Comunicato stampa

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Il disastro di qualche spicciolo di royalties in più per ammansire l’asino

Apprendere da una testata giornalistica di una giravolta della Giunta Regionale che concede l’assenso ad una richiesta di valutazione di impatto ambientale a permesso di ricerca di idrocarburi con titolarità Delta Energy e riguardante il territorio di comuni che si erano espressi in maniera negativa sullo stesso, pone nella condizione di controllare la fonte causale della notizia, ed una volta controllata tutto appare logico corollario del tempo elettorale che viviamo.

In un breve colloquio l’assessore Berlinguer nega recisamente che alcun atto di giunta a riguardo sia stato anche soltanto portato all’ordine del giorno sia nell’ultima riunione di giunte (30 aprile u.s.), sia in quella odierna (nds. ieri), quindi a questo punto l’unica notizia è da ricercarsi nel sito UNMIG che data al 24 aprile u.s. l’assoggettamento della procedura in oggetto a Valutazione di Impatto Ambientale nei termini stabiliti dalla legislazione in materia (D.Lgs. 152/2006 e i correttivi alla Parte II, D.Lgs. 4/2008 e D.Lgs. n.128/2010).

Di fatto si sconfessa, sgonfiandosi la “notizia” di un assenso della giunta regionale in una ben misera e poco urlante, in termini giornalistici, procedura obbligatoria al quale dovrà poi seguire un atto di giunta che può, come in altri casi a partire dalla cosiddetta “moratoria”, essere di diniego alla concessione del parere positivo, come ci auguriamo il presidente Pittella vorrà fare, mantenendo l’atteggiamento di un sostanziale “abbiamo già dato” che da quel giorno ha portato la regione a respingere diverse istanze.

Certo rimane il fatto che quell’istanza esiste, come ne esistono purtroppo ancora tante altre sul nostro territorio, e che seguendo il suo corso, nelle more di non auspicabili riforme del dettato costituzionale del Titolo V, segnatamente all’art.117, le norme possano modificarsi in più permissive, veloci e molto centralizzate procedure che di fatto escludono la Regione da ogni titolarità in materia, ma è cosa di cui spesso il sottoscritto ha stigmatizzato gli effetti terrificanti che simili modifiche apporterebbero.

Il punto del discorrere è invece che, escludendo che un giornalista possa voler pubblicare una “bufala” con coscienza di farlo, se la fonte che ha informato la testata del “fatto” sia in grado di capire o meno la differenza procedurale e sostanziale che esiste tra un avvenimento reale, la comunicazione di uffici che trasmettono atti obbligati, seppur per molti di noi culturalmente odiosi, e un avvenimento suggerito per creare un clima d’allarme che rientra nel periodo elettorale e nelle forzature che sempre più sono diventate una becera quotidianità comunicativa nel desolante panorama politico italiano.   

Che la politica sugli idrocarburi seguita da oltre 15 anni dalla nostre giunte regionali sia stata ondivaga ed ipocrita e comunque più legata al filo delle contrattazioni romane con il “consorzio” del petrolio” che ai reali bisogni della regione, è ormai chiaro a tanti, meno chiaro però è l’obiettivo però di capitalizzare consenso elettorale rimestando nel torbido di un clima di allarme e sospetto in cui si divide tra buoni e cattivi, onesti e ladri, forzosamente una società politica e civile che solo ora comincia a fare i conti con l’enormità degli interessi in gioco sugli idrocarburi e la piccolezza dei nostri numeri demografici, numeri tanto piccoli che, a ragion veduta, l’unità di intenti dovrebbe essere il minimo comune denominatore.

Ed il punto è allora capire dove fissare l’asticella di questo minimo comune denominatore che non può misurarsi in barili/giorno, aumentando magari la nostra “disponibilità” di altri 20.000 per blandire quanti non si accontenterebbero con evidenza, stante proprio quegli appetiti voraci, ma andrebbe valutato in termini di quale futuro sarebbe concesso a questa terra nella subordinata di un cluster petrolifero che tutto escluderebbe.

Dei “chiarificanti” incontri romani promessi “a breve” al nostro Presidente dal ministro dello sviluppo economico Guidi non sappiamo alcunché, ma dovendo e potendo giudicare solo da atti e fatti più che da promesse, ci attenderemmo un maggiore dibattito in grado di far maturare un’opinione condivisa da una cittadinanza sfiduciata, magari a cominciare da quella commissione speciale che, ben oltre intenti di riscrittura della legge regionale 40/95 sui benefici delle royalties nei comuni delle aree estrattive, nei fatti potrebbe delineare molto più democraticamente di qualsiasi tentazione monocratica ed imperiale i nuovi atteggiamenti che la nostra regione deve maturare al più presto per poter opporre la resistenza dinamica che occorre per impedire, oltre la demagogia ed il populismo, il disastro di qualche spicciolo di royalties in più per ammansire l’asino.    

Ma queste sono le opinabili speculazioni di più o meno avvedute Cassandre quali il sottoscritto, meno opinabile invece è il sentimento di lesione della dignità territoriale, sociale ed economica che comincia a farsi strada nell’animo dei lucani risvegliati ad una realtà, il petrolio, che non era, non è e non sarà mai come era stata e probabilmente sarà ancora raccontata da qualche solito affabulatore.

Miko Somma