territorio.
– Sottosistema di monitoraggio delle acque: prevede l’installazione e configurazione sul territorio di 42 stazioni di monitoraggio per le precipitazioni anche nevose, per misurare i parametri caratterizzanti la qualità delle acque e per valutare il livello dei principali corsi d’acqua e per controllare gli invasi. I dati raccolti saranno utilizzati per alimentare il modello meteorologico, per la modellazione del ciclo idrologico (in ambiente Gis), per la simulazione afflussi-deflussi e per l’analisi di impatto di carichi inquinanti puntuali o diffusi.
– Sistema di monitoraggio delle frane: ha come obiettivo di monitorare, in via sperimentale i fenomeni franosi presso due siti nelle aree di Miglionico e Maratea, che presentano un rischio giudicato elevato. La strumentazione permetterà di delimitare con esattezza il fenomeno, in termini di estensione reale e di profondità, di definire le tipologie dei movimenti in atto, comprese le variazioni, e di stimare le soglie di allerta.
I dati misurati saranno visualizzabile tramite la sezione operativa del Centro di controllo, dove saranno validate dagli operatori.
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….le ditte che lo hanno realizzato…ecco, cosa è il centro di monitoraggio!!!
Cosimo Latronico (Pdl) su Imu su immobili della Chiesa
BAS “Gli immobili della Chiesa o delle associazioni noprofit destinati ad offrire servizi sociali alle comunità non possono essere tassati ai fini dell’Imu al pari di ogni altro immobile”. Lo ha dichiarato il senatore del Pdl, Cosimo Latronico . “Non si tratta di garantire privilegi, ma di riconoscere il grande valore e l’utilità sociale di iniziative che nascono dal basso per l’affronto diretto di bisogni che altrimenti lo Stato non riuscirebbe ad esaudire se non a caro prezzo. Il governo deve tenere conto del risparmio in termini di costo che realizzano le iniziative autopromosse nel campo educativo ed assistenziale in tanti comuni del nostro Paese”.
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latronico, non faccia lo gnorri…la questione non riguarda affatto il no-profit nell’accezione che normalmente le “persone normali” darebbero al termine (e voi non siete certo persone normali a quanto pare)…qui è in ballo la questione delle scuole cattoliche e della tassa che queste per la prima volta dovrebbero versare, altro che no-profit…le scuole cattoliche sono a tutti gli effetti una macchina di denari e di profitti per l’articolato mondo ecclesiale che vive di contatti lobbystici con buona parte della politica…e francamente in un momento in cui tutti (o quasi) gli italiani sono costretti a “dare”, non vedo perchè anche i “preti” non debbano dare!!!…la sua è pura retorica di copertura di una inamissibile realtà con cui ci tocca convivere…e la fede non riguarda questa faccenda…la faccia finita, dunque!!!
chiaramente sappiamo che il governo monti sarà molto ossequioso verso i vescovi e che ancora una volta la si farà franca!!!…mi chiedo, ma quando diventerà l’italia un paese normale?
27/02/2012
qualcuno vuol mandare in vacca la situazione petrolio ed il livello della critica che faticosamente, punto per punto, in questi anni si è costruito con un lavoro duro e costante, fatto di studio delle “carte” e di impegno militante nelle situazioni…faccio appello al senso di responsabilità di alcuni che so essere in buona fede perchè si ritorni al tema concreto delle estrazioni e perchè ci si faccia una domanda…a chi giova creare divisioni?…credo sia chiaro a tutti o dovrebbe esserlo, ma – attenzione! – non è tollerabile che si scenda al “mal di pancia” per cercare minimi comuni denominatori, perchè quel mal di pancia è addomesticabile come finora lo è stata la bassa consapevolezza della gente
miko somma