Comunicato stampa

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La chiarezza delle scelte.

La situazione determinatasi al comune di Potenza è nota e non necessita di ulteriori commenti, sia per le fasi che hanno preceduto le elezioni, sia quelle tra primo e secondo turno, sia infine le fasi seguenti, quelle dove in un sequenza bizzarra e schizofrenica si è consumato un dramma, la liquefazione della politica cittadina o di quanto ne rimaneva, divenendo così la dichiarazione di dissesto l’epifenomeno di di quella stessa liquefazione.

Ciò chiarito, senza entrare in lunghe analisi storiografiche su una città presa in ostaggio da dinamiche altre rispetto a quelle dell’essere bene amministrata, quello che emerge è un panorama desolante che si palesa oggi drammaticamente non nel punto programmatico con cui si cercano le “larghe intese”, ma nelle larghe intese fini a se stesse (o alla “putenzes”), che ci si dà pena di spacciare come viatico per la salvezza della città dal commissariamento (inevitabile a mio avviso, stante la non congruità tra le previsioni di spesa e quelle di entrata per il 2015), individuando così il male nel bilancio, quasi eretto a totem, e non nelle metastasi della cattiva politica che ne ha prodotto i guasti su cui intervenire.

Cattiva politica che non è solo però il mal amministrare, sbagliando cioè obiettivi e perseguimento di questi, ma anche il non avere programmi e, duole forse ad alcuni doverlo ammettere, questo sindaco e la sua composita “anatra zoppa” non hanno mai avuto un programma, avendo sempre considerato il risultato di vittoria come evento impossibile, né lo hanno mai ipotizzato in 6 mesi spesi a minacciare di carte portate in procura, a spendersi sui social in compositi mantra contro i “vampiri”, a costruire sensi comuni di auto-giustificazione nell’opinione pubblica, e non, come pur ci si poteva aspettare, a mettere in piedi una visione e una strategia amministrativa convincente ed efficace, limitandosi all’atto politico, e non amministrativo, di un dissesto usato come base su cui costruire un ricatto per la sopravvivenza.

Ora è chiaro che le responsabilità del centrosinistra potentino sono evidenti, come altrettanto evidenti le responsabilità che decorrono per tutte le giunte susseguitesi dal post-terremoto, ma ciò non basta e non basterà per costruire una alternanza, servendo appunto il progetto e l’attribuzione a questo e solo a questo di chiamate alla responsabilità collettiva sulle quali poi costruire percorsi condivisi, mancando il quale il giudizio ovvio dei cittadini sulle stesse larghe intese sarebbe quello di un inciucio costruito a tavolino. Cosa la politica non può più permettersi, persino dal suo stato liquido, persino a Potenza

Così nel gioco denominato “a chi tocca muovere?”, parrebbe che ora la palla sia nelle mani di un pd di Potenza che di fatto è inesistente come entità democratica, nella sua non convocazione degli organi di assemblea, palesato anche dalla chiusura della sede cittadina, e “commissariato” da capicordata che a tutti i cittadini appaiono come correi di tale situazione – ed evidentemente costoro ignorano o fanno finta di non vedere che a tale sostanziale giudizio di correità occorrerebbe rispondere con il senso di responsabilità del mettersi da parte e non giocare alla ulteriore liquefazione della politica, inseguendo larghe intese senza un progetto.

Chiedo pertanto, credendo di interpretare sentimenti diffusi tra gli iscritti, che il segretario cittadino, nel presentarsi dimissionario, come pure il sottoscritto gli chiedeva per tempo dopo le elezioni, insieme a tutta la segreteria, ad un congresso cittadino di cui non si conosce la data nonostante l’urgenza di una convocazione, riconosca la marginalità nelle trattative con il sindaco della sua figura di capogruppo, così come per l’interezza della gestione di questa fase delicata, e convochi subito l’assemblea degli iscritti pd di Potenza, assemblea a cui sola poter delegare un vero dibattito e la decisionalità esclusiva sul sostenere la giunta De Luca o fare in modo che essa termini nella mancanza fattuale dei numeri democratici, decisione questa che implica collettivo perché si ritrovi dignità e senso politico.

Responsabilità della politica è la chiarezza delle scelte, la buona amministrazione ne è conseguenza.

Miko Somma, partito democratico.