i finanziamenti privati..di chi può permettersi di fare ed usare la politica…

Partiti: 80 milioni dai privati nel 2013

Berlusconi ha staccato due assegni per complessivi 17,8 milioni. Quasi tutte donazioni di politici, fuga delle aziende dalla ‘casta’

ansa – Sono oltre 80 i milioni incassati dai partiti italiani nel 2013 grazie alle donazioni di privati: ma la cifra va molto ridimensionata perché la maggior parte di questi fondi sono stati versati dai parlamentari e dai candidati alle elezioni politiche del 25 febbraio, con un nome che spicca tra tutti: quello di Silvio Berlusconi che ha staccato due assegni per complessivi 17,8 milioni. Ma da privati cittadini e aziende è arrivato meno che in passato.

La riforma varata dal governo Letta abroga nel giro di 3 anni il finanziamento pubblico dei partiti, che dovranno puntare alle donazioni dei privati, i quali potranno scaricare dalle tasse le loro donazioni. Ma i numeri del 2013, prima che fosse varata la riforma, non inducono all’ottimismo.

Secondo i dati delle Dichiarazioni congiunte, depositate alla Tesoreria della Camera e visionate dall’Ansa, i fondi privati ammontano per la precisione a 80.023.081,32 Euro. Ma scorrendo i tabulati saltano agli occhi i nomi dei donatori e le date: sono quasi tutti i candidati alle elezioni di febbraio che hanno versato il consueto contributo spese al partito per il quale correvano. Ed ecco i 21.400 euro di Bersani e i 33.000 di Enrico Letta al Pd, i 9.000 di Mario Monti a Scelta Civica, i 33.000 di Angelino Alfano al Pdl, i 14.280 di Bobo Maroni alla Lega, e soprattutto i 17.800.000 di Silvio Berlusconi.
Questi poi ha finanziato entrambe le proprie creature: 2,8 milioni sono andati al Pdl e ben 15 milioni a Forza Italia, con un assegno staccato il 30 aprile, cioè vari mesi prima che il Pdl cambiasse nome.
Tra i candidati che maggiormente hanno finanziato i partiti, si segnalano quelli di Scelta Civica: Ilaria Borletti Buitoni ha versato 711.500 euro, Alberto Bombassei 114.000 euro, Lorenzo Dellai 151.500, Angela D’Onghia 121.500, Andrea Mazziotti Di Celso 216.100. Senza contare i 100.000 euro dell’ex commissario alla spending review Enrico Bondi.

Ma spulciando i dati emerge il calo dei versamenti delle aziende, che in passato avevano portato ossigeno alle casse dei partiti, Pdl e Pd in testa. Al primo sono arrivati oltre 22 milioni (per l’esattezza 22.331.786,99 euro), compresi i 2,8 del leader, ma dalle aziende e dai cittadini sono arrivati solo 388.400 euro, con importi bassi ad esclusione della Todini Costruzioni (60.000 euro).

Se il Pdl piange il Pd non ride di certo, visto che ha incassato complessivamente, sia nella sede centrale che in quelle regionale 14.904.460,76. Ma anche qui le imprese non si sono fatte vedere: per esempio dei 7.123.567,17 euro giunti nella sede nazionale solo 90.000 arrivano dalle aziende, anzi da una sola azienda la Seci, del gruppo Maccaferri, che ha dato 90.000 euro.
Il gruppo bolognese è uno dei maggiori finanziatori privati della politica italiana, con complessivi 300.000 euro. Oltre ai 90.000 al Pd centrale, altri 60.000 sono finiti a sezioni o politici Democrat; tre assegni da 10.000 euro hanno finanziato Renato Brunetta, Filippo Piccone e Luciano Ciocchetti del Pdl; 20.000 hanno contribuito alle attività dell’Udc Gianluca Galletti, ora ministro dell’Ambiente, e 60.000 alla sede centrale del partito di Casini; altri 20.000 sono finiti a Scelta Civica e 30.000 al senatore ”montiano” Luigi Marino.

Indirizzati tutti ad un solo partito, l’Udc, sono i fondi del Gruppo Caltagirone: oltre ai 4 assegni da 100.000 euro di Alessandro, Francesco, Gaetano e Francesco Gaetano, ne sono arrivati altri 580.000 dalle società del gruppo.

Infine le curiosità: Davide Serra, sostenitore di Matteo Renzi, nel 2013 ha in realtà finanziato con 10.000 euro Pietro Ichino, mentre la Caronte Spa in parte controllata dalla famiglia di Francantonio Genovese ha sborsato 60.000 euro al Pd di Messina.

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credo che emerga con chiarezza il quadro di una politica indebolita e resa succube al finanziamento privato, sia esso di singoli che di aziende, poiché, ben oltre le cifre reali del finanziamento con le quali il sistema partito deve e dovrà confrontarsi, la tendenza reale è la “dipendenza” dall’intervento esterno che solo un ingenuo non vedrebbe come “lobbysmo”, lobbysmo che anche se regolato e reso palese, rimane sempre quella forte ingerenza esterna che condiziona la libera scelta del legislatore che dovrebbe essere slegata da interessi altri che non siano quelli pubblici e che, in un simile sistema, in qualche modo “certifica” la pressione dell’esterno e la rende strutturale alla politica…

abolire il finanziamento pubblico ai partiti, senza neppure aver tentato di modificare il sistema per evitare le distorsioni che tutti conosciamo, è stato un errore commesso sia in modo consapevole (c’è chi vuole questo sistema di ingerenza esterna, magari anche con il solo fine di “accettare” quello che già esiste), sia però per inseguire una piazza a cui comunque non basterà il taglio del finanziamento pubblico, poiché corre rapida ed a mio modo di vedere, ormai del tutto acriticamente verso un sistema che definirei “del più forte e del più ricco e del più prepotente”, introducendo elementi di politica censitaria che tutti credevamo superati definitivamente…

in altri termini l’ideologia ed il mantra anti-casta recitato alla savonarola alla fine favorisce proprio una casta, quella di chi il denaro per muovere le cose o ha sempre avuto ed oggi vede certificato il suo potere…e di qui all’espressione concreta  di quel potere che restringe gli spazi di accesso alla politica a chi può permetterselo, quindi a se stesso, il passo è breve, forse già compiuto…