una scanzano due…

allora avevo detto ieri che ne avrei scritto…dunque la regione basilicata, anche per via di una specifica mozione approvata dal consiglio che impegna il presidente, va ad una sorta di trattativa con il governo, anche con il tramite della conferenza delle regioni che al momento è il parlamentino delle giunte regionali, non solo sulla riforma del senato e sulle assai strambe potestà di rappresentanza territoriale che in base alla riforma questo dovrebbe assumere, ma soprattutto sulla riforma del titolo V…

ora, fuori dalla vulgata ridicola ed ignorante che di volta in volta individua nei soli enti territoriali una forma di spreco istituzionalizzato e ma mortificare al più presto (vulgata pericolosa, demagogica e della quale l’attuale premier continua irresponsabilmente a dispensarne l’olezzo), sappiamo tutti che dei problemi nella riforma ci sono, o meglio, dei problemi ci sono non nel dettato costituzionale, quanto nell’applicazione legislativa e regolamentare che di quel dettato poi si è fatto, una applicazione farraginosa e contradditoria, figlia delle differenti sensibilità che in negli anni si sono succedute nel governo e nella composizione parlamentare (tenete conto che la riforma fu varata in fretta e furia poco prima della scadenza naturale di una legislatura diciamo di sinistra, subito dopo vi fu il regno quinquennale di berluskoni, poi l’interludio breve di prodi, infine ancora l’ex cavaliere)…

problemi quindi a carattere legislativo normale e problemi regolamentari che una sana attività legislativa potrebbe correggere senza dover ricorrere appunto alla lungaggine ed alla difficoltà di una riforma costituzionale, ma qui si tratta di furie ideologiche (o ideologiste) e quello che sta avvenendo proprio sul titolo V è appunto una visione del mondo che tenta di affermarsi, una visione rigidamente centralista, dirigista e tutta rivolta al soddisfacimento mono-vettoriale di una serie di condizioni economiche ed infrastrutturali che sublimano ogni pur legittima aspirazione dei territori di far parte di un consesso ragionato e partecipato in cui tutti concorrono alla crescita del paese, attraverso il governo decentrato dei processi…evidentemente renzi ed i suoi pensano di ritornare a quel rigido centralismo poco attento ai territori ed alle nuove esigenze di auto-governo degli stessi di cui proprio la riforma del titolo V era un pilastro…

ma non divaghiamo troppo e rimaniamo al punto…da noi titolo V, oltre le evidenti ed uguali problematiche per tutte le altre regioni (e capitolo a parte meriterebbero le regioni a statuto speciale), significa in sostanza spossessamento delle residue competenze di autorizzazione o diniego che la regione ha sui permessi di ricerca e coltivazione, in  sintesi sulla materia delle estrazioni di idrocarburi…competenze che, oltre quelle di carattere squisitamente ambientale e puntuale (procedure di autorizzazione pozzo per pozzo, banalizzo, attraverso gli strumenti di valutazione ambientale), riguardano sia le conferenze istituzionali stato-regione, sia il tavolo tecnico istituito presso l’unmig, la commissione cirm (per chi volesse saperne di più vi allego il link specifico http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/dgrme/direzione/struttura/cirm.asp) che di fatto è lo strumento attraverso cui, a legislazione e regolamenti vigenti, si danno o meno le intese ai permessi stessi, prima che si entri nella fase dell’accordo che detta le regole per lo sfruttamento vero e proprio di un giacimento che appunto è competenza dei livelli superiori di intesa…ora far comprendere come l’unmig, più che una branca ministeriale neutra, sia una sorta di istituto che cura interessi che sono tanto dello stato, quanto delle compagnie e che puntano alla convergenza assoluta delle compagnie ad estrarre quanto più possibile ed allo stato a permettere che ciò accade per via dell’alta tassazione che insiste sulle estrazioni e sui prodotti petroliferi (e che è cosa diversa e molto più corposa delle royalties, queste attestate sul 10%, le tassazioni intorno al 45-50% e composte di accise varie, irap, irpef etc etc), mi pare anche inutile essendo del tutto evidente…

qui però parliamo dell’atteggiamento della regione basilicata rispetto ad una volontà espressa di riportare del tutto la materia in campo nazionale nella piccolezza dei numeri e quindi dell’opposizione che su questo provvedimento si potrà fare o meno…ed è ovvio che se non esiste una concertazione anche con le altre regioni, poco o nulla potremmo opporre, a meno di sollevazioni e manifestazioni popolari che possano rappresentare un “punto politico” da opporre al governo stesso (un po’ come a scanzano, per interderci), soluzione che io credo sia l’unica rimastaci per una serie di ragioni che tenterò di spiegare…

quindi si approva, forse senza aver neppure da parte dei consiglieri letto per bene il testo che il presidente pittella nevroticamente agita come una sorta di piccola bibbia, una sorta di “trappola” legislativa che dovrebbe, nelle intenzioni del funzionario regionale che ha predisposto il piano, coinvolgere anche altre regioni nella preoccupazione che si trivelli ormai ovunque…trappola ben congegnata nella rete della legislazione vigente che si impernia sulla errata formulazione del decreto legge 625/96 rispetto alla direttiva europea di cui poi il decreto stesso è la ricezione ( vi risparmio la tecnicalità della cosa), ma che prima di tutto è evidente e facilmente leggibile da parte del governo, quindi aggirabile senza troppi problemi, in secondo luogo presuppone un interesse comune delle altre regioni che sarebbero tirate in ballo da una ricerca ed estrazione di idrocarburi che, lungi forse dalla comprensione del funzionario e dello stesso presidente, è qui che insiste ed insisterà per via di tutta una serie di ragioni (presenza di numerosi e ricchi giacimenti già certificati, oltre quello della val d’agri e val sauro, per un totale di circa 3 miliardi di barili e forse anche di più, facilità nella trivellazione per via della vastissima micro-fagliazione sismica esistente nel territorio – e vi ricordo che la quasi totalità dei pozzi in val d’agri è scavata direttamente nella faglia del volturino e nelle laterali per via dell’evidente facilità di trivellare in qualcosa che è già aperto fino a grandi profondità, migliori condizioni antropiche per via della bassa densità abitativa e migliori condizioni di trattativa locale per via della diffusa tendenza alla “pezzentaggine” dei sindaci che questuano alle compagnie per tutto, dai posti di lavoro ai contributi per le feste patronali) e non in altre regioni, meglio attrezzate umanamente, politicamente, economicamente, a fare a meno di estrazioni in cambio di pochi denari e dove le risultanze delle ricerche e delle aspettative non sono così lusinghiere e produttive come invece da noi già sono…

è così nel mentre si tenta di controllare la quantità di territorio interessata alle ricerche al 40%, suggerendo in qualche modo una zonizzazione dei territori, individuando quelli nei quali si può e quelli dove non si può (la direttiva europea andava anche in quel senso) e si tenta così di coinvolgere le altre regioni che invece non saranno del tutto coinvolte per le ragioni appena esposte, inopinatamente si “concedono” quasi come dote al dialogo circa altri 20.000 barili/giorno, individuando in 200.000 barili/giorno la soglia della trattativa stessa (attualmente, ricordo, i barili autorizzati sono 180.000 di cui 104.000 dell’accordo del 98 per la val d’agri più altri 24.000 derivanti dal memorandum più altri 52.000 dall’accordo per tempa rossa), quindi si fa un ulteriore regalo estrattivo senza aver ricevuto alcun interesse, una sorta di offerta senza richiesta…una follia!!!…

e si va ad una trattativa che trattativa non sarà, visto quanto detto e ridetto sia dal governo (e dai governi precedenti) sull’argomento, anche attraverso la strategia economica nazionale, sperando che la comune appartenenza ai “cambiaverso” possa mitigare l’impatto di una riforma che appare già devastante per questa regione così delicata e verso la quale, nella speranza che renzi e le sue erinni saranno costretti ad abbassare le pretese riformiste dai numeri necessari in parlamento, l’interesse e la conoscenza stessa del problema che potrebbero dar luogo a solidarietà di altre regioni è minima (figuriamoci che poi anche l’interesse dei nostri parlamentari è strettamente legato solo alle loro personali aspettative di “tenersi il posto” o “far carriera sul sangue dei lucani” – solo ieri sera speranza a ballarò parlava della necessità della controriforma del titolo V come di una cosa strettamente necessaria al paese), e ci si va senza tenere il punto, dire semplicemente e chiaramente NO ad ulteriori sacrifici di questa regione per questo malinteso interesse nazionale che certo non è stato finora mai l’interesse della nostra regione e della nostra comunità…

soprattutto ci si va senza tenere di conto che oggi una “sollevazione popolare” è forse l’unica arma di pressione che ci rimane davvero, stante i nostri scarsi numeri e la nostra scarsa qualità umana nella rappresentanza politica che mandiamo a roma…

una scanzano due non è però cosa semplice…ma teniamola di conto, perché potrebbe essere dietro l’angola la necessità di convocarla per tentare di salvare questa regione da un destino già segnato…

miko somma

p.s. e magari già che ci siete, chiedetevi anche perché il sottoscritto finora poco o nulla ha “quagliato” politicamente