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Referendum contro le lobbies trasversali

  

Come facilmente prevedibile, questo movimento è stato schierato prima per la raccolta delle firme di sostegno ai referendum dell’ormai prossimo 13-13 giugno, poi per il raggiungimento del quorum e la vittoria netta e senza equivoci dei SI, indicazione che senz’altro forniamo ai nostri aderenti e ai nostri simpatizzanti, invitandoli alla massima partecipazione e coinvolgimento di quanti loro intorno.

 

 

Ma le considerazioni di questo movimento non si fermano solo ad un esito positivo dei quesiti, ben sapendo che all’indomani di una auspicata vittoria, se si dimenticasse la criticità che pongono quei punti di domanda e non si riflettesse su quanto legislativamente prima esisteva ed a cui non si può pensare di adeguarsi soddisfatti.

 

 

Se infatti sull’acqua ed i servizi di gestione della stessa, il decreto Ronchi è da bollare come secca mercificazione di un diritto fondamentale – e non un bene di rilevanza economica – una prospettiva di ritorno al precedente sistema legislativo lascia intatti non solo tutti i problemi di privatizzazione di questo diritto già posti in essere (vedere i casi di latina ed Agrigento), ma la stranezza di una legge che dichiara possibili le gestioni in house e non esclude tassativamente, come pur avrebbe potuto, sia un affidamento della gestione a consorzi privati che alle società di capitali.

 

 

Occorrerà quindi porre immediatamente al centro dei lavori parlamentari l’auspicabile Testo Unico sulle Acque che da più parti si invoca per stabilirne discipline non equivoche e del tutto aderenti al principio della gestione pubblica in grado di indicare in consorzi pubblici senza fini di lucro od in specifiche agenzie regionali l’unica via ammissibile, previa dichiarazione dell’acqua bene comune a rilevanza vitale e non economica.

 

 

Problema questo del tutto rilevante nella nostra regione dove dal 2001 è una società di capitali, sia pure pubblico, a gestire la risorsa idrica nell’evidenza dell’inesistenza di alcuna normativa che vieti ad una società di capitali di “vendere” le sue azioni. Ne chiederemo perciò l’immediato passaggio ad agenzia regionale delle acque od a consorzio pubblico regionale di gestione.

 

 

E potremmo anche aggiungere che respingere ancora una volta il nucleare in Italia, non esclude o limita la constatazione che in questo paese non esista ancora un piano energetico nazionale della cui urgenza occorre la politica tutta si faccia subito carico, indicando dei mix energetici sempre più orientati verso il rinnovabile e soprattutto verso quel rinnovabile che non dia origine a speculazioni a cui in buona parte del paese i piani regionali hanno dato inizio. Suggeriremmo perciò di adottare i migliori esempi di reti corte civili fondate su auto-produzione e mutualità dello scambio energetico, in poche parole su una orizzontalità dei processi produttivi e di consumo di un bene da definire, pur nelle debite differenze tra energie, bene comune, oltre naturalmente a ricordare che sono i principi costituzionali stessi a dettare quella partecipazione dei cittadini alla formazione delle scelte che nel caso di questo “ritorno all’atomo” una maggioranza blindata ha imposto.

 

 

Ed infine il quarto quesito, quando abrogata l’odiosa norma sul legittimo impedimento, mette forse in condizione di pensare che i cittadini siano davvero tutti uguali alla legge e che una riforma della giustizia serve almeno quanto serve una riforma della vita politica che ne rovesci copernicamente i presupposti morali ed i criteri di partecipazione?

 

 

Il raggiungimento del quorum ed una vittoria schiacciante dei si che auspichiamo fortemente aprirà altri quesiti a cui occorrerà trovare risposte di sistema che non crediamo debbano o posano essere di destra o sinistra, ma del paese intero che ritrova un minimo comune denominatore dopo la fine di questa lunga stagione di partigianeria crudele che speriamo sia i si che i no ai quesiti referendari aiutino a determinare, oltre le ipocrisie vigliacche ed interessate della politica degli schieramenti e di quelle lobbies trasversali a questi.

 

 Miko Somma, coordinatore regionale di comunità Lucana – Movimento No Oil