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CEREALICOLTURA, CIA: È NECESSARIO DIFENDERE QUALITÀ LUCANA
 
05/11/2009 15.48.55
[Basilicata]

Un provvedimento sbagliato e dannoso che va ad aggravare la situazione per i nostri cerealicoltori che già vivono una pesante emergenza, con prezzi in caduta libera e costi alle stelle”. Così la Cia-Confederazione italiana agricoltori della Basilicata commenta la decisione della Commissione Ue di correggere al ribasso i dazi all’import di grano duro, azzerando, addirittura, quelli per le produzioni di alta qualità, proveniente da Paesi terzi. Di qui la mobilitazione decisa dall’11 al 13 novembre prossimi sul territorio regionale con un’iniziativa specifica dedicata alla cerealicoltura per rilanciare il progetto del distretto cerealicolo lucano che comprende le aree tradizionalmente a vocazione cerealicola di qualità (principalmente Materano e Alto Bradano). “E’ da tempo che la Cia lucana – riferisce una nota della Confederazione – denuncia l’arrivo sui mercati italiani di grano dal Messico e dal Canada con gli effetti della concorrenza sleale per il grano di qualità lucano.
La Commissione – evidenzia la Cia – ha giustificato la riduzione dei dazi con l’aumento dei noli nei porti aumentati di 18,53 euro per tonnellata e del calo del prezzo del grano duro sul mercato Usa, passato da 125 a 121 euro la tonnellata.
Siamo in presenza di una misura che bisogna assolutamente contrastare. E’, oltretutto, un provvedimento che arriva in una fase drammatica di mercato, con il grano duro che in Italia è ormai pagato al di sotto dei prezzi di produzione e con la previsione di una nuova contrazione delle semine non solo a livello nazionale, ma anche europeo. Per questa ragione chiediamo – prosegue la Cia – l’intervento immediato del Governo italiano e dello stesso Parlamento Europeo affinché svolgano un’azione incisiva per far ripristinare i dazi sul grano duro, soprattutto su quello di buona qualità. La totale eliminazione di questo dazio, infatti, umilierebbe ulteriormente i produttori che hanno investito molto in qualità e ricerca”.
Considerato l’ottimo raccolto di Usa e Canada e di come il cambio euro dollaro è ultracompetitivo per i produttori nord-americani, è facilmente intuibile che – conclude la Cia – il provvedimento varato dalla Commissione di Bruxelles aprirebbe i porti europei al grano duro di buona qualità d’oltre Atlantico, con un prevedibile nuovo pesante abbassamento dei prezzi per i produttori italiani. Il che creerebbe una situazione intollerabile e le conseguenze per il frumento “made in Italy” sarebbero devastanti”.

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tutto giustissimo e che non mi si venga a parlare di antistoricità dei dazi sui prodotti alimentari, visto l’alto costo energetico ed ambientale (ancora poco o nulla calcolato) proprio delle derrate alimentari, ma occorre guardare nel suo insieme tutta la situazione del comparto e non fermarsi solo alla cerealicoltura…le fortune o sfortune dei mercati agricoli infatti non sono nei dazi in quanto tali, ma nel fatto che le merci agricole oggi siano fortemente finanziarizzate ed omologate per settori merceologici e non certo per provenienza o peculiarità (la borsa di chicago è quella che determina il prezzo mondiale del grano e di molte altre derrate, con tanto di futures, derivati, swap e tutte quelle belle cosette finanziarie che ormai avremmo tutti dovuto imparare a riconoscere come “merda” – e stavolta non vi chiedo neppure di passarmi il termine, poichè tale è la situazione!!!)…i dazi in quanto tali non impedivano certo la penetrazione di queste merci in europa, rientrando anche questi tra tutti gli altri in una negoziazione infinita tra u.e. ed u.s.a. sul commercio che metteva sullo stesso livello automobili, giocattoli, pasta, considerandoli come prodotti…semmai ci dazi reavano meccanismi protezionistici non basati su altre motivazioni che non fossero solo quelle economiche (se i dazi fossero dovuti per merci prodotte secondo tipologie produttive che distinguono tra agricoltura tradizionale ed agricoltura con utilizzo di fitofarmaci e pesticidi, la cosa cambierebbe di molto, prospettandosi un maggiore interesse per la salute umana ed animale e per il rispetto ambientale che proprio quei dazi andrebbero a determinare)

il problema così diviene ancora una volta quale modello di agricoltura dobbiamo praticare…se l’europa scegliesse un’agricoltura che predilige alla quantità la qualità non solo merceologica, ma ambientale della stessa, i dazi sarebbero un discrimine più che giusto per preservare parametri sanitari di interesse generale giudicati come prevalenti anche rispetto al mercato…e non siamo certo su quella strada!!!