Comunicato stampa di Comunità Lucana – Movimento No Oil

L’alchimista

 

Il lancio su basilicatanet del consigliere regionale ed assessore uscente alla formazione Antonio Autilio (IDV), a tema l’accorpamento di alcune deleghe regionali, ci ha lasciati di stucco, palesandoci ancora una volta l’estrema leggerezza con cui indistintamente, a Roma come a Via Verrastro, chi detiene il potere di una maggioranza crede di poter rifare a proprio piacimento gli assetti istituzionali.

 

L’assessore Autilio propone un riaccorpamento di alcune deleghe all’interno dei sei dipartimenti, a suo dire resosi necessario in ordine a motivazioni funzionali e di maggior rispondenza a logiche di interazione tra queste, e se si limitasse all’enunciato e ad una discussione da sollevarsi nelle sedi competenti – il consiglio regionale e la prima commissione, non certo il Presidente De Filippo – non ci sarebbe nulla di male, ma l’assessore uscente fa di più e letteralmente ristruttura la regione.

 

Autilio reinventa così un dipartimento Politiche e Attività Culturali, Turismo, Sport, Commercio e Servizi, in una miscellanea alquanto eterogenea che non tiene in alcun conto le differenze che pur esistono tra la programmazione culturale ed i supermercati, un dipartimento Formazione, Istruzione, Università, Politiche del Lavoro, Politiche Giovanili, che par più ricalcare un MinCulPop con l’occhio attento al business lavoro-formazione che rappresentare un’integrazione tra deleghe prossime tra loro, ma dopo aver deo gratias lasciato immutato o quasi il dipartimento Salute, Sicurezza e Solidarietà Sociale, Servizi alla Persona e alla Comunità, di cui ci rimane poco chiara la dizione servizi alla persona ed alla comunità, ed aver modellato dal fango primigenio un dipartimento Personale, Programmazione e Bilancio,  raggiunge l’apoteosi con i dipartimenti Agricoltura ed Attività Produttive, sostenendo che sempre di imprese si tratta pur se agricole ed infine con il dipartimento Infrastrutture, Opere Pubbliche, Mobilità, Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, con la scusa che quando si ha a che fare con progetti che in qualche modo creerebbero rilevanze ambientali, sarebbe più logico affrontarle tutte in un unico processo decisionale.

 

Resterebbero quindi per gentile concessione in capo alla Presidenza della Giunta gli Affari Generali, la Protezione Civile, le Politiche Comunitarie e quelle di internazionalizzazione.

 

Vorremmo allora, basiti da tanta architettura istituzionale ed amministrativa, ricordare al consigliere che le direttive della U.E. recepite nelle leggi dello stato prevedono espressamente che ogni progetto abbia una sua corsia di esame dal punto di vista dell’impatto ambientale separata da ogni altra considerazione in merito e ciò allo scopo di permettere valutazione serena della fattibilità rispetto alla rispondenza o meno ad alcuni criteri imprescindibili di salvaguardia dell’ambiente.

 

Ciò sta a significare che tentare di unificare valutazioni e permessi differenti per loro intrinseca natura nello stesso soggetto burocratico, l’assessore al ramo, porrebbe problematiche rilevanti rispetto al metro di valutazione da adottarsi. Non vorremmo cioè che a decidere della valutazione di impatto di una strada, di un ponte, di un pozzo di petrolio o di una centrale elettrica fosse sia lo stesso proponente l’istanza con grave nocumento all’equilibrio di poteri che in una giunta deve poi realizzarsi. Ma lo immaginiamo un ministero dell’ambiente e delle infrastrutture?

 

Allo stesso modo crediamo che non si possa in alcun modo pensare di equiparare non solo le problematiche che vedono all’occhio del cittadino ben palesarsi le sostanziali differenza tra un’azienda agricola ed una industria metal-meccanica, ma persino le differenti corsie legali (giuslavoristiche, contributive, etc etc)  con cui vengono trattate due materie senz’altro produttive, ma l’una strettamente connessa ai mercati alimentari, alla loro sicurezza e tracciabilità per la salute umana ed animale, l’altra a ben altri mercati. Lo immaginiamo un ministero agricolo-industriale?

 

O dobbiamo pensare che l’etichetta no-food che il recente PSR lucano par voglia propagandare come una piccola panacea per risolvere i problemi reddituali degli agricoltori, sia diventata manu assessorialis la vocazione coatta dell’agricoltura lucana, tanto da poter far pensare che per ben altri scopi dal produrre cibo si seminerà e si alleverà in questa terra? La chiamano anche agri-energia.

 

Ci saremmo dunque aspettati che dal cilindro alchemico di Antonio Autilio fossero venute fuori altre proposte di riassetto istituzionale – come Comunità Lucana-Movimento No Oil avevamo messo sul nostro blog a disposizione di chiunque i nostri suggerimenti in merito – come un accorpamento delle deleghe agricole e dell’ambiente, a sintetizzare l’importanza che un’agricoltura sana riveste nella tutela ambientale avendo come principio etico e brand di mercato quello dell’incontaminatezza del territorio, incontaminatezza che proprio una agricoltura bio-tradizionale locale con mercati corti ad essa dedicati, potrebbe più di ogni alchimia consentire.

 

Se questa giunta che prevediamo a rimpasto continuo e la consiliatura che nasce con due riviati a giudizio e con un presunto ineleggibile ricorrerà alle alchimie per riuscire ad amministrare questa regione, di certo avrà necessità di un alchimista. A quando la proposta di un dipartimento ad hoc?

 Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana _ Movimento No Oil