io non credo nella festa delle donne…credo nelle donne…

ed ecco che su facebook, un amico posta una frase splendida che racchiude tutto ciò che penso…e che riporto con il permesso dell’autore…
 

Io non credo nella festa delle donne… credo nelle donne

ed io vorrei proprio partire da questa bellissima frase di giuseppe, che ringrazio per questa sua sintesi perfetta…non credo in una festa, quella dell’8 marzo, e nei suoi riti triti e ritriti, mimose, auguri, banalità e promesse di eterno rispetto, festa e riti eppur necessaria e necessari (non tutti) perché ogni percorso di lotta vive anche nella simbologia di una giornata che ne riassume il senso ed il significato nel corso degli anni, ma credo nelle festeggiate, perché fondamentalmente trovo che non mi serva “cavarmela” con un augurio general-generico alle donne che funga da prova di rispetto, ma lavorare nella società e nel mio piccolo privato perché quel rispetto non sia la “considerazione di una debolezza”, quindi un recinto in cui rinchiudere, ma l’accettazione che esiste un altro percorso nell’essere degli umani, un altro modo di intendere il lavoro o la famiglia, un altro modo di vedere la vita, un altro modo di ascoltare, e quel modo altro è un modo con cui debbo confrontarmi ogni giorno, accettandone la diversità e confrontandomi con essa per riuscire a fare sintesi “umana” a tutto tondo…

perché l’essere donna non sia una condizione di debolezza da tener di conto per genericità o buonismo, ma la realtà di un altro sguardo al mondo ed alle sue relazioni che deve permeare anche la cultura e lo sguardo maschile, ho necessità di non credere ai simboli, ma alle persone che quei simboli rappresentano…

credere alle donne, quindi, ma non solo alle donne generiche ed indistinte dell’universo femminile ed al loro sguardo ed al loro fare che giocoforza è di costruzione di una nuova visione più umana dei rapporti sociali ed economici, ma anche a maria, a giulia, a caterina, a silvia, a giovanna, a laura, alle donne insomma che sono prossime alla nostra vita e che giorno per giorno si mostrano per ciò che sono, donne concrete che lottano ogni giorno, se solo volessimo guardarle con gli occhi di chi vuole imparare che esiste un’altra via che forse avrebbe senso provare a praticare come sintesi rispetto alla nostra di via…

abbiamo tanta strada, noi maschietti, da fare per capire che il rispetto non si ferma all’8 marzo ed alla mimosa smorfiosa con cui “chiudiamo la pratica”, ma vive nella continua ricerca di quanto recesso educativo maschilista, o centrato sulla figura maschile come supposto unico perno attivo della società, sia rimasto dentro noi stessi come pregiudizio indimostrabile o come irrisolto della nostra maturazione, pregiudizio od irrisolto che non dovremmo più considerare come dato acquisito ed immodificabile che teniamo a bada, ma come nuovo e prezioso elemento dinamico di una  arricchente crescita che ci riguarda tutti da vicino…uomini e donne…

miko somma