acque loro

Acqua ai privati: sì finale alla Camera. Quattro Regioni e ambientalisti sul piede di guerra  Si profila battaglia da parte delle Regioni e dei consumatori sulle misure del decreto Ronchi che cambiano le regole di gestione dei servizi idrici e ampliano la possibilità d’azione dei privati. Dopo la fiducia anche il voto finale alla Camera dice sì al governo e al suo progetto di liberalizzazione. I voti a favore sono stati 302, mentre 263 quelli contrari. Tra i banchi della maggioranza sedeva anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. C’è stata tensione prima del voto quando i deputati dell’Idv al hanno innalzato dei cartelli con su disegnata la Penisola italiana e la scritta “Giù le mani dall’acqua”.  Pratesi del Wwf: fermare il decreto – L’associazione ambientalista, ricordando che l’Italia non ha ancora applicato la Direttiva europea 2000/60 che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque, ha sottolineato che il problema sta nella gestione delle risorse idriche; amministrazione questa che, secondo il Wwf, dovrebbe essere fatta a livello di bacino idrografico. “Onorevoli deputati – ha scritto Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf Italia – ci rivolgiamo a voi, impegnati nel voto al decreto Ronchi, per un estremo appello affinché venga stralciato l’articolo sulla cosiddetta privatizzazione dell’acqua, che spazza via qualsiasi possibilità di partecipazione e coinvolgimento delle comunità e delle amministrazioni locali nella gestione di un bene comune e un diritto fondamentale come l’acqua”  Legambiente: “Mercificato un patrimonio universale” – L’associazione ambientalista, ricordando gli esempi negativi dei Paesi che hanno intrapreso la privatizzazione dell’acqua, ha espresso il proprio dissenso verso il decreto legge. “Con questa legge si disperde e si mercifica un patrimonio prezioso, bene comune, il cui utilizzo deve rispondere ad assoluti criteri di utilità pubblica”, ha affermato in una nota il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, secondo il quale “si sta scegliendo deliberatamente di penalizzare una gestione pubblica, che molte volte ha garantito il principio delle 3 E: efficienza, efficacia, economicità a fronte di un processo di parziale privatizzazione che – ha concluso Cogliati Dezza – ha comportato generalmente un aumento dei costi di gestione e benefici sostanzialmente nulli”  Pronti i ricorsi di 4 Regioni – Ma il decreto, almeno relativamente al cuore che tratta la questione acqua, avrà vita dura. alcune Regioni infatti hanno già in cantiere un ricorso alla Corte Costituzionale e il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha detto senza mezzi termini che nel decreto ci sono “forzature” rispetto alle competenze regionali che calpestano “la leale collaborazione istituzionale”.  Critico anche il presidente dell’Anci – Sergio Chiamparino trova “carente” il testo nella parte che riguarda la distinzione tra reti e gestione. “Quello che è importante resti pubblico – sottolinea – sono le reti”. Quello dell’acqua, quindi, potrebbe diventare un terreno di scontro istituzionale, e rischia di tradursi anche in scontro politico, in vista delle regionali. Proprio la Regione guidata da Errani, l’Emilia Romagna, è fra quelle che si è già candidata ad appellarsi alla Consulta. “Valuteremo tutti i profili di costituzionalità per decidere quale iniziativa assumere. L’acqua non può non essere pubblica”.  Piemonte e Marche seguiranno la stessa strada – Poi c’è la Puglia, che ha fatto da apripista, annunciando già una decina di giorni fa, l’intenzione di impugnare la legge. “Depositeremo il ricorso alla Corte costituzionale in tempi record”, ha ribadito oggi il presidente Nichi Vendola, puntando l’indice contro la decisione di ‘blindare’ il dl: “E’ un atto grave e violento – ha detto – che, tappando la bocca al parlamento, si sia chiesta la fiducia su un provvedimento che riguarda un bene di tutti”.  Protesta fuori dalla Camera – Con le mani dipinte di blu e le catene al collo, una delegazione del Forum italiano dei movimenti dell’acqua ha manifestato contro le misure della gestione delle risorse idriche del Dl Ronchi. “Giù le mani dall’acqua” e “Vi siete sporcati le mani con l’acqua”, si leggeva in alcuni dei cartelli che i manifestanti si sono appesi al collo. In uno striscione, accanto allo slogan ‘ACQUAle costo?’, è rappresentata una fontanella trasformata in distributore di benzina, con il display del prezzo in evidenza, a indicare il timore di un rialzo delle tariffe dell’acqua connesso con la privatizzazione. I manifestanti si erano incatenati alla balaustra che delimita la piazza di Montecitorio, “ma ci hanno tagliato le catene con un tronchesino e ci hanno fatto uscire dal perimetro della piazza”, dice Marco Bersani, membro del Forum. 

19 novembre 2009

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come prevedibile il decreto è passato con la solita arroganza, mettendo finalmente in pratica ciò che dall’inizio degli anni 80 il wto con gli accordi gatt predicava, il passaggio dell’acqua ai privati, in forme e modi che saranno pure tarati sulla sensibilità democratica dei singoli paesi (di qui il sofisma tra proprietà e gestione, che poi di fatto diviene proprietà), ma che nonb spostano di una virgola il tema centrale…l’acqua non sarà più un diritto dell’uomo, ma una merce a disposizione di chi potrà comprarla

ci aspettiamo che alle quattro regioni che hanno preannunciato il ricorso all’alta corte si aggiunga anche la basilicata e che si arrivi presto ad una legge regionale sulle acque che metta fine ad ogni ingerenza dei privati su ciò che per sua natura dovrebbe e deve rimanere pubblico