Cna su effetto sostituzione lavoratori stranieri a quelli italiani07/02/2012 10:34

BAS   Sul versante delle dinamiche occupazionali, afferma Giovanni Coretti Presidente Regionale CNA , dal 2007 al 2010 la presenza di manodopera straniera nel mercato del lavoro nazionale si è fatta sempre più evidente: da 1,5 milioni di occupati di nazionalità straniera si è passati a poco più di due milioni.
Questo ha inoltre determinato nel medesimo periodo di tempo un aumento del peso della componente straniera che dal 6,5% ha raggiunto il 9,1% del totale dei lavoratori in Italia. In termini di variazioni percentuali, se l’occupazione degli italiani è calata del -4,3% (pari a quasi un milione di unità in meno), gli stranieri sono invece aumentati con un ritmo del 38,5% (+578 mila persone).
Relativamente ai settori di attività, prosegue Leo Montemurro Segretario regionale CNA, l’occupazione straniera si distribuisce in tre settori principali: i servizi sociali e alla persona (in cui si concentra il 24,7% del totale dell’occupazione straniera), le costruzioni (16,7%) e la manifattura (19,4%). Ma sono i primi due i settori nel quale la presenza di stranieri si fa più evidente: infatti se nei servizi sociali e alla persona su cento occupati quasi 30 sono immigrati, nelle costruzioni si tratta di 18 persone. Anche il settore degli alberghi e della ristorazione mostra una preferenza nell’assunzione di manodopera straniera, dal momento che il 15,8% di tutti gli occupati in questo settore è straniero, quando in media a livello nazionale si contano 9,1 stranieri su cento lavoratori.
Per quanto concerne, la professionale ricoperta, afferma Coretti, gli stranieri sono occupati prevalentemente in lavori dalla media e bassa qualifica. In particolare oltre un terzo degli immigrati (37,7%) è occupato in professioni non qualificate, anche considerando il fatto che su 100 occupati con queste caratteristiche 33 sono stranieri. Il 28,3% degli stranieri ricopre funzioni da operaio specializzato e il 14,5% è un professionista qualificato.
Relativamente all’effetto sostituzione, conclude Montemurro, in quasi tutte le 25 professioni prese a campione per l’indagine tra le quali segnaliamo quelle di più specifica rilevanza per il mondo dell’artigianato – saldatori, montatori, lattonieri, pittori, stuccatori, laccatori, parchettisti, falegnami, autisti conduttori di veicoli, panettieri e pasticceri, manovali edili,pavimentatori, idraulici ed installatori – si rileva un avvicendamento tra manodopera italiana e straniera tra il 2007 e il 2010.

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ora nessuno vuole avvalorare le tesi da salotto buono che recitano che gli italiani non vogliono più fare certi lavori, ma è una realtà complessa che ha molto a che fare sia con le aspettative salariali di chi “ha bisogno”, sia della più bassa propensione alla conflittualità sindacale dei lavoratori stranieri, questo forse dovrebbe anche chiedersi cna che però a sciorinare i dati così, rischia di insufflare venti di guerra dei poveri a caccia dell’immigrato che ruba il lavoro!!!…i dati si maneggiano con cura, perchèp le sutuazioni sono complesse!!!