Comunicato stampa di Comunità Lucana

 

Lettera aperta all’a.d. di Eni, De Scalzi

Egregio sig. De Scalzi, apprendo, come tutti i lucani, dal tg3 regione delle sue dichiarazioni circa la necessità di creare un clima di serenità in Val d’Agri affinché la compagnia da lei diretta investa un certo numero di miliardi in quella terra, e francamente nel dubbio se ciò sia falso, ovvero una forma di ormai più che solita millanteria sponsorizzata a gran voce dalla testata giornalistica per blandire un’opinione pubblica ormai stanca e che forse ritiene ancora blandibile con qualche promessa.

E nel dubbio se invece ciò sia vero, dovendoci chiedere tutti allora non solo quali siano i progetti Eni per la valle, che le ricordo far ancora parte della regione Basilicata, a cui è attribuita ogni titolarità di esclusiva programmazione e destinazione del territorio e delle sue vocazioni, sentite le popolazioni, mi chiedo se lei conosca in dettaglio la valle stessa e possa serenamente affermare che ogni forma di investimento della sua compagnia non possa non andare nella direzione di una trasformazione di un “miracolo” della natura e dell’operosità dell’uomo agricolo, specie da lei evidentemente non degna di essere tutelata, in un hub energetico che comporterebbe la definitiva scomparsa in quel territorio di ogni forma di produzione agricola e del suo indotto, di ogni attività turistica, di ogni attività di cura ambientale e di protezione culturale ed economica.

Le chiedo infatti, se cosciente non solo degli impatti integrati, quindi ambientali, sanitari, economici e culturali che le attività della sua azienda comportano naturalmente in un territorio – si tratta di una attività, quella della estrazione e trasformazione di idrocarburi giudicata dalle organizzazioni mondiali come altamente impattante – se lei mangerebbe prodotti alimentari coltivati in una terra dove petrolio e gas danno il ritmo, se lei andrebbe in vacanza in una terra dove petrolio e gas dominano paesaggio ed umore collettivo delle popolazioni, se lei comprerebbe un oggetto artigianale ivi prodotto o magari scommetterebbe un solo centesimo sul fatto che, innestato l’hub energetico a cui mirate e che pare interesse composto con lo stato, qualcosa possa economicamente e culturalmente sopravvivergli.

Perché veda, il problema vero non è e non può essere quel clima di serenità che oggi invoca e che, invece, la sua azienda ha minato in due decenni di attività opache – le ricordo non solo il processo penale in corso che vede coinvolte personalità di rilevo nell’organigramma aziendale, ma pure quelli che probabilmente saranno da tenersi per supposti inquinamenti delle falde acquifere o per mancate tempestive comunicazioni di autodenuncia, e le tante, troppe “sfiammate” dalla sua azienda definite di volta in volta colpe altrui (forniture elettriche non regolari) o attività di buona salute di un impianto che, a mio modesto parere, funziona male ed ha troppi seri problemi per non creare invece proprio questo e le sue attività paure, incertezze, malumori e persino quella rabbia che non saranno le sue promesse mirabolanti a cancellare – non abbiamo l’anello al naso, come invece sia lei che gli spin doctors in azienda e fuori dall’azienda suppongono i lucani portino come segno distintivo.

Si chieda piuttosto se non siano state proprio le vostre attività e le vostre idee sul mondo produttivo ad aver forgiato davvero molto male quelle “catene” di creazione di una opinione pubblica favorevole che oggi, nell’evidenza condivisa dalla popolazione valligiana e lucana che gli idrocarburi in questa valle abbiano creato dei danni e delle dipendenze ancora difficili da poter configurare, sembrano non tener più le volontà dei lucani ancorate ai miti del benessere e del posto di lavoro con cui siete approdati in questa terra, nella realtà ormai palese di una valle che si sente soggiogata dalla violenza della palude informativa con cui fino ad oggi, nella complicità attiva o passiva di parte delle classi dirigenti locali, regionali e nazionali, avete creduto di reggere l’architrave di una bugia, perché realtà vuole che ovunque nel mondo le attività che praticate producono inquinamento ambientale, politico e culturale.

Non mi senta suo nemico – il sottoscritto per attitudine non ha nemici – ma la invito cordialmente a rinunciare al suo viaggio di “pacificazione” che intenderebbe mostrare un nuovo/vecchio volto, quello dei denari o delle perline di vetro, e ad accettare l’incontrovertibilità del fatto che i lucani sono ormai stufi di essere presi in giro e di petrolio proprio non vogliono più sentirne parlare, di quello vecchio e di quello nuovo, in Val d’Agri come nel resto della regione.

Miko Somma, Comunità Lucana