il maltempo lucano

Maltempo: Gentile relaziona su danni, concause e problemi14/03/2011 17:50   Già a quota 112 milioni i danni al territorio, altri 97 milioni servono per rimuovere i rischi. E al conto mancano le decine e decine di milioni di danni a agricoltura e imprese.

AGR   Non meno di 112 milioni per i danni fatti a territorio infrastrutture dall’alluvione dello scorso 1 marzo e altri 97 milioni per rimuovere il rischio per il futuro, con interventi di pulizia del fiume e sistemazione degli argini. Il “conto”, purtroppo ancora non definitivo, anche perché manca il corposo capitolo delle attività produttive su cui sono in corso accertamenti, lo ha portato l’assessore alle Infrastrutture Rosa Gentile relazionando sull’accaduto in Consiglio regionale.
Una relazione che non è stata né un elenco di numeri né una elencazione delle pur tante e importanti attività messe in atto dalla Regione nella prima emergenza e nella fase successiva, arrivando a puntare il dito su problemi, criticità, cause e concause di quanto accaduto, a partire da quel bollettino di allerta meteo del Dipartimento Nazionale della protezione civile del 28 febbraio che annunciava un “moderata criticità”, fino ad arrivare al problema della pulizia dei fiumi, della gestione delle dighe col rilascio dell’acqua da parte delle stesse, dell’utilizzo dei terreni di prossimità ai fiumi.

I problemi connessi all’evento.
L’analisi della Gentile è partita dalla vigilia dell’evento calamitoso. “Il contenuto del bollettino meteo, recando la dicitura “moderata criticità” riferita agli interi bacini dei quattro principali fiumi lucani, non induceva a ritenere particolarmente gravi gli effetti dei fenomeni meteorici pure previsti”, ha spiegato al consiglio indicando anche come “durante tutto l’arco temporale relativo ai fenomeni meteorici del primo marzo, non era stato possibile osservare dati pluviometrici e idrometrici rilevabili dalle stazioni costituenti la Rete fiduciaria regionale; tale circostanza ha certamente costituito un grosso limite del quadro conoscitivo assolutamente necessario per prevedere e porre in essere le possibili azioni di allertamento delle popolazioni interessate”, annunciando la decisione della Giunta per il Futuro di passare tale rete sotto il controllo diretto del Dipartimento.
Ma l’assessore è risalito ancor più a monte. Ha segnalato “l’assoluta necessità di procedere ad un massiccio intervento di manutenzione ordinaria e straordinaria dei fiumi lucani”, ha osservato che “occorrerà rivedere tutto il sistema delle concessioni dei terreni appartenenti al demanio fluviale”, annunciando che “ove ritenuto necessario occorrerà ricorrere alla delocalizzazione, anche tramite procedure di espropriazione, delle attività e delle strutture e/o infrastrutture ubicate in aree non difendibili da piene”. Ancora, ha sottolineato la necessità di “individuare modalità di gestione delle dighe stesse compatibili con la situazione esistente, mediante protocolli ufficiali e condivisi”, che evitino la prassi secondo cui “quando gli invasi raggiungono i massimi livelli possono avvenire rilasci consistenti, fino a portate di 1.000 metri cubi al secondo, sicuramente non sostenibili allo stato attuale per la situazione antropica delle aree di valle”. E ha spiegato anche che “va effettuata un’attenta valutazione delle interferenze delle grandi infrastrutture lineari (SS 106 e Ferrovia) con gli ambiti fluviali e dei possibili interventi mirati a ridurre gli effetti di tali interferenze, a tal riguardo il 22 marzo p.v. si insedia presso l’Autorità di Bacino un Tavolo Tecnico composto da Ferrovie dello Stato, Anas, Comune di Bernalda e Autorità di Bacino”.

L’emergenza
Anche grazie alla proiezione di immagini nell’aula Consiliare, l’assessore ha illustrato dettagliatamente quanto fatto nei primi giorni dell’emergenza direttamente come Regione e coordinando altre strutture attraverso il Centro Operativo Misto (Com). Dall’allerta dato alle popolazioni, alle attività messe in essere da sindaci, vigili del fuoco, volontari, anche se, ha spiegato l’assessore “attesa la eccezionale virulenza del fenomeno, non è stato possibile evitare, né mitigare i danni alle aziende, soprattutto quelle agricole e zootecniche, e alle altre attività produttive ed economiche diffuse sul territorio maggiormente colpito”.
Le prime attenzioni si sono, ovviamente, concentrate sulla messa in sicurezza delle persone e sul fornire loro assistenza. In particolare, per ospitare le due famiglie titolari di allevamenti distrutti “è stato tempestivamente realizzato un Centro di accoglienza presso l’edificio comunale sito in prossimità delle Tavole Palatine”, mentre “altre 35 persone sgomberate dalle abitazioni nell’area di Metaponto sono ospitate presso due alberghi della zona; altri nuclei familiari, circa 60, sono stati sgomberati con ordinanze del Sindaco di Bernalda ed hanno trovato autonomamente altra sistemazione”. Ed è stato anche “assicurato il servizio mensa ad altri nuclei familiari, circa 70, rimasti nelle proprie abitazioni, ma impossibilitati a provvedervi”.
Carattere di emergenza, per i connessi rischi sanitari, hanno rivestito anche le operazioni di smaltimento delle carcasse di circa 250 bovini morti nell’inondazione dei due allevamenti di Bernalda e il recupero di altri oltre 100 animali ancora vivi. Per questa attività è stata necessaria la realizzazione di una pista di emergenza da parte dell’esercito. E poi le centinaia di interventi fatti da Regione, Anas, Province, Comuni, per pulire le strade invase dal fango e dai detriti.

I danni
Il conto dei danni è oltremodo ingente. A partire dalla gestione della prima emergenza per la quale sono stati già spesi (da Regione, Province, Comuni e Anas) circa 5 milioni e mezzo (tra assistenza, messe in sicurezza, pulizia delle strade ecc) per arrivare al ben più corposo capitolo dei ripristini necessari per frane, strade e infrastrutture danneggiate, il cui conto si attesta al momento a 107 milioni di euro. E in più altri 97 milioni di euro per ricostituire e rafforzare gli argini dei fiumi e procedere alla pulizia degli alvei, per scongiurare rischi futuri. Somme a cui devono ancora aggiungersi quelle alle attività produttive, in particolare quelel agricole, zootecniche e turistiche.
“E’ in corso un censimento di tutte le situazioni per una ricognizione completa dei danni subìti da tali strutture, per le quali – ha annunciato l’assessore – in previsione della imminente stagione estiva si impone la necessità e l’urgenza di adottare concrete e significative misure di sostegno economico che tengano in debito conto i periodi di interruzione delle attività, il mancato guadagno e la necessità di agevolazioni fiscali e tributarie nonché di sospensione del pagamento dei mutui”. Intanto si lavora, con i volontari della protezione civile, per la pulizia dal fango di strutture e mobili.
Dettagliata la relazione dell’assessore per quel che riguarda, invece, i danni a territorio e infrastrutture. “Il Compartimento A.N.A.S. della Basilicata – ha detto – oltre ad una spesa già sostenuta di € 883.000,00, ha effettuato una prima stima per interventi urgenti finalizzati a ripristinare la transitabilità di varie arterie, individuando in 10 milioni di euro circa l’importo dei lavori necessari. L’Amministrazione Provinciale di Potenza ha rappresentato che i costi per interventi da attuare per il completo ripristino della viabilità danneggiata è di circa 21 milioni, oltre alla spesa già sostenuta per interventi di somma urgenza pari a 654.500 euro”. E ancora L’amministrazione provinciale di Matera ha stimato in circa “700.000 euro, la spesa necessaria per il nolo a caldo dei mezzi impegnati a garantire la transitabilità delle strade con interventi di rimozione di fango e detriti, pulizia del manto stradale, ripristino di funzionalità”, con “122 situazioni di criticità per le quali occorre intervenire”,e l’importo stimato per tali esigenze ammonta complessivamente a 38 milioni”.
Ancora per gli tamponare i fenomeni di dissesto idrogeologico segnalati dai Comuni, l’assessore ha evidenziato “un fabbisogno di 3,2 milioni per i Comuni della provincia di Potenza, e di 9 milioni per quelli della Provincia di Matera”, mentre per la sola città di Matera, e in particolare per scongiurare cedimenti nel Rione Sassi, “La stima dei danni, così come comunicato dall’Amministrazione comunale, è di 27 M€, oltre a M€ 2,2 solo per gli interventi urgenti”.

Lo stato di emergenza
La gravità della situazione è fuori discussione e la Regione si è attivata subito per ottenerne il riconoscimento. “La superficie interessata dagli eventi alluvionali – ha spiegato la Gentile – stimata anche attraverso le immagini satellitari fornite dal sistema Cosmoskymed e acquisite già nel pomeriggio del 2 marzo, risulta pari a circa 500 chilometri quadrati, di cui i due terzi, pari a 135 chilometri quadrati, riguardano l’intera fascia jonica, e un terzo riguarda zone della collina materana (Montescaglioso, Ferrandina, Montalbano Jonico, Tursi). Il territorio comunale di Bernalda-Metaponto è stato interessato in misura totale”. Dati, con quelli sui danni, confluiti nella richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza sottoposta al Governo con una deliberazione adottata dalla Giunta Regionale già il 3 marzo che, sottoposta anche ai parlamentari lucani di tutti gli schieramenti per una condivisione, ha spiegato Gentile “, ha rappresentato sicuramente la base comprovata per l’adozione del Decreto Presidenziale del 10 marzo scorso con il quale è stato, finalmente, riconosciuto lo stato di emergenza nel territorio della Basilicata”.
“E’ fortemente auspicabile – – ha concluso l’assessore – ma anche altamente probabile che, viste le forti analogie con quanto verificatosi di recente nella regione Veneto, l’Ordinanza attuativa del decreto che dovrà essere emessa dalla Presidenza del Consiglio per il nostro territorio regionale contenga le medesime tipologie di misure, azioni e interventi, di quelle contenute nell’Ordinanza del Veneto, anche al di là di eventuali differenze sotto il profilo delle risorse finanziarie. E’ altrettanto auspicabile che, così come è avvenuto recentemente per il Veneto, vengano riconosciute le spese sostenute in larghissima parte dalla Regione che, allo stato, risultano mediamente pari a 40.000 euro al giorno”. Spese, in cui ha evidenziato, rientrano anche quelle per finanziare l’intervento dell’Esercito, al quale la Regione ha dovuto fino ad ora provvedere sia per mezzi e materiali che per l’ospitalità.

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essendo una relazione di stima dei danni occorsi alla regione poco ci sarebbe da aggiungere, ma c’è un ma…possibile che solo a cose fatte, quindi ad alluvione avvenuta ci sia resi conto della necessità di mettere sotto il controllo del dipartimento la rete fiduciaria regionale che è l’unico strumento che si ha ha disposizione per valutare la portata dei fiumi?…possibile poi che solo ci si accorga del mancato collegamento tra la gestione delle dighe (che è ovvio debbano aprirsi per evitare collassi delle strutture) ed il dipartimentoi stesso?…possibile cioè che un evento da aspettarsi per una svariata serie di ragioni (dall’estremizzazione dei fenomeni atmosferici ad una mancata manutenzione “storica” degli alvei e via discorrendo) si debba prendere in considerazione solo dopo e non invece prima, come logica suggerisce?…vedremo cosa accadrà dunque, ma almeno che si sia seri su un punto…ogni struttura umana costruita in zone golenali e d’ansa e comunque fuori da ogni possibile protezione alluvionale deve essere immediatamente spostata (prendiamo atto finalmente che in regione qualcuno sta cominciando a capire cosa significhi governo del territorio), ma attenzione a non “bonificare” alcune attività e manufatti che in quelle zone proprio non avrebbero mai dovuto costruirsi e per le quali la soluzione è l’immediato abbattimento delle stesse!!!