Comunicato stampa comunità lucana-movimento no oil

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Adiremo ogni via

 

Comunità Lucana-Movimento No Oil stigmatizza con decisione le dichiarazioni del presidente De Filippo in Consiglio Regionale di volere procedere verso un tavolo di concertazione programmatica tra Regione Basilicata, Eni e Stato avente ad oggetto l’aumento di capacità estrattiva di idrocarburi fino a 170.000 barili/giorno sul territorio regionale in cambio di generiche infrastrutture da costruirsi a carico dello Stato e di ancor più generici programmi di assunzione di responsabilità di Eni come  mandante di un “dubbio sviluppo industriale” della regione e, più segnatamente, della Val d’Agri.

 

 

 

Senza entrare nel merito degli accordi del ’98 (in buona parte ancora sulla carta) e di un pregresso storico che ha riguardato le estrazioni di idrocarburi nella regione che non depone certo a favore di una diversa considerazione delle stesse da quella colonizzazione de facto più volte denunciata da questo movimento, troviamo bizzarro che a costituire atto di assenso a tali decisioni monocratiche sia la sola discussione in un Consiglio Regionale che se pur è la sede legiferante eletta dal popolo, è anche purtroppo la sede degli accordi tra le “bande” che si spartiscono la vita pubblica lucana, e non una più ampia discussione pubblica che certo non si può credere conchiusa nella COPAM e nell’ormai scarso appeal dei radiosi futuri prospettati da un presidente che non è uso interrogare la società, considerando la fase chiusa nel mandato ricevuto, e con ciò ricordandoci altri presidenti.

 

 

 

Il presidente De Filippo avrà anche vinto una consultazione elettorale dove a tener banco è stata la necessità di eleggere rappresentanti in Consiglio anche da parte di forze che pur avrebbero dovuto negare tale appoggio in virtù di dichiarazioni pubbliche contro lo sfruttamento degli idrocarburi che il sottosuolo lucano racchiude ed avrà quindi anche dei numeri per governare e fare scelte, ma far passare come un argomento di mantenuta promessa elettorale (quella di impegnarsi all’aumento di royalties) ciò che invece è un surrettizio aumento di estrazioni anche a fronte delle incongruenze che le stesse finora hanno prodotto sia in termini sanitari (aumento delle neoplasie), che ambientali (monitoraggi assenti eppure sempre declamati), che economici (nessun beneficio collettivo) ci pare troppo, e comunque ipocrita, doppio e finanche irresponsabile.

 

 

 

Certo il problema della marginalità economica lucana, tra disoccupazione e federalismo, imponeva  scelte e tra queste la scelta di quale modello mettere in campo per continuare le estrazioni poteva entrare nel cantiere di una discussione pubblica che in realtà s’è preteso non necessario avvenisse poiché si è voluto considerare il problema idrocarburi alla luce di una voce di ripiano di quei bilanci regionali in crisi per motivi strutturali al modello politico prima ancora che economico e non certo di occasione di ripensamento della spesa per investimenti in grado di mutare volto ad una regione.

 

 

 

Si pensa così agli idrocarburi come partita aperta verso uno sviluppo incoerente non solo a cautele ambientali, sanitarie ed economiche ancora da mettere in cantiere (se vogliamo dire tutta la verità), ma persino verso programmazioni di lungo termine che necessitano di modelli “nuovi” a partire da ciò che oggi esiste, una relativa incontaminatezza da far valere sul piatto della bilancia del futuro e che rappresenta una voce economica molto più ampia e durature degli idrocarburi stessi.

 

 

 

Modelli che, oltre la sopravvivenza di una giunta e di un presidente, impongono serie domande sul futuro dopo la fine delle estrazioni, un futuro che una monocultura economica del petrolio e del suo indotto ipotecano seriamente, come questo si prospetta alla luce di ciò che è avvenuto finora.

 

 

 

Vorremmo ancora ricordare come se l’istituzione di un Parco Nazionale avvenga con un decreto a firma del Presidente della Repubblica, come può un Presidente di Giunta Regionale indicare quella stessa area come sede di uno sviluppo industriale legato alle estrazioni di idrocarburi che di fatto è causa pregiudicante dell’esistenza stessa di un’area protetta a forte valenza turistico-ambientale?

 

 

 

Adiremo di conseguenza ogni via giuridica e politica per negare questo scempio

 

 

 

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil.