lettera aperta ad un presidente

Lettera aperta ad un presidente.

  

Sig. Presidente della Giunta Regionale di Basilicata, avrà certo contezza della profonda avversione che il sottoscritto nutre verso il governo attuale della nostra regione, verso la maggioranza che lo sostiene e verso alcuni metodi di gestione della cosa pubblica con quell’arroganza spocchiosa che pare diventato “metodo” della politica lucana e non solo, e la blandizie che nega l’evidenza, eretta a cifra di comunicazione verso il popolo che ne diviene suo malgrado vittima, ma non è all’uomo Vito De Filippo che mi rivolgo in questa lettera – un avversario e non mai un nemico! – quanto alla carica istituzionale che Lei rappresenta e per la quale tante volte ha invocato rispetto, quel rispetto che deve essere però reciproco per potersi connaturare un rapporto fiduciario tra volontà popolare ed istituzione stessa che è alla base della democrazia.

 

 

 

I recenti allarmi creati da un susseguirsi quasi parossistico di evenienze sempre negate e sospetti mai dissolti richiedono ora risposte chiare che non possono essere più affidate a funzionari od assessori di cui si è persa ogni fiducia nell’operato, non certo per “nevrosi da complotto”, quanto per palese incapacità di costoro a dimostrare con i fatti l’insussistenza di quegli stessi allarmi nella limpidezza di percorsi capaci di dimostrare il contrario, risposte che il primo cittadino di questa regione – dizione certo imprecisa, ma che rende il rapporto che pur dovrebbe esistere tra la Sua carica e la popolazione – ha il “dovere” etico e politico di fornire, qualunque siano le conseguenze.

 

 

 

Sig. Presidente, il sottoscritto era ieri ad un convegno sul monitoraggio petrolifero in Val d’Agri che ancora una volta ha dimostrato con alcuni “fatti”, omissioni, lacune, errori e leggerezze nei sistemi di controllo e monitoraggio delle estrazioni e del trattamento degli idrocarburi che evidenziano che qualcosa non funziona affatto nella gestione di una vicenda su cui pure tante speranze si erano fondate negli anni passati di poter fuoriuscire da quel cronico sottosviluppo che affligge la regione.

 

 

 

“Fatti” che necessitano di risposte pronte, risposte che ieri non sono venute per l’assenza totale di rappresentanti del governo regionale e delle agenzie che pur avrebbero dovuto essere presenti.

 

 

 

Ancora una volta è così toccato ai cittadini farsi carico di oneri di cui a ben altri toccherebbe farsi carico ed ancora una volta è toccato ai cittadini fare domande a cui loro stessi hanno dovuto trovare risposte che – Le assicuro – non hanno esaltato il ruolo che la Sua giunta e le precedenti giunte Di Nardo e Bubbico hanno avuto nella gestione di una vicenda che rischia ora di diventare un macigno sulla credibilità stessa delle istituzioni regionali.

 

 

E non possiamo certo fermarci al solo allarme che si riassume in un “perché tutto questo?” che proviene dalla Val d’Agri, poiché tanti altri sono ormai gli allarmi per i disastri attuali di questa regione, dall’odierna fibrillazione per lo stato di gravissimo inquinamento di sospetta provenienza da fanghi petroliferi sversati o percolati negli invasi che danno acqua alla nostra e ad altre regioni.

 

 

 

Dobbiamo ovviamente aggiungere alla lista dei disastri quello che regna intorno all’impianto Fenice, i fanghi tossici stipati da anni a Tito Scalo, la “morte chimica” che regna in Val Basento, la disoccupazione galoppante, le crisi industriali a catena, l’innegabile ormai aumento vertiginoso delle malattie croniche e dei tumori e via di seguito in un penoso elenco che fa rabbrividire una regione fino a pochi anni fa incontaminata o presunta tale.

 

 

 

Purtroppo ai disastri conclamati ci saranno da aggiungere a breve i prevedibili disastri futuri, dal proliferare di progetti di centrali a bio-massa che sono in realtà inceneritori di rifiuti ad un piano energetico che rischia di trasformare la regione in un’unica centrale elettrica, da un piano di sviluppo rurale che pare un corollario a quello stesso piano, sabotando nei fatti l’agricoltura che produce cibo per quella che produce materiale bio-energetico, ad un piano di forestazione anch’esso postulato su una assai malintesa vocazione energetica della regione, da piani rifiuti che pongono “emergenze” da bruciare in termovalorizzatori per una regione che produce meno rifiuti di tutti allo spreco di fondi pubblici in eventi e promozioni dal sapore di beffa, nella più generale incapacità di gestire un progetto condiviso per questa terra.

 

 

 

Sono tanti allora quei “perché tutto questo?” a cui credo non basti più in risposta una informazione istituzionale soporifera che suggerisce l’addormentamento dell’opinione pubblica al canto della nenia noiosa del “tutto apposto” che periodicamente prorompe dal palazzo.

 

 

 

Sig. Presidente, in risposta alle tante domande dei cittadini lucani sollecitate dalle incongruenze tra ciò che accade e ciò che si dichiara, occorre cominciare a dire la verità e tutta la verità, ed essere disponibili alle conseguenze politiche, legali e morali che essa comporta.

 

 

 

Sig. Presidente, credo sia arrivato il tempo di procedere al commissariamento dell’ARPAB, a cui occorre una credibilità che la gestione attuale non ha, ed all’avvio immediato delle procedure per l’ottenimento delle potestà certificanti che per specifica ammissione del suo direttore l’agenzia regionale di protezione dell’ambiente, unica tra le consorelle italiane, non possiede, ed a quello di Metapontum Agrobios, fino a ridefinizione delle competenze dell’ente di ricerca, anche alla luce della recente “segnalazione” alla magistratura contabile di ben due giunte per incarichi e consulenze assommanti a 12 milioni di euro, e procedere con la liquidazione immediata dell’ARBEA, il cui vertice è stato condannato dalla magistratura e dagli organismi della U.E., dell’ALSIA, la cui inutilità è palese a chiunque agisca nel settore agricolo, ed il ritorno delle loro rispettive competenze in capo al dipartimento agricoltura della regione, e via discorrendo.

 

 

 

Ma credo sia fondamentale che Lei si faccia carico, in nome del principio di precauzione, in nome della democrazia e della salvaguardia e della tutela sanitaria ed ambientale, della richiesta di dimissioni dell’assessore all’ambiente, a cui convergono per responsabilità burocratica le omissioni e le incongruenze nelle pratiche di monitoraggio, nonché della sospensione moratoria immediata di autorizzazioni industriali e trivellazioni, campi eolici e centrali energetiche, piani rifiuti provinciali, PSR, piano di forestazione e piano energetico regionale fino all’elezione di una nuova giunta che avrà nella freschezza del voto popolare legittimità non solo formale, ma una ragione democratica che speriamo più legata agli interessi di questa regione e meno a quegli interessi che, stando a quella vox populi, vox dei di cui pure non si può ignorare la ragione, conducono sempre altrove.

 

 

 

Sig. Presidente De Filippo, Le chiedo questo sperando in quel senso delle istituzioni che la lunga permanenza nelle stesse non può non aver sedimentato in Lei, e lo chiedo non come coordinatore regionale di un movimento politico, Comunità Lucana – Movimento No Oil, ma come cittadino lucano, perché questa regione è anche mia…non lo dimentichi!

 

 

 Miko Somma, cittadino

3 pensieri su “lettera aperta ad un presidente

  1. debbo fare una precisazione, giuntami poco fa e riguardante un intervento di antonio autilio che pare sia stato l’ultimo ed al quale, complice l’allungamento della serata e la necessità di dover tornare a potenza, non ho potuto assistere…mi scuso quindi per l’inesattezza riportata circa la mancanza di rappresentanti istituzionali regionali, ma di fatto arpab, agrobios, assessore competente e presidente non c’erano

  2. ma dimmi, Miko, secondo te a Gabriele Di Mauro gli hanno regalato 1.200.000 euro e spiccioli in più sul bilancio (confrontare finanziaria 2010 con quella 2009, please) per l’ottimo lavoro svolto?

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